Madre e figlia

Madre e figlia Madre e figlia Il Gran Premio del romanzo dell'Accademia francese, è toccato quest'anno a Bernard Barbey, per Chevaux abandonnés sur le chmnp de bataille (edizione Julliard): noto ciò non perchè attribuisca importanza alcuna a lauri deprezzati e svalutati ormai in Francia come da noi, bensì per rilevare che la cupola dcW'Institut accoglie oggi delle opere in altri tempi sdegnosamente ripudiate causa la libertà di costumi ch'esse rispecchiano. Molt'acqua è passata sotto i ponti della Senna dacché la critica della società borghese fatta dai romanzieri naturalisti, scandalizzava: se non siamo ancora agli efebi, e a quelle che Rende Vivicn cantava («Cclles que nous aimons ont mcprisés les hommes»), la breccia è aperta, e vi entrano un generale in caricatura, un giovane arrivista e una ragazza che si piglia, deliberatamente, per marito, l'amante della madre. Il tema non è, certo, nuovo; di rado è stato però trattato, specie in romanzi dall'Accademia premiati, così esplicitamente. Pensate al pudico innamorato del maupassantiano Fort connne la mort che nel contemplare la figlia dell'amica, sentita sorger la tentazione di ricominciar da capo, si lascia travolgere e uccidere da una carrozza; e al protagonista del Simoun di H. R. Lenormand il quale, infuocato dal vento affricano, si uccide, prima di agguantar la propria figlia. Bernard Barbey è andato oltre: ha cioè reso cosciente il suo eroe di quel che egli si appresta a compiere; peggio, ha mostrato la fanciulla contemplar di nascosto, traendola dal portafoglio del fidanzato, l'immagine di colei che l'ha preceduta, e ciò nondimeno mandar a compimento le nozze. Curiosa storia, questa di Chevaux abandonnés sur le champ de bataille. Mentre le orde hitleriane dilagano su Parigi nel 1940, il giovine Pierre si prende l'amica, moglie del generale padre di Isabelle, e se la porta in provincia, sconcertando e turbando, con le sue notti clamorose, i fuggiaschi che corrono verso le frontiere del Sud della Francia. La donna gli muore in braccio, e solo quando l'ha sepolta egli sembra ricordarsi del Paese invaso, e dell'opportunità, per un giovanotto robusto, di far la sua parte di soldato. Allorché lo ritroviamo, tenente, nelle truppe di occupazione in Germania, egli è un po' annoiato di dover fare la conoscenza, quale suo superiore, del marito da lui ingannato; poi s'adatta, e la figlia del vedovo gli sembra appetitosa. Idillio, missione in America, e poi nozze. Nessuno dei due parla, e si confessa: Isabella aspetta a ricordarsi della madre, che il marito attraverso di lei la ricerchi e rimpianga, si che il fantasma antico vince la presente legittima compagna; Pierre constata man mano, con spavento ed orrore, che la moglie è insipida, e la figura dell'amica s'insinua nei loro rapporti, e li domina. Fra la coppia, sta il generale, messo a riposo e incapace di passar il tempo, che ascolta dietro gli usci le coniugali effusioni dei due, e dopo aver tentato invano di pubblicare delle critiche militari e dettar le memorie, finisce per strofinarsi alla cameriera, un bel tipo di domestica evoluta e galante, che suscita la concupiscenza di Pierre oltre che dello suocero, e accontenta tutti e due. Se Isabelle non sorprendesse il marito in flagrante, non ci sarebbe la spiegazione decisiva, nè la confessione da parte di Pierre che un fantasma è venuto a guastare il loro amore. Un tentativo per risalir la corrente, purificarla, dimenticare, riesce vano. E allora Isabelle si avvelena, non senza aver scritto una lunga lettera al marito, per riaffermare che « per le ragioni che avrebbero distolte altre donne dal farlo», ha voluto far ciò che ha fatto: l'amava prima di conoscere il suo segreto, e più ancora dopo; ha voluto tentar la battaglia con la morta, e — perdutala — il cianuro l'aspetta. Ce, in questa singolare e ingrata isabelle, la quale già sull'orlo della tomba non si perita di parlar della madre, la raffigurazione di una donna deliberata a viver seguendo i propri istinti senza un riguardo al mondo? Una donna, in fondo, assai più coraggiosa e virile e spregiudicata dell'incerto Pierre, il quale si era illuso che la vecchia passione non venisse più a galla? Può darsi, e disturbando Stendhal, pensiamo alla sua Lamiel, alla rivolta contro le norme sociali, al desiderio del ripicco, dell'indipendenza assoluta, e ostentata. Scomparsa Isabelle, restano Pierre e il generale, legati assieme dalla comune indecisione, dal nialcssere dei tempi nuovi, visitati da un'anziana amica di famiglia, che tenta inutilmente di riportare in provincia il.vecchio ufficiale, e di ricondurlo alla religione protestante che la sorregge. Eccoli tutti e tre sul balcone parigino, dopo i funerali di Isabelle, e sembra un branco di cavalli che la disfatta germanica aveva lasciato sul campo, povere bestie affamate e terrorizzate, erranti come un anacronismo fra gli ordigni della guerra moderna, uno a fianco dell'altro, incapaci ormai di procedere soli. Su quest'immagine simbolica, il romanzo di Bernard Barbey si chiude, e ci domandiamo dove l'autore, che certo non è un ri¬ ssdargrlC voluzionario, • che compone all'antica, pimentando con qualche indiscreta frase un racconto costruito su schemi tradizionali, abbia voluto mirare. Le commedie latine, i romanzi popolari, riboccano di temuti incesti miracolosamente mandati all'aria all'ultima ora. Nella Terre promise, Paul Bourgct studiava, col suo stile pesante e professorale, il caso del padre che apprende di aver avuta una figlia adulterina, e congeda la fidanzata per dedicarsi a lei. Nella poesia galante del Sei e del Settecento, gagliardi amatori si forbiscono intere famiglie. In fondo, Chevaux abandonnés sur le champ de bataille muove da un dato di fatto, da una situazione drammatica e la sfrutta e sviluppa con qualche nota cruda, senza scandagliare con una lanterna psicopatologica gl'incubi sensuali e le stregonerie sentimentali che avvolgono i protagonisti. Oltre l'aneddoto amoroso, che riempie gran parte del libro, e ne fa l'interesse romanzesco, ci sonò scene militari e parigine caratteristiche. Distratti dal disordine e dal tumulto del '46, non abbiamo osservato il rinascere, in Francia, di una situazione spirituale che definirò napoleonica (e che forma il substrato del gaullismo) imperniata cioè sul ricordo di quando le armate dell'imperatore calcavano Austria e Germania. Per questo verso, Chevaux abandonnés sur le champ de bataille, raggiunge il molto discusso Le hussard bleu di Roger Nimier (ed. Gallimard) racconto lardellato di oscenità, impastato di stravaganze, ma che ha alcune pagine notevoli. La campagna in Germania, letterariamente parlando, è un tema frequente nella produzione di oltralpe: si è rispolverato Stendhal e riletto Tacito. E si è contrapposto l'esercito ai politicanti parigini, a ludibrio di questi ultimi. La generazione de\V Hussard bleu, passata dalla disfatta del '40 al maquis o alla milizia di Pctain, si è riscattata con la liberazione del '44 e! con la marcia sul Reno, ma tante traversie le hanno confuso le idee, e l'ussaro di Nimier è pronto pel fascismo quanto per il comunismo; ripudia soltanto la democrazia e si consola con le donne. Speriamo si fermi lì. Arrigo Cajumi .

Persone citate: Arrigo Cajumi, Bernard Barbey, H. R., Julliard, Nimier, Paul Bourgct, Roger Nimier, Tacito