La revisione delle tappe alpine e l'arrivo del Tour al Seystriere

La revisione delle tappe alpine e l'arrivo del Tour al Seystriere CRONACHE DELLO SPORT La revisione delle tappe alpine e l'arrivo del Tour al Seystriere Sembra destino, ma sempre il Giro di Francia sommuove in anticipo tanta curiosità, accentua tante discussioni e proposte — persino polemiche, da convincerci sempre più che per un complesso di ragioni oggi superflue qui da elencare esso occupa nel cuore delle nostre masse sportive un posto preminente e senza uguali. Una prova se n'è avuta ancora recentemente, allorché alcuni giornali pubblicarono che quasi certamente Torino sarebbe stata città di tappa del Tour 'St. La notizia non proveniva da Parigi e neppure aveva il pur minimo crisma di attendibilità; essa era unicamente l'espressione della fantasia d'una personalità sportiva della nostra città, il cui pur nobile ma inattuabile desiderio di veder il Giro di Francia a Torino. venne raccolto e propalato da troppi affrettati informatori del pubblico. Noi, per nostro conto, a conoscenza come eravamo di uomini e di fatti, non demmo alcun credito, né spazio, alla notizia. E che fossimo sulla via giusta lo confermava qualche giorno dopo la Gazzetta dello Sport. Infatti, in data 111 novembre il quotidiano milanese pubblicava l'intervista che, a riguardo di Torino tappa del Tour '52, il giorno avanti il suo corrispondente da Parigi aveva avuto col direttore del giornale organizzatore del Giro di Francia. In questa intervista, il signor Jacques Goddet smentiva recisamente la notizia di cui sopra e tutti i particolari annessi e connessi. Fra questi particolari era pure la promessa (>) che il direttore dell'Equipe avrebbe fatto al presidente dell'U.V.I. di far passare il Tour '52 da Torino. Tutto inventato. « C'est de la folie! >, concludeva il signor Goddet, dopo aver ricordato — agli Immemori ed agli incompetenti — i motivi tecnico-sportivi che sì oppongono perchè una tappa alpina del Tour possa far cavo a Torino, troppo distante dalle montagne. D'altra parte, rinunciare senz'altro alla possibilità di ospitare nella nostra terra, sia pure per una 'fugace sosta, la più importante competizione mondiale del cicl .... ..... ....... i«ino, all'animo di molti sportivi \ parve sacrificio eccessivo, tanto j più quando si pensi alla sostan siale ed insostituibile tmnortnn-.n elle la partecipazione della squadra italiana conferisce al Giro di Francia, Quasi un dovere, ancorché non consacrato da alcun accordo, quasi un dovere — a nostro modesto giudizio — era per ì colleghi dell'Equipe e del Parisien Libere quello di fare una puntata in territorio italiano e sostarvi, sì da permettere alle nostre sempre entusiaste moltitudini sportive di portarsi sul posto per acclamare, assieme ! fd^pTtXaVll S&H M£ manifestazione creata mezzo seco-\Desiro^'Y/T^Mr*! m,™ta Ta-ione eh? di, auZale Mlónne /«Isfosso qiomo V, novembre fu fero- ciata la proposta di stabilire a S« istriere il punto terminale dell'e Ircntualc tappa italiana del Tour Ne dicemmo anche le ragioni: e poi ritenendo esaurito il nostro I compito non ci occupammo più dilla cosa. Se la nostra proposta pensammo — arra qualcosa rfi'buono, ci sarà qualcuno che la rac- ieoolierà; diversamente, come non detto. La proposta aveva, sì, la sua ragion d'essere, tant'è vero che, immediatamente ed esclusivamente attraverso la pubblicazione del no- i sfro giornale, i due enti maggior- j mente interessati si trovarono d'ac-l cordo nel considerarne l'attuabi- ; lità. Questo è un dato di fatto.. sulla fondatezza del quale sono d'accordo tanto i promotori della 1 'ròsa "m'essa"a puntò il ìciirafive di corsa che i rappresentanti autorizzati della località piemontese. Ma perchè il desiderio degli uni avesse modo di incontrarsi col desiderio degli altri, si trovò che il miglior tramite fosse il rappresentante a Parigi dell'Unione velocipedistica italiana. Fu allora che il signor Ajassa s'incaricò di saggiare il terreno presso i dirigenti del Sestriere allo scopo di stabilire un primo contatto fra gli interessati; liberi costoro, in seguito, di intendersi direttamente per tutte le necessità — e sono molte, complesse e costose — connesse a un arrivo di tappa del Tour. Anziché andare diritto verso lo scopo, l'intermediario Ajassa sceglieva, a sua volta, un altro intermediario per prendere contatto con i rappresentanti del Sestriere. A questo punto ha inizio la ridda non diciamo di informazioni, ma nuovamente di fantasie, di invenzioni e, peggio, di indiscrezioni — tali che sicuramente l'egregio rappresentante dell'U.V.I. a Parigi non avrebbe mai pensato di provocare colla lettera confidenziale al suo amico torinese. Tanto che ieri s'è potuto '<ygere pretese anticipazioni suIik probabilità di Sestriere tappa del Tour — con ciò riprendendo null'altro che quanto il nostro giornale aveva già pubblicato otto giorni avanti; allorché proprio nel frattempo sono insorti fatti nuovi per i quali gli organizzatori dovranno rimaneggiare il loro programma delle tappe alpine, fino a rinunciare, forse, alla progettata tappa in Italia. Nelle succitate pubblicazioni era anche fatta parola del contributo finanziario richiesto dai promotori per sopperire alle spese della carovana, specificandolo in una cifra — pari a sei milioni circa delle nostre lire — che, forse, il signor Ajassa si era sentito richiedere, ma sulla quale, di sicuro, egli avrà voluto richiamare il suo corrispondente torinese al più stretto riserbo. Non può passare senza una dove- volere far credere che già l'anno scorso in un colloquio a Parigi fra iscursu in mi iuiiu(/iiiu u \ Jacqucs Qoddct, il comm. Berto j ;j„0 c „,, giornalista torinese (non chi scrive queste righe/, si siano gettate le premesse della tappa a Sestriere del Tour '52. Tanto è vero che, all'in fuori dell'autorevole collega parigino, gli altri due partecipanti al colloquio erano i più ostinati fautori della, purtroppo, mancata tappa a Torino! V. V.

Persone citate: Ajassa, Berto, Desiro, Jacques Goddet