Le cinquanta città fantasma

Le cinquanta città fantasma DISTRUZIONI E ROVINE IN COREA Le cinquanta città fantasma Sarà impresa quasi disperata dare al Paese anche soltanto un embrione di vita Circa 7 milioni di senzatetto • L'esperienza dei primi soccorsi: quasi la metà delle merci "scompare,, prima di giungere ai disgraziati che attendono gli aiuti (Dal nostro inviato speciale) Tokio, Il settembre. m compito dell'Uncack (United Nation Civil Assistance Command in Korea), di cui abbiamo parlato nel nostro precedente articolo, è stato quello di dare ai Coreani i primi soccorsi. Un'altra organizzazione è incaricata del compito a lungo termine, quello di prestare assistenza alla ricostruzione della Corea: l'Unkra (United Nations Korean Rehabilitation Agency). Essa è nata il 1» dicembre '50 da una risoluzione dell'assemblea dell'U.N.O. Quarantatre Nazioni hanno formato questa nuova « agenzia » delle Nazioni Unite. La quale per ora è solamente un quartier generale inse' diato a Ginevra sotto la direzione di un agente generale, J. Donald Kingsley; alcuni uffici a New York, Washington e Tokio; e, in Corea, una iimiiiiiiiiimimiiiiiiii min i dozzina di funzionari interna- zlonali sotto la direzione di un inglese piene- di energia, Sir Arthur Rucker. L'Unkra potrà disporre di un fondo iniziale di 250 milioni di dollari, più di 150 dei quali versati dagli Stati Uniti. Duecento milioni di dollari: di fronte agli spaventosi bisogni della Corea, una somma simile potrà servire solo per affrontare i problemi più urgenti. Non si tratta solo di ricostruire fisicamente un Paese devastato, ma di riattivarvi la produzione. Il «lavoro» dei bombardieri E' ancora impossibile fare un bilancio della catastrofe. Alcune cifre permettono solo di farcene un' idea approssimativa. Si aggiunga che esse valgono, in generale, solo per il Sud-. Bisognerebbe poter calcolare anche le rovine del Nord, dove i bombardieri americani hanno « lavorato » liberamente un anno intero. Si vorrebbe, anzitutto, poter fare il computo delle perdite della popolazione civile. Una fonte coreana ufficiale le fa ammontare, per la Corea meridionale, a due milioni. Due milioni di civili vittime della battaglia: ossia, morti, feriti, disnersi o prigionieri. Cifra, del resto, troppo vaga e incontrollabile, forse ingrandita per considerazioni d'ordine propagandistico. Altre cifre, inferiori di metà, ma imprecise quanto alla data, seno state pubblicate nei giornali in base a fonti coreane: 170 mila civili uccisi, 140 mila feriti, 157 mila dispersi. Ma chi ha mai contato seriamente i civili uccisi durante la battaglia? e cosa sono i « dispersi » ? Quanti sono stati, d'altro canto, 1 morti, per le strade o nei campi, durante il terribile inverno? o le vittime dei bombardamenti aerei di città e villaggi della Corea settentrionale o nella zona dei combattimenti? Passiamo all'enorme problema dei senzatetto. Nello scorso febbraio, 11 governo coreano annunziava ufficialmente 3.600.000 profughi « registrati »: numero (aggiungeva) notevolmente inferiore alla realtà. In seguito, il loro numero è fortemente aumentato; e i giornali hanno pubblicato di recente computi oscillanti tra i cinque e 1 sette milioni. Per mettere d'accordo tutte queste cifre incerte, un Coreano mi diceva semplicemente: « In tutta la Corea, eravamo circa ventotto milioni. In questa guerra sono certamente periti centinaia di migliaia di civili. Ancora più certo è che i superstiti si trovano in uno stato di estrema miseria ». E' un bilancio un po' troppo elementare, ma, nel suo pessimismo, indubbiamente corretto. Con una riserva, però: le campagne hanno avuto una sorte migliore delle città, soprattutto nelle regioni lontane dal fronte. Si calcola tuttavia che il 66 per cento del bestiame, tanto necessario alla aratura ("ielle risaie, è andato distrutto e che ci vorranno almeno tre anni per rimettere completamente in sesto le (i 1 r m 11111111111111111 ; 111 ■ 111111111111 ; 1111111111 i 11111 ri tarre delle regioni devastate Quanto alle città, ogni città importante situata fuori del perimetro Fusan-Taegu è distrutta. Il che significa una cinquantina di città fantasma. Se vi si trovano ancora quartieri abitabili, tutto ciò che era edifici amministrativi, officine, quartieri di affari, è annientato. Le industrie della Corea meridionale erano già distrutte prima ancora dell'invasione cinese, ossia dopo quattro mesi di guerra, in una proporzione dal 40 all'80 per cento, a quanto afferma l'ultima relazione eoonomica della Banca di Corea, datata dal giugno scorso. A che prò citare cifre particolareggiate, soprattutto per il Nord, dov'è noto che 1 bombardamenti aerei hanno sistematicamente distrutto sino all'ultima officina (tranne, sembra, le centrali idroelettriche) ? Le province settentrionali rappresentavano per la Corea quasi tutto il carbone e la elettricità, tutto il minerale di ferro, tutta l'industria pesante metallurgica, quasi tutte le macchine: in breve, tutta l'opera industriale dell'occupazione giapponese in Corea. Il compito dell'E.C.A., e cioè dell'amministrazione americana per la cooperazione economica, tra il 1948 e 11 '50 era stato quello di ricreare una Corea meridionale economicamente vitale, nonostante l'amputazione delle regioni settentrionali. E' facile intuire che cosa significhi oggi per l'Unkra l'impresa di ridarle soltanto uri embrione di vita... In una situazione locale e internazionale meno pericolosa si potrebbe non avere troppi dubbi sulle possibilità di successo di un'impresa simile. In fin dei conti, il Giappone si è rifatto economicamente le ossa in soiimiiiimimmimmmimiimimmiiiiiiiiiiiii a e r o li cinque anni. Ma i Coreani non sono i Giapponesi; e, soprattutto, il problema coreano si pone in un epoca e in un luogo carichi di pericoli e d'incertezze. La sua soluzione è legata a tutta una serie di problemi. Eccone alcuni: 1) problema finanziario: nei prossimi anni, le Nazioni Unite vorranno dare alla Corea molto denaro e per lungo tempo? 2) problema di collaborazione internazionale: quanti paesi daranno il loro aiuto ? i Coreani saranno disposti a collaborare pienamente con gli stranieri venuti nel Ioto Paese? In quale misura il Giappone, il cui aiuto potrebbe essere considerevole, potrà essere della partita? Ritardi e favoritismi 3) problema di tempo: l'opera di ricostruzione potrà aver buon esito solo se l'Unkra disporrà di parecchi anni; l'avvenire glieli concederà? 4) problema di sicurezza infine, problema veramente essenziale. Avranno le Nazioni Unite il coraggio di ritirare dalla Corea le proprie truppe ? Si può ancora pensare che, ai confini dell'Asia rossa, e sotto la protezione delie sole forze armate coreane, si potrà consolidare la Corea meridionale a forza di dollari? Quando ci si pone tale domanda, qui sul posto, a Seul, a Taegu o a Fusan, un ricordo viene irresistibile alla mente: quello della Cina di Ciang Kai-scek. Torniamo all'esperienza dell'Uncack: all'esperienza del primi soccorsi. Ne abbiamo descritto nell'articolo precedente l'opera eroica. Eccone ora gli aspetti negativi. Gli agenti dell'Uncack non possono dar ordini, ma solamente consigli. Non dirigono, controllano. Non distribuiscono nulla: si limitano a portare alle autorità coreane il riso, 1 medicinali, i capi di vestiario, ed esse s'incaricano di distribuirli. Siamo in un paese asiatico: dall'alto al basso della scala lo stillicidio è generale. Tutto va bene quando soltanto il 30 o 40 per cento delle merci si ferma per istrada, in qualche punto del cammino che va dal funzionario superiore coreano e 1 disgraziati che attendono gli aiuti. Come seguire 1 doni per tutto il loro percorso? come impedire le fughe verso il mercato nero ? come accertarsi che le statistiche dei bisognosi non siano state ingrossate? come Impedire 1 ritardi, i favoritismi, la inefficacia? Il controllo dell'agente americano o straniero riesce Importuno, i suoi consigli sono detestati. Se tenta di daTe una lezione, di correggere un abuso, il Coreano, gli fa un bel sorriso, e poi continua a fare a sua guisa. Nel Giappone, ger lo meno, i Nipponici sono uoni allievi, e impareggiabili se si tratta d'imitare, invece il Coreano vuol fare tutto da sè. Se nel 1948 Syngman Rhae commise l'errore capitale di incoraggiare gli Americani a ritirare le loro truppe, fu perchè tutto doveva andare per il meglio e la Corea essere lasciata ai soli Coreani. La presenza degli Americani era fastidiosa e detestata. Gli agenti dell'Uncack finiscono col lasciar fare: per impotenza, per inesperienza o, infine, per indifferenza. Quando non sono paralizzati da una fondamentale incomprensione di una civiltà a un tempo antica e primitiva, lontanissima dalla propria, sono ' sopraffatti, dopo qualche mese, dalla coscienza della vanità dei loro sforzi. Alcuni vi. si ostinano con generoso entusiasmo. S'illudono di aver abolito, almeno in uno stretto settore, le usanze asiatiche per sostituirle con quelle americane; di aver insegnato la onestà al capo della polizia e la democrazia al direttore del carcere. E per vero, con quella passione dell'apostolato così forte nell'Americano, riescono qualche volta a compiere miracoli. Ma quanto isolati e provvisori! Tutto sarebbe più facile Altri, iniziando il loro lavoro, cominciano con l'accettare l'invito del governatore o del sindaco. Quando, alla fine di un pranzo magnifico, l'invitato si alza per fare un brindisi in onore della democrazia, il governatore e i suoi accoliti lo guardano, di tra le palpebre socchiuse, con sorridente simpatia. Ecco il consigliere rimesso al suo posto: eccolo debitore e nella posizione di obbligato, di cliente, alla coreana. Egli non ha più il diritto di ficcare il naso nelle faccende locali: è ormai un amico. E l'amico, più tardi, se intuisce la situazione, si dice per rassicurarsi: «In fin dal conti, si arrangino tra loro. I nostri doni finiscono nelle mani di Coreani; noi assistiamo dunque la Corea ». Tutto questo, allo stato maggiore dell'Unkra, è ben noto. Non si è perduto il ricordo di un'organizzazione dal nome malauguratamente simile, l'Unrra, che dopo la guerra si occupò di distribuire in Cina gli aiuti americani. Ma come conciliare questa lezione con l'obbligo di trattare la Corea come una repubblica libera e democratica? Tutto sarebbe molto più facile, e l'opera di ricostruzione niù rapida, se si avessero abbastanza uomini e abbastanza poteri per dire alla Corea del Nord: "Noi vi dirigeremo per-cinque anni. Lasciateci governare e ricostruire in libertà. Vi restituiremo il vostro Paese quando lo avremo rimesso a posto ». Ma l'TTnkra non ha nè il diritto d' governare nè le numerose squadra di uomini che in tal ca30 sarebbero necessarie. Il suo compito sarà pur sempre qu"'.lo di prestare i suoi servi»,! alla Corea del Sud. alla Corea di Syngman Rhee. Robert Guillain Copyright d> « Le Monde » e de « La Stampa » per l'Italia 111111111111111111111111111111111111 m 1111111111 m 11111111 d Contrasto di colori metallici è stato definito quest'abito in taffetà nero e argento.

Persone citate: Arthur Rucker, Ciang, J. Donald Kingsley, Robert Guillain, Syngman, Syngman Rhee