E' morto Jouvet

E' morto Jouvet UN LITIO BELL'AKTE FRANCESE E' morto Jouvet II male lo ha colto in palcoscenico mentre provava "La potenza e la gloria» ■ Costernazione degli attori parigini - Una maschera ironica e darà, le mani in croce (Nostro servizio speriate) Parigi, 16 agosto. « Nessuno si è accerto del momento in cui moriva » ripeteva la segretaria di Jouvet con un tremito nella voce. Erano le nove di stasera. Alle otto e un quarto, il dettor Gerbaux. uno dei sei medici che vegliavano l'infermo, curvatosi su Jouvet ad ascoltarne ancora una volta il cuore, era impallidito improvvisamente. Uno dei più grandi attori francesi era morto, dopo 52 ore di agonia e di delirio, senza mai riacquistare conoscenza. Stamane, in seguito a una nette di alternative dramma tiche, pareva sorgere qualche speranza. La diagnosi era o o t , i e o o a a e i i a o a l miocardite; se non ai fossero verificate complicazioni d'ordine cerebrale. Jouvet sarebbe stato probabilmente salvo, Cerne Molière, il « suo » Molière, Louis Jouvet è oadu to sulla breccia. La crisi era sopraggiunta repentina nel pomeriggio di martedì, men tre l'attore provava, sul pai coscenico dell'Ateneo, la com media di Graham Greene « La potenza e la gloria » alla qua le i parigini avrebbero assi stito il mese venturo. Acca sciatosi al suolo, Jouvet fu giudicato intrasportabile. Un letto da campo fu improvvisato nel suo camerino; i sei più illustri cardiologi di Francia presero a darsi il cambio al ctipezzare del morente, nella piccola stanza afosa; Jean Paul, il figlio dell'attere, e Monique Melinard, la sua « partner », non hanno cessato mai di vegliarlo. Pierre F.enoir, compagno di lavoro di Jouvet, da quasi trent'anni, è priunto quest'oggi dalla Costa Azzurra; come se lo riconoscesse, Jouvet si è aggrappato al braccio dell'amico, in un ultimo guizzo di vita; poi non ha respirato più se non con l'ossigeno. Alle nove, subito dopo che la radio aveva diffusa la notizia della sua morte, gli amici di Jouvet hanno cominciato a sfilare davanti alla salma, procedendo in fila per gli angusti corridoi dell' Entrée des arti8tes. Monique Melinard stava in piedi, vicino al morto, attonita. Nella stan- iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiniiiii za non ardevano candele. Marie Bell, Edvige Feuillère, Pierre Blanchard, Henri Janson, Philippe Barrault, guardavano in silenzio; Suzy Prim, in pantaloni e camicetta rossa, reduce forse da una vacanza, non tratteneva le lacrime lungo il pallido viso tirato. Era evidente in tutti un dolore stupefatto. Il morto non era ancora vestito dell'abito nero. Giaceva con le mani in croce; la sua maschera ironica e dura restava pungentemente viva. Nato nel 1887 a Crozon (Finistère) Louis Jouvet ricevè un'educazione scientìfica ma, spinto da una invincibile aspirazione per il teatro, a diciotto anni lascia la famiglia e si stabilisce a Parigi dove fa ben presto parte del « Théàtre d'action et d'art » a fianco di Charles Dullin e sotto la direzione di Jacques Coupeau, due grandi nomi della scena francese. Nel 1913 si trasferisce al teatro del « Vieux Colombier » dove perfeziona le sue qualità artistiche ed al tempo stesso acquista un'eccezionale preparazione anche in materia di tecnica teatrale: messa in scena, illuminazione ecc. Alla fine della prima guerra mondiale viene nominato direttore della « Comédie des Champs Elysées » dove acqui' sta notorietà nazionale met tendo in scena opere di Passeur, Marcel Achard, Jean Cocteau e soprattutto Jules Romains. Ma il maggior merito presso il pubblico Jouvet l'acquista facendo conoscere l'opera drammatica di Jean Giraudoux, di cui mette In scena ed interpreta « Intermezzo », « Ampnitryon 38 », «Ondine» ecc. Nel 1934, già numdal'ntptcrfcdaofrpmldnntedndg«tdsbrgilìiiniTiMiiiniiwiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiii noto in tutto il mondo come uomo di teatro e attore cinematografico, lascia la « Come die des Champs Elysées » per assumere la direzione dell'* Atbénée », che manterrà fino alla morte. Come interprete, Jouvet si riallaccia alle più grandi tradizioni del teatro francese pur apportando concezioni interamente nuove, rese possibili dalla sua profonda penetrazione psicologica, dalla chiarezza e profondita. Dal 1934 ad oggi, Jouvet aveva messo in scena diverse opere di Molière (Ecole des femmes, Don Juan, Tartufo), riprese e novità di contemporanei tra cui l'ultimo dramma di Sartre « Le diable et le bon Dieu ». Aveva il gusto e la religione del teatro come modo di vita; nessuno poteva eguagliarlo nello scoprire, nel valorizzare talenti giovani. Modernissimo e sensibile, ha dato alla storia del cinema interpretazioni che non si cancellano, da « La fin du jour » (I prigionieri del sogno) a « Carnet de bai » a « Quai des Orfèvres» (Legittima difesa). C'era in lui una dedizione appassionata al personaggio, con insieme un riserbo austero, una rigorosa purezza di stile. Durante la guerra negli anni che per il suo paese furono di tragedia e di umiliazione, Jouvet non esitò a schierarsi con De Gaulle e fu un esempio per molti. Un'umile folla compatta si accalca stanotte fuori del teatro nel buio sul marciapiede della via Enrico VII. I commenti sono fatti a bassa voce, con una costernata pietà. c. 1 Louis Jouvet

Luoghi citati: Crozon, Finistère, Francia, Parigi