Le strane vicende d'un bigamo in Tribunale

Le strane vicende d'un bigamo in Tribunale Le strane vicende d'un bigamo in Tribunale i e a l è l i Alessandria, 29 dicembre. Una delle più penose vicende familiari determinata dagli eventi bellici è stata portata al giudizio del tribunale di Alessandria a carico del manovale Domenico Sabino, nato a Taurianova, in provincia di Reggio Calabria, nel 1918. Egli era capitato nella primavera del 1944, come ex-soldato della Sanità, nel vicino comune di Castellazzo Bormida e qui sposava la casalinga Rina Moretti, ignara dello stato civile dello sposo, che si era proclamato celibe. Invece egli già aveva contratto matrimonio nel 1937 nel paese natale con la conterranea Giuseppina La Rosa, che abbandonava per il richiamo alle armi Voi due figli. Ripreso dalla nostalgia, il Sabino nell'estate 1945 faceva ritorno a casa ove veniva accolto fra grandi feste dalla popolazione la quale lo aveva creduto disperso in guerra. Per parecchi mesi risiedette con la Giuseppina e quando costei fu prossima a dare alla luce il suo terzo tiglio, improvvisamente lasciava Taurianova e ritornava a Castellazzo Bormida presso la Moretti la quale nel frattempo aveva dato alla luce una bambina. Senonchè la Giuseppina, impressionata dallo strano comportamento del Domenico, dopo lunghe e pazienti indagini apprendeva il suo nuovo domicilio e cosi si portava coi figli in Alessandria: nell'affollata via Trotti ella infatti scorgeva il marito a braccetto con la nuova consorte ed il penoso incontro dava luogo ad una disgustosa scenata con reciproche minacele di morte, pugni, calci e graffi sanguinosi di cui ne faceva le spese anche l'inconsapevole Moretti. Subentrava in seguito una specie di accomodamento poiché la Giuseppina La Rosa si era sistemata ln Alessandria come infermiera al Sanatorio e cosi il Domenico Sabino alternava le sue soste in Alessandria con la Giuseppina, a Castellazzo Bormida con la Rina. Il 27 dicembre 1950, da questra strana convivenza, la Giuseppina La Rosa dava alla luce il quarto tiglio, Pier Paolo, che decedeva misteriosamente il successivo 13 gennaio. Il perito d'ufficio, prof. Fittipaldi, affermava in seguito che il decesso era dovuto a denutrizione e patimenti, mentre il Domenico sospettava della legalità di quella nascita e sollecitava l'esame del sangue allo scopo di determinare la vera paternità del piccino. Demoralizzata la Giuseppina per questo sospetto tentava togliersi la vita, ma veniva salvata in tempo dai vicini di casa i quali riuscivano a liberarla dal nodo che le stringeva la gola. Ora questa coppia eccezionale è comparsa sullo stesso banco degli accusati per rispondere 11 marito di bigamia, falso ln atto pubblico, avendo dichiarato di essere celibe, e di maltrattamenti in famiglia: è stato prosciolto dai primi due reati per effetto dell'amnistia e condannato per l'ultimo a 18 mesi di reclusione, lire 80.000 per spese e danni a favore della Giuseppina La Rosa; costei, a sua volta, è stata condannata a cinquemila lire di multa per le percosse intirte alla Moretti.

Persone citate: Domenico Sabino, Fittipaldi, Moretti, Rina Moretti