Lotta tra due imperi nelle acque inquiete del Pacifico

Lotta tra due imperi nelle acque inquiete del Pacifico 1JL TRATTATO DI PACK COUf Iti GIAPPONE Lotta tra due imperi nelle acque inquiete del Pacifico L'America ha fretta di concludere • L'URSS cerca di strapparle l'iniziativa facendo leva sulle aspirazioni nipponiche e i timori dei vicini - Il tetro umorismo di un diplomatico inglese e (Dal nostro inviato speciale) Tokio, agosto. Il primo ministro giapponese, Yoshida, non ha, fretta di riarmare; non crede ad un pericolo russo immediato. Pensa, almeno così dice, che non ci sarà la terza guerra mondiale. Negli Stati Uniti questo bell'ottimismo viene giudicato imprudentissimo e i piani americani per il Giappone sono ispirati ad ipotesi decisamente pessimiste e quindi a una posizione diametralmente opposta. Yoshida desiderebbe procedere lentamente? Washington vuole fare in fretta. Il Giappone preferirebbe non, sottoscrivere alcun impegno prima d'aver ottenuto l'indipendenza e cioè riacquistato la sua sovranità in virtù del prossimo trattato di pacet Washington gli sottopone un programma esigente e ben preciso, ed intende addirittura vincolare il Giappone con un'alleanza m perfetta regola. Una cantonata E' passato il tempo in cui Mac Arthur proponeva ai nipponici un ideale di tranquillità espresso nella celebre formula: « Il Giappone deve diventare la Svizzera dell'Estremo Oriente! ». Questa imprudente dichiarazione oggi si rivela cóme una solenne cantonata e lo stesso generale s'è affrettato a sotterrarla con altre sue imbarazzanti promesse. Tutto ormai è dominato da un fatto: il trattato di pace nipponico è stato concepito nel clima agitato della guerra coreana. La Cina è completamente perduta: la Corea lo è per metà. Occorre che l'America si assicuri il Giappone; questo deve passare nel suo campo. Non ha più il diritto di rimanere neutrale. Ma lo è poi veramente? Da un anno il Giappone è diventato, di fatto, la retrovia del fronte coreano, la base indispensabile alla guerra. E' vero, non ha scelta; la sua collaborazione è quella di un paese occupato militarmente ed è per questo che si cerca di indurlo ad impegnarsi volontariamente e durevolmente in modo che l'antico vinto si trasformi in un alleato del suo vincitore. E se Yoshida non si mostra troppo entusiasta si potrà forse, nel. futuro, trovare qualche personaggio più malleab le con cui trattare, come ad esempio il suo rivale e amico Hatoyama, già « discriminato » e ora candidato alla presidenza del Consiglio, che si dichiara « riarmista » ad oltranza. Perchè, i piani americani sono già tracciati nelle loro grandi linee e Washington è ben decisa ad ottenere che il Giappone bruci le tappe il più rapidamente possibile. La prima è la sistemazione di basi statunitensi in territorio nipponico. A questo riguardo, s'è operato, in segreto, un cambiamento radicale nella politica di Washington. Prima della guerra coreana, Yoshida si sentiva ripetere, nelle conversazioni confidenziali con Me Arthur: « Non abbiamo bisogno delle basi giapponesi. La difesa del vostro Paese potrà essere per.ferica, condotta dall'esterno. Ci sarà sufficiente, a questo fine, il possesso di Okinawa, l'isola-fortezza, il nido di vespe della nostra aviazione del Pacifico ». Al contrario, Foster Dulles — dopo l'attacco in Corea — propone di dislocare truppe americane nell'arcipelago nipponico dopo il trattato. L'occupazione si trasformerà in una c sosta di truppe amiche a disposizione di Tokio ». A questa richiesta, Yoshida, che ha rifiutato d'impegnarsi a proposito del riarmo, cede suo malgrado: Dulles riparte in febbraio con un'accettazione di massima. Iniziano negoziati se greti, delicati. Si elabora un savvfNluddsssndtnI1ctadsHnlmsIulstgursdqAsmpacntpcSuptdPsm _ n.documento che si chiamerà .|« accordo provvisorio per /al sicurezza giapponese» che, agli occhi degli americani, dovrebbe essere il primo passo verso la futura alleanza. L'isola del Sud, Kin-Siu, che fronteggia la Cina, e quella del Nord, Hokkaido, «teina all'URSS, saranno i due poli di un dispositivo che, se si deve dar credito alle indiscrezioni della stampa., comporterà lo schieramento di quattro divisioni americane. La seconda tappa dovrà essere quella del riarmo giappo nese. Invano Yoshida si sforza\di segnare il passo su questo (terreno: i piani americani so no già in via di realizzazione. Il Primo Ministro, ancora nel 19^9, ha dovuto riconoscere che, in mancanza di un esercito, il Paese non poteva fare a meno di una polizia capace di fronteggiare eventuali disordini comunisti all'interno. Ha accettato coti la costituzione, a fianco degli agenti regolari, di speciali reparti che formano la polizia, nazionale di riserva, sulla quale ritorneremo. Il premier la considera come una specie di * guardia mobile », per gli americani costituisce invece il nocciolo d'un futuro esercito nipponico forte già di 75 mila uomini, cifra ufficiale inferiore forse alla realtà. E' senza dubbio troppo presto per calcolare gli effettivi di questa armata di domani quale la prevede Washington. A questo punto occorre però sottolineare il concetto fondamentale del sistema: il Giappone non sarà autorizzato ad avere forze delle tre armi. Il compito della difesa aerea e navale viene assunto dagli Stati Uniti. Reticente adesione La terza tappa infine dovrà portare alla firma di un « accordo di mutua difesa * tra Stati Uniti e Giappone e cioè ad una durevole alleanza — si parla di SO anni — che costituisce l'obiettivo principale della politica americana nel Pacifico. Se l'intesa per quanto concerne le basi è provvisoria, ciò avviene a causa del principio enunciato nella famosa « risoluzione Vandenberg » che diede origine al Patto atlantico e secondo la quale l'aiuto americano viene commisurato allo sforzo compiuto dai singoli paesi e alla condizione che si tratti di un inuuiiMiiiiiiiiiuiiuiiiiiiniiiiiiiiiiniiiiiiiiiui aiuto « reciproco » vale a dire che agisca nei due sensi. E' perciò soltanto un Giappone riarmato o in fase di riarmo che potrà firmare il patto di alleanza con gli Stati Uniti. Questo sarà il vero trattato; l'altro, quello che sarà sottoscritto in settembre, sarà solo un documento d'attesa, importante certo, ma più rimarchevole per le sue deficienze che per la sua parte positiva. Infatti, in esso non si fa cenno ai tre veri obiettivi dell'Ame \rica: basi, riarmo, alleanza, (Questi pùnti-chiave saranno e d l e à a d i e l l l a e a n iMiniiiiiiiiuiiiiiiuuiuiuuuuuniiiiiiiiiuiuniii oggetto invece di un'intesa bilaterale, estranea al trattato, negoziata tra gli Stati Uniti e un Giappone divenuto, in teoria, padrone dei suoi destini. Leggiamo il trattato di pace quale è stato pubblicato in' anticipo a Washington e a Tokio il SO luglio scorso. Bensa dubbio non si può dire generoso: le clausole territoriali impongono al Giappone, rendendo definitivo l'annientamento del suo vasto impero coloniale, una tale amputazione quale nessun'altro Paese ha mai subito in lina sola volta. Ma al di fuori di questo, è di una indulgenza, senza preceden. ti. Questa « pace di riconciliazione », come l'ha definita Dulles, non è gradita a tutti. Sfortunatamente per gli Stati Uniti, essa ha avuto un'accoglienza particolarmente sfavorevole in Asia. Senza tener conto delle recriminazioni dell'URSS, le proleste e le critiche sono state particolarmente invaci nelle Filippine, in Corea, in Birmania, a Formosa e, naturalmente, nella Cina comunista. L'Australia e la Nuova Zelanda, d'altra parte, hanno accordato con reticenza la loro adesione al trattato e solo dopo aver ottenuto dall'America una controassicurazione. Atterrite dall'idea di potersi ritrovare forse un giorno davanti ad una nuova esplosione nipponica e di sentirsi le vittime designate, esse hanno ottenuto dagli Stati Uniti un importante accordo di mutua difesa che agirà nel caso di un attacco armato nel Pacifico contro una delle, tre potenze firmatarie. Un patto analogo esiste tra Stati Uniti e Filippine. Si tratta di una controalleanza an ti-giapponese anche se è vero che essa deve pure agire in caso d'aggressione russa o cinese. E' utile tuttavia notare che l'Inghilterra, a dispetto dei suoi molti punti di disaccordo con l'America a proposito della politica giapponese, ha sottoscritto al principio del riarmo nipponico. Tra due mali occorre saper scegliere il minore: essa stima che un Giappone disarmato rappresenti un pericolo maggiore di un Giappone riarmato. Si rassicura inoltre calcolando che l'attuale Giappone, completamente dipendente dalle forniture straniere, è più facilmente controllabile che quello del passato. Nel suo intimo « E" ingenuo in tutti i casi credere, come fanno troppo spesso gli americani — mi diceva a questo proposito un diplomatico inglese — che noi potremo avere un Giappone without tears, senza lagrime, cioè dei giapponesi che non ci siano causa di nòie. Sembra invece, che questo sia un poco la loro missione nel mondo, e cioè quella di procurarne! ». Auguriamoci che questa profezia di tetro umorismo non si realizzi troppo presto. Ci si può domandare in effetti se la marcia verso l'alleanza nippnamericana avanzerà tanto rapidamente e altrettanto facilmente come sperano gli Stati Uniti. La Russia ha osservato il progredire dei piani americani. Riarmo giapponese, alleanza: l'uno e l'altra sono per lei inammissibili. Il colpo d'arrèsto ai progressi del comunismo e la minaccia sull'Asia rossa sarebbero troppo gravi. Mosca ha bisogno che il Giappone sia per lo meno debole e neutrale, se non comunista. Ora si è ancora lontani dal completamento finale del sistema americano; lontano nel tempo, lontano anche nello spiriti degli stessi giapponesi che ancora non hanno deciso se rimettersi o no completamente agli americani. La Russia scorge la falla; essa può agire. Anzi, è già all'opera. E? in relazione alla sua politica giapponese che l'URSS ha ordinato di iniziare trattative per l'arresto delle ostilità in Corea. L'effetto della manovra, che diminuisce la pressione sul Giappone, è duplice. Essa rinforza in questo paese le esitazioni neutraliste, delle quali parleremo in un altro articolo; negli Stati Uniti sferra il colpo di grazia alla tesi « Asia innanzitutto » e distoglie, a favore dell'Europa, e a scapito del Giappone, lo sforzo principale degli americani. Ci si attende, qui, di vedere questa politica svilupparsi con maggiore ainpiezza. La Russia non può, si pensa, non replicare al trattato di pace nipponico. Fare delle offerte da una parte, minacciare dall'altra, tale potrà essere il suo gioco. Offrire per esempio di rispettare e addirittura di garantire, con un solenne patto, la neutralità nipponica pubblicamente proclamata. E minacciare, se Tokio s'impegna nel campo avverso, di voler trarre tutte le conseguenze dal fatto che lo staio di pace non è ancora stabilito tra Tokio e Mosca, poiché la firma dell'URSS mancherà sul trattato di San Francisco. V'è di più: il Giappone guarda indietro ad una grande assente: la Cina. Esso ha un estremo bisogno di concludere affari con lei. L'alleanza americana non rischia forse di rendere definitivo il divorzio con Pechino ? Temporaneamente riparato sotto la protezione del suo antico vincitore, il Giappone, se dovesse seguire il suo più riposto istinto, non vedrebbe negli accordi con l'America che un modo di superare gli anni difficili, in attesa di riprendere una completa libertà d'azione nella sfera del Pacifico. Robert Guillain Copyright dr < Le Monde » • de iLa Stampa > per l'Italia