Emozionanti avventure di superstiti dell'efferato eccidio di Sant'Anna

Emozionanti avventure di superstiti dell'efferato eccidio di Sant'Anna Emozionanti avventure di superstiti dell'efferato eccidio di Sant'Anna Il criminale Reder riconosciuto in udienza da due testimoni ivano (Nostro servizio speciale) Bologna, 21 settembre. Se ieri don Vangelisti ci disegnò la pianta, per cosi dire, dell'intero massacro di 8. Anna, oggi nove superstiti ce ne hanno .mostrato la sezione, casa per casa, stalla per stalla, nelVora che i tedeschi infu riavano. Sant'Anna compren- \ de Vaccareccia, Franchi, Le Case, sono minuscole località che la giornata del 12 agosto ìaifh ha reso ormai celebri, anche perchè il parroco le fotografo una per una. Voleva che restasse un documento am monitore, ma molte immagini,\per l'emozione del pietoso fo-\tografo, si sovrapposero nella lastra, proprio come i cadave- ri che gli si ammonticchiavano davanti, la madre sopra il figlio, il bambino del paese sopra il bambino sfollato dalla città. In realtà questi nomi indicano gruppetti di case o addirittura un solo casolare, unito alla stalla o al pollaio del vicino, con un viottolo, sono dei puntini appena percepibili sulla carta topografica. Per lunghe or", case e stalle si trasforma. ■ - o in altrettante trappole ci mdate dal fuoco, isolate l'una dall'altra, in ciascuna delle quali si dibattedieci, trenta, cinquanta esseri umani, trattati alla stregua dei topi o, peggio, degli scorpioni, da bruciare subito, morti o feriti che possero. Ancora oggi il sopravvissuto di Franchi, ad esempio, parla come se quella mattina egli si fosse trovato non già a dieci o a cento metri, ma a una stranal remota distanza dai superstiti di Sant'Anna o di Vaccareccia, che gli danno ora il cambio sulla pedana dei testimoni. Questi vecchi, donne e ragazzi, rappresentano tutto ciò che resta del villaggio di allora, sono il dolente campionario umano che le SS ebbero la «distrazione» di fosciarsi alle spalle, Morta di paura Mauro Pieri, aveva 12 anni quando i tedeschi lo cacciarono, confratello e con altri trenta, dentro una stalla. Appiccarono il fuoco alla paglia, freddarono tutti col mitra e serrarono la porta. Mauro, che era stato colpito ad una gamba si finse morto e potè trascinarsi fuori, sfiorando una vecchia che agonizzava fra le fiamme. Anche la contadina Giuseppina Bottari fu 'chiusa in una stalla: venti donne e bambini tutti kaput, meno lei. Le due sorelle Maria Grazia e Gabriella Pierotti sono due graziose maestrine di 19 e di 20 anni, che erano sfollate da Pietrasanta con la famiglia, adesso ridotta alla nonna: Gabriella si affacciò sull'uscio, fu la prima a vedere i tedeschi che scendevano dal monte in fila indiana, sparando. Poi spalancarono la porta di casa, spinsero in' cucina altri rastrellati nei pressif e applicarono la solita tecnica incendiaria e omicida. Di quindici che erano in cucina, solo le due sorelle e un bambino si salvarono, perchè si appiattarono in un angolo, fuori dal tiro delle bombe e dei lanciafiamme. Ettore Salvatori mostra al presidente la fotografia di una bimba di otto mesi, una nipotina, massacrata quel giorno pssltp1qrvreqFp^jg^g con la mogiie_ $aiva. tori giaceva a terra ferito, accanto a sua moglie che gemeva, quando i tedeschi ritornarono sui loro passi, come fecero un po' in tutte le case, e la finirono con due colpi di pistola. Dei quaranta civili che le SS ficcarono in una stanza \a terreno, appena due (lui e un giovanotto, che venne su- otto ucciso perchè aveva fat- ìt0 un gesto con ìa mano> cc_ \me per chiedere che cosa voi lessero) appena due erano uo '»»»», validi: « resto donne, 1 vecchi e bambini. «Quando il pavimento che serà di legno incominciò ad arj dere — racconta Oraziani io e mia moglie ci facemmo coraggio e scappammo al piano di sopra. Fu la nostra salvezza. .Subito dopo udii una detonazione e dei lamenti: avevano gettato una bomba dentro la stanza. Poi spararono a raffiche, lanciarono altre bombe ed io sussurravo: ,adesso tocca a noi. In una ca mèra Giannina, la domestica, ;era stesa sul letto, era morta dalla paura». j Nello Bonussi che Si trovava nella medesima trappola usci 1 dalla cucina e si nascose nel , pollaio. « Per tre ore respirai j/umo, vidi dal mio buco una vecchia che bruciava ancora viva e udii una bambina che iiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiitiititiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiii piangeva. Poi dopo una pausa sentii due colpi e la bambina smise di piangere ». Bonucelli (moglie, cognata, nuora fratello e suocero massacrati) punta il dito contro Reder e 10 riconosce per l'ufficiale dal quale andò il 10 agosto per reclamare inutilmente un cavallo rubato. « Io non posso ricordare queste piccole cose » esclama Reder seccato per questo intervento pericoloso, Fino a questo momento i superstiti non hanno detto gran che a proposito di lui, ma il particolare citato dal Bonuccelli e cioè che Reder avesse 11 comando in una casa a occidente anziché in una villa a sud di Pietrasanta, fa partire all'attacco il Pubblico Ministero. Reder non ricorda il nome della villa che lo ospitò, cerca di individuarla sulla carta, saltano fuori nomi di vari comandi, la solita complicata nomenclatura della wehrmacht e le idee inco minciano a confondersi. Per un quarto d'ora testimoni, giudici, avvocato e imputato si curvano sulla medesima carta e discutono: la topografia li unisce ma non è sufficiente a risolvere il problema della Kommandantur. E' molto probabile che per chiarire questo e altri punti oscuri il tribunale faccia un sopraluogo in Toscana. Le tappe criminose La sfilata dei testimoni « vivi » si chiude con Agostino Bibolotti e Leonetto Paolicchi. Bibolotti e il fratello, mentre loro familiari venivano uccisi in una stalla, ebbero l'inatteso incarico dai tedeschi di portare le cassette della radio da S. Anna a Valdicastello. Paolicchi, che è di questo paese, ricorda infatti di aver visto arrivare circa trecento tedeschi ubriachi e ancora sporchi di sangue. A Valdicastello c'era un grosso concentramento di rastrellati e i due Bibolotti fu- rono lesti a evitare la prima decimazione. Ma non era fini- fa. Un centinaio di essi.fu portato in una scuola dove stettero sette giorni e furono nutriti con questa razione collettiva: tre fiaschi d'acqua e una sola pagnotta. Per uscire dall'aula bisognava sapere pronunciare perfettamente, « bitte abort » e sbattere i tacchi con energia, altrimenti erano percossi e verboten. Da questa scuola furono prelevati poi i 53 fucilati a Bardine il 19 agosto. Il nesso tra S. Anna e Bardine è uno dei cardini della pubblica accusa e a Bardine, a San Terenzio e a Valla nel Carrarino, seconda tappa criminosa della marcia delle SS verso il nord, subito arriviamo con la lettura delle prime deposizioni. Roberto Origeni, fratello dell'oste di San Terenzio, illustra tra l'altro la equivoca condotta di un tenente carrista, Fischer, comandante di Fosdinovo, il quale razziando e trincando aveva assicurato t paesani sulla incolumità delle loro vite, anche dopo un attacco dei partigiani a un camion tedesco. Il 19 invece avvenne l'eccidio, ma Fischer si affrettò a scagionarsi con un manifesto e a riversare la colpa sulle SS di Reder. Questa è anche la tesi dell'accusa, ma la difesa, di contrario avviso, si rammarica di non poter rin tracciare Fischer per un con fronte che sarebbe tra i più drammatici. Su questo tasto importante si avrà modo del resto di battere a lungo. Il pub blico, sempre più numeroso, ha accolto oggi con mormorii osti li certe smemoratezze di Reder. Intanto il suo difensore avvocato Magnarmi per rispon dere alle critiche che i suoi compagni di partito gli aveva no mosso a proposito di questo processo, si è dimesso dal Gomitato esecutivo della Federazione socialdemocratica bolognese, Reder non porta fortuna, si è visto, ma la giustizia non si amministra con la de magogia. Giorgio Vecchietti

Luoghi citati: Bologna, Fosdinovo, Pietrasanta, Toscana, Valdicastello