Ilgiardino Hanbury

Ilgiardino Hanbury = un povero di guerra Ilgiardino Hanbury Nei tempi ostili invece di fiori vi seminarono mine; poi ritornò la pace, ma inquieta e fredda, una pace che non ha tempo di badare alle cose gentili (Dal nostro inviato speciale) La Mortola, agosto. Quand'era vivo suo padre, questo giardino era vietato al pubblico durante l'estate, perchè malvestito e quindi da considerarsi impresentabile. Difatti, esso trovava nel sole dell'inverno la sorgente di vita necessaria e sufficiente a risplendere, mentre quello estivo, per eccesso di energia, gli nuoceva e, almeno in parte, lo seccava. Poi, suo padre (il padre del giardino-) morì, altre cose accaddero, e adesso il giardino è aperto al pubblico anche d'estate. Non è più malvestito, è nudo. Il giardino di cui parliamo si trova nei pressi di Ventimiglia e aveva nome Hanbury, e lo ha tuttora. Esso nacque intorno al 1867, per opera di sir Thomas Hanbury, inglese, il quale innamoratosi di questa zona, vi comperò una valletta rocciosa ed impervia nel pressi del mare, dove stentava la vigna, dove stavano morendo di malinconìa e di vec¬ iniiiii 11111 ti 1111 n 111111111 n 11111 u 1 ! 1E u 1111111 chiaia gli ultimi ulivi, e dove il grosso della superficie era occupato da sterpi o mirto selvatico Egli aveva allora 35 anni, e ci si ritirò per sempre, anche al dilà della morte, difatti è sepolto lì. Una lapide in versi latini ed In prima persona, murata dallo stesso Hanbury, precisa che egli, così comportandosi, aveva dato l'addio alla fortuna e alla speranza, perchè tutt'e due lo avevano ingannato anche troppo; dissero invece che egli si era arricchito in Cina ma ciò non conta niente: dì certo, egli era ricco e decise di trasformare la sua ricchezza in fiori, su quella valletta rocciosa ed Impervia. Gli fecero notare che era pazzo. Egli rispose che lo sapeva già, e però ben presto vanghe, zappe, picconi, una volontà tenace al servizio di un sogno, ripulirono la terra di tutto quanto c'era già di botanico (radici comprese), la rovesciarono affinchè respirasse aria nuova, la splanaro- u 11 < 11111111111 ti 11111111111111111111111111111 f 111111111 iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiiino in terrazze; furono costruite strade, abitazioni, scalinate di scorciatola; e tredici anni dopo (1880) l'ex-valletta selvatica, salii;, alla più alta civetteria della grazia giardiniera, ospitava già quattromila piante, venute per lo più da lontani paesi come l'Africa, l'Australie, l'America centrale, la Malesia. Nel 1937 erano diecimila, e, per elencarle si stampò un volume grosso circa 10 centimetri. Ognuna aveva il suo bel nome attaccato al collo (pardon, al tronco) In una piastrina d'Identità che era anche un atto di presentazione all'ospite (è così triste andare per I giardini ed Ignorare come si chiama la pianta che ferma la nostra attenzione): accanto alla palma, al pino e all'eucalipto, sfilavano nomi diffìcili: uno del più semplici era cantua buxifolia. Le varie piante (quelle da fiori incluse) erano distribuite In settori, e ognuno si chiamava little garden, piccolo giardino, ma, servendosi dell'italiano, < giardinetto ». Poter vedere questi « giardinetti » era un privilegio concesso, nei primi tempi, soltanto a poche persone giudicate degne di gustarli, cosi come oggi una celebre automobile inglese non è venduta se non dopo inchiesta sulla persona destinata ad adoperarla, affinchè la sua eventuale volgarità non ne profani la perfezione. Ma la fama dei « giardinetti > si diffuse rapidamente in tutto il mondo gentile, anche perchè quelle piante venute dall'Africa, dall'Australia, dall'America centrale e dalla Malesia, dopo un certo periodo di permanenza nel nuovo ambiente e di cure particolari, davano semi i qBarispediti a casa loro, mettevano al mondo esemplari di particolare bellezza e più robusti di quelli indìgeni. Poter ottenere « semi Hanbury > fu l'ambizione di ogni giardino, e Hanbury ne distribuiva generosamente; mi sembra di avere udito che, in un solo anno, ne andarono all'estero per più di 13 mila sacchetti. Poi venne la guerra del '39 e 1 < giardinetti > deperirono perchè < nemici » d'origine, e perchè non si addice ai fiori il vìvere pericolosamente, o viceversa. Essi, tuttavia potevano cavarsela se, Insieme con la guerra, non fossero venuti anche 1 Tedeschi. Costoro lasciarono intatta la scritta che dice: < Es ist verboten Die Blumen und Gewdche zu Bertiren und zu pflùcken » per esprimere il divieto di toccare o danneggiare qualsiasi pianta da ornamento e da frutta ma stabilirono il loro comando nei c giardinetti » e, invece di fiori, seminarono mine. Arrivò qualche cannonata dal mare, saltò qualche mina, ci fu qualcae incendio, e addio gloria di un sogno. Ritornò la pace ma una pace inquieta, una pace fredda, una pace che, sembra, non ha tempo di badare ai fiori. Il giardino Hanbury non è più un giardino da re, è appena un povero dì guerra. Esso tira avanti nutrendosi di speranza, quella stessa che il suo fondatore gettò a mare. Dove una volta lavoravano 70 giardinieri robusti, oggi non ci sono che 25 vecchi, taluni dei quali pensionati. L'area della coltivazione è ridotta, il resto si allena a morire. Mancano guide. E il tutto, non soltanto perchè mancano soldi. Di soldi, gli eredi Hanbury n« avrebbero ma in Inghilterra, e noi viviamo In un periodo storico che fa, del denaro, un malato intrasportabile. Mancano braccia. Disoccupati ce ne sono ma non si occupano di giardinaggio, un po' perchè una paga da 350 a 700 lire al giorno, sia pure con l'abitazione eventuale non alletta molto, un po' perchè giardinieri si diventa non si nasce, e la < Riviera dei Fiori > non possiede una scuola di giarda naggio; mi hanno detto pur» che l'Italia, giardino d'Europa, scuòTe vere e proprie di giardinaggio ne ha una sola, a Firenze. Infine c'è anche bisogno di roba straniera: provatevi un po' allora a cercare un bulbo (o semi minori) in un paese fuori dogana, seguendo la via gerarchica della burocrazia per le relative autorizzazioni ed i mezzi di pagamento; probabilmente, anche una natura < alla Socrate > Impazzirebbe. Il giardino Hanbury «spera> che tutto ciò muti. Sarebbe bello se l'intelligenza e il buonsenso venissero incontro alla speranza. a. a. •