Uccide a colpi di rivoltella la moglie ed un pover'uomo che cercava di difenderla

Uccide a colpi di rivoltella la moglie ed un pover'uomo che cercava di difenderla UN DRAMMA DELLA GELOSIA E DELLA PAZZIA NELLO STUDIO DI UN AVVOCATO Uccide a colpi di rivoltella la moglie ed un pover'uomo che cercava di difenderla L'assassino fugge per le vie della città - Si sofferma a narrare il delitto ed a mostrare l'arma • Cerca l'amica della moglie e la figliastra per sopprimerle - Si rifugia infine in casa del fratello dove viene arrestato E' stato un accesso di squilibrio mentale o soltanto un morboamore esasperato dalla gelosia, che ha spinto il 31enne Walter Biotto ad uccidere? L'individuo che ieri, poco prima di mezzogiorno ha freddato con sei colpi di rivoltella la propria moglie, Liliana Mincuzzi, di 36 anni e il 56enne Amleto Ghelfi (un povero uomo che aveva tentato di interporsi tra 1 due per evitare la tragedia), si presenta tuttora come un enigma. Molti Indizi ci presentano Walter Biotto come un beone; un violento che troppe volte aveva minacciato di compiere spaventosi sterminil; altri indizi invece, e con essi la sua stessa confessione, starebbero a dimostrare che lo sventurato è stato vittima, in un certo senso, di un « complesso » psichico da vagliarsi soltanto con una perizia medica. Vedremo tuttavia di tratteggiare la figura dell'omicida attraverso la narrazione dei fatti. Nato 31 anni fa a S. Giustina Bellunese egli è cresciuto con 11 primo marito della Mincuzzi, certo Bellus, suo compaesano, deceduto nel 1948 per tubercolosi. Gli amori tra Walter Biotto e quella che era destinata ad essere la sua vitti¬ ma risalgono però ad un periodo precedente 11 matrimonio, celebrato soltanto il 25 aprile del 1948 e quindi nello stesso anno della morte del Bellus. Nell'alloggetto al quarto plano di via Mazzini 39 la Mincuzzi, secondo quanto riferiscono gli stessi vicini di casa, riceveva spesso il Biotto mentre il marito si trovava in sanatorio. Un giorno, anzi, i due furono sorpresi dal tradito e ne segui una disgustosa scenata. . Morto il Bellus, come si è detto, la Mincuzzi sposò, dunque, il Biotto e continuò ad abitare nello stesso alloggio di via Mazzini n. 39 Insieme alla sua figliola di primo letto: Livia, che attualmente ha 8 anni. L'unione, sempre secondo quanto affermano i vicini di casa, fu dapprima felice. Il Biotto era Innamoratissimo e la donna sembrava corrisponderlo; poi, quasi d'un tratto, i sentimenti di costei mutarono: Il suo contegno divenne dapprima freddo, quindi addirittura sprezzante. Essa amava l'eleganza, la vita brillante, vita che i modesti guadagni del marito, occupato ultimamente come sorvegliante presso il R.A.C.I. di via Carlo Alberto, non potevano certo consentirle. Più di una volta essa respinse la busta paga portata a casa del marito affermando che si trattava di una miseria e piuttosto frequentemente usciva di casa senza dare spiegazioni. Questa, è la versione fornita dagli amici del Biotto; altre persone invece asseriscono che l'uomo era dedito al bere, che era un violento, accecato dalla gelosia. Probabilmente la colpa dell'infelicità coniugale va imputata ad entrambi. Resta assodato, comunque, che da un anno a que sta parte le scenate si sussegui vano con un crescendo pauroso sino a giungere alla scenata finale di sabato notte che è senz'altro da considerarsi il prologo della tragedia. Erano le 23.30 quando 1 vicini di casa vennero svegliati da strepiti ed invocazioni d'aiuto. Uscirono sulle scale e videro la Mincuzzi correre giù in vestaglia gridando terrorizzata: « Aiuto, mi vuole uccidere ». Il Biotto nella colluttazione che aveva preceduto questa fuga aveva infranto con una spallata la porta a vetri d'ingresso e pare avesse brandito un'accetta con intenzioni delittuose. Dietro l'Intervento di alcuni inquilini i due tuttavia si acquetarono, ma il mattino seguente, e cioè la domenica, la Mincuzzi usciva nuovamente di casa portando con sè la sua piccina per rifugiarsi presso un'amica, la signora Matilde Castellani che abita in via Sacchi 2. « Non voglio più restare con quel bruto — essa dichiarava — è capace di qualsiasi gesto. Nella stessa mattinata di domenica la Mincuzzi si recava prima 11 ■ 111111111114111 r < 11111 [ 1111111111 r 11111111111 e 111 r 1111 > i ■ all'ospedale San Giovanni per farsi medicare una distorsione alla mano sinistra (riportata nella lite della sera precedente) poi al commissariato Castello per esporre l'accaduto e chiedere un Intervento contro 11 marito che l'aveva malmenata. A sera, naturalmente, non ritornava in via Mazzini. Di qui l'esasperazione del Biotto, il cui animo già era tormentato dalla gelosia. SI è accertato ch'egli trascorse parecchie ore della domenica in un'osteria d: corso Vercelli 148 (nella stessa casa dove abita II fratello Elio e dove ieri è stato arrestato) trincando quasi un litro di vermouth ed esternando orrendi propositi di vendetta. Nessuno però gli dava credito: lo si credeva un esaltato, si pensava che egli ragionasse cosi sotto gli effetti dell'alcool. Nella giornata di lunedi egli continuava a vagare da un'osteria all'altra, mentre la moglie, stabilitasi in casa dell'amica, si presentava al mattino, alle ore 8, regolarmente, presso lo studio dell'avvocato Tulio Gaita in via Garibaldi 20 dov'era impiegata da alcuni anni. A sera il Biotto ancora ed lavano attendeva il suo ritorno a casa. Probabilmente nella notte egli maturava 11 folle progetto. I vicini di casa ieri mattina lo scorgevano scendere le scale, verso le ore 8. Dove 11 per 11 si sia recato non è stato stabilito: tuttavia si presume che lo sciagurato abbia compiuto un ennesimo giro di osterie: e il vino non poteva far altro che offuscargli sempre più il cervello già sconvolto. Verso le ore 9 circa, si recava dall'armatolo Battagliottl di via Milano ed acquistava una rivoltella Beretta, calibro 6,35. « Mi dia due caricatori — precisava — ho bisogno di un po' di scorta ». Quindi vagava ancora per la città, con altre probabili soste in bottiglierie. Soltanto alle 11.30 giungeva in via Garibaldi 20, nello studio dell'avvocato Gaita. La porta, come è consuetudine di tutti gli studi legali, era aperta. L'avvocato era uscito e nell'ufficio, dietro ad una scrivania, si trovava la Mincuzzi. I due erano soli, nessuno poteva intervenire. Ed ecco che. a quésto punto si inserisce una circostanza che ac- cresce la tensione e la drammaticità disperata della scena Mentre 1 due stanno animatamente discutendo e la donna terrorizzata retrocede contro il muro, squilla il campanello del telefono. Per la Mincuzzi potrebbe essere la salvezza. La donna si avvicina al telefono, mentre il Biotto resta interdetto con la pistola spianata. Ne stacca il ricci itore. Dall'altra parte del filo parla il rag. Clivio Grlsolia, titolare di un negozio di apparecchi radio di via Garibaldi e cliente dell'avvocato Gaita. — Aiuto! — urla la Mincuzzi — c'è qui mio marito, Impugna una rivoltella e mi vuole uccidere! Mi aluti! Gli parli lei! Cerchi di farlo ragionare! Il rag. Grlsolia, naturalmente esterrefatto, attende ell'apparecchio un istante, sino a che gli risponde la voce rauca di un uomo: — SI, è vero, sono suo marito e sto per uccìde» la. — Per carità — replica il Grisolia — si calmi Ma la sua frase viene Interrotta da un secco colpo. L'uomo dall'altro capo del filo ha riattaccato il ricevitore. Il Grlsolia non sa che fare e dopo un istante d'indecisione telefona alla polizia per segnalare l'accaduto. Ma ormai è questione di secondi e la tragedia sta rotolando inesorabilmente verso l'epilogo. E il destino, il crudele destino, vuole aggiungere del sangue al sangue e offrire alla furia del Biotto una nuova vittima. L'energumeno stringe ormai da vicino sua moglie, sta già per premere 11 grilletto quando si apre la porta dello studio ed entra un uomo: alto, magro, poveramente vestito. E' l'ex-cameriere Amleto Ghelfi, di 56 anni, da Crevalcuore, disoccupato da parecchio tempo, che al presenta all'avvocato Gaita con una lettera di raccomandazione di monsignor Barale, segretario dell'Arcivescovo, per ottenere un aiuto. L'infelice arriva nello studio con la speranza di ritirare una piccola somma In denaro che gli è stala promessa. Come rinchiude la porta alle sue spalle, scorge la scena spaventosa. Senza esitazione, spinto da un generoso impulso, si getta fra i due, cerca di salvare la donna. Troppo tardi. La follia del Biotto ormai è esplosa, non risparmia nessuno. Per ben sei volte consecutive egli preme il grilletto. Due proiettili s'incastrano nel muro, ma le altre pallottole colpiscono la moglie due volte al petto e al braccio e freddano il Ghelfi, che ha il cuore trapassato. L'orfana ancora ignara della tragedia pfmtus II Biotto, la moglie e la figliastra