Le trattative di Kaesong procedono senza grossi inciampi

Le trattative di Kaesong procedono senza grossi inciampi Le trattative di Kaesong procedono senza grossi inciampi Dichiarazioni dei delegati americani: "Vi sono buone ragioni per essere ottimisti» Oggi i giornalisti saranno ammessi nella città • Il racconto di un fotografo Dall'accampamento di pace sul fiume Imjin, 11 luglio TTa detto il colonnello George Ruhlen, che fa parte del gruppo alleato incaricato di trattare a Kaesong: « Credo che le conversazioni siano ormai sui binari ». Ed ha aggiunto che « oggi l'armistizio è assai più vicino di ventiquattro ore fa ». Vi è dunque ragione di essere ottimisti? Ruhlen ha detto di sì. Naturalmente non bisogna correre troppo con la fantasia. Questo lo sapevano tutti i giornalisti riuniti da Ruhlen ad una conferenza stampa dopo la seconda giornata di colloqui. Per ora non si è entrati ancora nel vivo della questione. A quanto si è potuto sapere, t parlamentari alleati hanno ribadito il loro punto di vista, secondo cui nelle conversazioni si doma evitare la discussione di qualsiasi questione politica. L'agenda dovrà trattare in modo esclusivo i problemi di natura militare connessi all'auspicata tregua d'armi. Ottimismo, dunque, ma non eccessivo. Del resto, lo stesso colonnello Ruhlen ha ammesso che resiano da chiarire determinati punti relativi all'agenda. Ma — perdonateci i continui mutamenti di tono, è lo svolgimento dei fatti che ce secimdePpeciroJli impone — ma è già molto'coche le trattative sull'agenda' " procedano spedite. o Cordialità Oggi i parlamentari alleati sono tornati al campo assai prima di ieri. Si capisce che questa non è una gara sportiva e che non bisogna misurare con il cronometro l'andamento delle trattative. Comunque gli stessi negoziatori hanno confermato che tutto era oggi meglio organizzato e che nel complesso i colloqui sono stati meno rigidi. La naturale tensione della prima giornata ha lasciato il posto ad una relativa cordialità. E questa si è riflettuta sull' atteggiamento tenuto dai parlamentari alleati nei confronti dei giornalisti, obbligati dal loro mestiere ad una curiosità spesso indiscreta, e di conseguenza bestie nere di queste circostanze. Scendendo dall'elicottero che lo riportava al campo, il viceammiraglio C. Turner Joy, capo-negoziatore delle N. U., ha sorriso cordialmente ai giorno listi. E' anche vero che ha detto non avere dichiarazioni da fare, ma insomma ha sorriso. E da questo atteggiamento ciascuno dei reporters presenti si è sentito autorizzato a trarre almeno due colonne di ottimi stici commenti. Poi abbiamo prudentemente rivolto qualche domanda all' ammiraglio A Burke, che fa pure parte del gruppo. « Discreti progressi » ha risposto. E le sue parole hanno segnato una data stori ca, perchè era la prima volta che uno dei principali parla mentori faceva una dichiara zione prima di aver riferito al generale Ridgway. Non appena preso terra il primo dei sei elicotteri, Turner Joy si è recato nell'interno dei vicino accampamento, nascosto dagli alberi di melo. Burke rivolgeva qualche altra parola ai giornalisti affamati di notizie, e commentava la notizia di radio Mosca, secondo cui gli alleati si erano rifiutati di discutere la questione del ritiro delle truppe « straniere » dalla Corea definendola questione politica. Sì, diceva Burke, nprobabilmente è una questione politica ». Più tardi, Ruhlen teneva una formale conferenza stampa Egli rivelava che le conversazioni odierne erano filate più lisce delle precedenti. Purtroppo non poteva dire se si fosse raggiunto l'accordo su qualche punto dell'agenda. Ma ripeteva che vi era meno tensione di ieri, aggiungendo che non si erano avuti lunghi discorsi e che i [negoziati sono stati condotti \nella seconda giornata in ma| niera sbrigativa e « businnesslike ». Un uomo dinamico Ruhlen ha detto che vi è « una buona ragione per essere ottimisti », soggiungendo peraltro di non voler azzardare una previsione sulla-durata dei negoziati di tregua. Si sta ancora discutendo l'agenda, e può darsi che nemmeno nella riunione in programma giovedì alle dieci si giunga ad una definizione. Egli ha poi fornito alcuni particolari sull'ambiente dei negoziali e sulla delegazione comunista. Il capo dei delegati rossi, generale Nani II delle forze armate noi diate, è « la forza dominante da parte comunista ». E' un uomo dinamico di forte carattere. Le conversazioni vengono tenute in un edificio che ha una struttura indefinibile. Può darsi che fosse un tempio come anche una abitazione privata. I delegati siedono ad una lunga tavola, e gli occidentali non hanno potuto osservare alcun dvvi dddEacvlidscotassqspacmUpdsclsupttuesrlIddan segno di attrito fra nordisti • cinesi. Domani i giornalisti, in numero di venti, potranno accedere finalmente a Kaesong. Per la riunione di mercoledì il permesso era stato concesso a cinque fotografi. Era fra di loro quello della nostra agenzia, James J. Healy, e ci ha ruo¬ contato quanto ha visto. Gli ce " diamo la parola. « Abbiamo fatto il breve viaggio in autocarro. Attraversato l'Imjin abbiamo visto i primi soldati cinesi di guardia a Kaesong ad una stazione di collegamento a una dozzina di chilometri a sud della città. Erano tutti muniti di armi americane. Sorridevano amichevolmente, ma non ci hanno voluto parlare. L'ufficiale che li comandava ha esaminato i documenti poi ci ha fatto prò seguire senza scorta. Ora incontravamo guardie cinesi ad ogni cinquecento metri. Le sen. tinelle sorvegliavano la zona attorno alla strada volgendo le spalle atta via, e non davano segno di essersi accorte di noi Civili e soldati « In città i civili hanno dato qualche segno di curiosità. I soldati rimanevano invece impassibili. Abbiamo rivisto armi americane, ma ve ne erano an che di giapponesi e cinesi. « Ci hanno ^condotto diretta mente alla casa delle Nazioni Unite, un grande edificio di pietra grigia presso il centro della città, di tre piani e di stile inglese. Dopo la colazione ci hanno portati alla casa della riunione, un chilometro distante, grande e circondata da un giardino. Ha le pareti in parie di mattoni rossi, in parte intonacate di .bianco, e il tetto blu scuro, quasi nero. « Siamo stati introdotti in una stanza con otto sedie. Vi erano guardie nordiste e cinesi, alcune impassibili, altre sorridenti. Per tre ore e mezzo abbiamo sparato fotografie, bersagliando tutto quel che ci capitava a tiro. Solo le guardie coreane hanno frapposto qualche difficoltà, ma poi si sono lasciate fotografare. Una volta scattata la foto ci minacciavano scherzosamente col dito. E arande successo ha ottenuto uno di noi che avevauna di quelle macchine che dopo un minuto vi presentano la copia già pronta ». Fin qui Healy. Adesso vi ricorderemo che in Corea vi è ancora una guerra e che. come ha detto ancora una volta il generale James Van Fleet, le conversazioni non significano affatto la fine dei combattimenti. Van Fleet ha riconfermato che i comunisti hanno concentrato forze in gran numero e che in ogni settore sono in grado di lanciare poderosi assalti. Sul fronte, si e svolta mercoledì la più lunga battaglia di caccia che la storia registri. Per venti minuti trentaquattro , « Sabre » americani « trenta «Mig-15» comunisti della squadriglia « Naso rosso » si sono battuti nel cielo della Corea nord-occidentale. Tre dei caccia nemici sono stati abbattuti dagli « F-86 ì, che hanno potuto per la prima volta impegnare a fondo il nemico. Finora i « Mig » si erano sempre rifugiati in Manciuria appena la lotta aveva assunto carattere di via. \ lenza. Durante lo scontro ven- tuno « Stelle filanti », che { « Sabre » proteggevano, scaricavano napalm su obbiettivi militari a Smanju. Sul terreno le pattuglie comuniste hanno svolto intensa attività contro gli avamposti nemici, mentre l'artiglieria si impegnava in serrati duelli con i pezzi comunisti, Frank Bartholomew della r'nitetl Press Il l d Il palazzo di Kaesong In cui vengono tenuti Jeep con bandiera bianca del parlamentari colloqui. Davanti all'ingresso quattro (Radiofoto via Tokio-Londra)

Luoghi citati: Corea, Londra, Manciuria, Mosca