La visita di Harriman a Belgrado e la posizione diplomatica dell'Italia

La visita di Harriman a Belgrado e la posizione diplomatica dell'Italia La visita di Harriman a Belgrado e la posizione diplomatica dell'Italia Due tesi e una carta nelle mani di De Gasperi - Il travaglio elettorale di Trieste Roma, 25 agosto. L' annuncio dell' improvviso viaggio a Belgrado dell'ambasciatore volante di Truman, Averell Harriman, ha destato nei circoli politici romani un principio di autentica emozione, Due le tesi formulate ■ in un primo momento: o una grave minaccia sovietica si sta addensando sulla Jugoslavia, tanto che Tito avrebbe provato il bisogno di chiedere aiuti straordinari all'America; o Tito, preoccupato della missione di De Gasperi a Washington, avrebbe desiderato di far giungere alla Casa Bianca la 3ua voce perchè la sorte di Trieste non venisse regolata ad esclusivo vantaggio dell'Italia. L'interesse di Belgrado Tra le due tesi forse è possibile una composizione, si che ambedue gli scopi del governo di Belgrado sono da considerare attendibili. E' chiaro infatti che, per sostenere le eventuali sue richieste, il maresciallo Tito ha tutto l'interesse di far valere e pesare quanto più possibile la propria condì zione di avamposto del sistema antlsovietico, ed in virtù di questa condizione egli difatti potrà chiedere che non gli vengano imposti sacrifici ine, in un momento delicato come l'attuale, potrebbero indebolire la sua posizione all'interno stesso del suo Paese. Come si vede la situazione è considerata con fredda og gettività negli ambienti politici romani, dove non si vuol com piere l'errore di ignorare tutti gli aspetti del problema, e in primo luogo, anzi, proprio gli aspetti negativi. Si osserva lut tavia, per altro verso, che al trettanto obbiettivamente si può ersere sicuri che il signor Harriman non potrà fare altro che confermare a Tito la esistenza e la validità della dichiarazione tripartita del 1918, al cui rispetto gli Stati Uniti, per loro esplicita ammissione, sono tenuti. Nessuno infatti, a quel che risulta, avrebbe autorizzato Harriman ad ignorare o dimenticare quel documento formale. Non sarà certo l'ambasciatore volante di Truman ad incoraggiare il maresciallo Tito in eventuali sue pretese che danneggiassero gli interessi italiani: è questo un dato che dovremmo ritenere acquisito. Al governo di Washington non è ignoto difatti quale ulteriore impulso potrebbe riceve in ItaIla il socialcomunismo da una eventuale sconfitta del Governo De Gasperi sulla questione di Trieste. La mobilitazione propagandistica messa in atto appunto In questi giorni dalla estrema sinistra ne è un sintomo eloquente. L'opportunità e la necessità di valutare con attenzione le ripercussioni al¬ l'interno dell'Italia e della Jugoslavia di ogni sviluppo della questione triestina si pareggiano, dunque, ed una soluzione della vertenza non può essere trovata dagli eventuali arbitri internazionali che su un piano più vasto e più elevato. Una carta importante Occorre infatti considerare la speciale posizione della Jugoslavia in questo momento: sotto la minaccia sovietica (che non è certo l'ultimo argomento dei colloqui fra Tito e Harriman) la Jugoslavia aspira ad entrare della comunità atlantica. La convivenza in questa presuppone che tutti 1 Paesi partecipanti non abbiano problemi particolari che possano avvelenarne le relazioni: e di qui scaturisce un evidente interesse di Tito ad una composizione della vertenza >:on l'Italia. La sua ammissione nella comunità occidentale ne può essere infatti condizionata, ed è questa la carta più importante che abbia oggi a disposizione la diplomazia ita. liana. A De Gasperi il compito di giocarla con accortezza, ed il fatto stesso che egli abbia anticipato la dichiarazione che Trieste non può essere oggetto di baratto neppure con la revisione del trattato di pace, è buon indizio delle disposizioni con le quali egli si accinge a sostenere le sue responsabilità. Scrive il « Paese Sera >, addirittura, che il nostro Presidente avrebbe anzi « lasciato capire che tutta l'alleanza atlantica corre un serio pericolo se la nota tripartita verrà lasciata cadere ». Misconoscendo il serio impegno nazionale dell'on. De Gasperi, « Paese Sera » lo attribuisce alla preoccupazione che egli avrebbe < di non lasciarsi soverchiare e sorpassare, quanto a nazionalismo oltranzista e risoluto, dalle vociferazioni delle destre »: è questo indubbiamente fuor di luogo, ma le reiterate dichiarazioni del giornale filocomunista 'afferma infatti in un altro punto: «De Gasperi ha in certo modo posto per la prima volta sotto condizione la stessa adesione dell'Italia al Patto Atlantico») hanno un valore indicativo che non può sfuggire a degli attenti osservatori proprio perchè son fatte da oppositori quanto mal accaniti. Una serie di giudizi Da questa condizione discende in ogni modo un'altra conseguenza: la necessità che. in occasione delle elezioni di Trieste, si affermi in modo indubitabile l'italianità della eli tadinanza. I missini, 1 monarchici e in genere le destre con tinuano ad asserire (in questo senso si è espresso o?gi l'on Covelli di ritorno da Trieste) che la miglior maniera per ottenere lo scopo è la realizzazione della famosa « Unione sacra»; un autorevole esponente del P.R.I., Michele Cifarelli, anch'egli it ritorno da Trieste, ha dichiarato invece che ci si propone di varare una formazione elettorale «fra 1 partiti italiani democratici», con esclusione quindi del M.S.I. ed eventualmente di quei monarchici che sì tenessero legati al patto di unità d'azione con i fascisti. Per Trieste, frattanto, è partito l'on. Saragat, anch'egli deciso fermamente a sostenere l'impossibilità di qualsiasi compromesso con i missini: < Esso non gioverebbe che a Tito, ai soclalcomunisti di casa nostra e, in via subordinata, a quegli esponenti del Foreign Office che proteggono Tito. Insieme a Tito ed al co munisti essi non aspettano al tro per denunciare al mondo la inguaribile affezione fasci sta dell'Italia. Del resto — ha detto ancora Saragat — mi sembra idiota credere che per difenderci da Tito sia neces- mlatil'tobsario evocare l'ombra di Mussolini; sarebbe come se Adenauer o Schumacher invocassero Hitler per non farsi Ingoiare da Pieck. Personalmente sono persuaso che il listone, . sacro farebbe perdere, anziché 2m,0,ioTOOr0 a£ „„h Óii= »..,_ faguadagnare dei voti alla cau sa italiana, e finalmente os servo che l'espediente, dato il sistema proporzionale in vigore a Trieste, tecnicamente è affatto inutile». . v. g. • atetrI ssvE