Il concitato diverbio dei coniugi che si concluse col dramma cruento di Ercole Moggi

Il concitato diverbio dei coniugi che si concluse col dramma cruento SE'Mi,ATA RI TESTI AL PROCESSO RI VERCELLI Il concitato diverbio dei coniugi che si concluse col dramma cruento La mattina fatale nel racconto della commessa sedicenne - Le ferite sulla salma e le perizie dei medici Il cugino che ebbe in consegna la rivoltella - Curiosità della folla per l'avvenente signora di Vigevano (Dal nostro inviato speciale) Vercelli, 9 ottobre. In apertura di udienza è etata richiamata nell' emiciclo la Giuseppina Amiotti per dare maggiori chiarimenti circa la posizione sua e quella del marito nel negozio ai momento del loro vivace scambio di parole che si tramutò poi in dramma. Sul tavolo della Corte il Presidente ha posto una planimetria del negozio. Anche questo grafico non dirada le ombre del delitto e quindi la difesa accenna all'opportunità di un sopraluogo a varallo. Se ne riparlerà in una delle prossime udienze. Dilemma insoluto Ma Intanto il dilemma suicidio o omicidio resta, e stamane non sono valse a diradarlo neppure le deposizioni dei dottori Pavetto e Delsignore di Varallo. Il primo visitò il cadavere mentre era ancora vestito dei suoi panni, l'altro lo visitò denudato nella camera mortuaria. Il primo medico riscontrò una leggera ferita alla mano destra e quella mortale alla tempia. Il dottor Delsignore potè identificare la terza ferita ascellare perchè il cadavere, come s'è detto, venne spogliato del suoi panni. Quale direzione ebbe questo secondo proiettile non mortale? Se la ferita alla tempia se la inferse il Buscaglia stesso, come afferma il perito prof. Formaggio, chi gli inferse le altre due? I due testi medici hanno descritto la natura delle ferite. Quella alla tempia fu provocata da un proiettile sparato a distanza ravvicinata. Non ci fu fuoruscita di materia cerebrale. Il dott. Pavetto afferma che non ci fu bruciatura, e perciò ritiene che la pistola non sia stata appoggiata alla tempia perchè ei e trovata invece una materia nerastra all'orlo delle ferite. Presidente — Di che cosa era composta quella materia? Dott. Pavetto — Di tessuti e di residui di polvere da sparo. Il dott. Delsignore ha prese'a poco confermato quanto ha esposto il collega Pavetto, con qualche divario però. Ad esempio, il Pavetto ha sostenuto che la ferita all'ascella era circondata da bruciature, e ciò appare strano perchè il Buscaglia era vestito; il dottor Delsignore ha sostenuto che non esisteva alcuna bruciatura. Il fatto è che i due sanitari sono medici condotti e non specialisti in medicina legale. Poiché correva in tutte Varallo la prima versione dei euicidio (accettata persino dal vice-Pretore, che diede il nu.la-osta per la sepoltura del (tadavere) è pacifico che i due rnedici compirono ,un esame (Sommario. Verranno poi i luminari della scienza, il perito giudiziario «di consulenti tecnici a discutere a fondo e probabilmente, come capita spesso, senza trovarsi d'accordo. Un teste di molta importanza, e di cui si era spesso parlato, è lo studente Francesco Saccomandi, cugino della Giuseppina Amiotti. Fu lui a ricevere dall'imputata, di ritorno da Varallo, la rivoltella che essa aveva sottratta al marito nella presunzione che si suicidasse. Fu questo cugino che ricevuta l'arma il giorno 17 per maggiore precauzione tolse il caricatore, nonché 11 proiettile che era in canna. E' la rivoltella che 11 giorno dopo restituiva ricaricata alla cuginetta, la quale si portava d'urgenza a Varallo. Appena entra nell'aula il cugino teste, l'imputata si alza di scatto dal suo banco nella gabbia e si avvicina alle sbarre per meglio udire questa deposizione che è veramente di interesse capitale. Ma il teste ha già deposto in istruttoria e non dirà cose nuove. Egli narra: il giorno 18, il giorno del fatto, dopo mezzogiorno Pinuccia (cosi la chiamavano in famiglia) venne a ritirare l'arma e mi disse: « Rimettila a posto ». La telefonata misteriosa L'aw. Gillio, di Parte Civile, fa notare per l'esattezza che il teste ir. istruttoria depose cosi: « Mia cugina mi disse di rimetterla a posto com'era prima », anzi aggiunse che egli rifiutò e solo dopo la sua insistenza la rimise a posto come prima, cioè la caricò. Il teste si limita a confermare semplicemente la frase: «Rimettila a riosto». In quanto allo stato in cui 11 Saccomandi trovò la cuginetta, si limita a dire che :a eenti confabulare concitatamente con suo padre e gli altri congiunti di una certa telefonata misteriosa. E' sempre quella benedetta telefonata delle ore 15 che, insieme a quella tale lettera spedita alla bella signora di Vigevano, originò, si vedrà con quale fondamento, la triste tragedia. A domanda del Presidente, il teste narra un particolare: la sera del fattaccio venne a Saliceto un sacerdote, zio della Giuseppina Armotti, don Aldo Annotti, il quale confermò al teste la voce che correva in tutta Varallo del suicidio del Buscagiia, e sollectò il teste di cercare di scagionare la P<nuccia e di non accennare affatto alla circostanza della rivoltella ricevuta in consegna e restituita. Segue una successione dei testi più o meno di r.iievo. Comona Vincenz.na il giorno deila tragedia trovò l'Amiotti arrabbiato per via della telefonata delle 15. Arrabbiato sul serio, ripete la teste. Il meccanico del povero Buscaglia d.chiara che aveva avuto ordine di rimettere in ordine l'automobile perchè alla sera quegli doveva servirsene, anzi lo aveva poi pregato di occuparsi dell'acquisto di due nuovi copertoni per la macchina stessa. Il che proverebbe che il Buscaglia non aveva al cuna intenzione di ammazzarsi se si provvedeva di due nuo¬ vi Arcoglgle agngeto esmmidicsinal SavacochtaseEr14lez.adqumchcomchil nosaEstgntapotrchpagnacvagivòchtaqula33sifisp,estlunl'sRspctiptrzcl'middsrtcftrpUAgdcvduqlohsDFfsmzjzfls l e e o o i vi pneumatici per la sua Ardea. Magda Corte è la sedicenne commessa del negozio Buscaglia, Narra che spesso la moglie inveiva contro il marito e allora la ragazzina se la svignava. La mattina della tragedia nel negozio c'era snltan- to questa commessa, il che esaspero e fece sospettare co- smè,noto tutta la famiglia A- Lmiotti. Dov era Buscaglia? Lo 1 dice la ragazzina con tono di sincer.tà: la mattina, andata al negozio, lo trovai chiuso. Salii all'appartamento e trovai il mio padrone a letto. Mi consegnò le chiavi dicendomi che non si sarebbe alzato che tardi. Infatti il padrone rimase in letto fino a mezzogiorno. Era però in negozio ade ore 14,10. Scrisse a macchina una lettera, per una certa ordinaz.onc di giacche, e quindi andò ad impostarla. Alle ore 15, quando giunse la signora, il marito eia di nuovo alla macchina da scrivere. La signora cominciò a parlare concitatamente. La ragazza ricorda che teneva la Dorsetta sotto il braccio. Visto che litigavano, come al sol to, la commessa si squagliò per prudenza. Essa ora spiega anche il mistero di quella fibbia da signora che l'Amiotti gettò in taccia al mar.to, insieme a un portapenne di bachelite che si trovava sullo scrittoio. Qualche giorno prima della sua partenza per Vigevano, la signora Ines era venuta ad acquistare delia stoffa, e aveva lasciato una fibbia da aggiustare. Il padrone vi si provò, ma non riuscì. La bella Ines Finalmente l'udienza si chiude con la teste di cui si è tanto panato, e attoino alla quale c'è stata tanta curiosila. Ines Barbara Borghi, di 33 anni, da Vigevano, e ivi residente, titolare del calzaturificio Brunis, è quell'Ines che si dice dai famigliari dell'imputata abbia fatto perdere la ,esia al Buscaglia. — Diceria ■— esclama la teste piangente — falsità, calunnie. E' una signora alta, avvenente, elegante. Ma non ha l'aria della donna fatale, da spingere un uomo al suicidio. Racconta che conobbe il Buscaglia perchè veniva a fare i pasti in una pensione dove c'era pure essa con altri ospiti. Naturalmente, dopo il pranzo, si scambiavano quattro chiacchiere. Niente relazioni. ' — Che mi abbia fatta la corte — esclama la teste — l'ho capito l'ultima settimana, ma nei primi quindici giorni io gli ero indifferente, come, del resto, era e fu sempre indifferente a me. Presidente — Le ha mai scritto? Ha mai fatto leggere delle sue lettere? - Una volta sola. Una lettera comune, una mezza dichiarazione amorosa. Presidente — E perchè l'ha fatta leggere? — L'avevo lasciata momentaneamente sul tavolo, e, del resto, non mi interessava punto. Ullllltllllllllllllllllltllllllllllllllllllllllllllillll — E' mai andata In automobile con lui? — Una volta sola, perchè incitata da una' signorina di Novara, della mia stessa pensione, che desiderava condurre in gita un suo conoscente. — E la famosa fibbia? — Ero entrata nel negozio Buscaglia per acquisti. Si staccò un gancio della fibbia L aUora Ja lasciai al Buscaglia 1 pregandolo di farla aggiustare. Ciò non gli riuscì e io non mi curai più di ritirarla. A questo punto esplode il lampo di una macchina fotografica. Il presidente fa mettere alla porta l'incauto dilettante fotografo, che aveva mirato alla teste, la quale, stizzita o mortificata, si mette a piangere. Sono lacrime vere, ma brevi, e l'interrogatorio può continuare. — E' vero che il Buscaglia la segui una sera? — Si, per tutta una sera, ■ i ■ i ■ i immillili in automobile e io allora l'Indomani lo rimproverai molto seccata. Comunque io eio con mia sorella. — Le parlò mai di affari? — Se ne lamentava qualche volta, tanto che io 03s<jrval: Cosa vuole lamentarsi opgi, ci lamentiamo tutti del disagio economico. E l'udienza è finita, e la teste viene licenziata. Un ron anzo è stato smontate, svuotato, come una vescica d'aria. Ma questo niente ha sconvolto alcuni cervelli deboli, e ha originato una tragedia. L'imputata, mentre lascia l'aula, |non interessa più la folla dei curiosi, ma è la bella di Vigevano che tutti vogliono vedere e si addossano alla 500 fuori serie su cui sale, e che, guidata dal marito, si dirige immediatamente verso la città dei calzaturifici. Ercole Moggi iiMiniMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiPcVgpsm