Notizie che volano pel mondo di Riccardo Aragno

Notizie che volano pel mondo WJN SECOLO ni VITA OEJLE9 AGEXXMA REUTER Notizie che volano pel mondo Come fu creata la grande rete dì informazioni - In camicia da notte, pantofole e vestaglia, il signor Reuter si recava a controllare il flusso dei messaggi - Dai piccioni viaggiatori alle telescriventi - "Potremmo conquistare Parigi o Pietrogrado - dicevano i tedeschi nel '14 - se la Reuter dice che la cosa non ha importanza, il mondo le crede,, (Dal nostro corrispondente) Londra, 6 luglio. Questo, che Paolo Monelli chiama il « mestieraccio », ha tre ferri del mestiere: la precisione, la velocità e l'imparzialità. Così almeno dice la Reuter, che, dopo un secolo di professione, vanta forse più esperienza di qualsiasi altro giornalista al mondo. Nel compiere 100 anni, questa agenzia, che ha più d\ duemila redattori fissi e centinaia di corrispondenti in ogni angolo del mondo, l'agenzia di < 85, Fleet Street », informa con fierezza che la precisione e l'imparzialità sono rimaste intatte attraverso il .secolo. La velocità è stata conquistata. Per mezzo delle telescriventi — a cavo o via radio — delle radiotrasmittenti, del telefono, il collegamento mondiale è oggi praticamente istantaneo. Il bombardamento di Roma Cento anni fa quando Julius Reuter — un dinamico emigrato tedesco, figlio di un colto rabbino di Berlino — cominciò a vendere notizie, l'Europa cominciava a essere chiusa nella ragnatela dei telegrafi. Da Berlino le notizie potevano viaggiare per filo fino ad Aquisgrana, sul confine belga. Da Bruxelles le notizie potevano proseguire per cavo fino a Parigi. E ai due capi gli uomini di affari, nel brulichìo della rivoluzione industriale, erano ansiosi di sapere come andassero le borse. Reuter scoprì quella interruzione e la colmò con i piccioni viaggiatori. Quando Berlino fu unita a Parigi con un cavo diretto, Reuter passò la Manica e giunse a Londra dove si stabilì, con un ragazzo d'ufficio, proprio accanto al «Cambio». Il telegrafo aveva da poco attraversato IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII la Manica e gli uomini di affari inglesi erano ansiosi di sapere quel che avveniva nel continente. Reuter che aveva corrispondenti in tre o quattro capitali, era in grado di fornirle. Se le faceva mandare per telegrafo a Londra, le copiava nel suo ufficio e le faceva recapitare, di corsa, dal ragazzo. Dopo qualche mese di questo servizio privato, Reuter si recò al Times e offrì i suoi servizi. Ma il Times, diffidente, li rifiutò. Fu il Morning Advertiser — un giornale oggi scomparso — che accettò per primo « in prova, per quindici giorni, e gratis » i servizi Reuter. Si intitolavano allora « Electric News » perchè — cosa nuovissima — arrivavano per telegramma. E il titolo non portava alcun riferimento al testo. Superati i quindici giorni, Reuter ottenne un contratto per SO sterline al mese — allora una somma notevolissima — e cominciò quella lotta instancabile, durata finora un secolo, tra la fretta e la precisione. Per avere notizie degne di fiducia, da allora, non è stato inventato niente di meglio che il « buon corrispondente ». Ma per battere i colleghi i sistemi inventati sono stati infiniti. Sul principio, ad esempio, Reuter affittava le carrozze e mandava i fattorini a portare le notizie ai giornali in vettura, per. battere quelli che le recapitavano a piedi. Oggi si vale di un impianto di radiotrasmittenti, di telescriventi e di un immenso orecchio sul mondo: la stazione di Barnet. Fu li, per esempio, che durante la seconda guerra mondiale, un « ascoltatore » Reuter, .giocherellando con un apparecchio ultrasensibile, sentì un messaggio da un'isoletta del Pacifico: «Spero che tu mi senta Safran... So che non mi aspetti all'apparecchio, ma io spero che tu mi senta... Rispondi... Ho la notizia... L'ammiraglio Nimitz ha diramato pochi istanti fa il seguente comunicato... ». La flotta americana aveva praticamente distrutto la flotta giapponese del Pacifico. La notizia Reuter giunse a San Francisco prima che le radio in ascolto l'avessero captata. L'annuncio dello sbarco in Normandia fu captato di lì, dalle radiolinee dei tedeschi che avvertivano i comandi dello sbarco alleato. Anche il primo bombardamento di Roma, eseguito dagli americani, fu captato da questa stazione, dalla viva descrizione del comandante dello stormo che riferiva alla sua base. Il pilota, dal cielo di Roma, parlava con emozione. A Barnet, un sobborgo collinoso di Londra, lo stenografo scriveva e passava al collega che battendo sulla telescrivente diffondeva per il mondo: « Ci avviciniamo alla capitale... giriamo per identificare l'obiettivo... Dobbiamo stare attenti... Apriamo gli scompartimenti delle bombe... Scarichiamo... ». Per arrivar prima . Ora che i guerrieri parlano... — e la loro voce si diffonde nel mondo durante la loro stessa azione — il battere le altre agenzie è questione spesso (come nei tre ultimi casi) di fortuna. Ed è sempre questione di minuti o di istanti. Ma quando Reuter trasferì i suoi uffici in Fleet Street, un'ottantina di anni fa, e le radio non esistevano ancora, la lotta per arrivare prima degli altri con le notizie aveva aspetti romantici e avventurosi. Fu proprio nella gara della fretta che la Reuter inventò l'embargo, cosa a cui oggi noi corrispondenti siamo abituati quasi ogni giorno. Il pri?no esempio di embargo fu solenne e drammatico insieme. L'imperatore di Francia doveva tenere il discorso che avrebbe deciso della guerra o della pac6 fra la Francia e l'Austria. Londra fremeva nell'attesa. Il corrispondente da Parigi chiexe all'imperatore una copia del discorso. La voleva prima che l'imperatore stesso l'avesse pronunciato. Dopo lunga discussione l'imperatore acconsentì a consegnare al corrispondente Reuter una busta sigillata contenente una copia del discorso. Il corrispondente affittò la linea telegrafica Parigi-Londra per un'ora «u cominciare da quando l'imperatore inizia il suo discorso ». E a mano a mano che le parole erano pronunciate, esse venivano affidate al telegrafo. A Londra i fattorini in carrozza recapitavano il testo ai giornali che stavano preparando le edizioni straordinarie. Quando scoppiò la guerra civile americana, ad esempio, le notizie venivano portate attraverso l'Atlantico dai < postali ». Reuter si organizzò con due-rimorchiaiori: uno che inseguiva la nave già partita da New York e la raggiungeva in alto mare, l'altro che andava incontro alla nave fuori di Southampton. Ma i concorrenti escogitarono un sistema leggermente più rapido: quello di andare incontro alla nave al largo dell'Irlanda. Reuter costruì una linea telegrafica attraverso l'Irlanda per battere le altre agenzie. E fece posare cavi speciali, da Londra alla Russia, da Londra all'India, dall'India all'Australia; attraversò le steppe del Caucaso (i persiani delle tribù nomadi si portarono via cavi e pali telegrafici). Dentro un sandwich All'assedio di MafeTcing, durante la guerra boera, il corrispondente della Reuter battè i generali di alcuni giorni con la notizia dell'arrivo dei soccorsi. Uscì dalla città e raggiunse le colonie portoghesi dell'Africa Orientale. Lì persuase il macchinista dt una locomotiva a portare a Lorenzo Marques la notizia nascosta dentro un sandwich. Quando la notizia giunse a Londra, alle 9 di sera (segnava l'inizio della vittoria), fu portata alla Regina, al Primo Ministro, al Lord Mayor che la lesse al popolo di Londra dagli scalini del municipio. Ai Comuni Joseph Chambcrlain disse: <Non abbiamo alcuna conferma, ma il Governo non ha motivo di dubitare della precisione della notizia Reuter ». Questa precisione era il frutto di un lavoro comune, paziente, senza sosta e senza orario. Reuter in piena notte, in camicia da notte, pantofole e vestaglia, si recava in carrozza all'ufficio, per controllare il flusso continuo delle notizie, da tutti i corrispondenti a tutti gli abbonati. Le sue bizzarrie notturne avevano un curioso equivalente conformista durante il giorno: i suoi redattori dovevano vestire di scuro, portare il colletto inamidato e la bombetta color nocciola. Quando un giorno due di essi arrivarono in ufficio vestiti di flanella grigia — e la paglietta rigida — li apostrofò: <Che cos'è quel vestito t Credete di essere in campagnat ». Poc7ii anni dopo il redattore capo dei servizi Reuter inaugurò il celebre grido serale all'inizio del suo turno: < Ragazzo, le mie pantofole ». Ed è infatti proprio questo paziente, continuo, monotonissimo lavoro iti pantofole che nel giro di cento anni ha diffuso nel mondo la fama della Reuter. E' stata la sua ostinazione verso < la santità delle notizie » che ha mandato in bestia i successivi dittatori di questo o di quel Paese. Durante la prima guerra mondiale i tedeschi dicevano: «Potremmo conquistare Parigi o Pietrogrado, ma se la Reuter dire che la cosa non ha importanza, il mondo le crede». «E' più potente c più pericolosa della flotta o dell'esercito nemico » scrisse il Berliner Tageblatt. Hitler morì con in mano un pugno di messaggi Reuter segnati in rosso e blu: lo informavano dilla posizione dei suoi eserciti e dell'offerta che Himmler aveva fatto — dietro le sue spalle — agli alleati occidentali. Due anni prima i tedeschi avevano mirato a questo importante obiettivo, la sede dell'agenzia. E ne avevano anche trionfalmente annunciata la distruzione. Ma la notizia fu smentita: la bomba destinata alla Reuter era caduta proprio al centro di Fleet Street, davaìiti al grande palazzo cui arrivano ogni giorno circa centomila parole da ogni capitale del mondo e da ogni città importante. Ma senza danni, e il lavoro era continuato imperterrito, come per i 90 anni precedenti e per quelli che ora seguiranno a questo centenario. Sempre con < precisione, velocità c imparzialità». E, ben inteso, abnegazione. Ai primi tempi della sua agenzia, Julius Reuter aveva lasciato l'ufficio per andare a mangiare in un'osteria della City, quando fu raggiunto dal ragazzino d'ufficio: € E' arrivato un tipo originale — disse il ragazzo trafelato. — A ■iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiii guardarlo si direbbe un forestiero, un po' matto ». « Non l'hai mica lasciato andar via, per caso?». < Oh no, — rispose il ragazzo; — anai l'ho chiuso a chiave dentro l'ufficio ». Perchè fa parte anche delle regole del * mestieraccio » lasciare a metà una bistecca per correre all' intervista. Ancora oggi. Riccardo Aragno