Domani s'inaugura la Mostra del Cinema di Mario Gromo

Domani s'inaugura la Mostra del Cinema SULLO SCHERMO DEL LIDO Domani s'inaugura la Mostra del Cinema iiiiitiiiiiiimiif mif iiiiiiiiiiiitiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiii (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 18 agosto. Sta per iniziarsi la XII Mostra; e l'anno prossimo la Mostra avrà vent'anni. (Dodicesima e venti vanno così d'accordo: nel '32 e nel '34 c'è la Biennale del Cinema; diventa annuale nel '35; dal '40 al '42, e nel '46, è per forza d'eventi In tono assai minore, si chiama «Manifestazione»; e dal 47 riprende il suo nome e 11 suo cammino). Circa duemila film, dovuti a più di quattrocento registi, sono finora apparsi sullo schermo del Lido. Parecchie le opere indiscutibili: da L'uomo di Aran di Flaherty a Ragazze in uniforme della Sagan, da Verso la vita di Ekk alle Silly Symphonies di Disney, da La spia di Ford a La kermesse eroica di Feyder, da La grande illusione di Renolr a Quai des Brumes e Alba tragica di Carnè, da Uomini della montagna di Szòtz all'Enrico V di Olivier, da Paisà di Rosaellini a Le diable au corps di Autant Lara, Basta uno di questi film a dare un significato a tutta una Mostra. Lo accolgono grati e calorosi consensi, in serate memorabili che fanno ogni volta risentire il cinema ben vivo. Ma se poi ci si Indugia su altre serate, sia pure meno importanti, allora 1 film di un certo rilievo, finora apparsi sullo schermo del Lido, diventano una piccola folla che urge alla rinfusa, e che non si risolvo In un arido elenco, perchè ciascuno di questi titoli e di questi nomi certo al lettore rievoca interessanti visioni: A nous la Uberté (Clair), Gli uomini che mascalzoni (Camerini), Proibito e Mister Deeds (Capra), Mascherata (Forst), Estasi (Machaty), Loth in Sodoma (Watson e Weber), Amore giovane (Rowenskl), Ragazzi allegri (Alexandroff), Notti di Pietroburgo (Rochal e Stroeva), Biancaneve (Disney), Terre morte (Rutten), Capriccio spagnuolo (Sternberg), Janosik (Fric), Sinfonia dei banditi (Feher), Squadrone bianco e Cielo sulla palude (Genina), Cavalleria (Alessandrini), Carnet di ballo (Duvivler), Winterset (Santell), Olympia (Rie fenstahl), La pattuglia (Tamagawa), Pigmalione (Asquith e Howard), Ciapaiev (VasBiliev), Sirena (Stekly), Quai des Orfèvres e Munon (Clouzot), La perla e La malquerida (Fernandez), L'ammiraglio Nakhi mov (Pudovkin), La terra tre ma (Visconti), Sotto il cielo di Roma (Castellani), Anni difficili (Zampa), Louisiana Story '(Flaherty), L'escluso (Meyers). La ronde (Ophiils), Giustizia li fatta (Cayatte), Dio ha bisogno degli uomini (Delannoy), Giungla d'asfalto (Huston). In tutto, almeno una sessantina di film: che sono le patenti di nobiltà della Mostra. Spiccano fra tutti gli altri che con certosina pazienza, anno per anno, Flavia Paulon ha ora elencato in un utilissimo volume (F. P. £000 film a Venezia 1932-1950 - Quaderni della Mostra), a ogni annata premettendo cenni riassuntivi, premiazioni, ecc. Evidentemente, per goderci quei sessanta film, ce ne siamo dovuti sorbire, al Lido, parecchie centinaia di mediocri, e molte decine dì stupidi. E' un po' il problema di tutte le Mostre. Ma non si potrebbe scegliere meglio? Essere più esigenti? E' la domanda che ricorre più insistente, soprattutto alla vigilia e all'epilogo di ogni Mostra. Vediamo di darle una risposta. gdigcsfMrqfgfzbsd La < scelta » di Venezia ha già una sua limitazione: quella stagionale. Non può spaziare in tutta un'annata di produzione, ma soltanto negli ultimi mesi. (Le somme investite in molti film sono talmente ingenti, da esigerne l'immediato sfruttamento: voler attendere Venezia sì risolverebbe in milioni d'interessi passivi). Ma è soprattutto il criterio dell'arte, difeso dalla Mostra, che non è quello di troppi produttori, i quali ancora vedono nel Lido soltanto una pubblicitaria vetrina per i loro film più spettacolari (e quindi più redditizi); e questi, artisticamente, non sono di solito i più validi. Si faccia una commissione d'accettazione, internazionale: mi pare d'udire per l'ennesima volta. Sarebbe certo la soluzione più ovvia. Ma chi imporrà quella disciplina ai produttori d'ogni Paese? Ed il danno di inevitabili rifiuti, che verrebbero poi subito a risapersi, con il conseguente di scredito a priori degli ancora inediti film rifiutati? Posti di fronte a quell'alea, molti produttori non rinuncerebbero senz'altro a Venezia, alla sua temuta e dannosa severità? E una Mostra del cinema, è lapalissiano, non si fa senza film (Questa soluzione, tuttavia la si tentò. Delineata timida- pmente nel '36, la commissione d'accettazione fu nel '37 ufficialmente varata. Si invitarono nove < esperti » di cinque Paesi a esaminarsi, in anticipo, tutti i film iscritti alla Mostra. Fu un luglio infernale. Per otto-dieci ore al giorno, e per una ventina di giorni, si stette in una saletta sotterranea del Palazzo del Cinema che in fretta e in furia si finiva di costruire. I muri erano ancora stillanti, in quella ele- o a o , a l . e ? ù a a e no e iè e, è i o etie, i. e e: iomoil e ai a di oo a E am a a- gante e màdida cantina scendevamo muniti di sciarpe e di impermeabili. Alla fine di luglio presentammo le nostre conclusioni: per un'ottima Mostra, scartata una metà dei film iscritti; per una buona Mostra, scartato un terzo. Furono poi... tutti proiettati, più qualche altro sopravvenuto nel frattempo. Tanti erano stati gli immediati « interventi » e le fulminee proteste, di associazioni sindacati ministeri ambasciate). * * Dopo la guerra 1 Festival si sono moltiplicati; e la Mostra di Venezia ha subito fin troppe difficoltà per regolarmente riprendere il suo cammino. Soltanto nel '48 ha riavuto la sua sede, soltanto nel '49 è stata insediata la nuova direzione (Petruccl). C'era molto da fare, in questi due anni, moltissimo da riorganizzare; la produzione delle due annate è stata quella che è stata; e la plètora dei film mediocri non è certo scomparsa. Ma con quest'anno, con la Mostra che s'inaugura domani, anche il problema di tale plètora dovrebbe vedere l'inizio di una soluzione. Il cartellone appare parecchio interessante (ne faremo cenno domani, dopo le ultimissime conferme); e ciò lo si è ottenuto grazie all'attività del Petrucci e dei suoi collaboratori. Un'attività cauta, di natura direi diplomatica, rivolta a suggerire, a consigliare senza parere, a informare con discrezione, a convincere tra le quinte, e sempre molto sottovoce. Indurre i singoli produttori a Inviare a Venezia questo anziché quel film, e ciò nel loro interesse, e quindi nell'Interesse della Mostra. Sembra facile; ma in parecchi casi ci si è ancora trovati di fronte a impuntature degne di miglior causa. Comunque, quest'anno, il numero complessivo dei film appare già alquanto ridotto; e la qualità delle opere dovr«bba in complesso risultare soddisfacente. (Sulla carta; per giudicare un film, non ci son santi, bisogna averlo veduto; e molte trattative °i sono svolte mentre parecchi di questi film erano ancora in lavorazione). Sono buoni indizi, che dovrebbero confortare a proseguire il cammino finalmente intrapreso. Se questo lavoro e questo lavorìo di paziente persuasione saranno continuati negli anni venturi, e avranno l'aiuto dei Film-Club, fra non molto non si penserà nemmeno per un istante, a voler mandare certi film a Venezia. E la Mostra sarà tornata ad avere un suo prestigio, forse un suo primato. * * La giuria. Si chiede, da molti, perchè non sia internazionale. Lo potrebbe essere, lo dovrebbe, se lo volessero le... Nazioni partecipanti. Ma hanno quasi tutte fatto sapere di preferire una giuria interamente italiana. Troppa cortesia e troppo onore, direte. Ma le cose non stanno esattamente così. Una giuria internazionale sarebbe composta da un certo numero di rappresentanti per ciascun Paese. Questo, per suggerimento delle sue associazioni di produttori, finirebbe per nominare dei, ligi funzionari. Questi, date le tacite o esplicite... consegne, sarebbero impensieriti di non tornare a casa a mani vuote di premi. Lo sarebbero anche per la loro carriera; e farebbero allora di tutto per mettersi d'accordo con 1 colleghi degli altri Paesi: tu mi aiuti a prendere questo e io ti aluto a prendere quest'altro. Premiazioni tipicamente dlstribu- ne fioue ila ao, si ahe va ne- tive; e con responsabilità assai làbili,' da un anno all'altro 1 funzionari possono poi avvicendarsi. Meglio quindi una modesta giuria di veramente disinteressati e altrettanto responsabili, che non una giuria di onusti di cariche, 1 quali mirino a far tutti contenti, vale a dire tutti scontenti. (Ecco in che cosa si risolvono, la cortesia e l'onore). E adesso, sotto a chi tocca. Mario Gromo