"Fu la Amiotti che uccise il marito" di Ercole Moggi

"Fu la Amiotti che uccise il marito" JLA TESI !*EJ>L,A P. C. Ali gRÓCESSO I>I VERCELLI "Fu la Amiotti che uccise il marito" Una sfrenata gelosia armò la sua mano - Critica alla tesi del perito • Si chiede una condanna per omicidio aggravato - L'imputata lascia l'aula all'inizio delle arringhe (Dal nostro inviato speciale) Vercelli, 15 ottobre. In apertura di udienza stamane, un altro tentativo a scopo di chiarimento è stato fatto dal Presidente verso Giuseppina Amiotti. Le ha chiesto: — Arrivando, quel giorno del fatto, in negozio, dove posò la borsetta che teneva sotto il braccio e che conteneva la rivoltella? L'imputata risponde con calma: — La posai sul banco delle vendite. Presidente — E come si apriva ? Imputata — Come una comune borsetta a cerniera. Presidi. — Quando estrasse l'arma? Imputata — Non so come avvenne, signor Presidente. L'ho già detto. La difesa vuole si dia atto che il Buscaglla emise, qualche giorno prima della sua morte, quattro assegni a vuoto di cui due solo tre giorni prima. Avv. Gillio — Vuol dire che non pensava a suicidarsi Il Presidente ha dato quindi la parola all'avv. Germano del Foro di Vercelli che rappresenta la parte civile insieme all'avv. Gillio e all'avvocato Quaglia di Torino. Una donna esasperata — Io vi chiederò giustizia soltanto — ha esordito l'oratore. — E non qualificherò la imputata una delinquente, ma una donna esasperata, sfrenata in una gelosia fra l'amore e l'odio, inopportunamente istigata per non dir peggio da chi avrebbe dovuto invece calmarla, e non eccitarla nella sua avversione al marito. Vd sembra, o signori della Corte, anzitutto che questi il 18 agosto pensasse a suicidarsi? Tutti l'hanno visto tranquillo, e ne avete la prova nella serenità con cui attendeva alle consuete incombenze. Alle ore 14 era già in negozio a scrivere una lettera a macchina cioè una certa ordinazione di giacche a una ditta di fuori, lettera che egli stesso andò a imbucare alla posta. Quindi si recò dal suo meccanico perchè gli riparasse l'automobile di cui aveva bisogno in giornata. E' anzi in questa occasione che ordinò al meccanico di acquistargli due nuovi copertoni. Non era questo di contegno di un uomo che si preparava ad un viaggio senza ritorno. A questo punto l'imputata, rossa In viso, piangente, si alza di scatto, e abbandona la gabbia per non ascoltare questa prima voce di accusa. Si ritira perciò in camera dd sicurezza dove rimarrà anche nel pomeriggio. L'avvocato ricorda ai giùdici che dopo soltanto due ore dalla tragedia del marito, l'A miotti fece mostra di una freddezza eccezionale. Nessuno in quelle prime ore la sospettava uxoricida, nessuno l'aveva accusata ancora, neppure interrogata; ed ella inve ce si è preoccupata immediatamente del possesso della rivoltella che si era fatta resti tuire, come è noto, dal cugi no che l'aveva ricaricata di tutti i suoi proiettili, compreso quello in canna. Avvenuto il dramma gli faceva raccomandare di tacere il particolare della rivoltella consegnata e ritirata. « E' una donna astuta — esclama l'oratore — che ha la padronanza dei suoi nervi, quando ciò le torna utile. Due ore dopo, come più tardi, essa manterrà quella sua calma senza nemmeno un accenno di piangere o di disperarsi. Ci mostrerà solo questo pianto in Corte d'Assise e nel sopraluo go di Varallo ». Ma non solo dell'arma si preoccupò subito l'Amiotti, secondo sempre la Parte Civile ma anche di far scomparire alcune tracce come il sangue di cui aveva macchiato la camicetta e la sottana. Poco o molto, comunque era una circostanza interessante sia per l'accusa che per la difesa. Non avevano ancora avuto luogo i funerali che questi indumenti erano stati già lavati e stira ti. Questo affrettato lavaggio sarà però per lei un'accusa di più della Parte Civile. Contro la prima moglie L'imputata, secondo l'oratore, è una donna di alta intel ligenza, soprattutto scaltra e il perito ha creduto alla versione, data da lei. Ma poteva essere credibile? Si può supporre un suicidio nelle condizioni in cui il dramma si svolse e con quei precedenti? La pistola, ha affermato il prof. Formaggio, è caduta dalle mani del Buscaglia perchè è saltato fuori nella caduta il mollone e la ghiera dell'arma. Il perito ha fatto in aula un esperimento: alla terza volta della caduta della rivoltella la ghiera è saltata via, ma soltanto a due palmi dall'arma. E la ghiera è stata trovata in uno scadale delle stoffe, all'altezza di metri due e ottanta e dietro una pila di asciugatoi. Perciò l'avvocato afferma che l'arma fu posta dopo il delitto vicino al morto, presso la pozza di sangue, per far credere che gli era caduta di mano. Ma la ghiera ha distrutto questo trucco. Tutto l'assunto del perito giudiziario si basa, secondo l'oratore, sulla mendace versione dell'imputata. Il perito vi ha creduto troppo ciecamente. Pochi giorn: prima tra i coniugi c'era stata una burrasca. Pare che alla mattina del 18 agosto la burrasca si fosse calmata: il sonno porta consiglio. E Buscaglia era rimasto in letto fino a mezzogiorno. Però il padre dell'Annotti noleggiava quella mattina una automobile a Varallo e si faceva condurre a Saliceto a gettare legna sul fuoco. «Tuo marito è stato assente dal negozio tutta la mattinata, avvertì il padre della Giuseppina, e ha scritto una lettera alla signora di Vigevano, la quale è partita; ma lui devi aspettare una telefonata alle ore 15. Ha fatto anche approntare la sua automobile». Padre e madre hanno insomma sovreccitato il cervello della figlia. Questa Iabpsfpireslcdzadupslmavsapsaggmdcbcmsdnpmvdpp è a a a e l a Immantinentemente è discesa a Varallo sulla stessa automobile adoperata dai genitori; ma prima è andata a ritirare la pistola dal cugino dopo averla fatta ricaricare con tutti i proiettili. « Pensate con quali intenzioni — esclama l'oratore — essa arrivò al negozio! ». L'avvocato Germano dopo essersi intrattenuto a lungo sulle risultanze di causa e sulle testimonianze, soprattutto, che annullano il castello della difesa, ha chiesto una sentenza di condanna per omicidio aggravato, oltre le spese e i danni con una provvisionale di un milione da liquidarsi in separata sede. Alle ore 15,30 ha iniziato la sua arringa di Parte Civile l'avvocato Gillio di Torino premettendo che non si rivolgeva al cuore dei giudici come avviene di solito in processi passionali, ma al loro intelletto e alla logica. Quella di Giuseppina Amiotti è stata una esistenza di fiele e di fiori. Sposò a diciassette anni Aldo Buscaglia che era vedovo con un figlio. Nei primi anni di matrimonio scriveva: «Io sono la donna più invidiata e più felice di varallo ». Ma la gelosia ben presto la ròse, e la rese cieca e cattiva. Leggete il memoriale che l'imputata ha scritto dopo i primi dieci mesi di detenzione nel silenzio e nella calma della sua cella; la prima moglie del Buscaglia, morta cinque o sei anni prima coperta di ludibrio, senza una necessità alcuna. Non aveva infatti la necessità di difendersi dai cinque colpi di rivoltella contro il marito, disseppellendo il cadavere della sua prima moglie, che era poi la mamma del figlioletto che l'Amiotti avrebbe dovuto amare come un figlio. Quell'uomo aveva delle debolezze: gli piacevano le donne, ma erano relazioncelle — l'ha detto la stessa Amiotti — passeggere: insomma capricci senza importanza. Quell'uomo vituperato aveva pure una calma singolare: subiva Je intemperanze ossessionanti della moglie e persino gli schiaffi del suocero. Non ha mai avuto uno scatto, una ribellione: soltanto una volta, confidandosi con un amico che lo riferi poi all'udienza, esclamò: « Avrei dovuto gettarmi dal ponte nelle acque del fiume ». Ma a chi alludeva? A colei che ha sempre agito sotto una forsennata gelosia, rendendogli pesante e amara la vita. Il giorno fatale Venendo al giorno fatale, l'oratore prosegue: « Ci ha detto che qualche tempo pri ma aveva scritto una lettera a quella tale signora di Vige vano che era in pensione presso la madre stessa dell'Annotti. Sciocchezze. Se ci fosse stata tra i due una relazione, la signora non avrebbe lascia to la lettera sul tavolo della pensione e non sarebbe andata poi, l'epistola, in possesso della madre dell'Arnioni. E da parte della madre o del padre non si viene mai a dire a una figlia sovreccitata, gelosa, irri tabile: «Tuo marito ti tradisce! ». Agire come hanno agito i genitori Amiotti vuol dire suggestionare la figlia, accen derla, spingerla a conseguenze incalcolabili. Per intercettare una telefonata di donna, che non è poi mai avvenuta, padre e madre salgono a Saliceto a prendere la figlia per condurla al negozio del marito. Lungo la strada si incita l'autista ad accelerare la velocità si ha insomma fretta, si è in ansia, si ha la febbre. « Ma perchè, esclama l'avvocato Gillio, sei partita, o Giuseppina Amiotti, con la rivoltella nella borsetta? Perchè l'hai fatta caricare, tu che dici di averla sottratta a tuo marito nel timore che si suicidasse? Perchè, appena entrata nel negozio, davanti a lui che scriveva a macchina una lettera commerciale, hai tirato fuori l'arma? Perchè hai lasciato fuori tuo padre che in quanto a mezzi spicci era già qualificato? Perchè tua madre ti ha attesa' andando avanti e indietro dinanzi alle vetrine del negozio? ». L'oratore, ascoltatissimo da un uditorio imponente ed eccezionale, ha discusso in profondità la perizia Formaggio rilevando che egli esaminò il cadavere venti giorni dopo la sepoltura, quando il disfacimento putrerattivo rendeva arduo ogni rilievo e ha confrontato per contro il giudizio del professore con quello, discorde, dei due medici condotti di Varallo che avevano potuto esaminare il cadavere poche ore dopo la morte Giuseppina Amiotti ha mentito — afferma sempre l'avvocato Gillio — quando nel suo interrogatorio ha raccontato che il marito la afferrò per le spalle e poi per i polsi. L'uomo aveva già avuto la mano destra, alzata a schermo, trapassata da un proiettile; doveva perdere mol to sangue e l'Amiotti afferma che la camicetta riportò due macchioline soltanto di sangue. Buscaglia non l'ha disarmata, non tentò nemmeno di farlo perchè non ne eb be il tempo tanto gli spari furono rapidi e successivi. Nes suna causa poteva spingere l'uomo al suicidio; una causa le invece l'ebbe l'Amiotti per il suo temperamento. Era una donna incandescente cui basto il deplorevole accenno dei genitori sulla infedeltà del genero per scatenarla contro di lui. Rivolto alla difesa l'avvocato Gillio così conclude: c Siete proprio sicuri che in quel giorno Aldo Buscaglia dovesse andare a Vigevano? Ebbene, sia come volete voi ^,„^„v, ™* '™r.«àT ma 1 uomo.chesta per arida- re ad un convegno con la don na amata non si uccìde. La vita gli sorride, la speranza lo anima. E' Giuseppina Amiotti, signori della Corte, che ha soppresso il padre della sua creatura ». Alle due udienze di oggi ha assistito una grande folla che ha riempito in modo inverosimile la grande aula dell'udienza. Altra folla morbosa si è addensata nei corridoi e nel- le sale antistanti, rumoreggiando e ha fatto impeto alle porte di accesso che erano state chiuse, sicché l'udienza fu sospesa due volte, per qualche minuto, finché i carabinieri hanno fatto sgomberare le adiacenze della Corte. Probabilmente domani pronuncerà la sua requisitoria il Pubblico Ministero. Ercole Moggi