Guardando il Reno diventano ottimisti

Guardando il Reno diventano ottimisti I TUBISTI DELLA G ERMA NI A 1951 Guardando il Reno diventano ottimisti Prima estale, da quando la guerra è finita, con denaro da spendere - Biciclette pesanti e nere, manubri patriarcali - Le chiatte sul fiume che riportano il carbone ceduto ai francesi e ricomprato dagli industriali tedeschi - // popolo pensa che i controsensi degli altri e la propria furberia lo porteranno molto lontano (Dal nostro inviato speciale) Bad Godesberg, agosto. Fra i molti luoghi stupendi che vi sono sulle due rive del Reno, uno tra i più belli, più famosi ed anche più vicini a Bonn, la cavitale, è Bad Godesberg: per questo, oggi, qualche ambasciata straniera lo ha scelto come sede e vi ha messo i suoi uffici. Un tempo ci venivano grandi personaggi od . artisti, scegliendolo per <o sua tranquillità, e per tutti, durante un viaggio lungo il Reno, era una sosta obbligata. In un vecchio albergo di Bad Godesberg, nascosto tra gli alberi e che a prima vista appare di curiosa architettura, in bilico tra lo chalet svizzero ed il bungalow equatoriale, con le stanze basse e vaste, i corridoi e le scale di legno scricchiolante, una grande terrazza che guarda il fiume, c'è una parete con sopra scritti i nomi degli ospiti illustri. Ricordo d'aver letto quelli di Nietzsche, di Heine, di Humboldt, di Federico III., della regina Vittoria, di von Billow, di von Moltke. L'elenco è lungo e chi lo ha dipinto, per far capire che non ali era stato possibile includere tutti, vi scrisse nell'ultima riga « e molti altri ». Ben pochi, leggendo quelle ultime parole, sfuggono alla tentazione di dire una battuta spiritosa. La sera stessa del mio arrivo, persone che incontro vorrebbero conoscere le mie IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIItllllllHIIIIIIItlinilllllllllllll , universitari d'oggi, hanno in impressioni e sapere se guardando il Reno ho visto qualche cosa di curioso. Non te domande, ma il tono con <mi erano fatte risultava strano. Pareva preparassero un amichevole trabocchetto od un inganno fatto per scherzo. Cominciai a dire che, le foreste della Germania hanno sempre qualche cosa di severo e di arcigno, sono nere, umide, misteriose e vive di leggende al mio gusto troppo truci o pesanti; invece, i fiumi della Germania hanno una straordinaria dolcezza, sono di acque non precipitose, hanno rive saggiamente popolate o deliziosamente solitarie e partecipano òlla storia, alla ricchezza e persino al divertimento dei tedeschi. Avevo sottomano, come ottimo esempio, il Reno e per quello che riguarda i divertimenti mi sarebbe bastato ripetere quanto avevo visto nell'ultima parte del mio viaggio, tra Bingen e Bonn, percorrendo la riva sinistra. E' la prima estate, da quando la guerra è finita, nella quale i tedeschi si trovano ad ^vere buon lavoro e danaro. Di risparmiarlo nessuno ha voglia e guindi lo spendono, i giovani perchè desiderano rifarsi degli an?ii di mortificazione, i vecchi perchè poco fiduciosi nell'avvenire. Le automobili circolano in numero superiore a quello del primo anno di guerra; la benzina, buona c di vendita libera, costa me-, no che in Italia, ogni litro sono novanta lire. Le motociclette ■ invadono la strada, ma nessun motociclista tedesco si crede un corridore. Egli si sente soltanto turista e viaggia come tale. Ama vestirsi in un modo che a noi sembra retorico: vuole il caschetto, i grossi occhiali, i guantoni, il giubbotto ai pelle e, sovente, di pelle ha anche i calzoni ed allora, un po' goffamente, porta uli stivali. Pedalata « di vacanza » Raro è il motociclista solo. Sul sellino posteriore, di solito, ha un amico od una donna e queste ultime, almeno per una buona metà, farebbero sorridere gli italiani. Esse pare sempre che abbiano racimolato all'ultimo momento qualche cosa che « poteva servire », una maglietta o l'impermeabile, una sciarpa od un berrettino; t stanno intrepide, a cavalcioni del sellino, come se fossero pronte per il giro del mondo. Noi abbiamo biciclette leggere e super-leggere. Noi le abbiamo dipinte d'azzurro, di rosso, o color dell'alluminio. Il tedesco ha biciclette pesanti e super-pesanti; tutte sono nere e tutte hanno manubri patriarcali. Non ho mai visto nessuno di questi ciclisti correre, ma tutti procedono con una pedalata, che mi sembra giusto chiamare « di vacanza »; e per essere sincero, devo dire che il più delle volte li ho visti ferini. La Germania ha rifatto e rinnovato l'intero servizio di segnalazione stradale, che è oggi una meraviglia. Eppure, per il gusto di rendersi conto di dove si trovano, di che cosa hanno intorno, o soltanto per controllare e constatare quanto hanno percorso, ho visto in guindici giorni più ciclisti tedeschi leggere carte geografiche, -he non in quindici anni automobilisti, motociclisti e ciclisti italiani. Mettete questo traffico su una delle più famose strade di Germania, un traffico incessante, ordinato e silenzioso ed avrete un segno di vitalità che colpisce in maniera immediata. Gli studenti Germania un modo per schernire certi loro professori: se non sta ai fatti, alle cifre, se non deduce in maniera logica e controllabile gli effetti dalle cause. di lui dicono con una smor- \ fia: « E' uno che interpreta*. Davanti a quel traffico stradale, alle automobili, alle motociclette, ai ciclisti che passavano lungo la strada non si correva però nessun rischio ad « interpretare » e 10 dissi ad un giovane professore d'università che avevo incontrato per caso. Mi rispóse sorridendo, ma con grande convinzione: « Quando lei pota una pianta, molte volte quella ricresce più rigogliosa. Forse è il nostro caso ». Un paese antico Tale incontro lo avevo fatto a Bacharach, sul Reno; e quelle parole potevo ripeterle ai miei amici di Bad Godesberg, che volevano sapere che cosa avessi visto o sentito durante il mio viaggio. Bacharach è un antico paese con antichissime case ed usanze. In quel giorno ogni locanda, ogni osteria aveva infiorato l'ingresso e scritte invitavano a bere, un modo per festeggiare l'estate. Nelle piccole strude del paese le case sono vecchie di secoli, ma a furia di pittura e di pulizia sembrano nuove, e le botteghe hanno ancora insegne di ferro battuto e < parlanti ». Il macellaio ha il profilo d'un uomo* che sta ammazzando un bue, il cappellaio un enorme cappello, chi vende forbici c coltelli tiene appesi ed incrociati un coltello e forbici da giganti. Soltanto la vena conservatrice d'un popolo come questo può tenere vive simili tradizioni senza farle scadere in pessimo color locale od in ridicola civetteria; e tra 11 conservatorismo di Bacharach ed il socialismo tedesco d'oggi sarebbe stato facile trovare qualche sotterraneo legame. Questo potevo dire ai miei amici di Bad Godesberg oppure, più bonariamente, potevo aggiungere che in quel tratto il Reno mi era sembrato come una grande strada di città con' gestionata dal troppo movimento. Davanti a me vedevo passare ed incrociarsi battelli, rimorchiatori, chiatte e veloci quelle che andavano con la corrente, testarde le altre che la risalivano. Quel traffico formava uno spettacolo eccezionale. Sullo spento color dell'acqua, sotto il cielo pallido, le imbarcazioni erano macchie vivaci e colorate, certe dipinte di rosso, altre d'azzurro, altre bianche. Erano vapori a ruote, come ai vedono nelle vecchie stampe; erano moderne chiatte cosi cariche che quasi navigavano tutte sommerse; erano rimorchiatori tozzi e neri, animali da fatica, che andavano trascinandosi appaiati quattro barconi; e tra questo andirivieni il vaporetto bianco dei passeggeri sembrava una eleganza fuori posto, come uno che si metta in abito da società per poi visitare un'officina. Molte di queste imbarcazioni battevano bandiera tedesca, altre quella svizzera, altre la olandese e si facevano largo, si superavano di misura, con abili manovre che da sole rappresentavano uno spettacolo nello spettacolo. La fontana di Coblenza Ma il lato infantile, od ingenuo che vi è nel divertirsi vedendo tutto ciò che naviga o corre lungo una strada, era presto dimenticato dai turisti tedeschi. Anche qui non c'era nessun pericolo nell'arrischiare una « interpretazione » ed osservandoli era facile capire che si compiacevano nell'avere sottocchio la prova che tutto stava riprendendo vita come una volta. Ero tentato di collegare quanto constatavo in quel momento, guardando da vicino i turisti tedeschi davanti al Reno con le parole sentite qualche giorno prima a Francoforte da un uomo politico tedesco, che ha par¬ te attiva nell'opposizione. « II mio popolo — mi aveva detto — nei rovesci di fortuna non è poi cosi forte come molti ritengono. Ma subito lo ridiventa appena ritrova la fiducia in se stesso e questo accade quando riesce ad avere non soltanto la sensazione, che gli è insufficiente, ma la prova che il suo sforzo raggiunge risultati concreti ». Guardai in viso gli amici di Bad Godesberg. Le mie impressioni, le mie osservazioni raccolte lungo la strada del Reno potevano sembrare a loro, che da molti anni vivono in Germania, non del tutto nuove. Per sottrarmi alla scherzosa indagine, domandai se avessero mai visto una certa fontana di Coblenza; si trova nella piazza dove c'è la chiesa di San Castore. Mi risposero di no. Io raccontai quello che avevo visto poche ore prima: oggi la fontana di Coblenza ha sofferto per i bombardamenti aerei ed è al centro d'una piazza piena di macerie. Ma il piedestallo è diritto ed ancora si può leggere una curiosa iscrizione, fatta incidere in, due tempi diversi, ma con lo stesso carattere, da due diversissime persone, la prima francese, l'altra russa. Nella parte superiore si legge: < Anno iste - memorabile per la campagna contro i russi sotto la prefettura di Jules Doazan ». Con quella fontana il prefetto Doazan aveva pensato di glorificare le imprese di Napoleone ; ma dopo pochi anni le sorti cambiano ed un anonimo (almeno per me), fa incidere di seguito, ma più sotto: « Visto ed approvato da noi - comandante russo della città di Cosenza - 1° gennaio 1811, ». Tutti trovarono l'iscrizione davvero insolita, qualcuno persino disse che i marinai francesi, oggi accasermati in una villa di Coblenza, potrebbero andarsela a leggere e qualche loro ufficiale pren¬ li I f 111 ■ < I i 11 II i 1 ! 1111111111111 1 111111 f 11111111 derla come spunto per una buona conferenza; ma tutti dissero d'accordo che lungo il Reno era oggi possibile vedere altre cose curiose e strane; più curiose e più strane della mia fontana. Mi domandarono se avevo visto chiatte cariche di carbone che risalivano la corrente; aggiunsero che quelle erano, oggi, le cose più curiose e più strane da osservare e che anche rappresentavano il più visibile controsenso in cui vive gran parte dell'industria tedesca. Mi spiegarono, con la calma di chi oramai vive da anni in una certa situazione illogica, che il carbone visto sulle chiatte lungo il Reno è lo stesso carbone che la Germania deve'per forza di patti cedere alla Francia, ricomperato poi dai tedeschi e riportato a casa attraverso Rotterdam, quindi lungo il Reno. Ritrovando la fiducia Ripensai ai turisti che avevo visto guardare con compiacimento il traffico lungo il fiume, i battelli, le chiatte, i rimorchiatori che seguivano o contrastavano la corrente, carichi e pesanti, rispecchiando un'immediata immagine di vitalità e di forza, e subito domandai ai miei informatori: « Ma il tedesco, la gente del popolo, lo sat ». Jlfi risposero che sapeva bene la faccenda delle chiatte che rientrano riportando il carbone ceduto ai francesi e ricomprato dagli industriali tedeschi: ed aggiunsero che proprio per simili faccende il tedesco sta ritrovando fiducia in se stesso. Egli pensa che i controsensi a cui si prestano gli altri e la propria furberia lo porteranno presto molto lontano; ed allora tornerà a fare quello che vorrà fare. Già molti osservatori lo vedono, ma nessuno ancora ha voglia di dirlo. Enrico Emanuellì 111 ! 111TIM111111111111111111111111111111 ì 1111111L111111 ! 11

Persone citate: Bacharach, Bingen, Federico Iii, Heine, Humboldt, Jules Doazan, Nietzsche, Vittoria