E' morta Ludmilla Pitoëff di Ugo Buzzolan

E' morta Ludmilla Pitoëff E' morta Ludmilla Pitoëff Era ammalata da tempo, e da un mese aveva smesso di recitare - Sei figli al capezzale della grande attrice • La salma sarà sepolta a Ginevra accanto a quella del marito Parigi, 15 settembre. Lìidmilla Pitoeff è morta la notte scorsa, nella sua piccola villa « The Manor », a Rueil, circondata da sei dei suoi sette figli. Da molto tempo l'illustre attrice era ammalata. Tuttavia ogni sera essa era presente sulle scene del teatro dei Noctambules, dove, recitava in « Survivre ». Jl 15 agosto scorso, però, doveva cessare ogni attività, causa un peggioramento del suo stato di salute. Da allora andava spegnendosi e l'altro ieri pomeriggio entrava in coma. Alle 2,15 spirava. Il corpo verrà esposto nei prossimi giorni per 2fy ore nella chiesa ortodossa di Pari¬ 111 ii i 1111111111 11 imi ] 111111 limili 111111111 [ 111 ■ gi. Poi la salma verrà trasportata a Ginevra e sarà sepolta accanto a quella del marito George. Nella sua vita Ludmilla Pitoeff ebbe due grandi amori: il marito e il teatro. E poiché George — discusso attore e stupendo regista — non viveva che per il palcoscenico, i due amori, per lei, si assommavano in uno solo, ardentissimo. Era una piccola donna, dagli occhi neri, tristi, dal volto pallido: npn bella, ma egualmente affascinante, una flguretta dolce, poetica: attrice di limitati toni espressivi, eppure capace, col fuoco che le ardeva dentro, di incatenare una platea, di suscitare l'applauso entusiastico. 11111111 ) M111111 ■ 1111111111111111M111111111111111 ■ 111d iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii Era nata in Russia, sulle rive del Mar Nero, a Novorosslsk, nel 1897. A sedici anni la troviamo a Parigi: si presenta al Conservatorio e sostiene l'esame del corso di recitazione. Viene inesorabilmente bocciata. A Ginevra nel 1915 conosce un connazionale, George Pitoeff, un giovane che s'appassiona di problemi teatrali e che ha la testa ribollente di idee rivoluzionarie. Gli ambienti intellettuali di Ginevra lo considerano un pazzo. La timida Ludmilla resta incantata. Si sposano. George dirige una piccola compagnia di dilettanti: è regista, amministratore, attore, scenografo: un'attività tumultuosa. In silenzio, Ludmilla gli si affianca, a poco a poco, religiosamente, s'accosta al teatro, ne fa esperienza, s'affina, si tempra. Un giorno Copeau ha l'occasione di sentirla, grida alla rivelazione. I Pitoeff lo seguono, si trasferiscono a Parigi. Nel 1919 incomincia la battaglia col pubblico e con la critica. «Il tempo è sogno » di Lenormand, «Lea ratés» dello stesso autore, < Zio Vania >, « La potenza delle tenebre»: ogni rappresentazione ha un seguito di polemiche furiose, sostenitori e detrattori si scontrano. Sarà sempre cosi. L'arte prepotente e sconcertante dei Pitoeff non concederà mai tregua, mal respiro allo spettatore sbigottito. Il cammino che essi percorrono è duro: ma affrontano le difficoltà con una sorte di fanatismo. Per loro recitare è una missione. E amano le cose ardue, ambiziose, le incognite: fanno conoscere ai parigini Pirandello, < lanciano » Cocteau, Gide, Lenormand e, via via, una schiera di autori, sino ad Anouilh. Le loro edizioni de c La Dame aux camélias », del < Gabbiano » o di < Casa di bambola > sono memorabili. Lavorano con un'unità di intenti, con una collaborazione che è commovente. Fuori dal palcoscenico, nella vita, regna la stessa armonia. Passano gli anni. Nascono ben sette Agli. Eppure il loro amore è immutato. Molti ricordano come essi ricevevano amici e visitatori nel camerino: seduti l'uno accanto all'altro, Ludmilla stretta a George, quasi volesse nascondersi fra le sue braccia; Ludmilla non parlava quasi mai, ascoltava parlare George e di quando in quando lo guardava, con una luce di tenerezza in quei suoi grandi occhi tormentati. Un raro esempio di passione e di fedeltà coniugale — specie in teatro. Fra tanti detti ed episodi attribuiti alla coppia uno è vero, poiché i testimoni sono ancora viventi. Chiesero un giorno a George — e proprio qui in Italia — da che cosa avesse origine lo straordinario successo di quel lavoro all'unisono. Il celebre regista, dopo un attimo di riflessione, rispose « Dalla reciproca stima, ritengo ». Ma Ludmilla, impetuosamente, disse, « Dall'amore ». Questo inestinguibile amore per 11 marito la spinse a seguirlo sulle strade più vertiginose: e fece carne e sangue del suo insegnamento. Bastava ormai un gesto di George perchè ella comprendesse e agisse In conseguenza. Alcuni critici, proclamarono Ludmilla la più eccelsa attrice del novecento, e la paragonarono alla Duse. Paragone indubbiamente inopportuno, ove si pensi alla fastosa, inebriante ricchezza di temperamento, alla potenza ineguagliabile d'espressione della * divina » Eleonora. Ma — a parte le esagerazioni encomiastiche — bisogna riconoscere che la Pitoeff, non appartenente ad alcuna scuola e non recando quindi in sè alcun peso di memorie, di tradizioni o, peggio, di imitazioni, seppe infondere ai suol personaggi una poesia così lieve, così semplice, così "limpida, quale, nella finzione scenica, poche altre volte aveva aleggiato tra sala e ribalta: poesia che tanto più incantava e soggiogava lo spettatore, perchè ottenuta con un'ammirevole sobrietà, con una lindura estrema di movenze e di dizione. Grazie a questo fuoco tutto interiore ella riuscì a trionfare in parti tremende: Ofelia, Medea, lady Macbeth, Nora e in quella Santa Giovanna di Shaw, in cui seppe esprimere, in modo scarno e insuperabile, tutto il candore, l'umanità dolente e la trasfigurazione celeste della martire (interpretazione che anche i torinesi ebbero modo di applaudire). Nel 1939 George morì a Ginevra, la città dei primi sogni di amore e di arte. Era 11 giorno del suo cinquantaquattresimo compleanno e i due stavano passeggiando in un giardino, nel crepuscolo velato di settembre. Poco prima George, che da tempo era malato, aveva detto « Oggi morirò ». Egli sentiva vicina la Visitatrice. Ad un tratto (la passeggiata stava volgendo al termine) li cuore gli mancò. Ludmilla lo sorresse sino ad una panchina. Le spirò tra le braccia, sorridendole dolcemente. Dopo un'emigrazione in America, Ludmilla si ristabili a Parigi, nel 1946. Ma non le riuscì di trovare un teatro. Lo ottenne finalmente nel novembre del 1949 e riprese a recitare, attorniata dai figli, tutti viventi. Otto giorni prima di andare in scena con c Miss Mabel» di Sheriff, i medici le ordinarono riposo assoluto: temevano per il suo cuore. Ma essa non li ascoltò e diede inizio ad un ciclo di rappresentazioni, che ebbero luogo fra l'entusiasmo di un pubblico rimastole fedele. A chi le raccomandava di non affaticarsi essa rispondeva c II teatro è l'unica mia medicina. Solo recitando io mi sento bene e sono felice ». Spesso, anche di recente, veniva colta da lunghi periodi di tristezza, durante 1 quali evitava chiunque. « Lasciatemi stare » diceva allora, c penso a George ». Ora s'è ricongiunta a George. Pian piano ella è uscita dalla buia stanza della sua villa di Parigi: ha abbandonato silenziosamente, in punta di piedi, 1 figli e gli amici. Ed è arrivata dove George la stava aspettando da anni: un giardino quieto, deserto, velato dalle nebbie dolci dì settembre. Ludmilla si è seduta sulla stessa panchina, accanto a lui, e le loro mani, che tante volte s'erano strette convulsamente sulla scena negli impeti di furore o di passione, si sono riunite: come se Ludmilla e George, ancora insieme, recitassero un'ultima commedia d'amore, una commedia senza fine. Ugo Buzzolan