Gran gioco della Samp sfortuna dei juventini: 2-1

Gran gioco della Samp sfortuna dei juventini: 2-1 BONIPERTf E MUCCINELLI AZZOPPATI Gran gioco della Samp sfortuna dei juventini: 2-1 Genova, lunedi mattina. Primo sconfitta juventino. Abbiamo visto i giocatori nello spogliatoio dopo la partita. Niente imprecazioni, poche scuse. Bisogna saper accettare la sorte avversa, e la Juventus ha il buon gusto di non farne un dramma. Ma le giustificazioni non mancherebbero. La squadra bianconera ha subito disavventure e avversità e per tre quarti della partita, almeno, ha dovuto battersi in condizioni di inferiorità rispetto all'avversario. Ha avuto occasioni non poche e le ha mancate, si può dire che in ogni situazione le circostanze di gioco le furono avverse. Doveva andare così. Alla fine non appariva troppo difficile trarre una sintesi della partita: sfortuna della Juventus ma gran gioco della Sampdoria, sbandamenti preoccupanti della difesa juventina e risultato giusto tenuto conto della attuazione a cui lo stesso risultato à in stretta dipendenza. Tutta la prima parte della partita è stata vivida di gioco, varia e veloce di svolgimento, alternante momenti di ansia nei due campi. La Juventus ha segnato al 17° minuto in un'azione che per rapidità, esattezza di sviluppi e decisione risolutrice è stata una delle migliori della giornata. Essa si è iniziata con un passaggio di Caprile a Boniperti ad una quarantina di metri dalla porta. Ituccinelli intanto si era spostato al centro scambiandosi con K. Hansen. Avuta la palla da Boniperti, la piccola ala sinistra tentò di filtrare ma ripiegò poi su di un passaggio a K. Hansen avendo trovato la via sbarrata. I/azione precipitò: U tiro, del danese che ne segui, rimbalzò su di un difensore e Muccinelli fu lesto a riprendere la palla ed a scagliarla rasoterra in rete da una dozzina di metri. » La risposta della Sampdoria non si fece, attendere. Questa squadra, ohe è ormai per tradizione una squadra d'attacco, possiede un gioco offensivo che se fosse realizzatore nella misura in cui è costruttore, farebbe spettacolo da solo. Esso obbedisce più che ad un piano pensato ad un istinto, i cinque uomini sono altrettante correnti di iniziativa, l'azione fluisce veloce, Andò tutto liscio per poco più d'una ventina di minuti, poi apparvero i primi segni del mutamento ohe stava per verificarsi nella situazione. Prima Muccinelli e poi Boniperti, affrontati da Podestà, si rialeavano zoppicanti; Boniperti doveva essere anzi portato fuori del campo ove restava disteso a terra per tre minuti. Podestà come giocatore è un elemento di poco rilievo, ma la Juventus 10 ricorderà tuttavia come il collaboratore più efficace della vittoria sampdoriana. Due anni fa sbattè Muccinelli contro 11 muricciolo della rete rimandandolo negli spogliatoi prima del tempo; ieri, oltre a Muccinelli, gli capitò sotto anche Boniperti e ne uscirono entrambi con un colpo al ginocchio: sinistro per Muccinelli, destro per Boniperti. Nel giro di pochi minuti l'attacco bianconero si trovò quasi dimezzato come efficienza, perdette vigore, iniziativa, estro di gioco. La partita mutò lentamente direzione e la Juventus, ridotta la sua attività offensiva, sensibilmente dovette concentrare il suo maggior lavoro nella zona difensiva per arginare l'azione incalzante della Sampdoria sospinta dai due laterali Opezzò e Bergamo. Il giuoco di questi due elementi è stato essenziale per l'equilibrio generale delia squadra. L'attacco dei blucerchiati aveva in certi momenti qualcosa come un ordine ritmico nel suo gioco, un'ispirazione lirica, una cadenza di fanfara, ma alle spalle del quintetto operavano due uomini che, senza èssere dei fuori-classe, imprimevano a questo gioco una continuità di andatura che lo rendeva per lunghi periodi padrone del campo. Comunque, per quanto nutrita fosse l'offensiva della squadra locale, essa non sarebbe forse riuscita ad aver ragione del lavoro difensivo juventino che copriva bene l'intera ampiezza del terreno, se a cinque minuti dal riposo un calcio di punizione dal limite non avesse offerto alla Sampdoria Voccastone del pareggio. La puni¬ zgapaarg zione veniva battuta da Bergamo, a parabola dolce, giusto al disopra dello sbarramento passando proprio a filo della traversa. Viola dovette avere l'impressione che il tiro fosse alto e non accennò nemmeno alla parata accontentandosi di seguire con l'occhio la traiettoria della palla che improvvisamente, e quando scattare sarebbe stato troppo tardi, piegava dentro la rete. Questo goal potrebbe essere definito un infortunio di Viola se noi non sapessimo che quando un simile tiro è esatto non fallisce mai il bersaglio e restano poche possibilità al portiere di salvarsi. Si aggiunga che esso fa parte del repertorio di Bergamo, uno sptcialista del oc- nere che ha già battuto una volta allo stesso modo anche a Genoa. La ripresa si iniziava in una atmosfera di incertezza. Boni petti e Muccinelli erano rientrati col ginocchio fasciato e zoppicanti; ma mentre il pri mo, a tratti, poteva ancora prendere parte all'azione, il se condo era del tutto impossibilitato a scattare vedendosi perfino costretto a rinunciare al più lieve contatto con l'avversario. Ad aggravare la situazione della Juventus contribuiva ora il gioco della Sampdoria, anche più vivo, più aggressivo e più < costruito » di quello già pur notevole del primo tempo. La difesa bianconera affrontò un po' stordita quest'offensiva condotta a ritmo d'assalto e perse il controllo della situazione. Al s° minuto Lucentini, trovandosi a venti metri dai pali e al centro del campo perfettamente libero, senza che nessuno accennasse a dargli molestia, decideva di tentare il tiro. A tale distanza, ed a visuale libera, un tiro è di regola parabile, ma Viola si smarrì lui pure. Scoccato da una zona in cui non c'erano che giocatori fermi (evidentemente tutti attendevano che Lucentini continuasse la trama della manovra), il tiro, non molto forte, passò alla sinistra di Viola a mezzo metro del montante e finì nella rete. Quello che avvenne dopo giustificò questo secondo successo sampdoriano. Difesa e mediani bianconeri avevano come perduto ogni orientamento di gioco. L'attacco non si trovava più nelle condizioni di condurre un'offensiva robusta, esso contava solo su tre uomini in efficienza e doveva quindi limitarsi a svolgere azioni di alleggerimento in condizioni di decisiva inferiorità numerica. Da parte loro i laterali si trovavano presi fra la necessità di sospingere un attacco che non avendo più consistenza non poteva più sfruttare i palloni di cui veniva rifornito e la preoccupazione di non creare vuoti nella difesa. Era un compito ingrato, logorante e di scarso rendimento. Sta di fatto che tutto l'assestamento difensivo juventino ebbe in questo periodo degli sbandamenti paurosi mentre l'attacco sampdoriano imperversava con un gioco di cui era impossibile non ammirare la fluidità, la vena, il meccanismo agile. Setla Sampdoria non segnò altre reti lo si deve al fatto che la sua capacità realizzatrice non era pari, come abbiamo già rilevato, alla facilità di manovra. Di occasioni ne ebbe molte e le sciupò tutte con tiri o troppo deboli o fuori bersaglio. Fu solo dopo circa un quarto d'ora di « danza > che la Juventus potè rischiararsi le idee e allora ritornò alla ribalta, sempre claudicante ma però viva, energica, combattiva. Al 17° J. Hansen veniva atterrato in area nell'azione di un calcio di punizione, l'attacco costruì situazioni e operò tiri che in altra giornata avrebbero avuto successo, il pallone del pareggio lo ebbero successivamente Boniperti ed i due Hansen, ma vanamente; una volta avanzò anche Manente sferrando un tiro nell'angolo alto, sventato da un balzo prodigioso di Moro. Alla fine della lotta restavano alcune impressioni essenziali: una insufficiente forza di reazione della Juventus, una discontinuità difensiva riferita t però unicamente ai laterali e a i a a ai due terzini e per la quale gli avanti sampdoriani operavano spesso, troppo spesso, in condizioni di libertà rare a verificarsi contro una difesa sistemista, ma soprattutto restava l'immagine di quei cinque avanti blucerchiati scorrazzanti come dèmoni e così freschi nel loro slancio, così scattanti e così intelligenti nella manovra da essere considerati come i veri trionfatori della giornata. Faremo un nome solo che < ov, peti dia stile e virtuosismo, intelligenza e senso pratico: Lucentini, il miglior uomo in campo. Ettore Berrà SAMPDORIA : Moro: Gratton, Podestà; Opezzo, Baltico, Bergamo; Lucentini, Gotti, Farina, Gei, Sabbatella. JUVENTUS: Viola: Bertuccelll, Manente; Mari, Parola, Piccinini; Muccinelli, K. Hansen, Boniperti, J. Hansen, Caprile. SPETTATORI (paganti): 41.362. INCASSO: 21 milioni e 645 mila lire (è questo il record d'incasso della « Samp »). Karl Hansen Balllco (a sinistra) precede Boniperti. (Foto Molalo)

Luoghi citati: Bergamo, Caprile, Genova