Abadan

Abadan Abadan Oggi i 300 tecnici dell'Anglo-Iranian rimasti a custodire gli impianti di Abadan lasciano il territorio' persiano secondo gli ordini " partiti da Londra per prevenire l'esecuzione forzosa da parte delle autorità persiane del decreto di espulsione. Giunge cosi all'epilogo la vertenza dei petroli in corso da sei mesi fra Gran Bretagna e Persia; epilogo che significa ritirata completa degli inglesi prima dai campi petroliferi della Persia e ora anche dalla raffineria di Abadan. Delle due perdite quest'ultima è di gran lunga la più grave non solo per la Gran Bretagna, ma anche per l'intera economia petroliera mondiale. La produzione persiana di petrolio grezzo è stata nel 1950 di 32 milioni di tonnellate, pari a circa il 6 per cento dell'intera produzione mondiale; di essa 7 milioni e mezzo erano esportati come grezzo in massima parte verso i paesi dell'Europa occidentale. Sostituire questo quantitativo di petrolio non è certo impresa difficile dato che la produzione sotto controllo occidentale è aumentata nel primo semestre del corrente anno del 10 per cento e che il ritmo dell'aumento si è ancora più intensificato negli ultimi mesi. Ben diversa invece è la situazione per quanto riguarda il prodotto raffinato la cui mancanza si farà certamente sentire più che dal punto di vista quantitativo da quello qualitativo. La raffineria di Abadan infatti è la maggiore esistente in tutto il mondo ed è dotata delle più moderne attrezzature che le consentono una produzione altamente specializzata nei più diversi tipi di derivati del petrolio. La sua produzione si è aggirata in questi ultimi anni sui 22 milioni annui, destinati tutti all'esportazione, un quarto verso l'Europa, il resto verso i paesi dell'Oriente e del Sud, dall'India all'Africa e all'Australia. Se la chiusura di Abadàn sarà quindi risentita soprattutto in queste zone, essa si ripercuoterà non di meno anche sugli altri mercati mondiali non fosse altro per la necessità di sopperire alle esigenze di queste zone. E le possibilità surrogatone oggi sono purtroppo molto limitate principalmente perchè l'incremento degli impianti di raffinazione, benché notevole, non riesce a tenere il passo nè con l'aumento della produzione nè con quello della richiesta. Questo dunque era Abadan. Il nazionalismo impetuoso dei persiani e l'ostinazione cieca degli inglesi hanno fatto si che oggi non sia più. Dove sino a pochi mebi fa ferveva 1' attività à\ circa centomila lavoratori (fra pozzi di estrazione e raffineria) ora si stende il silenzio. E chissà per quanto tempo ancora; perchè non è certo da pensare che i persiani possano rimettere in efficienza i pozzi nè tanto meno la raffineria. Per i primi le autorità preposte alla nuova azienda nazionalizzata calcolano di poter provvedere alla estrazione di un quarto circa della produzione normale; ma per la seconda esse sono assolutamente impotenti non essendo affatto in grado di procurarsi i te cnici indispensabili sia per la loro scarsità, sia per una specie di solidarietà esisten te tra i tecnici oggi al servizio delle varie compagnie petrolifere anche se concorrenti della Anglo-Iranian. La situazione non si ore senta quindi molto rosea per la Persia, tanto più che su di essa graveranno oltre queste conseguenze dirette anche quelle indirette: la dia occupazione di uno dei set tori della popolazione che fruiva, relativamente allo standard persiano, di uno dei migliori tenori di vita; l'inaridimento del erettito dei proventi dell'Anglo-Iranian; in generale un grave squilibrio della situazione economica e finanziaria tale che da più parti si è preventi' vato un collasso economico e di conseguenza politico della Persia. Còme ha riconosciuto lo stesso Times, pare accertato che almeno fino alla fine di quest'anno il Governo persiano potrà far fronte ai 3uoi impegni finanziari sia interni sia esteri. Per il futuro, ancora il Times che parla, non vi è nessun motivo di credere che la straordinaria capacità fin qui dimostrata dai persiani di cavarsela nelle più difficili situazioni debba venir meno in questa pur cosi ardua occorrenza; e che quinci non debbano andar delusi coloro i quali, in base ahtgttctnpsstqpgqcspCGmtnèvtCGdebtlzsbccaaglmndtmsmaitcmpCgnpctszAhatshsdCsg all'esperienza di altri Paesi, hanno predetto un triste esito all'avventura persiana. Fra i delusi, i primi e maggiori sarebbero naturalmente gli inglesi, i quali hanno tenacemente puntato sulla caduta di Mossadeq, ritenuta ad ogni momento imminente per l'asserita sua incapacità di dominare la grave situazione interna. Gli inglesi hanno in sostanza tentato il bluff su Teheran, ma questa li ha costretti a scoprire le carte e il gioco inglese è fallito. D'altra parte, quand'anche Mossadeq fosse caduto, con qualsiasi suo successore la situazione non poteva gran che modificarsi. Cosi ora, in conclusione, la Gran Bretagna ha gravemente danneggiato i suoi interessi economici e strategici nel Medio Oriente; quel che è peggio, ha subito una grave perdita di prestigio. Attlee aveva infatti asserito ai Comuni il 30 luglio che la Gran Bretagna, pur ritirandosi dai pozzi, non intendeva evacuare completamente Abadan. Ciò invece è avvenuto; resta da vedere quanto l'elettorato inglese apprezzerà fra poche settimane la saggia ma amara e ineluttabile -decisione di non far ricorso alla forza. f. v.

Persone citate: Attlee