Parola guida alla vittoria i cadetti azzurri a Cagliari: 2 a 0

Parola guida alla vittoria i cadetti azzurri a Cagliari: 2 a 0 Il "blocco,, juventino ha funzionai*», gli avanti no Parola guida alla vittoria i cadetti azzurri a Cagliari: 2 a 0 AL NOSTRO INVIA Cagliari, lunedi mattina. TI pubblico ha afollato un poco deluso il campo: deluso del giuoco e del risultato, ma più ancora del primo. Oli organizzatori avevano realizzato il miracolo di stipare ventiquattromila persone sulle gradinate dello stadio, ventiquattromila tifosi, diciamo così, allo. stato puro', felici di essere chiamati per la prima volta a un incontro intemazionale. Ma se il loro entusiasmo ha avuto modo di esplodere nel primo tempo per le due reti di La Rosa e BoscoIo, nel secondo essi sono stati addirittura zittiti da un giuoco che cosi tecnicamente pòvero non lo si riscontra forse nemmeno nelle divisioni inferiori del nostro campionato. Parliamo naturalmente dell'attacco che è il settore inguaribile di ogni squadra nazionale, il settore ribelle ad ogni tentativo di cura. Si pensi che si è giuocato ieri almeno 80 minuti su 90 nel campo avversario, non lasciando agli svizzeri per così dire che le briciole della partita, eppure tutto quel tempestare di uomini nell'area estrema degli ospiti non ha servito che a mettere in evidenza le lacune, le discontinuità, gli errori di un reparto ove regnava sovrano e imbattibile il disordine. Ma vedremo nel corso della nostra breve narrazione quili sono stati i mali e quali i motivi che li hanno determinati. La giornata per i tifosi sardi è cominciata assai presto. Ieri mattina alle 6 i primi spettatori già battevano alle porte dello stadio e la pressione è diventata progressivamente tanto forte che alle 8 si è dovuto aprirle. Alle 10 le yr dinate dei popolari erano g.à gremite. E' stata per gli organizzatori una bella battagli coraggiosamente combattuta e vinta a forza di volontà e di abnegazione. Poco prima dell'inizio della partita sono entrati in campo una quarantina tra uomini e donne nei caratteristici costumi sardi, magnifici veramente per la qualità dei tessuti finissimi e il pregio dei ricami d'oro splendenti al sole. JAria di festa tutto intorno. Quando sono apparse le due squadri., accolte da una formidabile ovazione, e si sono schierate in mezzo ai campo per ascoltare gli inni, uomini et donne in costume, allineati Ufi fronte, sono avanzati verso ìi esse, recando ciascuno un legalo per ogni giuocatore, compresi quelli di riserva; e lo spettacolo di quei colori era tosi bello e cosi gentile il ge¬ sto dell'offerta che la cerimonia ha superato il suo significato di deferente omaggio agli ospiti per assurgere a quello di ringraziamento e di riconoscenza di tutta la regione sarda per essere stata scelta a teatro dell'avvenimento. Vogliamo dire insomma che il preludio è stato immensamente più bello dello spettacolo che è seguito. Vinto il sorteggio del campo, Parola ha scelto la parte col sole alle spalle. Ed è cominciata la lotta. Con l'inizio del giuoco si inizia anche la prevalenza dei nostri. Come avevamo annunciato ieri la squadra italiana giuoco con il colore azzurro delle maglie. Barassi ha mantenuto la promessa e le ha portate da Roma, volendo così dimostrare che si cambia strada anche in questo e sperando fors'anche nel magico potere di un colore che è sempre stato nel passato simbolo di vittoria. / primi attacchi degli azzurri sono assai veloci; ma subito entra in funzione quel sistema di marcatura di cui gli svizzeri sembrano avere la specialità e che crea nell'area estrema un labirinto senza via d'uscita. Il controllo stretto di Lusenti su La Rosa sembra spezzare in due tronconi l'attacco Nel primo quarto d'ora gli svizzeri restano praticamente confinati nella loro area; rari i tentativi di filtrare attraverso la difesa nostra e le poche volte che riescono il contrattacco si ferma sui piedi di Parola e il rilancio degli avanti subito ricomincia. Due tiri di Gimona e di Boscolo al 13" e al W tentano di sorprendere il portiere: il primo è deviato con una parata alta in angolo, il secondo sflora raso terra il montante. Ma già si rivelano i difetti che dovranno poi assumere in seguito anche maggiore evidenza: la disorganica formazione del reparto attaccante, composto da uomini di diversa preparazione tecnica e diverse tendenze, il palleggio insistente, l'insufficienza nello smarcamento. Richiamati indietro dalla pressione degli azzurri, oli svizzeri affollano la loro area, piombano sui palleggiatori ostinati, oppongono una difesa robusta e decisa che stritola l'azione degli assaltanti. Il tambureggiare dell'attacco azzurro è rotto al 80' da un contrattacco avversario e Bader effettua il primo tiro da una ventina di metri al di sopra della traversa. La metà campo dei nostri resta però pressoché deserta e un avversario che avesse l'estro del contrattacco potrebbe tentare dei colpi di sorpresa, .ma la squadra svizzera, grande come volontà, è invene modesta di forza, il suo giuoco è convenzionale, privo di genialità tattica e non mette mai in ansia i nostri difensori. Al B31 un'azione partita da Parola e appoggiata su La Rosa culmina con un tiro alto di Gimona. Dopo un susseguirsi di altri attacchi azzurri, che si risolvono in un a corpo a corpo affannoso coi difensori avversari, ecco al 3V la seconda fuga degli svizzeri condotta fin nel settore di Viola. Il contrattacco questa volta si snoda svelto e Viola deve buttarsi in tuffo quasi sui piedi di Morand per sventare il pericolo. Ma allentate le maglie della difesa per questo temporaneo distendersi della squadra, gli svizzeri non hanno più la possibilità di arginare l'offensiva. Un minuto dopo infatti l'Italia segna. L'azione punta su Armano il quale, invece di scattare in profondità e centrare, piega verso l'interno e passa a La Rosa, sempre controllatissimo da Lusenti. Ma questa volta il giuoco sfonda: La Rosa scarta nello spazio di un paio di metri prima Lusenti, poi Maillard, che gli è volato addosso, e tira fulmineo di sinistro: la palla batte contro la facciata interna del montante e finisce in rete. La prevista reazione svizzera non ha efficacia e ai -j-5'; in una ripresa dell'offensiva azzurra, Lusenti in uno scontro resta contuso e viene portato fuori dal campo. Sapremo poi che egli ha riportato uno strappo muscolare e non rientrerà più. E' durante la sua assenza e nei minuti di ricupero che l'Italia segna la seconda rete. L'azione avviene al W e anche questa volta parte da Armano, il quale, dopo aver accennato a puntare verso il fondo, piega invece verso l'interno, scarta successivamente Hugi e Fluhmann e sferra quindi un traversone fortissimo: Preiss para respingendo di pugno, la palla va a BoscoIo che di sinistro in/ila imparabilmente. Nella ripresa avvengono alcuni mutamenti nella squadra svizzera. Bader passa a sostituire Lusenti, Hugi prende il posto di Bader e Thommen quello di Hugi. L'azione dei nostri attaccanti andrà facendosi sempre più confusa; sunto al primo minuto, su centro di Broccini, Gimona fallisce una bella occasione. Balda nelle linee difensive, attivissima nei due laterali che riforniscono incessantemente l'attaccò, la nostra squadra ha la sua spina nel settore avanzato che non riesce a trovare una cadenza uniforme di giuoco. Prevalgono le azioni personali; chi ha la palla non 6 contento se non supera almeno due avversari, le cose che sembrano facili si complicano e l'area svizzera diventa un labirinto dovè non c'è più modo di uscirne. Un tiro violento di Mari al B' rimbalza sul palo di ferro della rete, altri finiscono fuori misura. A tratti gli svizzeri contrattaccano, ma il loro giuoco ha scarsa compattezza e solo un tiro di Meier e da rilevare, ma senza pericoli per Viola. Vediamo ad un tratto anche Manente proiettato sino al limite dell'area, ma ha preso anche lui il male degli avanti, e dopo aver superato due avversari inceppa nel terzo. Poi verso la mezz'ora una fuga di Morand, spostatosi al centro, crea lo scompiglio nella nostra difesa ormai tanto abituata a quel giuoco cosi confidenziale e senza pericolo, e la minaccia ingrandisce improvvisamente tanto da costringere Parola a troncarla con un fallo. E' stato questo l'unico episodio di rilievo di questo secondo tempo. Subito riprendono gli attacchi azzurri e riprendono anche i giochetti inutili. Più che ostinazione si potrebbe definirla una cattiva consuetudine di cui specialmente Armano e Broccini non si sanno più spogliare. Su questo ritmo l'incontro si avvia alla fine, fatto ormai scialbo, caotico, senza idèe, e quando si chiude la folla, che con tanto entusiasmo aveva accolto le due squadre, resta delusa e fredda e, in fondo, deve pensare che certe partite del suo Cagliari l'avevano emozionata di più. Se si tolga tutto il sestetto juventino, superiore come potenza di blocco e come valori singoli tanto ai compagni che agli avversari, e un poco anche La Rosa, che essendo un centravanti in formazione, ha ancora bisogno di farsi le ossa, pur rivelando già dati promettenti, il resto ha perduto la sua battaglia. Rimane così il vecchio problema, il problema di sempre: mancano gli attaccanti, mancano uomini di classe. Ed è un problema che deve essere risolto non da una commissione, ma dal campionato. Ettore Berrà ITALIA: Viola; Bertuccelll, Manente; Mari, Parola, Piccinini; Armano, Broccini, La Rosa, Gimona, Boscolo. SVIZZERA: Preiss; Maillard I, Fluhmann; Schmidhauser, Lusenti (Bader), Hugi I (Thommen); Morand, Bader (Hugi), Hagen II, Meler, Thalmann. La Rosa, nell'azione del primo goal Italiano. (Telefoto)

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