La morte di Donadio

La morte di Donadio La morte di Donadio Milano, 16 giugno. La morte di Giulio Donadio avvenuta alla clinica San Giuseppe la scorsa notte, poco prima delle 23, ha destato penosissima impressione. L'attore era degente da vari giorni in seguito all'aggravarsi di una forma tumorale maligna che da tempo lo affliggeva pur senza impedirgli di recitare. Infatti, ancora poche settimane fa si era fatto applaudire in alcuni nuovi lavori del repertorio giallo, al quale, dopo le felici esperienze iniziate nel 1934, si era dedicato con il fervore e la passione che gli erano naturali. Recitava con grande impegno, anche se il recitare non era ormai più per lui, come lo era stato sempre, un vivo, appassionato piacere, ma, piuttosto, un crudele travaglio. Conclusa al < Teatro Exceisior » lo scorso mese una stagione particolarmente felice, si era concesso un periodo di riposo e nella sua casa milanese di Corso Lodi 113, insieme alla moglie e ai Agli, Giulio Donadio aveva ardentemente sperato di riprendersi. Ma proprio in quel giorni, 11 male si manifestò in una forma più virulenta, inesorabile: nessuna cura avrebbe potuto salvarlo. Aveva 62 anni (nato il 5 luglio 1889 a S. Maria Capua Vetere), e aveva esordito nella non dimenticata compagnia dialettale partenopea di Carlo Nunziata, poco più che giovinetto, vincendo le aspre opposizioni del padre, che voleva continuasse gli studi. Nel 1911 passa alla c prosa » italiana con Severino Zoncada; Zacconi è colpito dalla sua impetuosa, spontanea vena e lo Indica a Virsjillo Talli. Alla scuola di quel grande forma- tore di artisti teatrali il Donadio tempera la propria esuberanza, affina le sue doti, modera il felice ma tumultuoso istinto. I risultati di quella disciplina si ebbero presto, ossia un anno dopo, con alcuni successi nella Compa gnia Talll-Melato-Glovannini. Il desiderio di essere primo attore lo fa però ritornare nel 1913 al teatro napoletano a fianco di Adelina Ma.rnetti, la grande attrice napoletana, Breve parentesi. Virgilio Talli aveva scoperto la vera natu ra di Giulio Donadio, la sua capacità di dare al personaggio un carattere di verità, sempli ce e schietta, di umanità colorita e calda, eloquente, e pur trattenuta da un costante controllo in degna misura quando Marco Praga, riconoscendo le non comuni doti di un cosi fresco temperamento, 10 scritturò nel 1914 per la Compagnia stabile del Teatro Manzoni di Milano, che l'autore del c Bell'Apollo » dirigeva, 11 Donadio potè dare prove eccellenti. E da quel giorno la sua carriera fu arrisa da cordiali successi, sicura e bril lante; con Italia Vltaliani con Giannina Chlantoni, e poi con Alda Borelli. Si ricordano le sue interpretazioni di c As sunta Spina » e del « Voto » di Salvatore DI Giacomo. Nel 1932 portò alla ribalta il pirandelliano < Trovarsi » a fianco di Marta Abba. Anche Irma ed Emma Gramatica gli furono compagne e con quest'ultima portò sulle scene parigine 1 memorabili rappresentazioni dannunziane. Nel 1934, come già si disse, si metteva a capo di un complesso c specializzato » nel drammi polizieschi, ed anche in questo genere ebbe un pubblico fedelissimo, applausi unanimi e unanimi con sensi di critica. Ebbe anche egli l suoi sogni, le sue nobi lissime idealità; adorava Shakespeare, e avrebbe voluto un giorno rappresentare c Otello » Era questa sua aspirazione se greta il tormento e 11 lievito della sua vita, l'intima luce che lo accompagnò nelle fatiche spesso dure del palcoscenico. Oggi lo piangono i compagni d'arte, lo ricordano con simpatia 1 pubblici italiani. Giulio Donadio

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