Un ottimista dimenticato

Un ottimista dimenticato IL CENTENARIO DI LEON ROURGEOIS Un ottimista dimenticato Sviluppò sui temi dei positivismo e delia morale laica la dottrina della solidarietà umana, fu salutato "padre della Società delle Nazioni,, (Dal nostro corrispondente) Parigi, agosto. Tra la guerra franco-prussiana del '70 e il principio del secolo XX l'Europa conobbe un'epoca di inaudita prosperità, in cui ogni ottimismo appariva lecito. In quell'ambiente, e precisamente in Francia, ha un posto cospicuo la figura di Leon Bourgeois. Non fu un genio, ma piuttosto un'eminente mediccrità nel mondo intellettuale e politico, e come tale appunto riesce più rappresentativo dell'età sua, di quanto non lo siano per avventura uomini di più spiccata e originale personalità. Il diritto e la realtà Il pensiero di Lécn Bourgeois, mente soprattutto giuridica, si riallaccia alla filosofia del secolo XVIII e alle concezioni politico-sociali della Rivoluzione francese. Coltivando consapevolmente tale eredità ideologica, il Bourgeois militò nelle file del partito radico-socialista, che è il custode tradizionale della mentalità laica, razionalista e progressista della Rivoluzione francese, e del partito stesso egli fu per parecchi anni capo autorevole. Autore di pochi libri e di molti discorsi disseminati lungo la sua felice carriera amministrativa, politica e diplomatica, Leon Bcurgeois espose le sue idee fondamentali in un saggio sul concetto di solidarietà. Vi troviamo il nucleo di pensiero che illumina tutta l'opera sua. Il rinnovamento delle concezioni sociali — afferma Leon Bourgeois — si prepara e si compira mercè lo stretto accordo del metodo scientifico e dell'idea morale. Nella sua fede scientifico-positivista egl ritiene che, come le scoperte delle scienze fisiche hanno re so l'ucmo padrone della natura, così la scoperta delle leggi del mondo morale e sociale de ve permettere altrettanto per la trasformazione della vita sociale. L'attuazione del bene cioè il soddisfacimento del senso morale, deve aver luogo razionalmente, basandosi sulla realtà, e la dottrina della solidarietà darà chiave per risolvere il problema. La solidarietà è nella realtà stessa delle cose: è l'interdipendenza organica delle parti e di ogni essere col cosmo. La legge di solidarietà delle azioni individuali finisce per apparire, tra gli uomini e le società umane, non già causa di diminuzione, bensì condizione di sviluppo, legge di organizzazione interna, indispensabile alla vita: « non servitù, bensì mezzo di liberazione ». Ma come stabilire, sulla dottrina scientifica della solidarietà naturale, una dottrina pratica della solidarietà morale e sociale, dei diritti e doveri di ciascuno nell'attività solidale di tutti? Il diritto degli uomini risulterà dall'osservazione della realtà: occorre riconoscerlo e sanzionarlo. Il Bourgeois si preoccupa di differenziare la propria posizione da quella di Rousseau: non si tratta di una credenza ottimistica in una bontà originaria dell'uomo, che sia stata successivo mente corrotta. Nè vi è tendenza comunista egualitaria, che anzi la dottrina della solidarietà tende al massimo sviluppo dell' individuo. Ma poi il suo pensiero coincide con quello di Rousseau, quando afferma che l'uomo, 11 quale vive nella società e non potrebbe vivere senza di essa, è perpetuamente debitore verso la società. Ogni generazione è usufruttuaria di un'eredità, che è debito nostro verso colerò che verranno dopo di noi; onde un duplice obbligo: di conservazione e di progresso. 11 Bourgeois ne conclude che un « quasi-contratto » generale risulta, tra gli uomini, dal fatto naturale e necessario della lc*o esistenza in società. La teoria complessiva dei diritti e doveri dell'uomo nella società deriva dalla cognizione delle leggi naturali della solidarietà degli esseri. Al dovere morale della carità affermato dal cristianesimo, alla fraternità repubblicana (ancora astratta e priva di sanzioni) subentrerà un' obbligazione quasi-cortrattuale, suscettibile di sanzioni: « il debito dell'uomo verso gli uomini, sorgente e misura del dovere rigoroso della solidarietà sociale ». Il nucleo dottrinale esposto nel saggio sulla solidarietà non diede luogo a successivi studi teoretici: il Bourgeois, uomo pratico, amministratore, politico militante, giurista e diplomatico, non scrive libri di filosofia ma lavora ad applicare in concreto, con innegabile coerenza e nobiltà di intenti, quelle sue idee generali. Tale la sua fisonomia caratteristica, altamente rispettabile. Nella sua lunga carriera (fu ministro una decina di volte, presidente del consiglio, presidente della Camera e del Senato) egli si dedicò ai problemi della scuola, dell'educazione sociale, dell'igiene pubblica, della cooperazione e della mutualità, della previdenza, delle assicurazioni. Ricercando i mezzi adeguati per combattere i mali sociali, li individuava nell'educazione, nelle iniziative private cooperativistiche e mutualistiche, infine nell'azione dello stato. Dalla nozione di solidarietà derivavano logicamente l'azione per proteggere la vita umana contro la malattia e quella per stabilire nella società la pace per mezzo della giustizia. Il radicalismo del Bourgeois si allontana dal socialismo in quanto rifiuta il principio della lotta di classe. Riformista dichiarato, egli scriveva: >.< L'idea radicale è nata dall'orrore dell'ignoranza e dell'ingiustizia. La sua mèta è l'attuazione della libertà integrale nella giustizia integrale. Il suo metodo'è quello dell'evoluzione pacifica, guidata dalla coscienza e dalla ragione ». Cose lontane In queste formule spira l'aura di quel positivismo, Sbrretto da un afflato di morale laica, che caratterizzò la fine del secolo scorso, alimentando il facile e fiducioso ottimismo di quell'epoca di prosperità. Tutto ciò, dopo il secondo bagno di sangue, di ferro e di Fuoco, per cui è passata l'Europa, appare oggi ben lontano e giù di moda: come il professorale volto barbuto e occhialuto alla Zola di Leon Bourgeois (nato nel 1851) che lo situa a prima vista nell'età dei Loubet e dei Fallières, quella che con nostalgia è chiamata la belle epoque. Superando la sfera nazionale, è ancóra una logica conseguenza degli stessi princìpi l'approdo alla solidarietà internazionale. A poco a poco si delinea un abbozzo della Società delle Nazioni, in cui norma sovrana sarà il diritto. Il Bourgeois, rappresentante della Francia prima nei consessi dell'Aia, lo è poi, sino alla morte, nella Società delle Nazioni ginevrina, di cui fu acclamato « padre ». Apostolo della pace (e n'ebbe il Premio Nobel nel 1920), la sua mentalità e la ricca esperienza di giurista gli vietano di cadere in un pacifismo sentimentale e declamatorio: oltre che un apostolo, egli è un tecnico dell'organizzazione internazionale. E va ricordato come egli, traendo profitto dall'esperienza della prima guerra mondiale pure affermando che la Società delle Nazioni doveva fondarsi nell'assoluto rispetto della sovranità dei singoli stati associati, sostenesse tenacemente, contro il presidente Wilson, che la Società delle Nazioni avrebbe dovuto disporre di una forza armata cne sostenesse le eventuali sanzioni. Leon Bourgeois aveva veduto giusto, e FU. N. O. — seconda edizione riveduta della S. d. N. — ha seguito, sia pure tardivamente, il suo suggerimento. Luigi Emery

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