MEMORIE d'un giornalista

MEMORIE d'un giornalista MEMORIE d'un giornalista Qualche settimana fa, il primo dei nostri editori (lascio a voi d'indovinare il nome) mi consultò circa l'opportunità di una campagna per i libri da leggere in vacanza. Risposi che riesaminare il repertorio delle novità dell'annata, era come redigere un florilegio dei cataloghi; e che seguire gli umori dei valentuomini ancor oggi afflitti da ce vice impuni, la lectttre, significava entrar nella selva dei capricci e delle curiosità, nei meandri della bibliomania. Adesso vedo cosa ci vuole: qualche vecchio'libro che uno ha messo da parte per gli ozi estivi, e delle memorie divaganti e un po' frivole, degli acquerelli e degli aneddoti. Per esempio, Pourquoi je me suis battìi (Parigi, Plon, 1951) di Leon Bailby. I vecchi parigini hanno ancor negli orecchi Vlntran gridato dagli strilloni alle porte dei mètro sul far della sera, e ricordano la personalità da moschettiere del suo direttore. Egli oggi ci racconta di discendere dai Balbi genovesi e toscani andati in Francia con i Medici, e lascio agli amatori di genealogie di sbizzarrirsi. Certo, figlio di un ufficiale del Secondo Impero, nominato poi ciambellano del viceré d'Egitto; allievo dei gesuiti quando la madre diventò contessa di Relingue rimaritandosi; studente in legge, la sua formazione fu tipicamente francese. E allorché Leon Bailby scoperse di non esser nato per la carriera del Foro, approfittò della conoscenza di un cliente dello studio legale a cui, tra mille affari, eran rimasti in mano due giornalucoli, La patrie e La presse, e che per di più era deputato, per infilarsi, attraverso la cronaca parlamentare, nel mondo pel quale era destinato. Direttore della Presse, lo scalpitante Bailby si mise subito al lavoro: scrittore frusto e sommario ma non senza efficacia ed astuzia, amava però la nuova letteratura e con apposite rubriche, l'aiutò; uomo d'azione, fu tra i primissimi a interessarsi allo sport. Ma soprattutto ebbe il cui to dcìl'inforìtiation, della notizia, e preludendo ai suoi ricordi, appunto narra come, ottenute le prime fotografie di Marlene Dietrich e dell'Angelo Azzurro, rinunciò ai cospicui utili del lancio del film in un suo cinematografo, per pubblicarle. Politicamente assai discusso e discutibile (egli stesso confessa la campagna contro Dreyfus, e le relazioni con Pierre Lavai) Bailby fu presto riconosciuto egregio animatore di un giornale, e personalità bien parisienne. Questo Pourquoi je me suis battu è solo il primo di tre tomi, ma'arriva alle soglie del 1940 e talora le varca, come là dove parla dell'occupazione italiana della Costa azzurra, benevola, ma che gli costò uno yacht. E allora non si comprende perchè, dopo un profilo assai duro di Georges Mandel collaboratore di Clcmenceau, manchi una riga per ricordare Mandel trucidato dai militi di Pétain in combutta coi tedeschi da lui sempre av versati. ; Di queste ambiguità e lacune per cui la «Troisième» repub blica, a lungo criticata, si riva luta poi nei confronti della « Quatricmc », le relazioni anglo francesi subiscono moti pendolari, i ministeri sono buoni o cattivi secondo ci sono o meno de gli amici di famiglia, il libro ribocca. Per un certo periodo, il consigliere politico di Bailby, fu Paul Déroulède, il quale non era una gran testa, e nondimeno, mentre sbagliava dicendogli che l'Esercito ha sempre ragione, vedeva chiaro suggerendogli di metter dell'acqua nel vino dell'anglofobia perchè il vero nemi co era la Germania. Chi usi cautela nell'accogliere certi giudizi e conosca il rovescio delle carte spigolerà tuttavia con piacere e profitto. Ecco di fronte il Presidente Felix Faure, troppo amico delle signore, (e morto all'Eliseo fra le braccia di Madame Stein heil, « la donna più tragica della vita mondana », come scriveva col suo ineffabile stile, Paolino Valera, degno biografo della coppia) e la zarina, rigida, impettita, a tutti mostrando che il rice vimcnto della missione francese è per lei una corvée. E Briand affascinante e avviluppante, sin dagli esordi capace di fulmine compromessi, come quando in un buffo duello teatrale fra Catulle Mendès e Lugné Poe, il primo incalzando e vituperando l'altro che indietreggiava, fece cessar lo scontro giacché, le armi in pugno, non si parla! Di gente di teatro, il libro è pieno; Sarah Bernhardt in testa, con l'amica di Bataille, Berthe Bady: immagini a cui manca un po' di mordente, e la compiacenza fa velo. Ecco Mata Hari, che tenta invano di farsi pagare un vestito minacciando di non danzare, « pressapoco nuda sotto una cintura di gioielli », prosternarsi davanti a una statuetta di Budda mentre quattro ancelle la coprono di un velo nero; Ermete Novelli e Mounet-Sully a tavola, l'italiano annientando il francese sotto il profluvio delle parole. Fra gli scrittori, Jules Renard attirato dal suo contrario, Edmond Rostand; Maurice Barrès in vena di conquiste di belle straniere, e di dilettantismo politico. Un rapido profilo del fondatore deìYhitransigeant, Henri Rochefort, libellista con un ciuffo di capelli bianchi, upa bella e giovine moglie dipinta da Boldini, il gusto delle corse di cavalli e desìi antiquari, e l'orrore dell'oratoria a cui la popolarità lo condannava. 11 salotto della Patrie francaise, ossia della galante Madame de Loynes, che aveva mandato una corona violette ai funerali di Sainte- BctrestrciaeraL'schmivariotota « vanan19daPochletil daazchrosabuMceprRmsignamSaGDn'cirochfunaditimcrl'aTJofad—mtahqè ErbclarpmnzctagpedniLlltmgmbdelbtdnuM2sruGPtqqnccvPrd i n e l à . o e Bcuve, e asservito Jules Lemaitre, il quale con la sua aria di striminzito professore di provincia, e certe angustie di pensiero era davvero uno spirito sottile. L'avventuriero Syveton, che schiaffeggiò in piena Camera il ministro della guerra, e fu trovato morto in circostanze misteriose, mentre venivano in luce torbidi particolari della sua vita familiare. Era il tempo della « vita facile », nota Bailby, ma anche dei costumi tradizionali, e andar a una messa di nozze, nel 1900, con un vestito da teatro, dava scandalo. Abbiamo ritrovato, grazie a Pourquoi je me suis battu, la chiave di Mensonges? A qualche lettore di Paul Bourget, piacerà il volto della bella signora bionda, dal collo di cigno, gli occhi azzurri, e le spalle impeccabili, che sembra sia stata l'eroina del romanzo, di cui il protagonista sarebbe, nientemeno, Claude Debussy, allievo di Villa Medici. Ma c'è un séguito: Bailby le taceva la corte, e di lui era inca pricciata un'amica di Louis de Robert, l'autore del Roman d'un malade. E una sera che la bella signora e il direttore del gior naie cenavano, ecco un tclegram ma della gelosa: «Rileggete Saffo (di Daudet). Io prego» Graziosa stampa novecentesca Di questi destini mondani, ce n'è parecchi, in rilievo, o di scorcio: si veda la storia davvero romanzesca della moglie del banchiere Oustric, che per poco non fu invece la signora Bailby. Con la guerra cjel 1914, la scena cambia. Vediamo il ménage di Philippe Berthelot; l'improntitudine e la foga oratoria del ministro Viviani, assente in ore critiche per impegni d'alcova; l'ascesa, e poi la decadenza di Tardieu, i generali: Gallicni, Joffre, Lyautey. C'è Briand che fa scuola al direttore generale del Quai d'Orsay, dicendogli: — Voi ragionate nell'assoluto, io mi batto con degli uomini. Quel tale vota contro di me perchè ho ricusato una sovvenzione; quell'altro, perchè suo figlio non è ancora console a Valparaiso. E, se dessi retta alle vostre teorie, il ministero andrebbe a gara be all'aria! ». Avverso a Clemenceau. di cui mette in evidenza la senilità, la violenza del carattere, Bailby è chiaroveggente pel suo rivale Deschanel, e ammiratore di Poincaré. Del quale narra che si trovò in ristrettezze per non esser riuscito a incassare la pensione nazionale attribuitagli, giacché i burocrati avevano scoperto qualche irre go'-rità formale, nel .libretto. d pensione, e ci vollero interventi estranei onde richiamarli all'ordine! Naturalmente, non posso no mancare, nei ricordi di Bail bSpzccrrsgvpcspBpl by, D'Annunzio e Ida RubinStein, « la quale curava contemporaneamente la snellezza di danzatrice e la lingua francese, ostacolati i progressi da una pronuncia gutturale, e da un accento rauco moldovalacco », compa rendovi altresì Donatella, ossia la signora Goloubev, col canile di greybounds, e la miseria finale: vecchia, rivestita delle gualdrap pc dei levrieri, e seguita dall'unica bestia superstite e sfiancata. Possiamo fermarci qui: il resto, è cronaca di ieri, o sono appunti di mestiere. Anche per Bailby è accaduto come pel suo predecessore Villemessant, che lasciò qual direttore del Figaro, parecchi volumi di ricordi, ricercati per le testimonianze sugli uomini del tempo, più che per le gesta dell'autore. La posterità ha fretta, e riduce tutto a un sommario di avvenimenti e s» una galleria di ritratti. Bailby è un pastellista, un acquerellista, ma chi ha veduto aù'Orangerie la mostra di Toulouse-Lautrec, sa che bastano poche linee, e dei colori anche sbiaditi, per illuminare un'epoca. Arrigo Cajumi i r o e , i r n » è , e c, i gtcndrigauzdmnv

Luoghi citati: Egitto, Francia, Germania, Parigi, Valparaiso