La fuga irresistibile

La fuga irresistibile Così, sotto la grandine, si è aggiudicato il Giro delle Fiandre La fuga irresistibile Petrucci giunge quarto e balza in testa alla Desgrange-Colombo DAL NOSTRO INVIATO Gand, lunedì mattina. Superando ogni riserva, legittimata dal numero e dai valore degli avversari che avrebbe incontrati, sulla possibilità di vincere per la terza volta consecutiva il Giro delle Fiandre, ieri, Fiorenzo Magni, è riuscito a compiere quella che davvero è un'impresa che ha pochi precedenti nella storia del ciclismo. Il « triple event » è adesso una realtà che sommamente onora tanto il campione che ne è stato il protagonista quanto il ciclismo italiano che, dopo la mortificante lezione subita nella « Sanremo », aveva bisogno di una rivincita. Maniera forte E diciamo subito che Magni ha trionfato in maniera nettissima, dominando gli uomini e gli elementi con un'autorevolezza e una decisione che, per varie ore, ci fecero letteralmente trasecolare. Mica egli ha vinto in volata, come due anni fa, oppure col vantaggio di 2 minuti come la seconda volta. Ieri di ben 5 minuti e mezzo egli ha preceduto al traguardo il secondo arrivato (il francese Bernard GauthierJ e ben 10 ne sono trascorsi avanti che sul « pa- ve » di Vetteren — luccicante per un pallido sole al tramonto, alla fine di una giornata tempestosa — avanti, dico, che Bedolfi e Petrucci tentassero di fare la volata per il terzo posto, ma non vi riuscirono, poveri ragazzi, tanto èrano stanchi, vuotati d'ogni energia, spremuti fino all'osso da una fatica resa bestiale dalla spaventosa durezza del percorso e dallo scatenarsi delle intemperie. Negli ultimi chilometri, venendo verso Gand fra una doppia e continua fila di gente, avevamo ospitato K. Steyaert nella nostra vettura, cedendogli il posto d'onore. Gli occhi azzurri del creatore — 35 anni fa — della Ronde, Yan Vlaanderen, luccicavano per la gioia. — Quale grande corsa è quella di oggi — mi diceva. — Soltanto sulle strade bat- tute dal maltempo, soltanto quando i corridori si danno battaglia come oggi è avvenuto, soltanto in queste condizioni si rivelano i veri campioni. E il vostro Magni è un grande campione. Vi faccio le mie felicitazioni. Io ho detto « grazie > al vecchio e sempre entusiasta animatore del ciclismo fiammingo. In quel momento i corridori belgi erano disseminati nelle retrovie, ormai battuti. Fino all'ultimo il giovane Decock — vincitore della Parigi-Nizza a tappe — aveva lottato, ma aveva dovuto cedere; e altrettanto Van Bteenbergen — il cui inseguimento nel finale detta corsa, per un breve momento aveva lasciato temere che la fuga di Magni potesse venire rintuzzata. L'impresa di Loretto Ma presto il toscano si era scrollata di dosso quella lontana minaccia; mentre a completare la clamorosa affermazione italiana si ergeva l'impresa compiuta da Petrucci, compagno di fuga di Magni per quasi 100 Km. e soltanto fermato nel suo sorprendente slancio prima da una caduta e poi dalla a defaillance » causata dalla fame. Fedeli alle nostre abitudini, noi non faremo una cronaca particolareggiata della corsa. Piuttosto presenteremo alla buona gli episodi che davvero ebbero un'influenza sulla fisionomia presa dalla gara, TI caso ha voluto che noi ci trovassimo sui luoghi giusto al momento in cui questi fatti ugfpbDq4tddinleeIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII FnzpgrtammsufKpnmu decisivi si svolgevano. Essi sono in numero dì quattro; e successivamente si possono così designare: 1) grande attacco belga a circa metà gara e immediata risposta del tandem Magni-Petrucci; 2) continuazione della fuga con protagonisti tre belgi (Decook, Derìyock e Van Stayens), due francesi (Redolfi e Caffi e i due italiani nominati; 3) attacco di Magni al duecentesimo chilometro che lo portò solo in testa davanti a Petrucci, Decock e Redolfi; ì,1 continuazione dell'offensiva di Magni, vittoriosamente sostenuta per i settanta chilometri che mancavano al traguardo. Attacco belga. Dopo tre ore e mezzo di corsa almeno cento corridori formavano il grupdi di testa al rifornimento di Torhout, al 106' chilometro. Venti chilometri dopo, sul par vé di Izegem, i belgi partirono all'attacco in numero di cinque (i tre nominati, più i conosciuti, da noi italiani, Lambrecht e Depredomme). In breve essi presero 300 metri di vantaggio. I primi a rispondere furono tre francesi di origine italiana; Forlini, Redolfi. e Caffi, che riuscirono a evadere dal grosso. Questo si era paurosamente allontanato di un chilometro. Magni afferrò la gravità della situazione; pensò che se non fosse subito corso ai ripari gli sarebbe capitato un guaio. Allora lo vediamo venire dotte retrovie come una patta di cannone; lo vediamo staccar dalla ruota Impanis, Diot, Rosseel e Kint, lo vediamo portarsi sotto alla pattuglia dei tre francesi. In quel momento una maglia giallo-blu ci passò di fianco. Era Petrucci, scattato a sua volta appena aveva visto Magni partire. Anche lui agguanta Impania e compagni; anche lui corre avanti a raggiungere i tre francesi; e dai e dai, con Magni agguanta i cinque belgi fuggitivi. Secondo episodio: continuazione della fuga. Questa pattuglia aveva preso 400 metri di vantaggio al gruppo e filava sotto la pioggia, ostacolata dal vento, ad almeno 38 all'ora. A Courtrai (Km. 140) già un minuto era stato guadagnato dai fuggitivi — nel frattempo ridotti a quattro per la scomparsa di Lambrecht, Van Stayens, Deryck, Depredomme e Fortini. Dopo quella città, netto spazio di 40 Km. vi erano da superare tre salite. Sulla prima, quella di Quaremont, il belga Decock di sorpresa riuscì a passare in testa alla pattuglia, ma nelle due successive (Kriuzberg e Edaldere), l'onore e i ricchi Nrstdas primi premi andarono a Magni — indubbiamente il più risoluto nel mantenere alto il tono e la velocità detta corsa. Già da quel momento egli aveva assunto il ruolo del dominatore. Era lui che imprimeva il « Za » atta lotta accesasi fra i quattro in fuga e un gruppo di inseguitori che, formato da Van Stenbergen, Kint, Declerck, Ollivier, Impania, Rosseel, Cerami e Bernard Gauthier, veniva a due minuti. Quella caccia parve a un certo momento volgersi a favore degli inseguitori e fu quando al 180» Km. lo scarto discese a 1 minuto e 1,5, tanta era la selvaggia energia con la quale gli Assi belgi tentavano di allontanare la mortificazione di un nuovo trionfo dell'italiano. Ma presto eravamo al terzo e, fra tutti, il più decisivo episodio detta giornata. Fuga di Magni. Avvenne al 200° Km. Redolfi, che in quel momento era in testa, scivola in una curva e cade. Per scansarlo, Petrucci e Decock frenano, sbandano e perdono terreno. Magni, che era al largo li evita e si trova solo, trenta metri davanti a tutti. Si volta; vede che la situazione gli è propizia e ne approfitta. Afferra il manubrio in basso; si china sulla bicicletta e via! Petrucci tenta bene di dare tutto se stesso nell'inseguirlo; ma il belga nicchia per dargli il cambio; Redolfi scompare per una foratura; poi -i Loretto » ha fame, nessuno gli ha portato il rifornimento; chissà perchè la sua Casa si è disinteressata di questa corsa dalla quale, tuttavia il suo giovine alfiere torna col primo posto nel Trofeo Deagrange-Colo.abo. Magni se ne va; he buttato via il berrettino bianco; va a test", scoperta, lui e la sua onorata calvizie, va verso il « muro di Grammont » sotto la pioggia chf cade ti torrenti. Dal « muro » aZ't vittoria. Nessuna automobile era autorizzata a seguire i corridori sulla ormai famosa salita, tanto la strada è stretta e ripida. Allora noi corremmo avanti, attraversammo il paese e ci portammo dall'altra parte, al piede della discesa da cui sarebbero piombati i corridori. Era da sciocchi aspettarli H; allora decidemmo di andargli incontro salendo a piedi. L'uragano infuriava; l'altura era avvolta nella nebbia che il vento violentissimo sollevava e abbassava come le onde di un mare in tempesta. Prese a grandinare; veniva-ìno dei chicchi grossi comeìInfuria il maltempo noccioline; in breve tutta la montagna ne fu bianca. Col cuore in gola pensavo alla fatica tremenda che stavano compiendo quegli uomini. Riuscii a portarmi sul ciglio della stradetta; a guardare in giù da una svolta. Pareva davvero di essere sul cornicio ne di una casa a guardare uno\che lentamente si arrampicas se sulla facciata. Ecco l'ordine dei passaggi lassù: 1) Magni alle 15,1,5; a 8 minuti e 15" Petrucci; a 2' e 20" Bernard Gauthier; a 2' e 35" Redolfi; a 2' e 1,5" Van Steenbergen; a 3' e 50" Impania; a 4' e 40" Rosseel; a V e 50" Decock e Declerck. Da quel punto 40 Km. mancano all'arrivo. Avrebbe potuto Magni conservare quel vantaggio T Domanda appena posta, subito ne appare l'assurdità. Troppo marcato era lo scarto fra tatleta che correva verso la vittoria senza neppure dare tutto se stesso ma oadando a conservare una sufficiente riserva di energia, e gl'inseguitori. Letteralmente affamato, Pe- trucci terrà compagnia per mezz'ora a Bernard Gauthier; poi, allo stremo, delle forze, dovrà distaccarsene e lasciarsi raggiungere da Redolfi; an che Van Steenbergen « mollava* e perdeva terreno; la stanchezza aveva ormai preso tutti, una stanchezza quasi invincibile, dalla quale si salvava soltanto Magni, I distacchi si erano fatti enormi; mentre me ne stavo al traguardo a segnare man mano gli arrivi, mi pareva di essere tornato ai tempi lontani, quando davvero alle corse gli arrivi avvenivano a molti minuti l'uno dall'altro. ■ Magni aveva già ricevuto le congratulazioni dal Governatore delle Fiandre occidentali e dal Borgomastro detta città e, con un pallido sorriso sulla sua faccia tormentata, si era allontanato dopo aver detto alla Radio: « Quanta fatica, quanta fatica! », che ancora ìnon appariva il secondo arrieìvato. Dopo Bernard Gauthier a l o n a ancora cinque minuti ci toccò aspettare per vedere Petrucci povero lui, povero Redolfi. Venivano avanti quasi a passo d'uomo, non ce la facevano più a reggere diritta la bicicletta; per un momento vollero provarsi a fare la volata, ma non vi riuscirono; sul tra- o\Huardo Petrucci era ^dietro di mezzo metro. Vittorio Varale La « sorpresa > della giornata: Petrucci, finito al 4° posto dopo una meravigliosa gara L'ordine d'arrivo 1. Magni (Italia), 270 km., in 7 ore 43'93"; 2. Bernard Gauthier (Franclai a 5'30"; 3. Redolii (Fr.) a 10'30"; 4. Petrucci (It.) id.; 5. Baldassari (Fr.) a 11*40"; 6. Van Steenbergen (Belgio) a 12'10"; 7. Impanis (B.) a 14'; 8. <V. Peeters (B.) a 15'30"; 9. Declerck (B.) a 15'45"; 10. Ollivier (B.) a 18"; 11. Callens (B.) stesso tempo; 12. Franchi (It.) a 19'45"; 13. A. Rosseel (B.) a 20'; 14. Diot (Fr.) a 21"; 15. Caffi (Fr.) ld.; 16. Chupin (Fr.) stesso tempo; 17. Menon (It.) à\ 21'45"; 18. Baumont (B.) a 23'; 19. De Cock (B.) ld.; 20. De Rycke I. (B.) a 29'. GIULIO DE BENEDETTI DIRETTO RS RESPONSABILE

Luoghi citati: Belgio, Courtrai, Italia, Nizza, Parigi, Sanremo