E' diventato difficile di Alberto Rossi

E' diventato difficile E' diventato difficile organizzare una Mostra Molti rinvìi e una lunga polemica ■ Occhiata topografica alla grande esposizione - Centodieci sale, quattromila opere, mille e duecento artisti tra vivi e morti - Spadini, Gemito, Michetti e Gola - Le terrecotte di Canova e i suoi dipinti a olio - Gli artisti delle classi di mezzo - Notevoli sculture (Dal nostro Inviato speciale) Roma, 17 dicembre. Oggi prende finalmente il mare il gran vascello di questa sesta Quadriennale; il cui laborioso varo, che già sarebbe dovuto avvenire la scorsa primavera, traverso indugi e ritardi d'ogni genere, scossoni varii, improvvise procelle che parvero minacciare di mandare a fascio il naviglio, s'è protratto di settimana in settimana sino alle soglie dell'invino e all'estremo dell'anno, quando non era ormai più possibile procrastinare oltre. La protesta dei cinquanta Sono abbastanza note le turbolente vicende di questa polemica gestazione: per effetto delle quali la Mostra, pure assai, vasta e testimoniante del travaglio della nostra arte attuale, registra tuttavia notevolissime astensioni, sia in senso numerico che qualitativo. Fece assai chiasso, a suo tempo, la fierissima lettera firmata da cinquanta tra i maggiori artisti d'oggi, avversa ai criteri organizzativi delle mostre d'arte moderna in generale, e di questa Quadriennale in particolare: protestando pel fatto che « artisti di fama nazionale e internazionale diventano una massa manovrabile secondo criteri sui quali non hanno nessuna possibilità di intervenire», e che « nell'attuale organizzazione delle Mostre gli artisti sono asserviti a una struttura paternalistica ' e assurda anziché esserne i protagonisti ». » Vi furono risposte e controrisposte, ma gli artisti tennero duro e la maggior parte dei cinquanta — salvo una aliquota di aderenti al sindacato confederale i quali hanno poi receduto, in ossequio alle disposizioni di scuderia — si è astenuta dall'esporre. Altre astensioni si sono avute in segno di protesta per il modo con cui erano stati fatti gli inviti; (a Torino, tanto per fare un esempio, 1M111111 ( IT11111 i 111111111111111 ! M1111111111 11 M ) 111M1111 non erano stati chiamati artisti noti non da ieri, quali la Paola Levi Montalcini, il Galvano, la Daphne Maugham, abitualmente invirati alle precedenti Biennali e Quadriennali. Sicché in definitiva, tra i pittori torinesi di maggior fama, assenti Casorati, Menzio, Paulucci, Carlo Levi, il solo Spazzapan figura tra gli espositori). Nè la campagna contro la Quadriennale si è limitata alle astensioni. E' uscito proprio di questi giorni, in forma di manifesto, un < bollettino numero 1» a nome del Comitato dei Cinquanta, che ha proprio l'aria di un bollettino di guerra; e che per ora si limita a sbandierare trionfalmente i nomi dei centotrenta artisti che, su duecentosettanta invitati, non hanno mandato le loro opere; facendo, a dire il vero, un poco di ogni erba fascio. Già si sa che un pittore, invitato con quattro dipinti, ha intentato causa alla Quadriennale, appellandosi all'articolo 7 del regolamento, il quale prevede che « di regola gli artisti saranno invitati con quattro opere»: mentre poi parecchi ebbero inviti per gruppi più importanti di opere, dieci e dodici e anche più, come per certi maestri che hanno delle « personali ». E questo quel tale pittore giudica lesivo della sua dignità, e dei suoi interessi. Come si vede, l'organizzare mostre diventa un mestiere piuttosto difficile. Accennato dunque a quel che manca, vediamo ora di parlare di quel che c'è: e che non sia pooo, almeno quantitativamente, lo dimostrano le cifre. Cento e dieci sale, circa quattromila opere, divise per un totale di circa mille e duecento artisti, tra vivi e morti. Amedeo Modigliani à o o a e i o l o , i Tra vivi e morti: e questo, più ancora che le altre considerazioni di indole generale, è stato il vero punto di attrito tra artisti e organizzatori: come si desume dalla precitata lettera dei Cinquanta. Nella quale si protestava appunto vivacemente contro le progettate * retrospettive », accusate di portare via spazio e quattrini destinati invece, secondo le intenzioni dello Stato sovvenzionatore, agli artisti di oggi. Senza volere entrare qui nel merito della questione se la Quadriennale debba essere interamente riservata agli artisti viventi, Ci quali d'altronde godono già di premi distribuiti un poco da ogni parte) e se sia essa sede opportuna di « retrospettive»: e pur trovando che sarebbe stata idea molto più felice il predisporre, per questa stessa sede ma in altro momento, quella grande mostra riassuntiva dell'Ottocento Italiano, criticamente aggiornata, che molti si augurano, pure è certo che non si può rifiutare l'ammirazione a una breve sintesi della pittura del secondo Ottocento italiano come quella organizzata qui con notevole rigore di criteri da Giorgio Castelfranco, Emilio Cecchi e Lamberto Vitali; una ottantina di opere in tutto, ma tutte sceltissime e di un gusto ineccepibile, limitate al periodo più vivo di quell'arte, vale a dire al quarantennio che va dal'1850 al '90. Anche due o tre opere, per certi pittori, bastano a dare una immagine nuova e viva della loro personalità, e della loro qualità artistica. Non meno bene va detto della retrospettiva di Amedeo Modigliani curata da Enzo Carli che è in qualche sorta il clou della Mostra: quarantasette opere, compresi alcuni disegni sceltissimi, venute un poco da ogni parte del mondo: tranne che dall'Italia, dove i rarissimi collezionisti che hanno la fortuita di possedere qualche lllllllllllllilllllllliitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiit«iiiiiiiiiiiiti dipinto dell'artista livornese si sono in genere mostrati restii a prestarli. E altrettanto ancora si potrebbe dire di qualche altra sala dedicata a opere del secolo passato, o ad artisti del nostro prematuramente scomparsi. Ma converrà procedere per ordine: e anzi, per comodità del lettore, che si vuol supporre futuro visitatore, delilineare in via sommaria una sorta di schizzo topografico, che lo orienti un poco all'affacciarsi in quel mare magno. Il « Bevitore » di Martini All'ingresso, nel grande atrio, sono disposte, torno torno una dozzina di sculture di Arturo Martini, con al centro il grande ^Bevitore» in pietra grigia di Finale, lavorata a sbozzo e riccamente patinata dall'aria aperta: una delle ultime e più importanti opere di quel geniale artista, da poco scomparso. Tra i disegni, splendido quello intitolato alla «Morte dei Proci», a illustrazione dell'Odissea. Procedendo, nel salone opportunamente suddiviso, sono largamente sistemate quelle ottanta opere dell'Ottocento, di cui sopra. Dai due lati, prima che incominci la sfilata dedalica delle sale e salette dedicate agli artisti contemporanei, si incontrano quattro retrospettive: a sinistra quelle di Spadini e di Gemito, a destra quelle di Michetti e di Gola. Questa l'ossatura del piano a terreno, attorno a cui si articolano una cinquantina di sale dedicate per lo più agli « invitati»: mentre gli artisti accettati sotto giuria sono per lo più sistemati al piano di sopra, senza tuttavia divisioni assolute. Il quale piano di sopra si accentra attorno alle due sale delle opere di Modigliani, a quelle della retrospettiva di un altro toscano, Lorenzo Viani; alla sala dedicata ai bozzetti in terracotta di Antonio Canova, assai più vivi che noi: le sue opere finite, c contornati da un gruppo di suoi dipinti a olio: alla gustosa mostra della Caricatura ottocentesca, sistemata frammezzo alle opere del « bianco e nero »; alle due salette dedicate al romano Osvaldo Bigioni e al toscano Norberto Pazzini, due pittori di fine secolo e di buone doti, non abbastanza apprezzati in vita, appunto per le loro qualità poco spettacolari; a quelle di Martinez e Maugeri, recentemente scomparsi. Rimane poco spazio per accennare in via sommaria — in attesa di parlarne, con migliore agio — ai nostri contemporanei, ai quali sono •IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII PER I R comunque dedicate un centinaio di sale: e perlustrarle tutte quante, con vigile scrupolo critico, vi assicuro che non è cosa da poco. Assenti quasi totalmente i grandi « maestri », gli araldi ormai famosi anche se non del tutto indiscussi delle generazioni più anziane — e taluno che ha creduto di intervenire l'ha fatto in modo così malinconico da far quasi desiderare, per il suo miglior nome, che fosse rimasto a casa — il solo Tosi, la cui verde robustezza di ottantenne non conosce tramonti, è all'altezza dei suoi giorni minliori. Ma nulla rivela egli <U nuovo a chi abbia visitato quella recente mostra dedicatagli dal Comune di Milano, alla quale del resto figuravano parecchi dei dipinti qui presenti. Senza dubbio — venendo agli artisti delle classi di mezzo, che fanno il nerbo delle nostre forze d'oggi — l'assenza della maggior parte dei nomi più rappresentativi toglie organicità e coerenza di tono alla mostra. E se è vero, come da alcuni si sussurra, che fosse nel programma degli organizzatori una certa riduzione e svalutazione delle correnti più energicamente impegnate per un'arte a carattere moderno, o ^internazionale» come dicono i suoi avversari, è evidente che gli artisti, astenendosi, hanno fatto il loro giuoco. Certo si è che, come è venuta, la Mostra presenta un certo grigiore, con pochi stacchi: 'Spazzapan, che se non è una sorpresa per noi, potrà esserlo per il pubblico romano; Pirandello, il quale anche per noi, che pure lo abbiamo segnalato ripetutamente negli ultimi tempi, si rivela inaspettatamente con una ampiezza, una foga, una nuova veemenza di colore, da fargli fare un salto innanzi nulla stima dei conoscitori; Mufai, con quattro bellissime tele di vent'anni fa: e alcuni altri, giovani e meno giovani, di cui diremo. Fatto singolare, che la scultura sia rappresentata qui assai meglio che d'abitudine, anche quantitativamente: e se manca Marino, e Manza ha solo una sala di disegni, c'è una ventina di plasticatori, che fanno un gruppo davvero rispettabile, in cospetto di chiunque: da Messina a Fazzini, da Mastroianni reduce dai successi parigini, a Mascherini, da Signori a Greco, da Quinto Martini a Fabbri, a Gremigni, a Gerardi, a Tizzano, a Mazzotta, a Mannucci, all'anziano Prini, all'tingenuo» Sani, a Crocetti, a Bertagnin, a Rafael: quali più, quali meno, tutti bravi. Alberto Rossi IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIt AGAZZI

Luoghi citati: Comune Di Milano, Italia, Messina, Roma, Torino