Faruk evita le attrazioni che Sanremo vuol prodigargli

Faruk evita le attrazioni che Sanremo vuol prodigargli Faruk evita le attrazioni che Sanremo vuol prodigargli (Dal nostro inviato speciale) Sanremo, 6 agosto. Re Faruk prolunga il suo soggiorno a Sanremo oltre i limiti previsti, grazioso compenso dell'essere arrivato molti giorni dopo di quanto era in programma. Egli ci si trova bene. L'aria è morbida. I fotografi si sono arresi, l'albergo in cui abita è al riparo da rumori molesti, eccettuato forse il canto del gallo che però lo trova quasi sempre ancora in piedi. Una piscina gli reca a domicilio l'acqua di mare senza nessuna traccia di quella torbidità che si può anche incontrare nelle spiagge di tutti. Sull'orlo della piscina (o ad immediata portata dell'orlo) non è difficile che vaghi qualche damina distratta da gettare in acqua e la damina sorride quasi sempre allo scherzo come già le ninfe agli dei, quando facevano altrettanto con esse nei laghi e nei fiumi. La città si prodiga nella ricerca di attrazioni che procurano al re Faruk due piaceri ugualmente sottili: quello di assistervi e quello di evitarle. Il secondo è più frequente. * Incomincio col. tiro al piccione pubblicamente indetto in suo onore quantunque fuori tempo perchè i piccioni ancora innamorati tengono in poco conto la vita e non si interessano quindi di uno sport che li ha resi celebri. Il re assistette al tiro da Venezia. Poi ci furono i « globe trotters ». Per qualcuno che si muove con un treno specialissimo, con uno « yacht » di lusso, con una Lincoln e uno sciame di Cadillac o di Fiat, lo spettacolo di chi gira a piedi avrebbe dovuto provocare una certa curiosità. La regina andò a vedere la loro adunata, il re no. Furono chiamati da Roma cuochi eccelsi per una serata gastronomica intesa a deliziare il palato del re, ma il re portò il proprio palato a Montecarlo per uno spuntino rustico tra due giochi di carte. Nè miglior fortuna ebbero i fuo¬ chi artificiali in un giardino su tetto (« roof garden »). Andò soltanto la regina e ci fu anzi qualche complicazione, in seguito ad una responsabilità da affrontare che nessuno vo leva prendersi in assenza del re. I fuochi suddetti essendo infatti « da giardino » e cioè vicinissimi, si temeva che qualche scintilla non tenesse conto della situazione particolare e offendesse sia pure alla superficie la persona o le vesti della piccola graziosa sovrana. Si domandò di rinunciare, ma ci si rimise infine alla dilezione del vento. Molti gravi signori sbuffarono verso l'alto il fumo del loro tabacco e U vento amabilmente càsde un parere favorevole. I fuochi furono accesi e ■a regina divertita domandò un bis per l'indomani. Ultima aella serie fu l'Aido all'aperto. Era presumibile che questo episodio della storia egiziana romanzato da lirica latina interessasse il re d'Egitto, il quale aveva infatti promesso di non mancare. Lo spettacolo doveva iniziare alle nove. Ci fu una gara di ritardo tra il pubblico, l'autorità e il re d'Egitto. Vinse il re d'Egitto che non venne affatto. Il re non mancò invece di presenziare a una sfilata di costumi da bagno, solo che sedette a un tavolo qualsiasi piuttosto che a quello di gala imbandito per lui. Ciò potrebbe denotare uh cattivo carattere e giustificare i francesi i quali dopo l'episodio di Lugano hanno definito Faruk il re farouche (pronuncia farùsc, significa scontroso, selvatico, feroce ). Viceversa il re Faruk è soltanto un umorista al quale piace ridere di cose semplici. L'attesa inutile del prossimo lo diverte. Lo diverte urtare lo svolgimento normale dei piccoli fatti. Una sera egli se ne va dal Casino di Sanremo perchè, dice, c'è troppa gente. La sera jjopo gliene fanno trovare pochissima ed egli si reca a Montecarlo perchè Ci deserti ne ha già abbastanza nelle zone non irrigate del Nilo. Nei suo albergo tutto il personale di cucina è sveglio l'intera notte per qualsiasi capriccio possa interessare il suo stomaco, ma finora una sola volta alle tre del mattino egli ha ordinato un piatto di pasta asciutta. Di solito è fuori e preferisce magari due uova poscè al bar del Casino prima di andarsene. Adesso il re perde. Ha perduto a Montecarlo, perde a Sanremo. Ieri l'altro un inglese e un romeno gli hanno vinto oltre cinque milioni. Di recente un pastore scozzese ha calcolato che per contare coloro i quali in un anno vincono al gioco basta un giorno mentre ci vogliono 340 mila settimane per contare tutti quelli che perdono. A lungo andare tra tante possibili vìttime c'è posto anche per i re. a. a.

Persone citate: Aido, Faruk