"Il male della gioventù" e la responsabilità sociale

"Il male della gioventù" e la responsabilità sociale NICOLE CONDANNATA A TRE ANNI "Il male della gioventù" e la responsabilità sociale (Nostro servizio particolare) Parigi, 13 luglio. La tragica vicenda dei minorenni che assassinarono il compagno di scuola per ragioni che sono ancora oscure, si è conclusa ieri a tarda sera per lo meno sul piano giudiziario. La diciottenne Nicole Illy che aveva 16 anni quando Claude Panconi e Bernard Petit uccisero l'amico Alain Guyader, è stata condannata dalla Corte per minorenni a tre anni di prigione. Il processo si è svolto a porte chiuse e nulla si sa di ciò che ha detto Nicole a sua discolpa, di ciò che ha detto il procuratore generale e di ciò che ha detto l'avvocato difensore. Si sa soltanto che quest'ultimo ha avuto un mezzo svenimento subito dopo il verdetto. Egli sperava infatti nell'assoluzione dell'imputata per lo meno in una condanna lieve con la condizio naie. Ma non era possibile. Il tribunale che oltre a sette giurati, come nelle assise ordinarie, era composto dal presidente, da una ispettrice sociale e da un medico della previdenza, si è dimostrato più severo di quello che due mesi or sono condannò rispettivamente a dieci e a cinque anni di carcere Claude Panconi, che uccise il compagno, e Bernard Petit che gli forni l'arma, gli insegnò a servirsene e suggerì il luogo dell'esecuzione. Anzi, il giudizio attuale è contraddittorio a quello emesso due mesi fa perchè allora vennero scartati la premeditazione e il furto da parte dei principali responsabili, mentre i giurati hanno ammesso oggi questi reati nei confronti della loro complice Perchè, dunque, la Corte di Assise per minorenni, che do- vrebbe essere meno severa della Corte ordinaria, si è di- mostrata invece più dura? Semplicemente perchè la leg- ge non è perfetta e perchè nel caso presente era bene — secondo i giudici — agire in tal modo. Se fosse stata accolta la tesi della premeditazione e del furto, Panconi e Petit sarebbero stati condannati a pene severissime e i due giovani sarebbero stati definitivamente perduti per la società. Viceversa escludendo la premeditazione e il furto nel processo di Nicole la pena che le poteva essere inflitta sarebbe stata davvero irrisoria e la condizionale inevitabile. I giurati hanno dunque voluto in certo qual modo ristabilire un giusto equilibrio nelle responsabilità e punire ognuno proporzionatamente alla propria colpa: occorreva perciò dare il minimo ai due ochmslrèIss giovani e il massimo alla ra gazza. Se si pensa che un giovane di 18 anni è stato ucciso, le pene pronunciate appaiono lo- giche. E anche questa relativa clemenza del tribunale ha un motivo. I giurati hanno tenuto conto dell'epoca in cui viviamo e di quel « male della gioventù » di cui si parla da tempo e al quale si va cercando un rimedio. Si può essere severi verso dei ragazzi quando gli adulti danno loro 11 cattivo esempio? Quando la cronaca riporta quotidianamente a loro conoscenza i falsi tentativi di suicidio di giovan attrici in cerca di pubblicità o altri fatti simili che vengono messi in rilievo e sottolineati con simpatia t? il cinematografo esalta sistematicamente le le eroine gialle, si può rimproverare a Nicole di aver chiesto al suo innamorato Panconi, con frivola leggerezza, il giorno prima del delitto: « E' proprio per me che lo ammazzi? ». E quando la cronaca nera riferisce giornalmente, senza denunciarne gli orrori, le gesta degli assassini per amore, si può rimproverare a Panconi — abbandonato giovanissimo dal padre — di essersi voluto sbar .zzare di un rivale ? Queste domande si sono poste indubbiamente i giurati nel processo di due mesi fa e di ieri; ed essi hanno concluso che le responsabilità di ciò che è avvenuto non sono tutte di quei tre adolescenti che come tanti altri sono stati educati male sui problemi essenziali della vita. Una parte notevole di responsabilità, forse la maggior parte, spetta ai genitori, all'ambiente, alla nostra epoca corrotta. Cosi i giurati hanno giudicato da uomini e, ci pare, con umanità. m. La diciottenne Nicole Illy dopo la condanna (Telefoto)

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