Eccessiva l'influenza dell'industria nello svolgimento del Giro d'Italia di Vittorio Varale

Eccessiva l'influenza dell'industria nello svolgimento del Giro d'Italia Eccessiva l'influenza dell'industria nello svolgimento del Giro d'Italia (Dal nostro inviato speciale) Milano, il giugno. / settantacinque corridori che ieri hanvo portato a termine il giro d'Italia ormai sono rientrati alle loro case, oppure stanno per giungervi, in varia misura soddisfatti o delusi per il frutto che gli ha reso la lunga fatica sui 4000 e piii chilometri di strada percorsa; quelli di loro che hanno occupato i primi posti nella, classifica già da domani e poi nei giorni seguenti in riunioni su pista alla luce del sole od al chiarore dell'elettricità prenderanno a monetizzare la popolarità che col giro hanno conquistata o rinverdita; per Magni si dice che la sua tariffa per ogni prestazione nei velodromi abbia fatto un salto in su, sensibilmente avvicinandosi alla cifra-record delle 200 mila lire cui è giunto il Campionissimo — tanta è l'attrazione che il detentore della maglia rosa, chiunque esso sia, esercita sulla curiosità delle folle. Tornare agli abbuoni Questa scorribanda sulle piste di casa e di fuori durerà un paio di settimane, e poi i corridori dovranno tornare a riprendere il duro e meno remunerativo lavoro della strada: oltre a Van Bteenbergen che in Belgio sarà accolto come un eroe nazionale per la davvero sua strabiliante Impresa ritzsctfncjZi occupando il secondo posto nella classifica, e perciò guadagnandosi fin d'ora la designazione per il Tour, oltre a Bobet ritornato in Francia colla persuasione — da noi condivisa — che avverse e ingiuste circostanze gli hanno impedito di piazzarsi come pur il suo valore gliene conferiva il diritto, oltre a Kubler ed a Koblet che già da sabato prossimo scenderanno in gara nel giro della loro nazione, anche per i nostri la rentrée nelle corse su strada non tarderà molto, il 29 corrente disputandosi il giro del Piemonte, seconda delle tre prove di campionato. Al momento, dunque, di chiudere il capitolo del giro di Italia per aprire fra poco quel lo ben più avvincente, e fatalmente drammatico in forza di una tradizione che non consente pentimenti o soste, che ha nome < Tour de France >, diamo posto al resto dei commenti suggeritici dalle vicende e dal risultato della corsa, dopo quelli via via enunciati a chiarimento delle varie tappe, e sui quali non è il caso di ri tornare. Se per uno facciamo eccezione, è perchè esso riguarda la mancanza degli abbuoni in cima alle gratidi salite ed agli arrivi di tappa che in misura rileuante ha contribuito a mantenere complessivamente basso il tono della combattività in corsa; il meno che » promotori del giro — elogiabili per molti altri motivi — possano fare per risollevare le sorti della loro manifestazione è di ripristinar/i l'anno venturo. Anche sulla meritata vittoria di Fiorenzo Magni ci siamo già intrattenuti, specificando che il sentimento di delusione non soltanto in noi generato dalle non sempre incandescenti vicende del Giro non scalfisce minimamente la chiarezza e la regolarità del suo successo; e sullo strabiliante fatto che nella classifica finale reputatissimi specialisti di corse a tappe quali Coppi, Kubler, Bobet, Bartali, Koblet siano stati preceduti da quel levriero della strada che è Van Steenbergen, pure ci siamo espressi, esso concorrendo per la sua parte a fare di questo tutt'altro che < il più grande Giro > della sua storia, come ci è toccato di leggere. Bilancio passivo Che la c corsa del popolo > anche quest'anno sia passata da un suo capo all'altro attraverso le calorose, commoventi accoglienze delle moltitudini, è un fatto che stabilisce l'ormai insopprimibile funzione di questa iniziativa quale fòmite di avvicinamento spirituale e di fraternità colle popolazioni anche meno fortunate e progredite del nostro Paese; ed altrettanto esso ha confermato come la presenza dei più celebri campioni del ciclismo internaziona,le avrebbe dovuto farne, sotto l'aspetto tecnicosportivo, una competizione delie più suggestive e ardenti, non indegna di reggere il paragone col Tour. Purtroppo, cgamrds(acspcsctsgiaenimstdgs con mezzi meccanici, sia stato\giudicato con spirito, a nostroìavviso, troppo misericordioso è ìmateria — ci si potrà obietta-Ire — opinabile, mancando ildocumenti fotografici o le te-\stimonianze firmate di accusa (ma che ci stanno a fare i com-\altro che ha gravato sul Giro,'creandovi un'atmosfera /orse sfuggita all'osservazione dei più. Ed è che le competizloni\ciò non è avvenuto; per questo, il bilancio del Giro '51 si chiude in deficit. Giacché altro, in più dei motivi conosciuti, ha concorso non dico a gettare un'ombra sul Giro ma indubbiamente a far avvertire a qualche orecchio esercitato, evidenti stridii nel suo meccanismo. Che lo scandalo delle spinte in salita, ed anche del traino missari di corsa* e perchè non si stabiliscono numerosi controlli nelle retrovie?ì, ma vi è di questo genere sommuovono tali e tanti i7tteressi, in confronto dei quali le pur ingenti cifre colle quali vengono premiati i corridori diventano bagatelle. Che le corse su strada, e particolarmente questo Giro, stiano in vita in quanto vi partecipa e te sorregge l'industria è ehe io spirito dell'emulazione più acceso sorregga dal primo all'ultimo giorno i corridori tn di fesa delle proprie « chancvs » o dì quelle della marca della sua bicicletta; ma in questo ca.so quale significato dobbiamo dare a certe sorprendenti za neppure la giustificazione dei comune interesse, oppure a certi abbracci di... riconoscenza all'arrivo fra uomini sino una realtà talmente accettata che non suggerisce più alcuna meraviglia; ma l'animo del vero sportivo ha tuttavia diritto ad inquietarsi avvertendo che troppo determinante nello sviluppo della competizione diventa l'influenza dell'industria. Nella sua fede semplice e schietta, l'uomo della strada è portato a credere anche per la lettura del giornale a lui caro e repentine alleanze strette al momento fra corridori appartenenti a marche eHv.rs", sen- all'altro ieri ditJisi da / it-7-i rancori e da polemiche anche pubbliche t Diciamo che preponderante- influenza su questo Ulto ha avuto, a nostro sommesso giudizio, non tanto la concorrenza fra le marche di bicicletta quanto quella fra le due grandi firme di pneumatici che dominano il mercato naziona¬ le; di fronte alla potenza che esse esprimono, quale barricata i possibile opporre perchè lo spirito sportivo della competizione venga salvaguardato se non al 100 per 100 come in una corsa podistica nello stadio o in una regata internazionale o in una finale di scherma, almeno in misura che renda meno nocivi questi interventi? Dell'atleta maggiormente atteso al vaglio di questo Giro abbiamo giorno per giorno riferito gli alti e bassi del suo rendimento e dei suoi umori; che l'imbattibilità di Coppi oggi sia tramontata, o in temporanea eclissi, è un fatto che aprirà le discussioni se esso è una fortuna per le corse oppure no; ma troviamo ingenuo che gli amici di Coppi si lamentino della coalizione rinserrata contro di lui dal momento che essendo egli l'agente pubblicitario N. 1 di un certo prodotto industriale diventi naturale che chi ha iìiteressi opposti a quella da lui, volente o nolente rappresentati, cerchi di contrastarlo nella sua funzione, senza esclusione di colpi. Siamo d'accordo che ciò non è più sport; ma che farci? Vittorio Varale

Persone citate: Bartali, Bobet, Coppi, Fiorenzo Magni, Magni, Van Bteenbergen, Van Steenbergen

Luoghi citati: Belgio, Francia, Italia, Milano, Piemonte