Un pericolo di Panfilo Gentile

Un pericolo I PARTITI E TRIESTE Un pericolo Il fatto che alcuni partiti democratici triestini non sembrano disposti a raccogliere l'invito, autorevolmente appoggiato anche dal Presidente del Consiglio, a costituire un fronte unico nazionale per le prossime elezioni del Comune, non va giudicato affrettatamente come, un indizio di scarso patriottismo; Bisogna infatti tener presente prima di tutto che il sistema elettorale in vigore a Trieste è quello della proporzionale pura. E ciò significa che la lista unica non è punto necessaria per queir affermazione di italianità, che può scaturire egualmente dalla somma dei voti che andranno cumulativamente a tutti i partiti non indipendentisti o titini. Quando è noto ed è stato anzi espressamente e fortemente conclamato che i liberali, i socialisti democratici, i democratici cristiani e i repubblicani, non diversamente dai monarchici o dai missini, portano sulla propria bandiera il ritorno di Trieste alla Madre Patria, è chiaro che ogni voto dato ad uno qualsiasi di quei partiti sarà sempre identicamente un voto dato a Trieste italiana. In secondo luogo, non si può prescindere dall' accoglienza negativa che probabilmente riceverebbe la lista unica presso una parte del l'opinione pubblica. L'on.le De Gasperi nelle sue interviste e l'on. Andreotti nella lettera diretta al segretario generale dell'U.M.I. hanno giustamente rilevato l'importanza morale e- politica che avrebbe avuto l'unità degli italiani nel prossimo schieramento elettorale, al meno nel senso di una prova se non necessaria, utile, della volontà dei triestini di bruciare sull'altare della Pa> tria tutte le passioni che li dividono, e di mettere la ra> gione nazionale al di sopra di quella dei partiti. Ma non meno giustamente è stato messo in evidenza un peri colo: che cioè la lista unica poteva respingere quella parte dell'elettorato che.'Tpur ea sendo italiana di sentimento, non era disposta ciò nono stante a confondersi con gli esponenti o i continuatori di un passato troppo recente e ingrato per poter essere di menticato ed assolto. La lista unica avrebbe indebolito piuttosto che rafforzato la sperata manife stazione di italianità. Ed era imprudente di non tenere conto di questo stato d'ani mo. Il rischio era ed è di stipulare un accordo che poteva non essere poi Sanzio nato dal corpo elettorale. E così invece di fare meglio ai sarebbe fatto peggio. Infine va rilevato che in cèrti ambienti si sono colle a volo le esortazioni dell'on De Gasperi, evidentemente limitate alla situazione trie< stina, per auspicare un'analoga politica sul più vasto piano nazionale; e si è inco raggiata l'idea mai abban donata di quelle ibride eoa lizioni che, sotto il pretesto del patriottismo, dovrebbero correre sotto l'insegna delle imprecisate cosiddette « forze nazionali ». Sul piano nazionale, questa tendenza non ha naturalmente la pretesa di associare, come a Trieste, anche le forze politiche di sinistra o di centro- sinistro. Le vittime designate sareb bero solo il partito liberale, la destra democratico-cri stiana e quell'opinione indecisa, che potremmo chiamare il permanente fondo qua' lunquista del Paese. Sareb be un errore sottovalutare questa tesi oggi ancora piut tosto confusa ed incerta < che stenta ad articolarsi in una netta impostazione po litica. Essa ha dalla sua due coefficienti psicologici di indiscutibile attrazione: la su scettibilità patriottica, che in tutti i Paesi che escono da una sconfitta, è sempre più esaltata o esaltabile che nei Paesi vittoriosi, per l'ovvia ragione che l'amor proprio nazionale umiliato è incline alle riprese passionali; secondo: lo spirito conservatore, che in una situazione di normalità, rappresenta un elemento fisiologico il equilibrio, ma che, in una situazione di allarme e di emergenza, come è quella in cui vive gran parte della società europea contemporanea, è facile a degenerare in un torbido sovversivismo di destra. Nè a diminuire i pericoli insiti in codeste velleità può valere l'osservazione che è difficile mettere d'accordo in una coalizione di questo tipo i monarchici ed i repubblicani di Salò, la destra economica e i • prò grammi nazionalsocialisti o dgnjr a i i a corporativistici delle varie correnti neo-fasciste. Infatti le tentazioni maggiori verso indirizzi di questo tipo si verificano in ambienti politicamente poco progrediti, come quelli del Mezzogiorno, dove hanno scarso rilievo le dichiarazioni programmatiche e ne hanno uno massimo gli stati d'animo generici e inarticolati. Si tratta di ambienti nei quali, in difetto di serie differenziazioni di partito e di parallèle organizzazioni, tutte le confusioni e collusioni sono possibili sotto l'influenza di sentimenti istintivi ed elementari, che sono i soli veri catalizzatori dei diversi orientamenti politici e soprattutto degli schieramenti elettorali, che spesso riescono affatto incomprensibili a chiunque non conosca le reali situazioni ambientali, e prenda come misura i criteri che valgono ad esempio a Torino o a Milano, o in qualsiasi altro grande centro, in cui la lotta politica è altamente qualificata. In un clima arretrato, i blocchi nazionali, i fronti delle « forze nazionali », a malgrado del loro ibridismo e della loro fondamentale irjragionevolezza e incoerenza, possono aspirare a un relativo successo. E' un'eventualità che va seriamente considerata. E spetta soprattutto ai liberali ed alla destra democratico-cristiana ia responsabilità non solo di saper resistere intransigentemente alle lusinghe elettorali che generalmente si accompagnano a tali intese aperte o clandestine, ma anche di operare positivamente per cercar di separare gli elementi ragionevoli e sani di questa destra allo stato fluido, isolando gli elementi estremisti e inassimilabiìi all'ordine costituzionale e democratico vigente. Panfilo Gentile

Persone citate: Andreotti, De Gasperi

Luoghi citati: Milano, Salò, Torino, Trieste