La ballerina

La ballerina La ballerina c Mio caro marito, mio unico amore, son due notti e un giorno che non mi rivolgi la parola, due notti e un giorno che resti chiuso in un doloroso silenzio. Immagino quanto debba costare simile contegno a te, così dolce, tenero e affettuoso, e seguo i tuoi angosciosi pensieri come se la tua fronte fosse trasparente ». «Che razza di donna ho mai sposato? — ti devi chiedere. — Infine era una ballerina e, per quanto giovani, le ballerine hanno un passato. E che ne so io di questo passato? ». Lo so, le circostanze sono contro di me. Mi hai veduta ferma in strada con uno sconosciuto, dal quale sono fuggita non appena ti ho visto; hai notato lo sconosciuto fermo sotto le nostre finestre o nei pressi del nostro portone, ad attendermi di nascosto. E sei giustamente diventato sospettoso, diffidente, geloso. Alle tue domande ho risposto male, con bugie troppo puerili, e mi sono anche stizzita e ho reagito, come se i tuoi sospetti fossero ingiusti, o, peggio ancora, ridicoli... Ma se ho potuto sopportare la tua collera, non posso sopportare il tuo dolore e amaramente pentita di non aver subito detto la verità, preferisco scriverti tutto per quanto mi possa costare. Vorrei confessarmi stretta fra le tue braccia e confortata dai tuoi baci, ma, forse, a questo genere di confessione, conviene di più la fredda carta e la dura penna e una certa distanza fra nói. Non si tratta di una colpa d'amore, mio caro, ecco il punto, ma di qualcosa per cui forse tu potresti essere anche più severo, non so... Stammi a sentire. Quello sconosciuto, quel ragaz? > non è mai stato nulla per me. Ci siamo conosciuti al Varietà -Zeffiro dove lavoravamo tutti e due. Lui faceva l'aiuto attrezzista, io la ballerina, tutte e due giovani! Tu saprai, o meglio non saprai affatto, perchè quel mondo non ti è mai stato familiare, che la maggiore azionista, la padrona, la vedetta indiscussa e inamovibile di quel locale, era Dora Zef. A mo do suo era stata una celebrità, qualche volta il suo nome era stato sui giornali e se per certo pubblico era ormai decaduta, nel suo locale seguitava a essere la gran donna da tanti, da troppi anni. Dicevano che aveva faticato molto per far carriera, ma adesso si vendicava su di noi, sulle più giovani, sempre pronta a criticarci, a multarci, a disprezzarci. E' vecchia, magra, sfiorita... La sera, allo spettacolo, quando appariva in cima alla scala dorata, posta sul palcoscenico, faceva ancora effetto tanto era sapientemente truccata,, .coperta di gioielli, e abilissima' nel portare il casco di aigrettes nel cantare con un fil di voce scendendo con orgoglio insolente i gradini della scala fino sul palco, dove noi, povere girls, l'aspettavamo come pecore ben ammaestrate... Oh, Renato! Io non ero, allora, quella che fui appena sposata, quella che sono adesso, quella che tu conosci e ami. Adesso sono vera, allora non lo ero. Non mi conoscevo, credevo di essere forte, battagliera, con un'ambizione dura come un ciottolo. Mi sentivo muscolosa, agile e scattante, volevo diventare una ballerina sul serio, una grande ballerina, e credevo che, per poco la fortuna mi avesse aiutata, lo sarei divenuta. E mentre il pubblico applaudiva Dora Zef, io, che le stavo vicino, vedevo la piega amara del suo sorriso che celava lo sforzo, le gocce di sudore alle sue tempie, i capelli bianchi alla radice, il collo che mostrava le corde. E pensavo: Perchè non io al posto di questa vecchia? Era un pensiero che solo il ragazzo che faceva l'aiuto attrezzista seppe leggermi in viso. Era un ragazzo di famiglia francese, veniva da Marsiglia, lo chiamavamo Jeannot. E ora mi diceva, convinto: «Davvero, Annette, tu che sei una così brava ballerina, dovresti essere tu al posto di quella... ». E diceva una parolaccia in francese. Io alzavo le spalle. «Oh Jeannot, quella durerà anni e anni... ». « A meno di un infortunio — mi disse una volta lui — di un piccolo infortunio... ». Io non dissi nulla, non approvai, nè protestai, ecco la mia vera colpa... E una sera... Te la ricordi, vero, Renato. quella sera? Era la prima volta che tu entravi nel nostro locale. E proprio allora avvenne l'incidente: Dora Zef, mentre scendeva la famosa scala, con orgoglio insolente, cantando col suo filo di voce e sforzandosi di tenere alto il capo col suo casco di aigrettes gialle, cadde miseramente rompendosi una gamba.. Io t'incontrai, mentre, pazza di terrore, fuggivo come se avessi i demoni alle calcagna. Tu avesti pietà di me, ricordi? Poi ti piacqui, poi t'innamorasti e io ti amai pazzamente. Dopo, durante il nostro lungo viaggio di nozze, qualcuno mi disse che Dora non sarebbe -morta, tutt'al più sarebbe rimasta zoppa. Ma non c'era poi tanto da compiangerla, era così carica di milioni! Comunque' si ritirava a vita privata e il locale passava ad altra gestione. Dovevo considerarmi ben fortunata di non aver più niente a che fare con quel mondo. Rendimi giustizia. Renato, ti ho mai dato l'impressione di rimpiangere la mia vita passata? Ero così felice con te, così fiera della mia casa, del tuo amore... E dopo, ecco che un bel giorno mi vedo Jeannot alle costole. Mi volto. « Oh, guarda chi si vede! Come stai, Jeannot? ». Mi guardò di brutto, gli occhi gli eran diventati cattivi. E poi era magro come uno che non mangia più due volte al giorno. « Annette — mi disse — ho perso il posto ». Mi sentii diventare pallida. « E perchè mai? ». « Tu lo sai. Annette, il perchè. L'infortunio della signora Dora... non te ne ricordi più? Non che ne abbiano dato la colpa a me, non hanno prove, ma mi hanno accusato di negligenza e mi han messo fuori. E ora so no disoccupato e non riesco a mettermi a posto ». Sotto i suoi occhi dallo sguardo cattivo persi la testa. Aprii la borsetta e gli diedi tutto il denaro che aveva dentro. Credevo che con questo tutto fosse fin^o. Macché! Ogni tanto egli ria .pipare col suo sguardo cattivo, che mi accusa. « Annette, non riesco a mettermi a posto... ». Eppure, Renato, non posso dire che sia un vero ricattatore. Povero ragazzo, è un infelice, ecco che cos'è. Ti dico questo perchè spero che tu, ora che sai tutto, gli vada incontro, gli parli come sa parlare un uomo quale tu sci, buono, comprensivo, generoso... Farai una buona azione e libererai me forse per sempre da un pensiero che sta per diventare un'ossessione. Se seguito a fissarmici, temo che qualcosa scoppierà nella mia testa, qualcosa che potrebbe anche condurmi in una di quelle case cosiddette di sa Iute, piene di pazzi. Certe volte mi son chiesta se non era tutto un. sogno, se non è possibile che Dora Zef sia caduta solo perchè le sue vecchie gambe hanno ceduto e che.Jeannot non ci sia entrato per nulla e tanto meno io. E' possibile che solo per una frase pronunciata a mezz'aria, per uno sguardo scambiato in silenzio, ci si debba sentire complici e colpevoli? Renato, quando prenderai le mie mani fra le tue, e mi guarderai dentro gli occhi e mi rassicurerai con la tua cara voce, le tue dolci parole, io mi sentirò guarita, libera, e di nuovo felice. Tu lo farai, vero? Lascio questa lettera sul tavolo del tuo studio, appoggiata al telefono. Quando rincasi tu entri di solito qui e ora che mi tieni rigore, ti ci attardi più delle altre sere. Io ti aspetterò paziente, dando gli ultimi tòcchi all'apparecchiatura della nostra mensa, metterò anche un mazzo di fiori, ma non in mezzo, come facevo ora quasi per difendermi dal tuo sguardo indagatore e severo. Lo affronterò ora il tuo sguardo, e se tu mi sorriderai, sentirò di attingere di nuovo da te, non solo l'amore e la serenità, ma la vita stessa. E così cesserà questo tremito che mi agita tutta, e questa angoscia, che si è installata in me come una malattia, dileguerà... Ti aspetto. Solo dal modo con ui tu entrerai- nella stanza saprò il mio destino. Fino a quel momento soffrirò per espiare. In fondo al cuore so che il bisogno di espiazione non mi abbandonerà più, nemmeno, quando sarò fra le tue braccia, ma so che tu mi aiuterai. E questa tua assistenza morale, questo tuo aiuto nella espiazione, sarà la più grande prova d'amore che potrai darmi. Tua, più che mai, tua Annetta ». Carola Prosperi Lionello Egidi, il presunto assassino di Annarella

Persone citate: Carola Prosperi Lionello, Dora Zef, Jeannot, Lionello Egidi

Luoghi citati: Annarella, Marsiglia