Trent'anni di reclusione chiesti dalla Pubblica Accusa
Trent'anni di reclusione chiesti dalla Pubblica Accusa IL PROCESSO DELLA PISTOLA SILENZIOSA Trent'anni di reclusione chiesti dalla Pubblica Accusa (Dal nostro inviato speciale) Savona, 19 novembre. Quache mese prima dell'uccisione del commissario di P. S. Salemi, cioè il 27 luglio 1946, la posta recapitava al commissario, aggiunto dott. Alberto Farina una busta raccomandata che conteneva queste tparole: « Il Vostro atteggiamento contro Alvaro è schifoso»; il biglietto era firmato « I giustizieri inesorabili ». Questa lettera metteva a fuoco il comandante della famigerata « Volante Rossa » di Mila no e forse indicava anche per Savona un fantomatico tenente Alvaro. Era in sostanza una delle tante missive minatorie inviate anche al questore dott Monarca il quale in quell'anno attendeva appunto di essere messo in pensione d'ufficio e perciò chiese un congedo per motivi di salute. Raggiunto dai limiti di età non si fece più vedere a Savona. Il dott. Farina, citato per og gl come teste, non è comparso Notizie telegrafiche da fonti diverse lo hanno dato fuori di Firenze per una gita e ammalato in casa. Si è finito col risolvere questo caso di ubiquità rinunciando al teste. Si è poi udito il dott. Fabiani, pure commissario di P. S. di Savona, citato dalla difesa. Egli ha deposto che erano in corso indagini circa l'attività del Del Vento, denunciato per truffe. Costui accennò con particolari romanzeschi un tentativo di furto da lui compiuto nello stabilimento « Uva » di Savona, su mandato di ignoti, ma risultò che tutto era una invenzione. Il presidente chiede al teste: «In quel tempo c'erano degli ex partigiani negli uffici della questura? — : '1, taluni rimasero In servizio, altri si dimisero o furono licenziati. — Sa che il Salemi fosse sta¬ to incaricato di indagare sui precedenti politici e morali di taluni addetti alla questura di Savona? — Ne sentii parlare. Ha deposto quindi l'ex-questore di Savona dott. Monarca che ha raccontato nulla di rilevante e di nuovo circa l'uccisione del commissario Salemi perchè in quel periodo era già in congedo. Pres. — Nella questura di quel tempo c'erano funzionari e agenti non provenienti dalla polizia? — Purtroppo — ha risposto l'ex-funzionarlo. — E tra costoro c'erano al cunl già chiamati come correi dell'imputato Del Vento? Il presidente a questo proposito ricorda al teste alcuni nomi, come 11 Valentini 11 quale insieme a tale denominato Tigre, avrebbe proposto al Del Vento, secondo la confessione di costui, di uccidere il Salemi perchè a conoscenza di molte cose. Poiché i colloqui sarebbero avvenuti all'ospedale dove era ricoverato il Del Vento, e una mattina fu trovato morto in una corsia il capitano Lorenza per un colpo di pistola silenziosa, affiorò il sospetto che all'odierno imputato fosse da addebitarsi anche un terzo omicidio, ma poi non se ne fece niente. Il presidente fa pure 1 nomi di Massa, Bisio, Rosolino, Facchini e Genesio. Il teste risponde che Massa e Bisio erano agenti investigativi e che il vice commissario Valentini e il Massa erano addetti all'ufficio di P. S. del tribunale per indagini relative ai fatti avvenuti. Poi sopravvenne la sconcertante girandola delle imputazioni e delle denunce e quindi quella delle ritrattazioni. Contro alcuni di questi individui si procedette, ma furono assolti in istruttoria per insufficenza di, prove, di altri l'autorità giudi ziaria non si occupò. — Insomma — conclude 11 presidente — c'erano interfe renze di estranei nella questura? — Che ci fossero — osserva l'ex-questore — lo non lo sapevo, almeno non mi risultava. Per la famiglia ' Salemi ha parlato con commossa eloquenza l'avv. Vuoli 11 quale ha definito il processo della pistola silenziosa il processo del silenzio e della paura di una intera popolazione su cui, quest'arma inglese paracadutata insieme ad altre, gravò per due anni come la leggendaria spada di Damocle. Un'acuta e severa disamina, delle risultanze processuali ha fatto il P.M. basandosi soprattutto sulle spontanee pie ne confessioni dell'imputato, ripetute per due anni di seguito, precise anche circa 1 minimi particolari dei due delitti compiuti. Che cosa poteva spingerlo a quelle reiterate confessioni su propria richiesta? — si è chiesto l'oratore della legge. Sentendosi gravemente ammalato e credendosi prossimo alla fine, confessò di sua iniziativa. Poi quando si senti meglio e tornò a fiorire la speranza di vivere ritrattò tutto e per difendersi architettò un assurdo castello di mistificazioni affermando che si era addossato le colpe per salvare del compagni di idee. Tenuto conto di una perizia giudiziaria che dichiara il Del Vento affetto da uno stato di grave tosslemia tubercolare che sta distruggendo la sua compagine psichica e ne ha ottenebrato la mente In misura notevole, il rappresentante della legge ha chiesto una condanna a 80 anni di reclusione. L'imputato ha ascoltato la grave* richiesta con Indifferenza. e. m.
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