Burocrazia
Burocrazia Burocrazia Come dice la canzone del povero soldato: "La pratica trasmes sa, segue la gerarchla, e... dalla fureria, passa in maggiorità,, (Dai nostro inviato speciale) Padova, 15 dicembre. Ho trovato in un paese della riva ferrarese una vec chia signora, proprietaria di un'antica e solida casa di campagna dall'aspetto di castello per le due grosse torri quadrate che la fiancheggiano, con accanto una spaziosa casa colonica, e stalle e fienile, e l'oratorio privato. La signora mi descriveva con vivacità le giornate di angoscia che aveva passato le prime settimane del mese scorso vedendo il fiume crescere e minacciare quella sua casa e le sue campagne. Tutti i suoi uomini, insieme agli altri del paese, erano sull'argine a preparar ripari con i sacchi di terra o accingendosi a costruire una « laga », quella specie di parapetto che vi ho già descritto, che si ottiene scavando su due file parallele la terra e ammucchiandola a guisa di muretto. Per conto suo la vecchia signora passava le giornate in pre- f;hiera nella chiesa ; « Ho atto anche un voto - disse perchè il buon Dio ci risparmiasse; e come vede il buon Dio mi ha esaudita ». Infatti l'acqua ruppe dalla parte opposta, si precipitò ad allagare centomila ettari di ubertose colture del Polesine, liberando di ogni ansietà la vecchia signora, e i suoi compaesani, e tutti gli abitanti della riva ferrarese. Più che per grazia del Signore, che si sarebbe mostrato singolarmente parziale nei riguardi della vecchia dama, vogliamo credere che la sponda ferrarese sia stata risparmiata perchè quell'argine fu di recente rafforzato e sopraelevato, ài che era di un buon mezzo metro più alto di quello della riva opposta? A Occhiobello mi hanno dato questa notizia con l'aria di credere che davvero mezzo metro di argine di più avrebbe impedito il disastro; ma osservando l'andamento del fiume in questo luogo, come esso pieghi quasi ad angolo retto verso Pontelagoscuro, e considerando la portata eccezionale di questa piena, si pensa che l'argine non avrebbe ugualmente resistito al formidabile tempestare e ribollire della corrente che, urtando contro la scarpata e rimbalzando indietro e riurtandovi contro e facendo forza contro le prime crepe, vi si cacciò dentro dirompente più di una carica di esplosivo, finché, un pezzo via l'altro, furori strappati via e travolti più di trecento metri di argine. Taluni, come il collega Maffio Maffii che me ne scrive, affermano che, date le condizioni del fiume già Eelisile all'altezza di Occhioelio, cioè più alto della campagna circostante per il noto fenomeno del continuo inalzarsi del fondo a cagione dei detriti depositati dalla corrente, e quel suo corso sforzato verso sud, questa rotta è stata qualcosa di diverso dalle ricorrenti catastrofi che l'hanno preceduta, e che il Maffii definisce quasi di ordinaria amministrazione. La rotta odierna sarebbe da considerarsi il risultato, finalmente vittorioso, degli sforzi secolari che ha fatto il fiume per abbandonare il letto che i magistrati veneti delle acque gli imposero affinchè andasse a sfociare il più lontano possibile dalla laguna, e buttarsi in quello che gli riesce più agevole, nel bel mezzo del Polesano, lungo la massima depressione della pianura, rappresentata pressapoco dal corso del Canal Bianco. Stando così le cose, non sarebbe meglio, propongono altri, invece di riparare la falla, di trarne partito e, partendo da questo varco, incanalare il fiume nella nuova direzione che si è scelta? Soluzione che parrebbe rispondere alla logica dei fatti naturali; ma non so se non risulterebbe troppo più costosa delle altre che sono in corso, e di quelle che si propongono per regolare il corso del fiume a monte ed il regime degli affluenti. Ma che quell'idea di lasciare andare il Po per il suo nuovo letto sia anche quella dei nostri governali ti? (Naturalmente un'idea che non comporti lavori nè per cento miliardi nè per dieci nè per uno, lasciando stare le cose come sono, affidandosi alla Divina Prov¬ videnza ed alla vis medicatrix naturai). Si potrebbe temere, a giudicare da certi fatti. Vi ho descritto l'altro giorno la mia seconda visita alla breccia di Occhiobello; e vi ho detto della mia delusione, dove mi aspettavo di vedere uh sonante cantiere e uh brulicare di uomini e un fervore di opere, di trovare soltanto una solitaria benna sull'orlo della rottura, e una dozzina di vagoncini di una decawoille; e tre o quattro autocarri, i soli che avevo visto e raggiunto per la strada venendo da Badia Polesine, sopraggiungere e disporsi lungo l'argine, e ribaltare col concorso di quattro manovali i sassi di trachite ai piedi della scarpata. Vi ho detto anche che mi aveva dato conforto il tono ottimista d'un caposquadra che avevo visto dirigere le manovre dei carri; il quale alla mia osservazione che il lavoro mi pareva lento e pigro, rispondeva che questa preparazione era necessaria, non si poteva pensare al riempimento della breccia finché non si fosse consolidato e allargato l'argine per portarvi i carri, e creato il piano per i binarii della decauville; « dopo poi, vedrà, il lavoro di chiusura della breccia andrà in fretta ». Mi piacquero quelle parole confidenti, il giovanotto
Persone citate: Maffio Maffii
Luoghi citati: Badia Polesine, Occhiobello, Padova
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