Magni secondo, Bevilacqua terzo in un'emozionante volata finale di Vittorio Varale

Magni secondo, Bevilacqua terzo in un'emozionante volata finale Tre maglie azzurre erano nel gruppo di testa, ma lo svizzero... Magni secondo, Bevilacqua terzo in un'emozionante volata finale Superbo inseguimento di Bartali negli ultimi chilometri - Minardi ottavo - Koblet ritirato DAL NOSTRO INVIATO Varese, lunedi mattina. Lo svìzzero Kubler è arrivato primo nel campionato mondiale su strada, al termine d'una corsa che per le sue avvincenti ed emozionanti vicende ha davvero mandato in visibilio le cinquecentomila persone che attorno al bel circuito delle Tre Valli Varesine avevano fatto un enorme anello palpitante di vita e di passione. E' stato appunto ih questo incomparabile quadro — che forse mai più ritroveremo per un altro avvenimento del genere — è stato mentre il sole tramontavordietro il dolce profilo delle colline sbaragliandovi sopra le sue ultime faville dorate, che la maglia scarlatta di « Ferdy » sfrecciava sul largo rettilineo di arrivo, dopo breve ma violentissima lotta contro quelle azzurre dei nostri Magni e Bevilacqua, e largamente le precedeva al traguardo, mentre altri cinque corridori (fra i quali un terzo italiano, Minardt) chiudevano l'arrivo del primo gruppo a pochi metri dal vincitore. Entusiasmo degli svizzeri La folla ammassata nel recìnto delle grandi tribune espresse allora il suo - compiacimento al neo campione del mondo con un'affettuosa e prolungata manifestazione: facile bisogna, d'altronde, giacchè i connazionali di Kubler si contavano a migliaia in ogni punto del percorso, e soprattutto all'arrivo, e a giusta ragione ogni svizzero faceva rumore per dieci — quasi quanto siamo abituati a fare noi latini. E noi, presenti come osservatori, dal punto di vista sportivo ci accomuniamo volentieri a questo compiacimento, giacchè riconosciamo — a parte l'alta classe dì Kubler affermata in tante occasioni nel corso della sua carriera — che ìlei complesso dell'attività da lui svolta quest'anno sulle strade del suo è di altri Paesi, a buon diritto egli poteva aspirare a concluderla con questa altra e più clamorosa vittoria. Diciamo dunque, anche noi, il nostro « bravo! » a Ferdinando Kubler sottolineando che la maglia di campione del mondo legittimamente è spettata a un atleta degno sotto ogni riguardo. E per il caso particolare, voglio dire alla luce dei fatti svoltisi sotto gli occhi di mezzo milione di persone sul circuito Utile Tre Valli, specificamente che egli ha corso col tanto di intelligenza e col tanto di slancio da meHtarsi davvero la vittoria; è stato cioè audace allorchè al 60» chilometro, con altri di cui vi dirò, si buttò nel vivo della battaglia per andare a formare la pattuglia in fuga; è stato guardingo dispensatore di forze in tutti i momenti in cui si accorgeva che gli olandesi e gli italiani che erano con lui non si facevano pregare per spingere da maledetti allo scopo di mantenere, anzi, di aumentare iP vantaggio preso al gruppo degli « assi » rimasti sorpresi da siffatta violenza di attacchi; infine egli è stato ammirevole di risolutezza allorchè si trattò di respingere i tentativi « in extremis » dei tre azzurri facenti parte della pattuglia di testa e poi di nettamente dominarli nella volata finale. Scusatemi se non vi racconto la corsa giro per giro, dal primo al dodicesimo; oggi useremo un altro sistema, che certamente incontrerà. E' per intrattenerci subito sulle cose e sui fatti essenziali, contempo- rancamente estraendone una lezione ed una morale. Diciamo allora che già a metà del secondo giro (cioè circa al quarantesimo chilometro) ai era delineato un primo attacco franco-belga-tedesco, non dico con intenzioni spiccatamente anti italiane, ma tuttavia di tale ampiezza e pericolosità che Magni pensò bene di soffocarlo senza ritardo, ■prima ohe si ingrossasse. Perciò egli sì mise alla testa del grappane (erano partiti in 45), e lavorando più di tutti riusci ad annullare quel duecento metri circa di vantaggio presogli prima da alcuni dei genericamente nominati (il più pericoloso dei quali era Redolfi), e poi da una seconda pattuglia in cui si trovavano nientemeno che Von Steenbergen e Bobet). Dunque: primo attacca, e prima reazione (riuscita) di Magni. Ma ti bello doveva ancora venire. Venne di lì a poco, venne presto, appena una decina di chilometri dopo comin- a , - o o o e n a e ie o rmnd ati nè o a o a a di to di ciato il terzo gir. Per iztiva dell'olandese Vorting ebbe principio una fuga. Questa, subito riuscita e prendendo un notevole sviluppo, diventò nientemeno che V episodio principale e risolutivo dell'intera corsa. Chi l'avrebbe potuto prevedere che per tutti i rimanenti 830 chilometri la gara avrebbe dovuto disputarsi su quella direttiva, senza più alcun mutamento! E' proprio vero che in queste corse, anche una fuga al princìpio può diventare decisiva: e chi ha la forza e l'intelligenza, ed anche un pizzico di fortuna, di far parte della pattuglia in fuga finisce sempre col ritrarne grande vantaggio. Giusto quello che capitò ieri. li fuga di Vorting Il fuoco venne aperto da quell'olandese; qualcuno gli corse subito dietro: Vorting ebbe un guasto sul Brinzio, per combinazione proprio davanti al posto di rifornimento, e potè fulmineamente cambiare bicicletta; altri vennero fuori dal gruppo, e chi riusci ad aggregarsi all'avanguardia e chi no; mi stupì che fra quelli venuti avanti con fortuna riuscendo nello scopo ci fossero Kubler e Bevilacqua (ma evidentemente erano venuti via come inarrestàbili palle -di cannone); insomma, a dir vela in breve, dopo un quarto d'ora di violsn- dlsdgqcaagmlldti«spmrcvcmlnvagmlmSrstissima, confusa battaglia, unaìpattuglia di nove uomini sfilò1davanti alle tribune per il ter- *o passaggio (km. 75) che subito si capì che si faceva sul serio — fors'anche aiutati dall'inerzia di chi non si era buttato aubito a soffocare quell'incendio. Basti dire che il gruppo passò già con due minuti di ritardo su guest» nove — che erano i tre olandesi Fanhof, Wagtmans e Vorting, gli italiani Minardi e Bevilacqua, il belga De Feyter, il tedesco Schwarzer, il francese Redolfi, e Kubler. Tutto il giro succesaivo, e poi il quinto, e poi ancora il sesto, videro apiegarai la violenta e oatinata offensiva olandese. E' notorio che in fatto di « passo », questi corridori ce la sanno fare; perciò non ebbero fatica a tramutarsi in tre locomotive, in qualche momento anche sostituiti dal francese, dal belga e dal nostro Minardi, e via di gran carriera, senza mai voltarsi indietro. Che « fugone » per tutti quei 25 chilometri, su e giù fino al Brinzio, e poi scendendo nella Valganna, e poi attraversando l'ippodromo e passando sotto le tribune crepitanti di applausi; e ancora salire a Sant'Ambrogio, sempre fra la folla enorme che si ammassava sui bordi della strada al di là dei reticolati. Andavamo svelti, sì, ma è anche vero che dietro ad essi gli Assi andavano adagio, oh, piuttosto adagio. Al centesimo chilometro i fuggitivi erano in vantaggio di quattro minuti abbondanti, che al 185° chilometro erano saliti a cinque e mezzo. Vi lascio immaginare i fischi che cominciarono a salutare il passaggio dì Van Steenbergen e di Bartali, di Bobet e di Schotte e di Koblet, anche perchè, nel frattempo, sei corridori di scarso nome li avevano piantati lì, e per conto loro, con molta buona volontà, cercavano dì andar a raggiungere i fuggitivi. Questa mezza i a , o i d , n o a i g , e i e n e - dozzina di benemeriti rimase a navigare per un paio di gin fra il primo gruppo e la compagnia degli Assi; poi furono inghiottiti allorchè Magni suonò l'« ballali », e comincio il ballo. Mentre discutevamo nella tribuna dei giornalismi sulla condotta neghittosa degli Assi, che marcandosi strettamente a vicenda perdevano sempre più terreno, prigionieri della reciproca paura di fare il gioco degli avversari, quél generoso e fiero combattente che è Magni si scrollò di dosso quella cappa di piombo — e via, di gran forza, trascinandosi dietro Crocitorti, all'attacco dei fuggitivi. Fiorenzo scatta L'impresa appariva difficilissima, direi impossibile. Inequivocabilmente risulta che al momento deU'a addio » del toscano alla compagnia, questa aveva 5'20" ai ritardo dai primi. Ebbene, ad onta che. in testa tirassero aempre òlla svelta, inseguendo per parte del sesto giro, per tutto il settimo s per parte dell' ottavo con la furia e la costanza che gli sono abituali nelle grandi occasioni, vale a dire per una cinquantina di chilometri, dai e dai Fiorenzo — dopo aver distaccato lo svizzero.— arrivò addosso all'avanguardia! ' Io l'ho raccontata alla svelta, quest'ora e mezza d'inse guimenti; ma gli spettatori ne riportarono tale impreasione, che credo ai ricorderanno per molto tempo di queata poderosa e riuacita controffensiva di Magni — che del toacano (quasi non bastasse il secondo posto poi conquistato all'arrivo) ha fatto quasi sullo stesso piano del vincitore l'eroe della giornata (ma se ne aggiungerà un altro — ed anche questo ci fece battere forte il cuore per la grande impresa aoltanto per un pelo non riuacita!). Venuti a mancare dall'avanguardia, per eaaurimento di munizioni, prima Redolfi e poi l'ex-campione mondiale dei dilettanti Fanhof, con l'arrivo di Magni essa ora contava ot to uomini,-fra i quali ben tre italiani. Il predominio degli « azzurri* da quel momento si spiegava in tutta la sua imponenza. Centonovanta chilometri erano stati percorsi; ne rimanevano cento; bastava continuare con molta buona volontà e col necessario accordo perchè i ritardatari rimanessero definitivamente relegati a quel poato che si era no meritati con la loro -ignavia. Passi per Bartali — che al postutto aveva nel primo gruppo tre suoi connazionali; ma era inspiegabile (oppure era troppo evidente) per quale ragione campioni illustri co me Van Steenbergen e Bobet, Schotte e Koblet se ne stesse ro in quella posizione. Insomma, la débàcle francese era già completa; e poco di meno era quella dei belgi — nel gruppo dì testa rappresentati dal solo De Feyter. Ah, se nell'avanguardia non ci fos se stato anche Kubler: quale aìmagnifica prospettiva per un ò1-- sbdgcloppmpdvrcreAgvltsesvaclgvl ti — i calmoroso successo degli azzurri, così dominatori fino a quel momento! Nono giro: niente di nuovo — fuorché il ritardo dei fischiatissimi Assi salito 6'40"; decimo giro: niente di nuovo — fuorché il ritardo dei fischiatissimi Assi rimasto sui sei minuti e mezzo (la colpa della ripetizione non è imputabile al sottoscritto). Per a sottrarsi a quell'umiliazione, ben cercò il francese Varnajo di andare, da solo, a raggiungere ì primi; ma per quanto ci mettesse molta buona volontà non gli riuscì. Inseguì per più di 50 chilometri; si portò sino al minimo di due minuti e mezzo dai primi; poi comparve. Così cominciò il penultimo giro con tale ritardo del grosso, formato da una ventina di uomini, che ci sarebbe voluto un miracolo perchè gli Assi avessero potuto riguadagnare quei sei minuti e passa agli otto fuggitivi. CU Assi, invece, continuarono a guardarsi in cagnesco — solvo uno, salvo Bartali, che sul la breve salita di.Brinzio attaccò con tale decisione che soltanto Koblet potè seguirlo, e con lui buttarsi in caccia sulle orme degli otto fuggitivi. I due ne avevano avuto abbastanza di quella stolida condotta di gara, e vi si ribel lavano. Bravi! Il pubblico non gli lesinò gli applausi, e non vi dico come gli incoraggiò. A trenta chilometri dalla fi- ao t, e eo gi eh, s le n z a o fidi do to lmer ne già il loro ritardo era diminuito a 4'45"; a quattro minuti giusti all'undicesimo passaggio davanti alle tribune. Soltanto un giro rimaneva da percorrere: forse troppo tarai erano partiti al contrattacco. Già la campana ' annunciale l'ultimo giro era suonata per gli otto; suonò una seconda volta per il vecchio Gino e per il giovane Ugo; suonò una terza volta per ti gruppo — che veniva a cin que minuti dai primi. Un momento dopo l'altoparlante annunciava che, essen doglisi forata una gomma, Ko a\blet aveva dovuto abbandonare sulla salita di S. Ambrogio. Bartali era dunque rimasto solo. Maledizione! Così bene avviato l'inseguimento, ed approfittando che quelli di testa erano provatissimi ed ave- e. a a o ; ti ì d e- vano ridotto la propria velocità, se fossero rimasti in due, certo la possibilità del ricon giungimento poteva conside rarsì a portata di mano. Così colpito dalla afortuna, chiunque altro, forse, che non si fos se chiamato Bartali, avrebbe rinunciato. Afa lui, no; il « vecchietto » volle continuare a lottare contro gli uomini e contro il destino. E via a testa bassa! Fu una mezz'ora di passione che non vi dico. Alta Mottarossa (mancando 18 chilometri all'arrivo) 'il suo ritardo era disceso a S'S5 era di S'50" al Brinzio (15 km.); era di S'9" a Bedero (11 km.); era di 2' esatti a Gamia (9 km.). Se il cuore di quella moltitudine che attraverso le segnalazioni degli altoparlanti era continuamente tenuta informata del palpitante finale, avesse potuto spingere Bartali nel suo fantastico inseguimento, certo in un attimo egli sarebbe arrivato addosso ai fuggitivi, accrescendo enormemente le probabilità degli azzurri, forse, chissà, riportando lui stesso quella vittoria che in modo mirabile e pur legittimo avrebbe coronato la sua inconfrontabile carriera di atleta. Ahimè: ciò non fu possibile, non era poaaibile perchè i miracoli non sono alla portata degli uomini. L'ultima segnaIdzione a sei chilometri dal traguardo lo dava a l'US" dai primi; e poi il boato della folla- annunciò che il primo gruppo era ormai in vista e che dì li a qualche attimo avremmo conosciuto il nuovo campione del mondo. Sul traguardo La volata fu cominciata 900 metri da Wagtmans, che tentò dì portare avanti in buona posizione il suo connazionale Vorting. Rispose Minardi con lo stesso scopo a favore dei suoi due compagni. A 150 metri, Vorting era uscito sulla sinistra, lanciatissimo; ma già Magni con Bevilacqua alla ruota gli si era portato alla pari. Kubler pareva chiuao dai due italiani, che lottavano; ma a 100 metri dal traguardo lo svizzero si buttò sulla destra, e partì con tanto impeto, che in poche pedalate guadagnò tanto spazio da potersi portare senza pericolo nel centro della strada — e di la continuare la volata avvantaggiando su Magni che a sua volta resisteva all'ultimo attacco di « Toni». Kubler così vinceva facilmente per più di due lunghezze; alzo le braccia; e un momento dopo le buttava al collo del suo amico Ghelfi, il costruttore della - bicicletta che l'allegro « Ferdy » portava con sè al trionfo mondiale. Cosi si è conclusa la grande giornata di Varese, che rimarrà nella « storia > di questi avvenimenti per l'affluenza davvero in proporzioni incredibili degli apettatori attorno al circuito. Neanche per Monza, nei ' lontani anni aell'anteguerra, mai avevo vieto qualcosa di uguale. La cifra già datavi di mezzo milione di spettatori non aembri un'esagerazione. Ancora alle nove e mezza di ieri sera, quasi tre ore dopo la fine della corsa, lunghe file di automobili e di biciclette e di pedoni adornavano per dieci atrade da Varese dirette alle loro residenze. Pareva la migrazione d'un popolo favoloso, che nella notte andasse verso chissà quale nuovo destino. Vittorio Varale A trenta chilometri dalla fi- Bevilacqua (a destra) negli ultimi chilometri l itd di Magni davanti a Crocltortl Inizia II furioso Inseguimento che lo porterà a raggiungere II gruppo di testa