Praest guida i juventini alla vittoria di Firenze: 2-0

Praest guida i juventini alla vittoria di Firenze: 2-0 Il primo goal sorto da una travolgente azione del danese Praest guida i juventini alla vittoria di Firenze: 2-0 Reti di Muccineili e Boniperti - Un rigore accordato e ritirato dall'arbitro DAL NOSTRO INVIATO Firenze, lunedi mattina. Il gioco italiano del momen- "uut to attuale è così impostato che i fattori che non dovrebbero avere stretta, attinenza coli'andamento delle partite, prevalgono sovente sulla tecnica e la fanno da padroni in campo. TI gioco > se ne va spesso alla deriva, trascinato dalla passionalità dell'ambiente che lo circonda. Ieri, in quel magnifico recinto che è lo stadio di Firenze, i giocatori fecero il possibile per dar vita a un incontro tecnicamente interessante. E da principio vi riuscirono Poi, poco per volta, furono presi e travolti dall'irrequietezza e dal nervosismo degli spettatori, e il gioco divenne caotico e di azioni basate sull'ordine e sulla precisione se ne videro più poche. Alla ripresa, con nulla di fatto in quanto, a risultato, la confusione prese a regnare sovrana in campo: arruffio, gioco'alto, precipitazione, disordine. Si sarebbe giurato sull'esito pari, per l'incapacità delle due prime linee di giungere ad alcunché di conclusivo in quel caos. Di colpo, quando mancava poco più di un quarto d'ora al termine della contesa, un'azione fra le più belle che occhio di appassionato possa augurarsi di vedere si proiettava sul verde schermo del campo. Come un raggio di luce in un cielo opaco di nuvole. Praest, nella sua naturale posizione di ala sinistra, riceveva un bel passaggio in avanti. Quasi sulla linea di fondo il danese scartava l'uno dopo l'altro tre avversari — uno, il terzino Venturi, se non andiamo errati, lo eliminava con una semplice finta — riprendeva ogni volta possesso della palla in circostanze difficilissime e terminava l'opera con un lieve e preciso tocco verso il centro, dove un paio di compagni stavano accorrendo, franchi da ogni marcatura. Il piccolo Muccineili, avendo chiara visione di tutto lo specchio détta porta, non commetteva errore: sparava basso e spediva la palla in rete, ben fuori della portata del portiere Castagnola. Una rete di quelle che non è facile dimenticare per la prodezza eccezionale di Praest, pflt che per altro. Che l'episodio tosse decisivo lo si vide subito. La scena cambiò di colpo. La demarcazione divenne netta nel contegno delle due squadre. Be la Juventus era stata fino a quel momento la meno peggiore delle due compagini, essa di¬ vsigdFsgcmti venne senz'altro, la migliore; se essa ai era lasciata un po' imporro un tono caotico di gioco fino a quel punto, prese da allora a comandare. La Fiorentina, seccata, nervosa, si proiettò tutta in avanti alla ricerca disperata del pareggio, e andò letteralmente a catafascio. E la Juventus, fredda, calma, impassibile, prese a controllare il gioco in difesa come in attacco, bloccando ogni via e menando il can per l'aia in attesa del fischio finale, precisamente come aveva fatto quindici giorni prima a Legnano. Una squadra non capiva più nulla, l'altra capiva tutto quello che c'era da capire. Quando, in simili circostanze giunse a favore dei bianconeri una seconda rete la cosa parve quasi superflua, ma naturale. Il corollario non indispensabile alla vittoria maturò per l'inconsistenza della difesa dei viola, tutta protesa all'attacco, e insieme per la chiarezza di vedute dei juventini, saliti a gran forma; L'azione tornò a svilupparsi sulla sinistra a seguito di un at¬ o a a aila l¬ tacco di contropiede che pareva U più innocuo di questo mondo, e che sfociò in una piccola, mischia entro i limiti dell'area di rigore: un tocco di Karl Hansen dalla mischia nella zona libera verso il centro e Boniperti, con un preciso tiro basso, mandava la palla a finire in reto sulla destra di Costagliola, quasi a filo del montante. < Come già detto, le prime battute dell'incontro, anzi l'intero primo periodo di esso, erano state interessanti e promettenti. Niènte pioggia durante il gioco: la gara ha avuto luogo ih una parentesi di tempo discreto. I/acqua cadde poco prima e poco dopo delta partita e il campo si presentava in ottime condizioni. Su di esso sarebbe stato tacile giocar bene, ma presto, di fronte alle difese chiuse di ambo le squadre, il gioco d'attacco prese di qua e di là a scompaginarsi. Ad emergere non ■ rimase che la buona forma individuale di parecchi fra gli uomini in campo: tutti i juventini, cioè, e quattro o cinque fra i viola. A una buona esibizione tecnica rispondeva, nel complesso, una mediocre prova tattica. Squilibrato come azioni, il primo tempo non dava frutti nè per l'una compagine nè per l'altra. I/unica constatazione a cui esso dava luogo era quella di una Juventus che non poteva distendersi nel suo lavoro di»attacco, ma che la testa non la perdeva. Alla ripresa avveniva subito un incidente che poteva avere le sue conseguenze sul risultato. Bu un'azione isolata, Karl Hansen veniva falciato in area di rigore. L'arbitro accorreva e accennava al disco del rigore* Grande comizio attorno a Orlandini che si rimangiava la decisione. La Fiorentina si proietta allora all'attacco. Dura a lungo ed è spinto a fondo l'assalto alla rocca torinese, ma non dà risultato alcuno» al massimo esso fornisce la prova dell'inconsistenza della prima linea viola. Segnano un contrasto impressionante con tanta sterilità, la prodezza personale di Praest e la rete ai Muccineili del UT, di cui già abbiamo detto. La Fiorentina ha lottato co raggiosamente e, sulla pura valutazione quantitativa del lavoro svolto e degli attacchi condotti, non meritava certo di perdere. Afa non è la Fiorentina dell'anno passato. O ?er lo meno non lo è ancora, roppi uomini fuori condizio ne nelle sue file e troppa confusione di idiomi in quella sua prima linea in cui, a forza di parlare — e non troppo bene — l'olandese, lo svedese e ora afitmècpoNeddzatvfifiif anche il turco, si finisce per farsi intendere assai male in italiano. Ciò in Toscana, nella terra di Dante. La Juventus si trova in un momento felice, invece. Lo si è visto anche nell'istante in cui l'avversario, col suo impeto, non le permetteva di operare come avrebbe gradito Non appena la stretta in cut era tenuta si allentò, la squadra prese a funzionare in modo fluido, spontaneo, redditizio. Undici uomini in forma, a partire da Viola, che è stato chiamato all'opera più sovente e in circostanze più difficili di Costagliola, andando fino ai tre danesi, che paiono in stato di grazia. Può fare un gran bene ai bianconeri non solo in classifica, questa seconda vittoria fuori casa. Vittorio Pozzo Curioso atteggiamento John Hansen a Firenze ttesa del fischio finale, pre

Persone citate: Boniperti, Costagliola, John Hansen, Karl Hansen, Orlandini, Venturi, Vittorio Pozzo

Luoghi citati: Firenze, Legnano, Toscana