Come è valutata a Roma l'iniziativa degli occidentali

Come è valutata a Roma l'iniziativa degli occidentali Come è valutata a Roma l'iniziativa degli occidentali "La revisione non si limiterà alle clausole militari, ma investirà tutte le limitazioni imposte all'Italia,, - Le vere ragioni dell'opposizione di Mosca Roma, 29 agosto. L'annuncio dato dal signor Acheson dei prossimi colloqui anglo-franco-americani per la revisione del trattato di pace con l'Italia ha ovviamente destato il maggiore interesse in ogni circolo politico, e per essere esatti ha avuto anzi l'effetto di far passare in seconda linea ogni altro problema e ogni diverso avvenimento. La notizia del resto è venuta a cadere su un terreno già preparato, poiché nel corso di queste ullime settimane l'attenzione era andata proprio a questioni internazionali: la vertenza fra Italia e Jugoslavia per la sorte del T. L. T., i colloqui di Harriman con Tito, le ispezioni di Montgomery al confine orientale e la sua visita a Roma, la prossima missione di De Gasperi in America, hanno difatti offerto in questo ultimo scorcio temi frequenti e appassionanti alla polemica e allo studio. Saggia politica La revisione del trattato si prospetta pertanto come il coronamento di tutta una si tuazione che era già in corso di evoluzione; in certo senso si può dire che è la chiave di volta di un edificio che la no atra diplomazia era venuta co struendo pazientemente, con un lavoro assiduo che ebbe il suo inizio il giorno stesso della ratifica del trattato da parte del parlamento. Sono ormai più di quattro anni, come tutti ricordano, e se il tempo trascorso ai più è sembrato — e non poteva non sembrare — lungo ed esasperante, oggi si deve ammettere che non sarebbe stato possibile scegliere e prendere una via diversa. Si doveva firmare e ratificare, cedendo all'imposizione, e quindi procurare che il trattato restasse inoperante. Altri consigli — come quelli forniti dall'estrema sinistra e da certo esasperato nazionalismo che trovò in Orlando il suo inter¬ IIIIIIMIIIIIMIII IIIIIIIIIIIIIIIII1IIIIII ni prete più illustre — non sarebbero stati realizzabili. Anche un'altra conferma — si fa notare in questi circoli politici — ci viene data questa sera dall'annuncio di Acheson: la conferma cioè dell'esser stata saggia politica quella che ci ha portato a unire i nostri sforzi e le nostre risorse ai Paesi del blocco occidentale. Una politica diversa, che col pretesto di una illusoria e seducente equidistanza, avesse ridotto l'Italia in una pratica condizione di isolamento, non ci avrebbe difatti consentito di registrare oggi questo « principio di successo », come si tende a definire l'annunciata revisione da parte di chi non vuole lasciarsi trascinare a un ottimismo incondizionato, affrettato ed ingenuo. La situazione è vista a Roma con realismo e serenità. Si è fatto il punto, con soddisfazione, per quello che riguarda l'attività diplomatica svolta nel passato lungo quelle tanto discusse direttive del ministro Sforza dì cui oggi si palesano saggezza e fondamento, e si è passati a considerare le prò spettive per l'immediato futu ro. Secondo informazioni che l'agenzia * Italia » afferma di avere attinto a buona fonte « è certo che la revisione non si limiterà ad eliminare importantissime clausole mìlita- abe moqusi regapastapofemto cidgol'Uulcofrpoindi orscdisedesotal'ichcafabea e l'idemri, ma investirà tutte le limi- jiitazioni che in base al trattato sono imposte all'Italia. In un certo senso, più che di una semplice revisione, si potrebbe parlare di una abrogazione del trattato ». Era già stato escluso, 11 giorno in cui si era parlato di una iniziativa francese per una < riabilitazione morale » dell'Italia, che l'Italia potesse, nonché accontentarsi di tale procedimento, neppur? accettarlo. Si era poi detto — c questo tema aveva particolarmente sfruttato la propaganda comunista — che la revisione avrebbe'interessato soltanto le clausole militari del trattato: e di qui la denuncia di una nostra pretesa politica bellicista, contro la quale ai agitava lo spauracchio delle sicure proteste e delle possibili reazioni dell'Unione Sovietica. a LAsrinsostMescotumdontepresntaleutotrfilednedcscoArgomento infondato L'infondatezza dell'argomento apparirà evidente a chi solo consideri l'autentica esiguità del nostro programma di riarmo, che anche portato al suo previsto limite massimo non raggiungerà nemmeno i limiti che il trattato imponeva. Su questo punto, dunque, l'Unione Sovietica non ha motivo per obbiezioni. Ma ciò che induce gli zelatori della causa di Mosca a protestare contro la revisione ha un fondamento di tutt'altra natura: la revisione o meglio l'abrogazio ne del trattato di pace rende rebbe difatti inoperanti le clausole che ci impongono de-, terminate forniture a titolo di Priparazioni quelle riparazioni ii^io.iuiii, ijucu. lipaittiium dcui la Russia, unica fra le1 grandi potenze non ha voluto rinunciare e che la stampa comunista italiana non vuole evidentemente far mancare alla patria del socialismo. Si tratta, come è noto, di materiali, di navi e di prodotti dell'industria meccanica che l'Italia continua a fornire a titolo di danni di guerra: è quin di una questione di interessi diretti e concreti, di natura pratica commerciale e contabile. I sommi principi del rispetto dei trattati e del mantenimento dello statu quo diplomatico entrano quindi poco nella vertenza, può entrare, obbiettivamente, il timore che l'Italia sci"pli"n dgElesudtvPrrsamezd, e1 ,vì|mdtdosi dai vincoli del trattato!d abbia a balzarne fuori armata e minacciosa per la pace del mondo. Se è chiara la ragione per la quale l'Unione Sovietica non si assoderà alle iniziative di revisione e tanto meno di abrogazione del nostro trattato di pace, non per essa muterà sostanzialmente lo stato del rapporti fra Roma e Mosca. Differenziando sempre più nettamente il proprio atteggiamento da quello che le potenze occidentali hanno tenuto e tengono nei confronti dell'Italia, l'URSS verrà a confermare ulteriormente una politica che conosciamo e che assai pochi francamente si illudevano cne potesse mutare. Ribadirà una intransigenza che è stata ed è di ostacolo alla creazione di un ordine internazionale migliore, sciolto dai vincoli e dai pregiudizi che se potevano anche essere spiegabili all'atto stesso della fine della guerra, non sono oggi più concepibili e tanto, meno giustificabili. Ai fini stessi della pace, nel l'interesse di quella distensione che proprio nei patroni della causa sovietica sembra avere i fautori più sinceri — e sarebbero tali se la verbosità stesse a indicare sincerità di intenti e profondità di convinzioni — l'iniziativa delle potenze occidentali è valutata a Roma come un prezioso contributo. E' jiiniMiiiiiiitiirit iitMiiiiitiiiniiiinii M infatti presupposto della pace cominciare a distruggere tutto quello che resta di penosa eredità e di triste retaggio della guerra. v. g.

Persone citate: Acheson, De Gasperi, Harriman, L. T.