Senso della colpa

Senso della colpa Senso della colpa Cara Costanza, non ti ho risposto prima perchè sono stata indisposta. E causa della mia indisposizione è stata anche la tua lettera. Ma non voglio, cara, fartene una colpa. Tu non potevi immaginare, scrivendomi della Bellentani, che la tua lettera mi sarebbe giunta in un momento così... Non so proprio come definirlo. Voglio scriverti tutto perchè sento il bisogno di confidarmi con qualcuno, e le mie amiche di qui... non so, ho quasi paura di parlare a loro di queste cose. Fu nel pomeriggio di sabato. Mio marito trovò sul divano, rincasando, alcuni numeri di un giornale dove erano riferiti e commentati certi atti del processo Bellentani. Me li aveva lasciati mia cugina Bice, che per que ste cose, lo sai, si appassiona in modo persino fastidioso: te ne parla continuamente, vuole sape- re che ne pensi, se approvi quel dato gesto, se quel sentimento ti sembra sincero, e che cosa avre- sti fatto tu al posto di quella per- sona... Mario diede un'occhiata ai gior- nali, vide di che si trattava, e mi domandò con noncuranza: Be', che cosa dicono di o? Io gli accennai a ciò che avevo letto e gli dissi che in fondo la Bellentani doveva essere una don- na romantica che aveva ceduto all'illusione di poter redimere un uomo depravato: il suo amore era diventato tutt'uno con quel- l'illusione e a un certo momento l'urto con la realtà era stato così violento da farle perdere il con- trollo dei suoi atti. Lui mi ascoltava con aria as- sente, ma ad tratto mMnterruppe con un gesto di fastidio, senza guardarmi: So, so: ho letto. Hai letto questi giornali? gli domandai sorpresa. — E allora perchè mi hai chiesto...? Così. — E pareva preso da stanchezza improvvisa. — Volevo sentire la tua impressione. La mia impressione... su che cosa? Sulla colpevolezza di quella disgraziata? A questo penserà la giustizia, con la sua famosa bilancia. Su un piatto i fatti, sull'altro piatto gli articoli del codice.... Una pesa a volte non facile, ma insomma è sempre qualcosa di delimitato, di controllabile. — Ma non si possono pesare i sentimenti! — esclamai irritatadal tono ironico che lui avevaPr^°- , , Si volse lentamente a guar-danni: — I sentimenti? — E mi fis-sava con una espressione tra com-passionevole e spaurita. Poi fece,,„„ „ ,„f:„ c„„„u;„„ ~i.una sr jrfu amara, socchiuse gliocchi e disse quasi tra se: — Già: 1 amore. Strana parola, che servea designare le accensioni d'animopili nobili e i pruriti più anima-feschi Ma insomma - scattai -„„„ „„.,;,. „„„i« m;„ ™„.4.c<-;„ non capisco quale mia impresso-ne tu volessi conoscere. Nulla, nulla — fece convoce stanca, e si alzò come perandarsene. — Volevo dire un'al-" The cosa? - insistei Mi guardò e si rimise a sedere— Volevo dire.... - incomin-ciò con quel suo tono pacato equasi paterno che da qualchetempo usa con me, e che a voltemi dà tanto fastidio. — In fon-do, vedi, gli atti e i sentimentdegli altri sono per noi... comeuno specchio. Con le nostre im-Dressioni e con i nostri eiudizpressioni e con i nostri giuaunoi sveliamo, sènza accorgerceneuna immagine di noi stessi. Inquesti giorni, assistendo a discussioni intorno al delitto di villad'Este, ho sentito certe parolee ho visto certe facce.... - Aveva inavvertitamente distolto io, , , sguardo da me, e pareva che parlasse tra se, come se fosse solo:— Incredibile, l'infantilismo chec'è nel mondo! Quanti uomini edonne sono come... frutti acerbiche ad un tratto si guastano senza essere giunti a maturazione- Ma chge c'entra tutto questo— esclamai spazientita — conquei disgraziati di villa d'Este? E lui, come destandosi, conaccorata sorpresa — Che c'entra? Una donna chnon è più una ragazzina, undonna che ha un marito, che hmesso al mondo dei figli, e bamboleggia sull'amore e sul destincon le poeticherie dcll'adolcscen za: non è infantilismo? E uuomo che a quarant'ahni vede lvita come un ragazzo ossessionato dalle prime scoperte del ses so e dalle porcheriole che a quell'età rappresentano la gioia defrutto proibito: non è infantilsmo? Bambini viziati che giocanall'amore, al cinismo, alla fatalità, esaltandosi nella parte che ssono assunta senza curarsi dellpersone accanto a cui vivono che pure sono tanto della lorvita... E la cosa più spaventosvedi, è che... — S'interruppe tentò di ridere: — Che razza ddiscorsi ci siamo messi a fare. —Ma nei suoi occhi ciera lo sguardo tra compassionevole e spauritcon cui mi aveva fissato poc'anzi. — Qual'è la cosa più spaventosa? — dissi dominando a stento l'irritazione che mi dava il susguardo — E' che quell'infantilismoe la sua voce si fece lenta quasi lamentosa - qualcosa quell'infantilismo... l'abbiamo upo' tutti. Tutti siamo esposti p , ,. „ . v pencolo di guastarci senza essermaturati. .Io intuivo che le sue parole volevano avere un senso particolaper me; ma non riuscivo a caprlo, questo senso; e me ne venva non .o che impulso di ribelione : — Maturati, maturati... Cospoi, codesta^ maturazione? Mi guardo a lungo in silenzicon un sorriso tenero e dolenche mi fece rabbrividire; poi alzò. mi sfiorò la guancia con mano, e uscì dalla stanza. Volevo chiamarlo, ma non ci riuscii. Cresceva in me un'oppressione che non so spiegarti. Mi dicevo: perchè mi ha fatto quei discorsi? perchè ho rabbrividito per il suo sorriso? un sorriso che gli è abituale, almeno da quando... Ad un tratto lo rividi sul letto della clinica dove due anni prima era stato in fin di vita, ed ebbi il senso di un'improvvisa illuminazione: aveva incominciato allora a guardarmi in quel modo quasi in pericolo fossi stata io, non lui. Riudivo certe sue raccomandazioni di allora per la nostra bimba: di educarla alla verità, a non ingannarsi sui propri sentimenti, a guardarsi dai miraggi di felicità che ci fanno vedere nei nostri doveri una pri gione... Ma le aveva fatte soltan to per la piccola, quelle racco- mandazioni? O me le aveva fatte anche per me? Ero sconvolta. Ti giuro. Co stanza, che io non ho mai tradito mio marito. Eppure in quei mo menti mi pareva di essere in col pa, sentivo in fondo alla mia co scienza come il brulicare di cose inconfessabili. Certi discorsi .Hi mio marito e certi suoi atteggia menti, che mi erano sembrati enigmatici e per questo mi ave vano irritata, li vedevo in tut- t'altra luce, li capivo, li giustifi cavo. Se lui, mi dicevo, ha tre pidato e trepida ancora tanto per o me, vuol dire che ha notato in n me vacillamenti di cui io non m e son resa conto. Dalla mia memo- ria risorgevano con evidenza imo pressionanti pensieri, desideri, ì fantasticherie, gesti, parole, sguar- di, che mi davano l'impressione di essere stata sul punto di scivo- - lare su una china che avrebbe e potuto trascinarmi chissà dove; e a provavo lo spavento che si ha quando ci si accorge di essere li 111111M11111 II t M11111M M11 i ! 111111 ì t i 111 f 11111111 11 11 scampati per caso a un pericolo lì per lì non avvertito. Fu in quel momento che la ca meriera mi portò la tua lettera. Devo dirti la verità? Il modo co nr- alludevi alla Bellentani e mi riferivi le chiacchiere delle tue amiche mi rese furiosa. Mi pa reva, non so, che si sghignazzasse per ciò che mi agitava. Tanto che, vedendo entrare mio marito, feci per nascondere la lettera. Lui se ne accorse e mi fissò con uno sguardo duro. — E' Costanza che mi scrive gli dissi tentando di sorridere, e gli porsi la lettera. — Vuoi leggerla? Ma lui non la prese. Disse fred damente: — Grazie — e se ne andò. Non ti so dire quello che provai: come se avessi ricevuto uno schiaffo e non potessi disconoscere di averlo meritato. Ero piena di rabbia verso me stessa. Perchè quell'impulso di nascondere la lettera? E' infantile! gridai. Questa parola, infantile, me la sentii penetrare dentro come qualcosa di tagliente e di rovente.... Ci credi che ho avuto per due giorni la febbre? In questi due giorni ho tenuto la tua lettera sul comodino. Speravo che Mario la prendesse, la leggesse, per potere incominciare a dirgli... Che cosa? Non so di preciso. Più ci penso e più mi smarrisco. In fondo non ho da rimproverarmi nulla di grave. Ma sento sempre più un grande bisogno di parlare a mio marito come non gli ho mai parlato, di fargli capire che io non sono... un frutto acerbo. E ora comprendo che forse la tua lettera è stata benefica. Te ne ringrazio con tutto il cuore e ti abbraccio, Mariliana. Giuseppe Lanza T i 111111M11111111 II 11 < IM1111111 {11111111111M1111M1111

Persone citate: Bellentani, Giuseppe Lanza

Luoghi citati: Este