Londra decisa ad adottare una politica più energica

Londra decisa ad adottare una politica più energica Dopo la rottura delle trattative a Teheran Londra decisa ad adottare una politica più energica Ma Washington consiglia la prudenza - Stokes arriva oggi in volo in Inghilterra - Si prevede una immediata riunione del Gabinetto (Dal nostro corrispondente) Londra, 23 agosto. La sospensione delle conversazioni anglo-persiane a Teheran riacutizza la situazione nel Medio Oriente. Nei commenti della stampa britannica di stamane si fa una energica pressione affinchè il Governo di Londra passi a misure di forza. Il Daily Teiegraph ricorda la « promessa » fatta da Lord Jowett alla Camera dei Lords secondo cui « se le circostanze lo richiedessero, le forze armate britanniche occuperebbero Abadan », e la dichiarazione del primo ministro Attlee secondo cui gli inglesi non abbandoneranno completamente la Persia. Il Daily Express elencava stamane tre mosse « attese dopo il fallimento dei negoziati». La prima — « ordine ai 232 cittadini britannici che si trovano nella zona dei pozzi di recarsi ad Abadan » — è stata decisa nel pomeriggio di oggi dal direttore generale dell'Anglo-Iraniana; la seconda mossa sarebbe « lo stato di allarme alle forze di terra, cielo e mare del Medio Oriente, soprattutto di quelle che si trovano nella base irakena di Bassorah, per una eventuale azione su Abadan qualora i persiani non riuscissero a proteggere i britannici che si trovano colà»; la terza sarebbe « lo sbarco di forze nell'isola di Abadan per occupare la zona delle raffinerie nella quale sono riuniti i tecnici del petrolio ». Tesi estremistiche Sempre secondo il Daily Express « può darsi che vengano fatti piani per spedire le grandi quantità di petrolio che si trovano nei magazzini di Abadan. Questo petrolio è considerato di proprietà della Compagnia Anglo-Iraniana ed il Governo appoggerà la società qualora questa decida di trasportare il suo petrolio ». H giornale vorrebbe poi addirittura venisse elaborato un piano per il trasporto ad Abadan di petrolio grezzo per esservi lavorato e poi riesportato. Questa tesi del giornale di Lord Beaverbrook è, naturalmente, la tesi estrema; presuppone non solo uno sbarco militare in territorio persiano, ma addirittura una specie di occupazione a tempo indeterminato che permetta alla società anglo-iraniana di rimettere in funzione le raffinerie per lavorare la nafta grezza proveniente da pozzi non persiani. E' difficile, a dir poco, dii vedere come il governo britannico potrebbe giustificare dinanzi agli occhi del mondo, un'azione di questo genere. Ma anche escludendo la possibilità di un simile piano, è chiaro oramai che l'opposizione britannica si attende ora dal Governo, come scriveva stamane il Daily Telegraph, organo conservatore, la protezione « dei cittadini e della proprietà britannica con operazioni della fanteria da sbarco o delle truppe del Comando del Medio Oriente ». Nè pare che il Governo laborista abbia alcuna intenzione di rifiutarsi di ricorrere a questa ultima disperata risorsa (pericolosissima per la pace mondiale) se non col rinviare una decisione insistendo che per ora le trattative non sono fallite, ma sospese. Lo stesso giornale laborista Daily Herald metteva in rilievo stamane che « la Gran Bretagna non intende abbandonare Abadan » e aggiungeva anzi « Attlee lo ha detto in Parlamento e il Consiglio dei Ministri ha provveduto a far preparare navi da guerra e altre forze per la protezione del personale britannico ». La proprietà Ciò che preoccupa soprattutto, per le possibili ripercussioni mondiali, è lo scopo per il quale verrebbe compiuta questa azione di forza. I paracadutisti, le navi, la fanteria da sbarco o quel che sarà deciso dai militari, non avrebbero — a quanto si capisce dai giornali inglesi — lo scopo di proteggere l'evacuazione del personale britannico qualora questo fosse minacciato e sottoposto a violenze da parte persiana. Fra l'altro anzi, come ricordava candidamente stamane il Daily Herald, «nessuno può costringere i tecnici a restare se vogliono andarsene ». Ma questa progettata azione di forza avrebbe invece lo scopo di garantire la permanenza dei tecnici inglesi in territorio persiano. E anche, come insiste il Daily Telegraf, di proteggere « la proprietà ». I cittadini britannici non hanno finora subito alcuna « violenza fisica » nonostante la grave tensione; essi lamentano però continue «molestie». Soltanto un incidente potrebbe fiustificare l'intervento protet vo da parte britannica. Quanto poi all'intervento protettivo della proprietà è chiaro che la pubblica opinione mondiale, preoccupatissima delle ampie ripercussioni che un'azione armata britannica in Persia potrebbe avere, sarebbe molto poco disposta a giustificarlo. Fra l'altro la proprietà attuale delle raffinerie di Abadan è un delicatissimo problema legale. Esse erano fino a qualche mese fa certamente inglesi. Le leggi persiane le avrebbero fatte passare allo stato persiano. Gli inglesi, però, forti della sentenza del tribunale internazionale dell'Aja e basandosi sul testo del contratto anglo-persiano del 1933 — che comprende fra l'altro una clausola secondo cui « neppure un atto legislativo del par¬ lfceIvelmsspgpbvtpnfzlaèlvStclcalngqdrtgvlMAniclinqoesftrnsmqntsntdfbpmlactTomfivsrls lamento persiano » può modi ficare la situazione — ritengono che le raffinerie continuano ad essere di proprietà britannica. I persiani sostengono a loro volta che il contratto del '33 era invalido in quanto limitava la sovranità del loro parlamento Comunque una discussione sui torti e sulle ragioni di questa vertenza porterebbe troppo lontano dalla notizia del giorno. I persiani si sono comportati in modo anche più inabile e irrazionale dell'altra volta. Questa volta le trattative non erano fra il Governo persiano e una società straniera concessionaria; erano fra due governi con la mediazione di un terzo. A Londra, dove la politica laborista — « trattiamo » — è sempre valida si ripiega sulla politica conservatrice a favore dell'uso della forza. Gli Stati Uniti, a quanto ci risulta, non sono affatto convinti che questa sia ora l'unica soluzione possibile. Anzi pare che a Washington (in mezzo a una forte irritazione verso la irresponsabilità del governo persiano attuale) si ritenga che, anziché una soluzione, questa sarebbe la peggiore delle complicazioni. Provocherebbe quasi certamente l'intervento sovietico in Azerbaigian e una reazione sfavorevolissima agli inglesi in tutta l'Europa. Le conseguenze in Medio oriente, in Asia e in Africa, dove i nascenti nazionalismi stanno osservando con immenso interesse il grande contrasto fra la politica che la Gran Bretagna ha messo in atto tre anni fa in India, nel Pakistan e a Ceylon e quella che sta proclamando oggi, le conseguenze politiche e psicologiche potrebbero essere incalcolabili. Tutto ciò fa pensare che il Governo britannico cerchi di procrastinare il più possibile una decisione tanto pericolosa. Consultazioni Il « Times », con grande senso di responsabilità, stamane non riferiva alcuni di questi piani militari e sosteneva invece, in un ampio articolo di fondo, che se la responsabilità per la sospensione delle discussioni ricade tutta sui persiani, non è affatto detto che le discussioni siano fallite anzi potranno e probabilmente dovranno essere riprese. Il ministro Stokes ha mostrato, al momento di salire in aeroplano per tornare a Londra dopo un colloquio con lo scià di Persia e un altro con il rappresentante di Truman, Harriman, un certo ottimismo. Se egli riuscirà a mantenere questo ottimismo fino al momento del suo arrivo a Londra egli dovrebbe essere in grado di far abbassare alquanto la temperatura londinese. Egli dovrebbe arrivare a Londra domattina verso le 8. Poco dopo egli vedrà Attlee per un colloquio a due e più tardi parteciperà a un consiglio di ministri. Se Stokes riuscirà a convincere il Gabinet¬ tussanzeuncncqzssrpolcsDlcrdcbsohtnvtiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiu to inglese della possibilità di un futuro accordo con i persiani tanto meglio. Altrimenti si prevede che Attlee richiami al più presto a Londra i ministri, attualmente in vacanza. Decisioni di questo genere e di tale gravità richiedono una responsabilità collegiale. Se necessario, il primo ministro potrebbe convocare anche il Parlamento. Un giornale del mattino aggiungeva che Wiston Churchill (che questa sera si trova a Venezia) potrebbe interrompere le sue vacanze per venire a consultarsi con Attlee. Una speranza frequentemente espres¬ sPsprzenstdzohnts1IMIIIIMIMM IMItlItlMIItlllllllttlllirill rilll sa a Londra è che lo scià di Persia riesca a sostituire Mossadeq con qualche altro uomo politico 'più ragionevole; e si rileva con una certa soddisfazione che anche gli ambienti estremisti nazionalisti persiani, che Mossadeq aveva così demagogicamente stuzzicato, si stanno ora discostando da lui. Il giornale persiano nazionalista « At Esh » scriveva oggi « Il dottor Mossadeq ci ha promesso 300 mila sterline al giorno di entrata sul petrolio. Adesso le casse del Tesoro sono vuote e quali sono 1 piani del Governo ? ». r. a. lllllllltlllll IIIIIM 1II1IIII1MMI Mllllll

Persone citate: Attlee, Harriman, Stokes, Wiston Churchill