Alta moda proletaria in un teatro di Lipsia

Alta moda proletaria in un teatro di Lipsia IN GERMANIA, DI LA* DELLA CORTINA DI FERRO \ — — Alta moda proletaria in un teatro di Lipsia Nel regno della frivolezza: eguagliare e superare la borghesia - Indossatrici esitanti tra le grazie reazionarie e l'impeto della rivoluzione 11 cappotto siberiano "progressista,, - Dove come e quanto si mangia - Camerieri incorruttibili - Un pantagruelico "prezzo unico,, ! (Dal nostro inviato speciale) Lipsia, gennaio. Mezzogiorno. Nella sala del teatro principale di Liiisia la maratona dell'alta moda proletaria sta volgendo verso la fine. Da tre ore e più, una dozzina di belle figliole, estenuate, presentano le ultime creazioni dei Mode Instituten e delle Volkseigenebetriebe (aziende di proprietà del popolo) dell'abbigliamento femminile. Difficile dire che cosa trionfi in questo variopinto e pietoso spettacolo: se il tradizionale cattivo gusto tedesco o le esigenze democratiche della nuova Repubblica popolare. Ma questa è probabilmente la vera disfatta della « rivoluzione ». Comunque., la moda occupa in questo paese un posto importante e privilegiato. I. giornali consacrano lunghi resoconti alle sfilate delle indossatrici, vantano la qualità dei tessuti e cantano « l'eleganza futura delle nostre compagni} che, tra poco, nulla avranno da, invidiare alle loro sventurate sorelle del mondo capitalistico ». La sfilata comincia Il vivo interesse ufficiale per questo campo predilètto della frivolezza non deve stupire. Dallo scacco o dal successo della nuova moda dipende, infatti, la risposta a questo problema: il proletariato al potere è capace o no di eguagliare e di superare la borghesia in un'attività nella quale essa ha regnato sinora da signora incontrastata f In questo gigantesco prò- lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllMIIIIIIIIIIIIIIIIII cesso di sostituzione delle istituzioni capitalistiche, il. funzionario comunista e la sua compagna guardano con acredine l'ultima cittadella del'nemico. Se riusciranno a battere quest'ultimo sul suo stesso terreno, essi apprezzeranno meglio la portata della loro vittoria. Ficco perchè la loro suscettibilità, su questo punto, è particolarmente puntigliosa. Davanti a uno straniero, il burocrate riconosce più- facilmente le lacune del Piano quinquennale che % difetti di un abito da sera; e, se talora consente a farlo, è solo per far vedere che anche lui è stato a Parigi. *Ma, — si affretta a soggiungere, — noi riusciremo a fare altrettanto bene e meglio di voi; l'eleganza cesserà di essere il monopolio delle pupattole delle duecento famiglie ». Nel frattempo, il proletario si disinteressa delle vicende del combattimento: la moda non è mai stata al centro dei suoi interessi. Il teatro è stato addobbato suntuosamente. Una lunga pedana punteggiata di piante verdi avanza, a guisa di promontorio, perpendicolarmente al palcoscenico. Il quale è afflitto da uno scenario nel quale trionfano audacie alla Dufayel: ninfe, boschetti, uccelliere. una luminaria a gas, fontane... Le indossatrici, uscendo dalle quinte, piroettano intorno alla luminaria, schivano rapide le gocce d'acqua spruzzate dalle fontane e si precipitano sulla pedana, E la sfilata comincia. Bettina, una massiccia berlinese, presenta un fortschrittliche Model, un modello progressista, battezzato Guten Morgen ^Bongiorno), opera della Volkseigenebetriebe Erfurt: un deshabillé rosa e nero composto di pezzi indipendenti. Il modello presentato da Dolly, che le succede sulla pedana, con movenze piene di languore, si chiama Maia, dal nome della dèa indiana dell'illusione. Maia, ideato dalla V. B. E. Plaven in Sassonia, è un vestito da sera pagliettato il quale non merita il suo nome. Il numero 61, — fa sapere l'annunciatore, — è un « insieme » cui hanno collaborato molte V.B.E.: trequarti in pelle di tigre, stretto alla vita da una cintura color verde prato; gonna verdognola, turbante parimenti verde. Gli scarpini, verdi anch'essi, sono opera della V.B.E. « Gazzella» di Magdeburgo: la quale deve avere dietro a sè una annosa esperienza di stivaletti militari. Il pubblico va in delirio. Numero 78: un cappotto siberiano « progressista » che dà alla sua indossatrice un robusto paio di spalle da ufficiale sovietico. Città delle birrerie Le indossatrici hanno nomi deliziosi: Karin, Beatrice, Dolly, Suzu, Olga... Ma è evidente che non hanno ancora trovato il loro stile e che esse esitano ancora tra le grazie reazionarie e la virilità rivoluzionaria. Le meno giovani, come Dolly, la quale ha conosciuto altri tempi, sanno dare al loro corpo atteggiamenti graziosi; ma le altre, pia numerose, procedono per sussulti brutali e voltafaccia senza perfidia. Olga, una bionda- marziale, presenta alcune vaporose vestaglie da notte alla velocità adatta ai tailleurs da pomeriggio. Una sola, Karin, possiede abbastanza grazia naturale da far dimenticare lo spaventoso cattivo gusto generale di questa parata. Ci sono anche tre cecoslovacche, le quali rappresentano l'eleganza di Praga. Praga è considerata come la Parigi delle democrazie popolari, e nella Germania orientale tutti si sforzano di prender esempio dalla moda cèca: la quale è semplice e sobria. Ma ne restano ancora ben lontani. Gusto smodato dei colori vivaci, passione di tutto ciò che è vistoso, assenza quasi assoluta di ve- stiri nerij capperi piumati, velette: tali le caratteristiche essenziali della odierna moda tedesca. Beninteso, tutto ciò costa caro; e soltanto le mogli degli alti funzionari o degli industriali possono accedere a tale regno. Ma le spettatrici ne sono incantate, e la sfilata termina tra applausi entusiastici. All'uscita da una manifestazione simile, lo spettacolo offerto dalle strade di Lipsia, in periodo di fiera, riesce riconfortante. Sotto un cielo splendente di una luce ben dosata, la Piazza della Pace ribocca di una folla di un'accidia quasi meridionale; i grandi cartelli hanno un'aria gaia e lo stesso apparato della propaganda conferisce un fascino paradossale alle case della vecchia Lipsia. Lipsia è la città tradizionale delle birrerie. Quei vasti locali dalle vòlte medievali sono oggi tutti trasformati in ristoranti H.O. fHandels Organisation), nei quali cioè si può mangiare senza tessera. L'aria vi è irrespirabile: il fumo, schiacciato dai soffitti bassissimi, ristagna all'altezza del viso. Bisogna aspettare a lungo prima di essere serviti, e un cartellino collocato su ogni tavola ricorda che è inutile tentar di corrompere i camerieri: « / nostri impiegati sono ben pagati. E' fatto assoluto divieto di accettare mance ». Il vitto è grasso e pesante, e talmente abbondante che il forestiero ignaro non evita mai la disavventura del Cateaubriant. Questo piatto, il più caro di tutti, costa ventitré marchi: ossia, al cambio ufficiale, 830 lire e a quello della borsa nera, l'unico cambio reale, 3330 lire. Ci vogliono due camerieri per trasportarlo; e il forestiero, spaventato, cerca disperatamente dei commensali caritatevoli che lo aiutino ad affrontarlo. Ma gli altri clienti lo osservano senza concupiscenza; sui loro 11111 i m 11111111111 • 11111 m 1111111 ( 11 ■ 11111111111 • 111 volti non si leggono che sentimenti rispettosi. Dà allora un'occhiata alla < leggenda » argentata del H.O. (Unser Ziel; Mehr Bessere und Billigere Ware: il nostro obiettivo: prodotti più abbondanti, migliori e meno cari), e si accinge a distruggere da solo quel bastione di carne, che potrebbe sfamare sei persone di appetito normale. La studentessa ribelle Oltre alla vecchia Auerbach Keller, — la famosa cantina di Auerbach, dove Goethe, nel Faust, conduce il suo eroe in compagnia di Mefistofele — il più celebre H.O. di Lipsia è J'Antifa Haus. Antifa (abbreviazione di antifascista! è il palace del nuovo regime, costruito da poco. Ciascuno qui ne va orgoglioso come di una proprietà personale, e si fa un dovere d'invitarvi a pranzo il forestiero di passaggio per Lipsia, S' un grande edificio rettangolare eostruito in mezzo alle rovine, frequentato soprattutto da Olandesi e dai ricchi commercianti del paese. Oggi c'è molta affluenza e, appoggiato alla balaustrata del primo piano, io osservo non senza stupore lo spettacolo che Antifa offre. Esso, infatti, non è né un albergo nè un ristorante nè un teatro nè' un dancing, nel ìenso che diamo di solito a questi termini. Solo, forse, la nozione contraddittoria di « Pranzo unico pantagruelico » potrebbe dare un'idea della febbre dei servitori e del consumo di vettovaglie chc vien fatto qui. Ma esso richiama ancor più alla mente le nozze campagnole descritte da Flaubert in Madame Bovary e, insieme, il saloon del Far West americano. Sulla, scena, sotto un'invocazione a un incontro e a un patto di pace tra i Cinque Grandi, un Caruso di provincia canta in italiano l'amore della primavera. 111 Ti 1111111 i 1111 j 11111111 11111111111111111 iiiiiii disposizioni per chiederle uno o due indirizzi nelle città do- ve ho intenzione di recarmi, La studentessa acconsente sùbito a darmeli: ma io mi acconterò troppo tardi, e con terrore, che le persone alle quali mi ha indirizzato sono ... , « partite per la Germania oc- cid.ent.ale da più di un anno... Claude Lanzmann n„„„-i.ri,. h„ t tur a Wfill.V^"SSSSiJ 1 Ma la vera Lipsia — dove la grande maggioranza della popolazione vive razionata (1350 grammi di carne al mese, 900 grammi di grassi e 1200 di zucchero o, se si appartiene alla categoria dei lavoratori, 1750 grammi di carne, 1300 di grassi e 1500 di zucchero) e non può frequentare che assai di rado i H.O. — non è in questa sala: qui c'è solo la schiuma, nè capitalistica nè rivoluzionaria, delle ore difficili dell'economia rivoluzionaria. Alla mia tavola vengono a sedersi due ragazze emigrate nella Germania occidentale, tornate a Lipsia a salutare i loro genitori. Una di esse, studentessa di farmacia' a Gottinga, non esita a lanciarsi in una violenta requisitoria contro il regime: */o odio i comunisti — mi dice. — Ho lasciato Liiisia perchè qui non potevo'più vivere. All'u| nifersitò, non vi domandano : Chc cosa sai fare? Che cosa vuoi? — ma — Chi sei? Chi è tuo padre! Cos'hai fatto per noi? — Una cosa intollerabile! ». Approfitto delle sue buone

Luoghi citati: Germania, Magdeburgo, Parigi, Praga, Sassonia