Profughi che ritornano sotto l'assillo della nostalgia di Antonio Antonucci

Profughi che ritornano sotto l'assillo della nostalgia Profughi che ritornano sotto l'assillo della nostalgia Una puntata a Bosaro che riemerge dalle acque - Gruppi di case crollati a Borsea Sull'argine di Polesella dilaniato dal tritolo - Altre sette vittime del "camion della morte;, (Dal nostro inviato apecialcj Bosaro, 8 dicembre. Dopo due giornate di pioggia, uno schietto sole di buon autunno, un autunno paternamente ottimista, ha portato a Rovigo profughi di ritorno in gran numero. Non se ne erano visti' tanti in un giorno solo. L'afflusso principale si è avuto al mattino con autocorriere e treni letteralmente zeppi. Ugualmente stracarichi di pacchi e pacchetti (valige pochissime) questi profughi si dividono in due categorie: ci sono coloro i quali in seguito ad informazioni tranquillizzanti ricevute dai propri paesi si sentono in grado di rinunciare definitivamente alla loro scomoda situazione di profughi, e ci sono gli altri che viceversa si recano ad informarsi sul posto, salvo a tornare indietro se la situazione è disperata o se si sono mossi troppo presto. La seconda categoria è la più numerosa, ma è doveroso dirle che di giorno in giorno aumenta per essa il rischio di doversi fermare a Rovigo; la questura concede i necessari permessi con un vaglio sempre più rigoroso poiché la realtà delle cose non permette ancora una simile spola pur se umanamente augurabile. Ho con me in automobile le signorine sorelle Agnese e Maria Businaro dirette verso Adria, precisamente a Bosaro, otto chilometri da Rovigo. Esse sanno di avere lasciato il resto della famiglia il 15 novembre tra l'asciutto e il bagnato, ma non ne sanno gran che di più. Rifugiate a Padova le ospitavano alcune suore. Li, mi dicono, si mangiava « pulito », cioè bene, ma poco. Dolcemente le suore hanno osservato: «Noi ci siamo abituate a mangiare cosi, sempre ». Un po' arrossendo e con identica dolcezza le due sorelle hanno detto: «Noi mai» e in seguito a siffatta incompatibilità di abitudini hanno ripreso la strada di casa con tanti ringraziamenti. Una scusa umile. In realtà le struggeva la nostalgia del paese. Bosaro è un comune sul Canal Bianco, un po' in basso un po' in alto, c'è stato un momento in cui il Canal Bianco sembrava incerto se rompere sulla destra o sulla sinistra, nel dubbio straripava dalle due parti e il Bosaro basso, che è sulla destra, ebbe la sua terribile doccia. Quando il Canale Bianco ruppe poi a sinistra era già tardi. Acqua ne era venuta già tanta che al municipio si va tuttora in barca e anche a scuola; ossia ci si andrebbe perchè tutti e due sono chiusi. Fino a ieri ci volevano stivaloni per enjrare in chiesa senza bagni intermedi. Oggi c'è strada libera, una strada appena appena infangata. Forse per ciò le campane di mezzogiorno suonano a. festa con allegria così rumorosa. Le signorine Adele e Maria Businaro trovano la loro casa un po' mutata. Al piano disotto dove era un telaio e dove in genere si lavorava un po' tutti, ruminano e borbottano sei mucche venute come ospiti da case amiche. Ci sono anche due vitelli. Il telaio è salito in cucina con un mucchio di suppellettili varie tra le quali ci si muove a stento, ma dove c'è pure tanto spazio per far sorridere tagliatelle già pronte. E indipendentemente dalle tagliatelle, a dispetto di tanto soqquadro, le sorelle sono felici. Purtroppo non tutta la situazione di Bosaro è così. Molte abitazioni hanno tuttora la acqua al ginocchio se commisurate a proporzione di uomo. Qualcuna vuota fino al pianterreno sta su a fatica. Parecchie sono crollate. Non lungi da Bosaro c'è Polesella con la sua celebre «Fossa». Vale la pena di andarla a vedere. Sessanta cassette di tritolo esplose di malavoglia hanno prodotto nell'argine sei crateri simili ad altrettante buche di un'artiglieria poderosa, ma l'argine che dovevano rompere non l'hanno rotto, l'hanno soltanto torturato. Al tritolo è andato bene un tantino più in là dove si era già prodotta una breccia naturale. Bisognerà rimettere le cose a posto, ma per il momento non ci lavora nessuno. Non si lavora neppure alla principale rottura sul Canal Bianco, proprio qui di fronte ai due lati della ferrovia Rovigo-Ferrara, dove l'acqua pare che stagni in perfetto equilibrio tra quella versata e quella dentro. Ma è for- iiiiiiiimimiiHiiiimiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiHii se presto iniziare lavori poiché quando il Canal Bianco diminuirà di livello, come dovrà avvenire da un momento all'altro, riprenderà gran parte dell'acqua alluvionata. Se Bosaro nella disgrazia ha avuto un minimo di sfortuna minore, ben diverso è il caso di tanti paesi riemersi in questi giorni. Prendiamone uno tra tanti: Borsea. Gruppi di case, come i numeri 33, 35, 37 e 39, piccole povere case che stavano già su per miracolo appoggiandosi l'una all'altra sono adesso per terra afflosciate su se stesse in un doloroso groviglio di travi, biancheria, mobili, calcinacci, come se falciate alla base. Il parroco don Giuseppe Astori teme anche lui per la sua canonica, le cui mura interne cominciano a serpeggiare di crepacci. Il campanile nuovissimo sta fieramente diritto, ma con due metri e mezzo di acque nella parte scantinata domanda il sollievo urgente di pompe. Varie correnti hanno rovesciato tutti i segni divisori di orti e cortili: muri, colonne, reti metalliche sono giù in bell'ordine rove¬ sctomfoFrgrmtaesro« isostiesrocoTunomchno51BoMte19niPunil ti 1 r 1111111 [ 1111U 11 J1 ■■ 11111111M111111 ! 1111M E1 ■ IF TIII1111111 sciate evidentemente da un urto solo. Nei campi rafflorati tra melma e terriccio sciolto si affonda sino a mezza gamba. Fragile, pallido velo verde, il grano è piegato sulle radici morte. A Borsea dei 2270 abitanti oggi vivono in cento. Di essi trentotto, quelli che restarono sempre sul posto, sono « in forza al parroco », gli altri sono in forza a se stessi. I francesi sono partiti, i triestini anche. Le popolazioni da essi soccorse con slancio generoso li ricorderanno sempre con grata affettuosa simpatia. Tutta l'Italia anche. Le acque di Frassinelle hanno restituito altre sette vittime del camion della morte, che salgono così a 51. Ecco i nomi: Munerati Irma di anni 51, Diani Odinea di 40 anni, Bonaguro Santina di anni 1, Maria Ballerini di anni 54, tutte da Fiesso; Gatti Agnese di 19 anni; Gatti Maria di 15 anni, Ferrari Lucia di anni 4, da Pincara. II Po è in fase di stanca a un metro e cinquantotto sotto il segno di guardia. Antonio Antonucci 1111M11 ■■ T111111111111EI i 1111111111 ] 11 ■ 111 ■ I r 111 ■ 1111L T111