«Il tribuno»

«Il tribuno» Teatro-Cinema-Mostre «Il tribuno» di Bourget al Carignano Ruggero Ruggerl ha ripreso questa commedia di Bourget, < Il tribuno », che non si può dire sia Invecchiata perchè a suo tempo già nacque vecchia, perchè non v'è nulla di veramente vitale che possa propagarne il senso, gli spiriti, un'Intima fertilità. Rettorlca di quegli che fu il romanziere delle duchesse; teatro a tesi, come si diceva al principio del secolo, e nel quale sempre campeggiava un personaggio rappresentativo e astratto, vuoto di sostanza umana quanto ricco di idee fittizie, di pretesti e di contrasti arbitrari o di falsissimi esibizionismi. Ma tali personaggi avevano almeno questo di buono, scenicamente parlando: di offrirsi come un canovaccio o un manichino o uno spunto al grandi attori. Cosi vacui e flosci, 1 maestri della scena li riempivano del loro estro, della loro pittoresca energia, di 1 una insospettata realtà. E cosi fece lersera Ruggeri (e cosi già aveva fatto varie decine di anni or sono presentando c II tribuno » al pubblico). Qual meraviglia di rappresentazione! Quale insuperata potenza! Ad ascoltare un attore slmile si ha ormai davvero il aenso della perfezione. Ruggeri ha composto 11 suo personaggio con un disegno tutto essenziale, con una pienezza di chiaroscuro, una modellatura, una plasticità, nello quali non sapevi se più ammirare l'Impeto geniale e creativo, o la rifinitura miracolosamente precisa. Mai una incertezza, un tocco labile, o superfluo, o vago; ogni parola, ogni gesto erano raccolti Intorno all'intimità della figura con la composta tensione di un'arte che urgeva dal profondo. Tesa la recitazione, pur limpida facile fresca, tesa fin dal primo atto, discorsivo ed episodico, verso un dramma imminente, verso l'urto rivelatore. Ruggeri parlava severo e tranquillo, sereno e piano, eppure già un'insplegablle commozione vi stringeva alla gola. Era un addensarsi di tratti, di Intonazioni, di presentimenti, che trasfiguravano la scena, che accentravano sul grande attore un'attesa quasi dolorosa. E al secondo atto — quello della tradizionalissima « scena madre » — ecco, egli apparve di una mi sura, diciamo di una grandezza nuova dopo tanti anni di palco scenico; aitante, fortissimo, pau roso, nel pigilo estremamente ve rlsttco, quasi banale, ed estro mamente tragico. Il suo fraseggio si faceva di scena in scena più netto, più robusto e tagliente, più spoglio e nitido, la sua iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin maschera più travagliata e aggressiva. La gala non fiatava. Seguiva 11 dramma di quel povero « titano » borghese con il palpito della sofferenza. E quando una parola del Aglio svela d'un tratto a lui, all'implacabile tribuno, quel suo amore di padre che proprio un istante prima egli aveva ripudiato, e l'amore lo atterra, lo soffoca, gli fa crollare intorno tutto il suo mondo, allora, mentre s'avanzava alla ribal ta disfatto nel volto, Invecchiato di dieci, di vent'anni Improvvisamente, e si appoggiava ad uno scrittolo, colla faccia al pubblico, in un sussulto lieve e atroce lasciando scorrere lacrime di fuoco, allora tutto il pubblico, stretto da un'angoscia, da una commo zione ineffabile, non appena chiuso 11 velario scrosciò In un'ovazione stupenda, interminabile, che risolse, come avviene in teatro, quell'insostenibile pianto nel fragore degli applausi. Vadano, vadano 1 giovani ad ascoltare questo attore magnifico e caro; impareranno che cos'è 11 vero teatro. t. b.

Persone citate: Bourget, Carignano Ruggero, Ruggeri