Sei condanne a morte per l'assassinio di Abdullah

Sei condanne a morte per l'assassinio di Abdullah Sei condanne a morte per l'assassinio di Abdullah l'esecuzione all'alila di venerdì - Contumaci dne imputati foggiti in Egitto (Nostro servizio speciale) Amman, 28 agosto. Giustizia è fatta: il Tribù naie militare, riunitosi per dieci giorni all'accampamento militare di Abdeli, tre chilometri ad ovest dalla capitale, ha pronunciato oggi le condanne a carico degli uomini che complottarono l'assassinio di re Abdullah. Per ì sei che sono stati trovati colpevoli la pena è stata una sola: la morte. Per un delitto del genere, che ha colpito così profondamente il popolo di Giordania — quasi un parricidio, dicono molti — non ci potevano essere gradazioni nella pena. Per coloro che erano colpevoli, la morte. Due dei condannati, però, sono contumaci: e proprio due fra coloro che erano considerati i maggiori responsabili, il colonnello Abdullah El Tel e Moussa El Ayyoubi. Essi vivono in esilio al Cairo e sembra che, se verrà chiesta la loro estradizione, il Governo egiziano la rifiuterà e concederà asilo ai due condannati, come profughi politici: un gesto che non contribuirà certo a creare buon sangue fra i due Paesi arabi. Quattro imputati sono stati assolti: il dott. David El Housseini, il sacerdote cattolico padre Ibrahim Ayyad, Kamel Kalouti e Toufik El Housseini custode della moschea in cui è stato ucciso re Abdnittah. Solo uno del « clan » degli Housseini pagherà dunque con la morte: Moussa El Housseij cugino dell'ex-Gran Muftì di Gerusalemme. Il Muftì era noto da anni come acerrimo nemico del padre di Abdullah e di Abdullah stesso. Visto sotto questa luce l'assassinio del re assume quasi l'aspetto di un epilogo drammatico di una « faida » fra due potenti famiglie. , Gli altri condannati a morte, óltre a Moussa ed ai due contumaci, sono i fratelli Oukki, Abed e Zakkaria, ed il proprietario di un caffè di Gerusalemme, Abdul Kader Farhat. Numerosi sono stati i particolari emersi durante il processo che hanno suscitato indignazione e riprovazione per gli imputati: Moussa El Housseini ha confessato di aver parlato a re Abdullah solo quindici minuti prima dell'assassinio e dì esser stato invitato dal Sovrano a presentarsi candidato il mese prossimo per una carica politica: segno di benevolenza tanto più notevole in quanto Moussa appartiene alla famiglia del Muftì. Del colonnèllo El Tel ha detto Glubb Pascià, comandante della legione araba: « Era un oscuro ufficialetto, comandante di un piccolo posto di frontiera. E' stato re Abdullah a promuoverlo più volte, a fargli fare una carriera eccezionale, sebbene io fossi contrario e ne lo sconsigliassi ». (El Tel fu comandante delle truppe arabe a Gerusalemme durante la guerra contro gli ebrei). Tre dei condannati a morte, i fratelli Oukki e Farhat, si erano dichiarati colpevoli, pur tentando di addossarsi la colpa a vicenda. Diceva Farhat che gli Oukki avevano invano tentato di indurlo a lanciare iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiu una bomba per coprire la fuga dell'assassino. Gli Oukki ribattevano che era stato Farhat a trascinarli nella congiura. ■Moussa invece ha tentato di scolparsi affermando di non aver voluto uccidere il re ma solo ferirlo o spaventarlo: scusa che evidentemente non ha trovato molto credito. Si attende ancora la conferma delle condanne da parte del reggente Emiro Naif. Quando il figlio di Abdullah le avrà confermate — e non sembra dubbio che le confermerà — tutte le formalità saranno esaurite. Venerdì all'alba i quattro congiurati saliranno il patibolo. Samyr S. Souki deiro.p. — -— •

Luoghi citati: Amman, Cairo, Egitto, Gerusalemme, Giordania