De Gasperi riafferma al Senato il diritto dell'Italia su Trieste

De Gasperi riafferma al Senato il diritto dell'Italia su Trieste De Gasperi riafferma al Senato il diritto dell'Italia su Trieste "E' un punto sul quale non si può minimamente deflettere: il Territorio Libero deve ritornare alla nostra sovranità,, - "Il governo è pronto a ricorrere, se sarà necessario, alla Corte dell'Aja,, - 6li episodi lamentati in questi giorni sono però meno gravi di quanto si crédesse ■ Un passo presso gli alleati per l'anormale situazione degli organi giudiziari - Le repliche degli interpellanti e dì V. E. Orlando Forma e sostanza Se è vero che « chi ben comincia è alla metà dell'opera », non sarà da meravigliare che chi ha cominciato male non sappia talora come tirare avanti. Questa è, a nostro modesto parere, la chiave della situazione triestina, e più precisamente della condotta de! comando anglo-americano di occupazione: la radice di tutti i guai è nell'esistenza stessa del Territorio Libero. Il che è detto qui non per scusare o nascondere quan to in quella condotta ci sia di insoddisfacente, e tanto meno per negare ragion d'essere alle preoccupazioni triestine, che sono condivise da tutti gli italiani; e neppure lo diciamo per escludere preventivamente ogni critica all'azione del nostro Governo. E' opportuno, è necessario, che a Trieste dal popolo e dai suoi capi, e in Italia dal Governo e da tutta la Nazione, si tengano gli occhi bene aperti e le orecchie tese; è meglio un timore esagerato, un allarme a vuoto, che non la trascuranza o l'indifferenza, le quali potrebbero favorire il formarsi di situazioni dannose per l'italianità di Trieste, per la dignità e i diritti della Nazione italiana. E' veramente, quella di Trieste, una delle questioni su cui un popolo non può transigere, Trieste è la nostra Strasburgo. Se, dunque, noi richiamiamo l'attenzione dell'opinione pubblica italiana nella faccenda triestina al punto di partenza, non è per adidcbrcasthcsniclqgcntDmlrpzdèdiminuire le difficoltà e-M pericoli della situazione, ma perchè le une e gli altri sia no compresi nella loro vera natura, e non si corra il rischio, sbagliando la diagnosi, di adoperare rimedi non adatti. Se abbiamo ben capito taluni ragionamenti, c'è tra di noi chi ritiene che la sovranità italiana non sia mai cessata a Trieste; ohe essa sia stata rispettata fino a ieri dalle autorità di occupazione a norma degli obblighi internazionali ; ■* che, adesso, il signor Winterton sia venuto, di punto in bianco, a contestare ed anzi ad annullare questa sovranità medesima. Le cose non stanno cosi. Noi siamo persuasi, oggi come ieri, che l'Italia abbia fatto bene (cioè, il minor male), a firmare il trattato di pace; il quale, del resto, sarebbe entrato in vigore ugualmente, anche senza la nostra firma, togliendoci ogni possibilità di fare appello ad una sua giusta ed equa esecuzione. Ora, il trattato di pace ha soppresso la sovranità italiana su Trieste; nè il non essersi finora costituito formalmente il T.L.T. ristabilisce «a sovranità medesima. Bensì l'autorità occupante è tenu ta a rispettare le istituzioni locali, con le norme legislative ed amministrative vigenti, che rimangono quelle italiane. Ove essa violi tali principi, istituti e norme, è legittimo e doveroso il ricorso ai Governi occupanti (e al di là di essi, in casi estremi, a superiori autorità internazionali ) ; e di tale ricorso nessuno potrebbe essere miglior sostenitore che il Governo italiano, a pio dell'italianissima città. Non è, codesta, una ipotesi astratta, o un « pio desiderio ». Precisamente per la questione più grave addotta nelle recenti polemiche, quella dell'autorità giudiziaria suprema, il Presi dente De Gasperi ha esposto come il Governo italiano abbia fatto ricorso ai Governi alleati, mantenga il ricorso in piedi, e sia pronto a ricorrere a tutte le procedure possibili, non escluso l'appello alla Corte dell'Aja. Per la legge elettorale, invece, non sembra che il nostro Governo ritenga possibile una azione giuridica analoga. Per altri episodi minori, egli ha dato rettifiche e smentite. Senza entrare in particolari noi pensiamo che la prassi quotidiana dell'autorità occupante abbia subito e subisca oscillazioni non sempre giovevoli alla tutela dell'italianità triestina, che è poi, semplicemente, rispet to alla volontà della gran dissima maggioranza della popolazione. E anche su que ste oscillazioni giova vigi lare, ea intervenire all'oc correnza, con i mezzi adatti caso per caso. Ma occorre altresì, nell'interesse stesso della' causa, non esagerare il valore di certe formalità, di una dicitura piuttosto che di un'altra, di un timbro di più o di meno: si rischierebbe altrimenti di creare valore di precedenti a casi particolari, e di sostanza a ciò che è puramente formale. Il Presidente De Gasperi ha affermato giustamente che nulla è avvenuto a Trie ste di irreparabile, e che non v'è ragione di mettere in dubbio il valore della di chiarazione tripartita e del le sue riaffermazioni, fino a quella odierna. Non v'è ra gione, aggiungiamo noi, anche perchè una costituzione del T.L.T. a cui le Potenze occidentali si accin gesserò, d'accordo o no con la Russia, non si vede quali vantaggi apporterebbe loro rispetto alla situazione odierna; e neppure rispetto a quella che si verificherebbero! ritorno del T.L.TV all'Italia. Sembra piuttosto che attorno alla situazione anormale di Trieste si sia formata una rete d'interessi, di carattere « levantino », che tenderebbe a perpetuare la situazione stessa. Ma il pun to più scabroso è un altro: è la tendenza delle Potenze occidentali —'■ più partico larmente delle due anglosassoni, e particolarissimamente dell'Inghilterra — ad un riguardo esagerato per la Jugoslavia di Tito: tanto più esagerato, in quanto non è affatto richiesto dalla si tuazione politica rispettiva, nettamente a favore dell*» Potenze occidentali. Esse compromettono in tal modo quell'avviamento ad un'intesa diretta italo-jugoslava che pur desiderano. E' su questo punto che l'azione diplomatica del nostro Governo dovrebbe concentrarsi, mirando innanzi tutto allo stabilimento nella zona B di condizioni normali. Quali siano i riflessi di questa condotta non soddisfacente — e potremmo aggiungere, non intelligente — delle due Potenze anglosassoni, lo ha discretamente, ma chiaramente indicato il Presidente De Gasperi, dicendo che per il popolo italiano la dichiarazione tripartita su Trieste fa parte del Patto Atlantico, perchè Trieste è parte viva dell'Italia. Questo è il punto fondamentale che a Washington ed a Londra faranno bene, una buona volta, a comprendere in tutte le sue conseguenze. Luigi Salvatorelli ci/ero, riepilogando gli ultimi episodi avvenuti a Trieste e rimproverando al Governo di essersi sempre mostrato troppo debole nell'azione diplomatica. L>a questione di Trieste — aveva rilevato ancora l'o- ratore ricordando «...rovescia- mento'delle alleanze nel 1915 potrebbe essere determinante, in casi estremi, per decidere l'orientamento dell'opinione pubblica di fronte al Patto Atlantico. Il liberale Sanna Randaccio s'era lamentato anche lui di una certa debolezza dimostrata dal Governo italiano, pur riconoscendo che la responsabilità maggiore non può essere fatta ricadere su di esso. Il discorso di Orlando Dopo un intervento di Macrelli (p.r.i.) in sostituzione di Facchinetti, ammalato, e una illustrazione degli aspetti giù ridici della questione fatta dal democristiano lotta, prendeva la parola V. E. Orlando. Il suo intervento è stato polemico, appassionato e patetico insieme .Ha cominciato mostrando gran meraviglia per fi fatto che nè il Governo nè il Parla mento hanno mostrato d'accorgersi che « l'Italia sta perdendo la sua sovranità su Trieste » e ha interpretato ciò che oggi accade nel territorio libero come una « conseguenza dell'atto inespiabile della drma del trattato di pace ». Secondo l'oratore la questione è oggi legata al patto atlantico nel senso che ci si può chiedere se il patto stesso potrà essere mantenuto nel caso che gli alleati tradiscano gli interessi italiani. « L'onore e superio:e anche al ssr.timehto di Italianità — ha concluso Oliando con voce rotta — non ho voluto ritirarmi in disparte in questi anni perchè volevo partecipare alle sofferenze di\ mio Paese. Sono pronto però a riprendere la mia libertà il giorno in cui il ciclo di tali sofferenze sarà chiuso ». La serie delle interpellanze veniva conclusa con gl'interventi di Persico (P.S.S.LI.S.) e di Lussu Le repliche non hanno aggiunto elementi di molto rilievo alla seduta. Lucifero si è dichiarato più che insoddisfatto « stupito » per il discorso d! De Gasperi il quale si èli- mitato a esprimere del Benti menti e non ha dato conto di una azione politica estera governativa; ha però auspicato che la lezione di etica impartita dal Presidente del Consi- elio agli alleati possa dare frutti -benefici. Insocìdisfa' siml naturalmente Lussu e Pastore. Macrétti e Zotta 'hannoaccettato senza riserve le spiegazioni del Presidente, mentreSanna Randaccio s'è dettosoddisfatto delle spiegazionima insoddisfatto dell'atteggia-mento degli alleati. iiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiriiiiittiiiiiiiittiiiiii | 1 | 1 L'ori. Vittorio Emanuele Orlando pronuncia discorso In Senato (Telefoto) ttiifiiiitiiiiiii fiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiitiiitiiitiiiiiiitiiiiiitiiiMi iiiiiitiiiiiiiiittiiniittiiiififniiiiiitiiiiiittiiiiiiiiiiifiiitiiimnsiiiitiitiniifiinin