I sentimentali

I sentimentali I sentimentali A Venezia tutti erano innamorati delle bellissime figlie del pittore Frazzi, e specialmente della maggiore, Gisella. Ma nessuno ne era innamorato come Cesco Zorzi, l'assistente del « proto » di S. Marco. Un bravo toso, e le ragazze dicevano « un bel moro »; ma così timido che dopo averla attesa passeggiando in su e giù per le fondamenta, quando la vedeva uscir di casa in compagnia tlclla mamma e delle sorelle, veniva loro incontro accelerando il passo a mano a mano che si avvici nava, salutava avvampando, ( scappava col cuore in gola. E scappando pensava: «Se la me disc de si, mi casco morto per la felicità ». Pirlava sui tacchi e la seguiva da lungi pensando: « Ma come fa a dirmi di sì se non ho il coraggio di dirle che le voglio bene? E come lo avrò que sto coraggio finché non abbia una posizione? Bisognerebbe almeno almeno che il proto di San Marco fossi io... E chi sa quando 10 sarò! ». « Si, ma aspetta aspetta, qual cimo me la sofficrà ». Non pensava che gliel'avrebbe soffiata proprio il suo miglior amico: il pittore Pippo Menni o, come si diceva a Venezi; « Mcninpippo ». Alto, elegantissimo, la tesa del gran cappello color dell'avorio calata a destra sulla bella faccia fatta più spavalda dai neri baffi ad uncino c dal pizzo a coda, di rondine, era già famoso per aver vinto l'anno precedente alla Biennale il premio del Comune di Venezia. Era il solo che potesse chiedere la mano di Gisella senza tremare: tuttavia non osò, e si rivolse a Marina dicendole con ostentata disinvoltura: — Fame un piaser, domanda « to' sorela se la me voi sposar Marina esitò sapendo il cuore di Gisella; ne parlò alla mamma La signora Loredana avrebbe preferito per la figlia Cesco Zorzi; ma perchè Zorzi non aveva una «posizione» e «non si faceva innanzi », poteva aspettare che Gisella perdesse il fulgore della giovinezza? Gisella impallidì, rispose: — No, no! — Pensaci, benedetta, non dir subito no. Per tre, per quattro notti la fanciulla non dormì, per tre quattro giorni rimase col cuore sospeso nell'aspettazione di uh avvenimento... che non poteva mancare; e non accadde. Pianse, sospirò, finì col cedere. Pippo non ne aveva dubitato; e perchè Cesco era l'amico suo intimo e il suo più caldo ammiri tore, fu il primo a cui annunciò 11 fidanzamento. — Ciò, Cesco — gli disse — vustu fanne cojnpare de anelo? — Ti te sposi? Proprio ti, Pippo? E chi xe la sposa? — Gisella: la fia de Frazzi. Povero Cesco!- Chiuse gli occhi perchè rutto gli turbinava intorno; eppure riuscì a tenersi diritto. Ma la vita gli apparve come una interminabile strada nell'ombra. Quando Gisella seppe che Cesco aveva consentito d'essere testimonio di Pippo alle nozze, ne spasimò; poi cospirò pensando: « Dunque non era vero. E se non era vero, meglio Pippo che un altro ». Cesco non aveva altri parenti che la mamma: non le aveva fatto confidenze, ma ella sapeva il suo patire; quando lo vide ritornare dalla cerimonia nuziale con la pallida faccia impietrita, non resse più al tormento; gli aprì le braccia gemendo: — Fio mio! Lui se la strinse al cuore e pianse come aveva pianto fanciullo quando gli era morto il papà. Una settimana dopo il patriarca lo fece chiamare; gli disse: — Il nostro Zangiacomi ha presentato le dimissioni da proto, e ti ha designato a succedergli Te la senti? Cesco ebbe una vampata di orgoglio. « Succedere al Sansovino! che gloria per un giovane architetto! ». Gloria, non gioia; sospirò: «Se mi fosse capitato qualche mese fa, forse avrei avuto il coraggio di dire a Gisella quanto bene le voglio » — Ma subito si rimbrottò: « Come avresti potuto vogare sul remo di tuo fratello? ». Scosse il capo, e pensando alla basilica di San Marco, sconsolato disse fra sé e sè: « La me sposa ti sarà ti! ». Così fu: e il patriarca ebbe a dire che dal Sansovino in poi San Marco mai aveva avuto proto più innamorato e sapiente di Cesco Zorzi. E un'altra volta: . — Se, Dio non voglia, S. Marco cascasse, solamente Zorzi al mondo potrebbe ricostruirlo. * * Tornando dal viaggio nuziale. Pippo Menin aveva detto a Cecco : — Non che io sia geloso, ma amici per casa non ne voglio Però tu non sei un amico, sei un fratello: voglio che tu sia un fratello anche per mia moglie; anzi voglio che vi diate del tu. E Cesco gliene fu grato come di una cara prova di amicizia che gli raddoppiava il dovere di meritarla. "Fu da prima uno strazio; poi a poco a poco diventò una melanconica delizia. Di anno in anno la mamma di Cesco diventava una vecchin.i sempre più esile, una piuma. Di ceva a suo figlio: — Non me la vuoi dare la con lolazione di tenermi sulle ginocchio el to putelo prima di morire? Lui scherzava». ......... . . . — Se me la trovi tu la sposa che piaccia a tutti due... E la signora Ersilia sospirava pensando: «Bisognerebbe che fosse un'altra Gisella ». Anche la gente, quando si chiedeva perchè mai un omo de la so sorte non prendesse moglie, rispondeva: — El xe inamorà de so comare come de la so ciesa... con timor di Dio. Ecco: con riverenza. Gisella sapeva che Cesco l'amava: Cesco non sospettò nemmeno che l'amicizia di lei si vcnasse d'amore; se avesse osato immaginarlo ne avrebbe arrossito come di una fatua presunzioneSolo si concedeva la gioia di darle gioia _ abbellendole la casa con doni di vetri preziosi, di ferri battuti, di sete stupende cnc gli venivano regalate, di libri e di stampe che comperava per lei. E lei pensava: «Caro Cesco! Se io muoio Pippo si consolerà pre sto, ma lui non si consolerà mai ». E per risparmiargli tanto dolore, aveva gran cura della prò pria salute che declinava, e pò neva ogni arte per celare il venir meno delle forze e l'impallidire del suo splendore. Gli anni passavano rapidi anche per Pippo e per Cesco; mi più por Pippo. La piena maturità aveva irrobustito l'alta persona dello Zorzi senza toglierle elasticità, e l'anima generosa gli aveva più energicamente modellato la bruna faccia pensosa. Ve dondolo salire i ponti sui rii, qualche popolana si volgeva pensando: «Bel moro!». Più d'una glielo disse, nè popolane soltanto; e se la fedeltà di lui fu senza incrinature; non fu senza peccato. Ma perchè al peccato seguiva un disgusto che assomigliava al rimorso, non osava per qualche tempo ricomparire in casa Menin; e quando vi riappariva aveva un contegno cosi impacciato, che Gisella gli log geva in faccia il peccato; e pur compatendo ne soffriva. Ma un giorno, dopo un'assenza assai più lunga, scorgendolo così contrito si accigliò duramente, poi scosse il capo compatendo lui e se stessa; domandò: — Era almeno bella e intelligente? Soverchiato ' dall'affanno, lui impallidì balbettando: — Nessuna è bella e intelligente al tuo confronto. Ella appena si accorse di bisbigliare: — Se me lo avessi detto allora, la vita avrebbe avuto un altro senso per tutti e due. Egli ne ebbe un acutissimo spasimo, e subito dopo una felicità abbagliante; e non gliela spense il pensiero: «Ma ormai è troppo tardi ». E nulla fu mutato tra essi. Meninpippo era meno giovane di Cesco e invecchiava — di fuori — più rapidamente; ma dentro restava quale era sempre stato, amabilmente egoista, spavaldo senza arroganza; solo lavorava di più e dipingeva meglio. Il suo volto si sciupava, i capelli diventavano bianchi, il suo pizzo si faceva più corto! solo i baffi grigi restavano erti come se sfi dasscro il cielo; e ancora i gran cappello colore dell'avorii calava la vasta tesa sulla faccia sciupata ma energica. Elegantissimo sempre, anche quando andava a caccia nelle valli lagunari; dopo essere rima sto, per ore e ore acquattato nel la botte acquitrinosa, ritornando a Venezia era lindo e assestato come se tornasse da una cerimonia. Le frequenti indisposizioni della moglie gli davano più fastidio che pensiero: in verità le voleva bene, aveva anche pietà del suo soffrire; ma gli pareva di aver fatto tutto il suo dovere esortandola a curarsi; e se Gisella non gli dava retta, o gli pareva, brontolava: — Se te piase de star mal, gò dite cara! Ma un giorno dopo un lungi svenimento della moglie, si spaventò davvero, pensando con un brivido: « Maria Vergine, non mancartene altro che la morisse da séno! * * Invece fu lui che si ammalò gravemente: un acquazzone nel canale di Mazzorbo mentre acquattato nella botte aspettava le folaghe; quasi tre ore inzuppato come se fosse caduto in laguna, un terribile raffreddore, la febbre, la broncopolmonite. Gisella e Cesco lo assistettero insieme giorno e notte. Pippo non aveva paura; ma era diven tato buono buono, e teneramente affettuoso come se allora solamente si' fosse accorto della generosità dell'amico e si rimproverasse di non essere stato verso sua moglie il marito che avrebbe dovuto essere. Una mattina mandò Gisella a riscuotere un assegno in Banca, per restare solo in casa con Cesco, e gli disse: — Sono sicuro di guarire perchè ho la pelle dura e voglio finire il mio quadro; dunque non ti prendere affanno: quello che ti dico lo dico soltanto per scaramanzia. Fece le corna posando le mani sul risvolto del lenzuolo e riprese : — In questi giorni ho molto pensato, e ho dovuto riconoscere che una moglie come Gisella io non la meritavo; e forse per questo l'ho avuta; le vuoi bene come a una sorella perchè vuoi bene a me più che a un fratello; e per questo non sono mai stato geloso. Soggiunse: — Non mi accorgevo nemmeno di farla soffrire, perchè è di quelle che non si lamentano. Ma adesso so; e tra i mici rimorsi c'è anche questo: che se dovessi morire — no star a pianzer, te digo — la lascerei al mondo quasi povera, perchè ho sempre guadagnato molto e speso ancor di |[ e o , o o | più. E lei ha bisogno di molte [cure e di tranquillità anca per < schei, con la salute in malora come la xe. — Dunque — soggiunse — sarò molto più sicuro di guarire se mi prometti una bella cosa. — Te la prometto: ma cosa? — Promettimi che, Dio non voglia, dovessi morire, Gisella la sposi tu. Cesco sussultò e singulto coprendosi il viso con le mani; balbettò: — Come ti possono venire in mente certe idee? — Te l'ho detto: per scararamanzia. Se tu me lo prometti guarirò prima. Cesco continuava a lagrimare. ma all'incalzare di Pippo finì col dire: — Sono talmente sicuro che ci seppellirai quanti siamo che... per farti contento... per scaramanzia te lo prometto. Te lo prometto... se Gisella vorrà; ma. sono sicuro che Gisella non vorrà. E devi promettere di non far parola con lei di questa tua mattiti, perchè... la mia promessaquando sarai guarito, non le sembri, capiscimi! una presunzione ingiuriosa. Forse Pippo non era così sicuro di guarire come diceva. Una notte gli mancò il cuore, e non si destò più Fu uno schianto: Gisella se ne ammalò più gravemente, così gra vemente ci.e sua sorella Marina, la bellissima contessa Giustinian, volle darle ricetto in casa sua per curarla con l'aiuto delle sue fi gliole. Cesco Zorzi si macerava di angoscia; si rimproverava di aver promesso, come se un inconsape vole desiderio, anzi una inconsa pevole speranza ne avessero affrettata la morte. E nello stess.i tempo aveva rimorso di non trovare la forza di confessare a Gisella quella promessa... cioè di mantenerla. Eppure veniva quasi ogni giorno a casa Giustinian, come un tempo a casa Menin; c la gente diceva: « Adesso se vedrà se la gera la so ynorosa fin da prima ». Passarono i mesi: Gisella non era guarita, ma cominciò a levarsi per qualche ora; e Cesco aveva una desolata pietà di lei così deperita, scolorita la sua biondezza, smunte le guance, senza luce gli occhi; ma un poco si consolava pensando: « Si; ma per me è sempre bella lo stesso, anzi ancora più bella è la sua anima ». Ma parlare non osava. Fu Marina che parlò: si pose a sedere tra loro prendendoli insieme per mano, e disse: — Tosi, vi siete sempre voluti bene; perchè non vi sposate? tutti sarebbero contenti, anche Pippo in Paradiso. Gisella ebbe un pallido sorriso, sospirò: — Lo so; me lo ha detto lui stesso prima di morire. Ma senti, Cesco, non capirmi male. Quello che ha detto Alarina è vero. Io ho amato sempre e soltanto te; e tu... anche. Ma allora c'è stato di mezzo la tua... timidezza; poi il nostro dovere; e adesso c'è.. Cesco! Il bene che mi vuoi ti impedisce di vedere come sono ridotta! — Sei dentro ancora più bella! — Dentro! Ma fuori? — Ma è la tua anima che io amo di più. — Si — ella sussultò desolatamente — ma per questo... non si sposa un'inferma. — Si sposa, se non per altro, per avere il diritto di curarla in faccia al mondo, perchè guarisca prima. — Tanto ci tieni a) mondo? Ma se ci tieni tanto, ti dirò che per sposare una donna che nella realtà, malata com'è, non potreo be essere... tua moglie, non vale la pena di far malignare la gente, e tanto meno di farla ridere. Gli vide gli occhi pieni di lagrime: gli fece una carezza sul capelli; sorrise; ma si vedeva la desolazione del suo sorriso: — Coraggio, Cesco! Può darsi che guarisca; può perfino darsi che ritorni quale ero quando, in contrandomi per strada, scappavi Allora si, varrebbe la pena... di mantenere la promessa che Pippo ha voluto da noi. Ma intanto continuiamo a volerci bene .. più di prima, sapendo... Ti par poc i volerci bene sapendo di volerci bene? E chi sa che almeno in Paradiso il Signore non ce ne renda merito. * * La gente riprese a dire: — Sicuro che Zorzi el xe inamorà de la siora Gisela come de la so Ciesa, ma in... presenza del Signor, poro gramo! Virgilio Brocchi

Luoghi citati: Comune Di Venezia, Venezi, Venezia