Un'impresa sbagliata

Un'impresa sbagliata Un'impresa sbagliata — Lasciami! — No, non vi lascierò... — Che c'entri tu? Questo non vi riguarda! Lasciami! ! ! — Allontanatevi dal parapetto e allora vi lascierò... — Mi aggrapperò a te e salteremo giù insieme... — Ma no... su questo non sono d'accordo. Ascoltate... Siete proprio deciso ad annegarvi? — No, volevo semplicemente nuotare. Ah! Ma fa lo stesso, omuncolo dal cuoricino tenero... Non appena ti sarai allontanato mi butto déntro. — Su questo punto siamo d'accordo. E non acconsentireste ad annegarvi domani anziché oggi? — Grazie, caro... Vorreste dire che se ho sofferta la fame per tre giorni la soffra anche un quarto? — Ascoltate... Volete che combiniamo un eccellente affaretto? Avete dei parenti? Avete moglie? -f Uhm!... Poche consolazioni ha avuto da me... — Sta bene... Dal momento che avete deciso di annegarvi perchè non accettereste di portare un qualche vantaggio a vostra moglie e ai vostri figli? Mettetevi a mia disposizione fino a domani e poi annegatevi anche dieci volte. Però vostra moglie riceverà un migliaio di rubli... Il salvatore era un uomo corpulento, dalle gote rosee e dai modi spicci. Il magro e sparuto aspirante suicida, vestito di una logora giacchetta grigia che gli ballava addosso, come se fosse stata appesa ad un attaccapanni, guardò di sbieco il salvatore e borbottò: — Che volete fare di me? — Prima di tutto vi metterò In mano un biglietto da dieci rubli, poi vi condurrò al più vi• cino ristorante e vi farò mangiare a crepapancia. Dopo il pranzo parleremo. Mica male, neh? — Non vorreste poi per caso farmi una lunga chiacchierata esortandomi a non annegarmi? Se mi chiamate per questo sappiate che mi butto senz'altro in acqua. Ormai ho deciso. — E il suo magro pugno si abbattè minaccioso sul parapetto di ferro. — Ma guarda che bel tipo! Non ne'ho affatto l'intenzione, vi pregherò soltanto di soprassedere per un giorno. Se veramente da tre giorni non avete mangiato, riflettete: sarebbe forse male mangiare ora un buon pezzo di prosciutto, una frittata, un paio di cotolette con patatine arrosto, dello storione e berci sopra della birra fresca e del buon vino? L'aspirante suicida ri asciugò la fronte e disse: — Sì... Voi sapete parlare. Andiamo.. — Eccovi. Prosciutto, pesce, caviale. Mangiate. Io parlerò. Potete ascoltarmi? — Uhm... — Benissimo. Io penso che ogni affare, se si sa acciuffare al momento opportuno, può portare alla persona interessata un grande vantaggio. Nel caso presente poi le persone interessate sono addirittura tre: io, voi e vostra moglie. Voi morirete con la tranquilla coscienza che vostra moglie godrà a lungo di un'esistenza tranquilla e che la vostra vita non è andata perduta invano. Vostra moglie riceverà mille rubli in contanti e se non bastano mille, duemila! E questo senza muovere un dito! Certo ora voi mi do manderete che cosa ne ricaverò io. Per questo affare io devo ricevere trentamila rubli. Voi mi domanderete per qual motivo io riceva cosi tanto. Dovete però considerare che io sono l'impresario. Mio è il rischio e miei sono i denari. E' regola che in un buon affare l'impresario riceva più di tutta la sua troupe. Potrete obbiettare: «Che il diavolo vi porti! Perchè dobbiamo dare a te ciò che possiamo invece prenderci noi? ». Ma io vi rispondo: « E i capitali? Dove li avete? », E senza di essi non potete far nulla. ! — Ah! Ah! — fece l'aspirante suicida, addentando energicamen te un pezzo di prosciutto. — Indovino, voi mi volete assicurare! — Certamente! — rispose il salvatore, gongolante di gioia. Dal momento che avete deciso di annegarvi, voi non ci perderete. Vostra moglie ne avrà un guadagno e tutti saremo contenti! Ditemi dunque avete qual che cosa da ribattere? — Uhm!... Non c'è proprio nulla da ribattere. La cosa è chiara. Ma... e se io dicessi di dare a mia moglie metà del guadagno, cioè quindicimila rubli che mi rispondereste? — Vi risponderei, andatevi a cercare un altro! Non ho il mio tornaconto. Sono troppo commerciante per far questo. Il commerciante tacque, poi, tamburellando _ con le dita, continuò imbronciato: In verità è perfino offensivo... Vi ho a stento strappato alle acque e voi incominciate a mercanteggiare come un cenciaiuolo. Nella vostra vita, mi pare.c'è un certo mutamento. Prima vostra moglie sarebbe morta di fame ora invece si prende duemila rubli. — Ma lo sapete voi? — disse l'aspirante suicida guardando il suo interlocutore dietro un enorme osso di costoletta ch'egli stava succhiandosi. — Se mia moglie sapesse del nostro patto, sicuramente rifiuterebbe! — Perchè? — Perchè mi ama. Se le propo ncste la scelta fra me, quantunque povero, cacciato dall'officina per aver scioperato e sorvegliato dalla polizia, e un mucchio d'oro, state tranquillo che sceglierebbe me. — Dal momento però che voi volete annegarvi questa scelta non cm—scgpmsibavstgcvncndinvtecuplftnocpmqfil'tepti ttgfipncfdcIgsigcttlnsvtctptCtgitspts ce l'ha! — ribattè, sentenziosamente l'impresario. — Se lo sapesse ne morrebbe, — balbettò intenerito l'aspirante suicida, asciugandosi ad un tempo col tovagliolo le labbra unte e gli occhi umidi di pianto. — Perchè non ci avete pensato prima? — Prima provavo un solo sentimento: la fame. In tale stato non si pensa a nulla. Ma quando un individuo è sazio diventa più buono e non è alieno dal pensare ai suoi familiari. Il volto grasso del salvatore divenne paonazzo: — Oh! Diavolo! — gridò lui spaventato. — ' Avete forse mutato parere e non volete più annegarvi? — No, forse... In sostanza che cosa c'è di cambiato nella mia vita da quando mi avete trascinato via dal parapetto? Soltanto che ora sono sazio e ho del denaro in tasca. — Certo, certo, solo questo. E domani avrete di nuovo fame e in capo a una settimana non avrete il becco d'un quattrino. — Però con questo denaro potrei recarmi in un'altra città ed entrare in un'officina. — Sciocchezze! Dappertutto c'è sovrabbondanza di operai. — Questo non vuol dir nulla: un buon operaio trova sempre posto. — Siete sorvegliato dalla polizia e fra un mese vi sbatteranno fuori... — E perchè? Vivrò umilmente... per la famiglia... E la polizia non mi toccherà. Sono un buon operaio e posso guadagnare anche cento rubli al mese. Comprerò una macchina da cucire a mia moglie e anche lei guadagnerà qualche cosa. Manderemo nostro figlio prima al ginnasio poi all'università e diventerà dottore. — No, caro mio, non lo diventerà. — Perchè? — Dammi i miei dieci rubli, ecco perchè! Bel tipo tu! Prima pensi di annegarti, poi di diventar padre d'un dottore. Dammi i quattrini! L'aspirante suicida si grattò la nuca e, ficcata la mano in tasca, ne cavò i denari. — Ecco... prendete. Mi arrangerò in qualche altro modo. — La macchina da cucire... il figlio dottore... che il diavolo ti porti. Se è così, va pure ad annegarti, io non ti assicurerò certo; che tua moglie crepi di fame! — urlò il salvatore. . ; — E perchè dovrebbe morire di fame? — disse l'aspirante suicida, sorridendo bonariamente. — Iddio ci aiuterà... — Ah! Va ad impicciarti con gli idioti... L'impresario guardò con disgusto il volto cogitabondo del suo interlocutore e per ferirlo maggiormente proseguì. — Io credo che tu facessi la commedia, quando stavi sul ponte... In ogni caso non saresti saltato... Animale! — urlò con odio l'impresario. — E così ora perchè non vuoi? — Eh! forse posso aggiustarmi... — Ti dico che non te la caverai! Meglio sarebbe che ti buttassi nel fiume, animale schifoso! — Perchè insultare... Non è colpa mia se mi sono venuti in testa alcuni progettini... — Progettini! E perchè sul ponte non ne avevi dei progettini? — E dagli con questi perchè... Come posso io sapere il perchè? L'uno era perplesso con pacatezza, l'altro con rabbia, trafiggendo l'avversario con gli occhi iniettati di sangue a motivo dei trentamila rubli. — Perchè? Dunque perchè? E nessuno di essi degnava d'uno sguardo i resti di pesce fritto, di prosciutto e di cotolette con patate, che giacevano umilmente sui piatti. Arkàdij Avèrcenko (Traduzione dal russo di 0. Faccloll)