Crudi pettegolezzi e ritratti maligni

Crudi pettegolezzi e ritratti maligni L'ULTIMO LIBRO DI UN DIRLOMATIGO Crudi pettegolezzi e ritratti maligni (Nostro servizio speciale) Parigi, settembre. Su proposta di Schuman, il Consiglio dei Ministri ha decretato, con deliberazione unanime, la Gran Croce deila Legion d'Onore a Paul Claudel. Il poeta rxeverà dalle mani del Presidente della Repubblica la aciarpa vermiglia, « emblema di virtù >, adorna d'una croce di smalto di sette centimetri di diametro, riservata ai più eminenti servitori del paese (generali, ammiragli, alti funzionari). Egli ne viene insignito non per la sua qualità ulnciosa di primo vate di Francia, ma per la sua qualità ufficiale di ambasciatore a riposo. La « bomba» Peyrefitte Ecco una buona occasione (ed i giornali letterari non la lasciano certo cadere) per ricordare i legami, suggestivi e profondi, che vincolano la letteratura alla diplomazia francese. A parte Konsard e Du Bellay, I quali risalgono ad un'epoca in cui non si intendeva la diplomazia secondo l'odierno concetto di carriera burocratica, si pensi a Chateaubriand, a Stendhal, a Go bineau, a Paul Morand, ad Henry Levet. Quest'ultimo meriterebbe più d'ogni altro la definizione di diplomatico-poeta, perchè i suoi gracili, leg giadri carmi si ispirarono direttamente alle querimonie, agli splendori e alfe malinconie aella « carriera ». Oggi, a quarantanni dalla morte di Levet, siamo nuovamente di fronte ad un'opera che un diplomatico, o meglio un ex-dipiomat.co, ha ricavato dall'esperienza di un «posto»: Lea Ambaaaades di Roger Peyrefitte. Si tratta, sotto iorma di racconto, di una documentatissima satira della diplomazia europea, vista < in sezione » alla vigilia delia seconda guerra mondiale. A Par.gi si parla della < bomba Peyrefitte », e, se l'autore di Lea Amboasadea non avesse già lasciato la < carriera », potrebbe venir deferito, a quanto mi informa indignato un funzionario del Quai d'Orsay, al Consiglio di disciplina con prospett.ve di « sentenza infamante». « Che volete — confessa Peyrefitte — ad un certo punto della mia vita mi sono scoperto capace di dare un senso alle parole " amicizia " e "onore", non più alla parola " diplomazia f' ». Fu nel 1940. Roger Peyrefitte, che aveva da poco superata la trentina, si segregò dalla " high life ", andando a vivere in una sorta di fastoso solaio, nei pressi dell'Etoile: « E' pazzo — dicevano di lui gli amici, — s'è messo in testa di scrivere un libro ». Nel '44 il " libro " usci: si intitolava Lea amiUéa parUculxèrea e narrava la vicenda del giovinetto Georges de Sarre, scolaro in un collegio ecclesiastico. Il richiamo, implicito nel titolo, alle Liaiaona dangereuaea non era occasionale: l'adolescente subiva mol¬ te tentazioni, indulgeva a molti turbamenti, indulgeva a una appassionata amicizia per un compagno di poco più giovane di lui. Nondimeno, la prosa di Lea amitiéa particulièrea era cosi casta, freddamente elegante che il libro non parve neanche '.'scabroso": ebbe un successo inaspettato, con la critica concorde a parlare di capolavoro (si paragonò Peyrefitte a Stendhal e a Molière) ed il pubblico ad esaurirne in pochi mesi ventiquattro edizioni. Ora, dopo che Peyrefitte è divenuto celebre ed ha scritto altri romanzi e ripudiato la " turris eburnea " del solaio per trascorrere una buona metà dell'anno sulla Riviera italiana, ecco, per i tipi di Flammarion, Lea Amboasadea, continuazione della storia di Georges de Sarre, il quale, fatto adulto, abbraccia la carriera d plomatica e nel 1937 vien nominato segretario d'ambasciata ad Atene. E' appena il caso di rilevare che, nella realtà, Roger Peyrefitte fu segretario d'ambasciata ad Atene, dal '33 al '38. Del resto, la " documentazione " è palese, e la maggior parte dei personaggi sono chiamati con i loro nomi. « So che v'interessate di letteratura — chiese l'ambasc.atore al giovane segretario, — che cosa pensate di Claudel? ». Georges rispose che non aveva ancora intrapreso lo studio delle sue opere, ma che contava di farlo; risposta prudente, perchè non eliminava nessuna ipotesi. «Finalmente respiro! — esclamò l'ambasciatore. — Credevo di essere condannato, da un posto all'altro, ad imbattermi solo in ammiratori di Claudel. Sono stato in Cina: all'infuori dei testi cinesi, non si leggeva che Claudel. Sono stato in Giappone: a Tokyo si recitava periodicamente L'onnonce fatte à Marie, e bisognava ass'stervi, per Dio e per la Francia. Rientrando dall'Estremo Oriente, mi lusingavo di lasciarmi dietro le spalle un autore i cui versi, d'altronde, sono più chiari tradotti in cinese o In giapponese che nel testo originale, esattamente come Mallarmé è più chiaro In inglese. Fui'nominato ministro in Lettonia: mi diedero per segretario un discepolo di Claudel. Sarebbe Interessante studiare fino a qual punto lo spirito e lo stile del Quai d'Orsay abbiano subito l'influsso dell'oscurità, del gusto equivoco e della presunzione del poeta-ambasciatore, '1 cui insuccesso all'Accademia fu cons derato un disastro nazionale. Spero di vivere abbastanza per veder ridotta in polvere la gloria di quel furbacchione... ». Un passo di questo genere resta tipico, oltre che dell' " humour " della " documentazione " di Peyrefitte: la quale fa del suo ultimo romanzo una galleria di ritratti spassosamente maligni. Vi incontriamo ancora Claudel (stavolta in veste di uomo arguto, giacchè, gravemente infermo, telegrafa ad un suo devoto che l'aveva pregato di vegliarlo au lui dal cielo: « Farò un nodo ' al mio sudario»); vi incori triamo Barthou, Cambon, Giraudoux, Morand, Paléologue. Frangois-Poncet, cui Alexis Léger, segretario generale del Quai d'Orsay, domanda che cosa pensasse delle cose di Germania l'addetto militare a Berlino, taglia corto replicando: « Se il generale F. pensasse qualcosa, non sarebbe un generale ». Henry Bordeaux, ospite di Atene per tenervi una conferenza, esordisce dinanzi ad un pubblico molto " ufficiale " con una serie di gaffea atroci: « Un accordo tacito fu raggiunto nell'uditorio, cosi che quella strana conferenza venne ascoltata come una farsa. Il presidente del Consiglio diede il segnale degli applausi. Bordeaux non fu mai applaudito come quella sera». E concludiamo con il grande Briand: « Briand si mostrò di una ignoranza inimmaginabile. Parlò del Concilio dei Trenta, discusse sul plebiscito di Teschen senza sapere dove Teschen potesse trovarsi, ed esclamò con vigore: «Comunque non andremo a Canova ». La corazza dell'aragosta Quanto al giovane De Sarre - Peyrefitte, il suo dramma figurato nei limiti ameni della satira non senza una tenace amarezza, è quello della delusione, crescente fino alla nausea. In un'Atene gaia e tenera, « ricca di contrasti sotto un cielo eternamente turchino », il segretario della ambasciata di Francia scopre a poco a poco il suo mondo, il mondo della « carriera », che gli era stato dipinto come il « motore della storia », e che gli si rivela « meschino, idiota, corrotto ». L'ambasciatore, che si dichiara discendente di Caterina de" Medici, è un mzzista fanatico, segretamente maurassiano, che opprime il ministero con i suoi illeggibili rapporti. Dei suoi figli, il maschio, che si accinge ad entrare « in carriera », è un pervertito; la femmina, per cui si prevede un matrimonio illustre, non tarda a diventare la amante o quasi, di Georges. L'addetto militare è un patriottardo che dichiara pubblicamente la « necessità » di fucilare l'ambasciatore. Dei non francesi, il meno peggio fra i capi-missione è l'addetto d'affari messicano: solo che, vedendolo seduto al suo tavolo, « si ha sempre l'impressione che sia entrato dalla finestra, arrampicandosi sugli alberi ». Il ministro di una grande potenza europea, megalomane e al tempo stesso tirchio, adorna il suo buffet di aragoste, « ma si tratta sempre delle stesse corazze, riempite di cattiva maionese, Qualcuno ha strappato un occhio ad una di tali croste per poterla riconoscere; e cosi la segue di ricevimento in ricevimento ». I diplomatici subalterni, compagni di Geor- ges, sono, nel caso migliore, ' ' stupidamente snob, con pretese di raffinatezze edoardia ne; più spesso appaiono «vi ziosi, vili, depravati » : e la loro ignoranza è tale che gustare 11 fascino dell'antica Grecia e del Partenone « anima visibile del mondo ». Georges non trova che un giovane collega nazista, il quale diverrà, nonostante l'abisso che li separa, il suo solo amico. Troppo tardi : Georges, provocato in ascensore da un « groom », lo prende a schiaffi; il ragazzo, « d'una bellezza da Ganimede », è protetto da un ammiraglio greco. L'incidente provoca il rimpatrio di Georges: la conclusione di Lea Amboasadea è degna di un « conte drolatique ». Carlo Laurenzi 111M1111 ( 111111 i 111111141111111E111 f I f I k I i 1W11 ! 11 II IM11