L'attacco granata sbaglia la partita con la Roma: 0-0

L'attacco granata sbaglia la partita con la Roma: 0-0 Rete di Zecca annullata, due pali colpiti dai giallorossi L'attacco granata sbaglia la partita con la Roma: 0-0 II Torino ha perduto forse l'ultima occasione che gli restava di portarsi se non del tutto al sicuro, certo ad una quota di sufficiente tranquillità. Con 2S punti ha ora raggiunto l'estremo limile della sua ascesa perchè date le sue condizioni di forma non è da prevedere che guadagni altri punti nei due incontri che gli restano: con l'Inter in casa e con la Pro Patria fuori. Vale a dire che il Torino, per salvarsi, non dovià ormai spelare che nelle disgrazie degli altri. La partita di ieri ancora una volta ha messo in evidenza la cronica inefficienza dell'attacco granata ribel.e a tutti i rime di e in cui almeno i Ire quarti dei suoi componenti sarebbero da scartare. Stupisce anzi che ■ non siano stati scartati quando gtà era fin troppo nota la loro mediocrità e che si sia voluto mantenere nella squadra non dei giocatori ma delle ombre. Sono cose che noi abbiamo già detto a suo tempo. Peggio di come va ora l'at tacco granata non potrebbe andare. Ieri la squadra ha la sciato il campo sotto raffiche di fischi. Non li meritava perchè aveva giocato con un im pegno angoscioso e se un atleta è una nullità non lo si può fare diventare un asso da un momento all'altro; ma il pubblico voleva manifestare la sua delusione e il suo dispetto per lo spettacolo a cui era stato chiamato ad assistere. Il Torino mancò le sue migliori occasioni nel primo tempo. Aveva iniziato l'incontro con uno slancio promettente, ma al 10' su un'azione di contropiede, un tiro di Tre Re da una ventina di metri colpiva 10 spigolo delia traversa facendo provare un brivido di freddo al pubblico. Fu questo 11 segnale che fece scattare il Torino. Al 15' Picchi, su azione Santos - Gremese, riceveva la palla fuori da ogni controllo avversario e in posizione utile, ma tirava fuori. Era la prima occasione perduta. Al 20' la palla venne offerta da Picchi a Ploeger, solo a tu per tu col portiere. Forse era piùdifficile calciare fuori che dentro e Ploeger naturalmente realizzò il più difficile. Più avanti la palla toccò a Santos, sbucato davanti alla porta a conclusione d\ una bella combinazione con Frizzi, ma a Santos quest'anno non bisogna chiedere di fare dei goal. Tre uomini diversi, tre occasioni perdute. Risultava chiaro il dramma della squa dia: salda in difesa, nulla al l'attacco. Impossibile vincere, tuffai più si poteva non perdere. Il gioco cominciò presto a smarrirsi. Gli avanti diventarono affannosi, incerti, pieni di pentimenti. Per fortuna che mediani e terzini facevano il dover loro egregiamente perchè gli attacchi della, Ro via, appoggiati a due ottimi laterali, ciano più densi di manovre, più intelligenti nell'impostazione anche se difettavano poi nel tiro conclusivo. E veniva fatto di chiedersi: quella la squadra che dovrebbe retrocedere ? Ci aspettava ma una Roma tutta spigoli, lanciata come un ariete con tro l'avversario, «cattiva» ed avevamo invece di fronte una compagine scrupolosa mente corretta, senza affanni, come se non avesse un abisso pauroso dietro le spalle e così calma e così avveduta nella manovra da far quasi pensare che l'unica squadra pericolante fosse l'altra. Annullato al 39' un gol di Zecca per precedente fallo, si venne alla ripresa. Subito al pruno minuto si presentava al Torino una nuova occasione. Essa capitò a Ploeger, su. pas¬ saggio di Frizzi, a cinque o sei mètri dai pali. Ploeger tirò di sinistro ma Risorti buttatosi in tuffo riusciva a deviare in corner. Il Torino giocava contro sole e attaccava a strappi, non sapc.ido esattamente che cosa volesse fare ma buttandosi /littoria nella lotta con quell'impeto disordinato che ag\gravav-a la fatica degli atleti. [ Ci fu ad un certo punto un dia\bolico passaggio di Cuscela a Piani che per vero miracolo non fini con un grosso guaio, poi a Santos ritornò il vecchio strappo, quello che si porta dietro da mesi. L'argentino che fino a questo momento aveva fatto poco, non fece addirittura più nulla. * * Il telaio della squadra prese a scricchiolare sempre più, tenuto ancora in sesto dai terzini, dal fortissimo Nay, e dai mediani, particolarmente da Gremese più continuo e più controllato di Rosen. Al 26° un tiro di Tre Re colpiva lo spigolo alla congiunzione dei pali. Il pubblico ebbe per un momento lo sgomento della sconfitta, sgomento che si ripeteva due minuti dopo su tiro di Venturi, leggermente e insidiosa- mente deviato da Zecca di testa, ma in questa occasione la parata di Piani fu spettacolosa e ridiede animo alta squadra. Ma era difficile spingere all'attacco quei cinque avanti dispersi. Avvennero dei mutamenti per cercare di acquistare una forza nuova e non si saprebbe dire se fosse più commovente o irritante quel gioco in cui la grande buona volontà era sciupata da una insufficienza tecnica senza rimedio. A quattro minuti dalla fine piombò Rosen nel settore offensivo, scartò tre o quattro uomini, diede l'impressione di poter sfondare, ma sul più bello indugiò, forse perchè aveva la palla sul sinistro, fece altri passi inutili e l'occasione sfumò. Allora si capì che il risultato era segnato dal destino. Alla fine, mentre il Torino appariva stanco, la Roma era ancora in grado di forzare la andatura: serena e corretta come all'inizio, gli uomini mai affastellati, un senso del gioco più maturo, maggior ch'arezza di piazzamento, il tocco esatto. A dire il vero la migliore unità sul terreno è stata quella gìallorossa. Avrebbe forse potuto vincere se non fosse stata moralmente preparata a perdere. Quando non si crede più in se stessi si rifiutano anche le occasioni che le circostanze offrono. Ettore Berrà TORINO: Plani: Grava. Oliacela; Rosen. Nay.' Gremese: Frizzi. San tos. Ploeger, Picchi. Carapellese; ROMA: Risorti: Nardi. Cardarelli: Andersson. K. Nordahl, Venturi; Snndqvlst. Spartano. Zecca. Maestrelli, Trere. ARBITRO: Galea». Duello tra Zecca (a sinistra) e Cuscela (foto Moisio)

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