Cinque cattive ragazze all'Università di Wroclaw

Cinque cattive ragazze all'Università di Wroclaw UN VI AGGIO IN PO L O N I A Cinque cattive ragazze all'Università di Wroclaw Profondamente modificata la vita dello studente - Dirigismo intellettuale alla scuola marxista - L'insegnante diventa confessore - Il trittico della cattedrale di Cracovia Varsavia, giugno. Nell'atrio della Facoltà di Lettere di Wroclaw, l'albo dei corsi ci apparve costellato dai ritratti di cinque belle figliole sorridenti. Pensammo si trattasse di un gruppetto di « pinup », vincitrici di qualche concorso di bellezza; ma il nostro interprete si affrettò a disingannarci. Quelle ragazze erano cinque reprobe, cinque fannullone lubriche, colpevoli di essersi addormentate durante la lezione di marxismo o di aver preferito frivoli piaceri a una dissertazione sul processo affettivo dell'ispirazione rivoluzionaria nell'opera poetica di Adam Mickiewicz. Ma la lettura dell'albo ci riservava altre sorprese. La sagoma di un manichino ritagliata in una rivista di mode era accompagnata da questo mònito: «Signorine, la Facol tà, santuario del lavoro, non deve servire da scenario alle presentazioni di modelli di sar¬ llllllIIIIIlllIllllllllltrilMllllIlllllllIMMIllllllllTBM torie di cui voi ci date lo spettacolo. L'intellettualismo non si nutre nè di calze di seta nè di rossetto per le labbra. Ricordatelo bene: ogni capriccio va bandito dallo studio, e la civetteria costituisce una forma' di sabotaggio... >. Ancora più grave la singolare confessione pubblica di uno studente: « Mi accuso di non aver prestato al corso sulla propedeutica filosofica di Hegel tutta l'attenzione che esso merita. La mia sola scusa, — ammesso che la mia colpa possa avere attenuanti, — sta nel fatto che altri miei compagni si davano a una serie di occupazioni dilatorie. L' Egeria dal giubbetto color tango leggeva un romanzo, il serpentino in delirio fabbricava barchette di carta, la bertuccia scarmigliata si limava le unghie, i due trovatori chiacchieravano sottovoce, l'ectoplasma faceva il solletico al suo vicino di banco eczmcgtdddlvtndèfsMlIItlIIItlllIlt IIIIIII1MIIIMI IIM1IIIIIIIIIII1I e Gargantua ruminava, a occhi chiusi, il pranzo di mezzodì... ». — Ottimamente, — commentò il nostro interprete, — così gli scolari distratti, designati coi loro nomignoli, si trovano messi alla berlina; e, d'altro lato, il professore, reo di non aver saputo rendere degne d'interesse le proprie lezioni, dovrà comparire davanti al Consiglio di Facoltà... Un dovere patriottico Ahimè! non c'è più ambiente, in Polonia, in cui lo spionaggio non sia diventato il dovere patriottico della nuova èra. Lo si è riabilitato, glorificato, presentandolo come un sacro diritto degli individui. Ma gli individui, cui si è data la possibilità di criticare, di denunziare i metodi e gli uomini, non si sono accorti che, nell'atto stesso, venivano privati della libertà di criticare IIIIII1I ItlllIMIiriJIIIIIIIIIIIIIIMIIIllMlllillU le idee. Cosi si è potuto effettuare, con la sodisfazione e il plauso delle vittime, la più grande truffa morale del secolo! L'università polacca, la quale avrebbe dovuto essere il supremo rifugio della libera discussione, è diventata l'officina-madre che distribuisce il dirigismo intellettuale in conserva. Lo studente non è più un cervello pensante: è una specie di apparato ' digestivo. Qualunque sia la Facoltà a cui egli si iscrive, è soggetto alla formazione marxistica; e, sebbene ci sia un periodo transitorio tra il vecchio e il nuovo regime, nessuno sfugge a questo insegnamento basilare. La caratteristica essenziale dell'antico regime era la libertà degli esami. Oggi la fre quenza alle lezioni e gli esami sono obbligatori. « L'Università — ci disse Joan Kott, professore di filosofia a Wroclaw — è considerata come l'attività produttiva di persone che sono dotate di diplomi. Del resto, due o tre volte all'anno si riunisce un consiglio, chiamato « consiglio di produzione », nel quale professori e delegati degli studenti fanno la critica dei metodi di insegnamento e discutono le condizioni di alloggio e di vita. La vita dello studente ha subito profonde modificazioni: non più chiasso nè bevute; lo studente è un operaio inchiodato al suo banco di lavoro. Una simile disciplina, che agli occidentali potrà sembrare troppo dura, è accettata con gioia dalla nostra gioventù, perchè essa sa di essere debitrice di tutto allo Stato, il quale ha realizzato la gratuità dell'insegnamento. Dei centoventimila studenti che la Polonia oggi conta, il 75 per cento gode di borse di studio, mentre prima della guerra la percentuale era dell'uno per cento. « Per compiere una cosi audace riforma, si è dovuto anzitutto istruire i professori. Si è insegnato loro che il professore non deve considerare concluso il suo compito con la fine della lezione: dovendo essere il consigliere e il confidente <Jei suoi alunni, esso ha l'obbligo di rispondere a ogni momento ai loro scrupoli e alle loro inquietudini. La mia camera è diventata un confessionale: in ogni ora del giorno e della notte vi trovo cinque o sei giovani o ragazze che mi aspettano per raccontarmi le loro difficoltà o le loro pene sentimentali... » Siccome il nostro professore di filosofia minacciava di smarrirsi in considerazioni di carattere extrapedagogico, abbiamo tagliato corto per recarci alla Scuola di belle arti di Sopot. Realismo socialistico E' a i è 0 . i o i a a e a a a e l o . a o e l i LSopot è una deliziosa stazione balneare nei sobborghi di Gdansk, ossia di Danzica. La Scuola di belle arti è stata insediata in una splendida villa, che un tempo apparteneva a un « Junker » tedesco. Pittori, scultori, ceramisti, decoratori d'ambo i sessi, vi ricevono la iniziazione culturale che deve permetter ioro di accedere alle sfere superiori dell'arte pura. Le pareti sono coperte di schizzi, di abbozzi, di disegni, di bassorilievi, ispirantisi ai gesti del lavoro manuale e della lotta rivoluzionaria. « Questa scuola — ci spiega il direttore — è quella del realismo socialistico: la scuola : Cdi Couibet e di Delacroix. L'in- \ Tsegnamento obbligatorio com. Iprend? il disegno, l'anatomia, la storia dell'arte e la dottrina marxista; ma prima di dipingere o di scolpire, i nostri alunni debbono familiarizzarsi con la vita delle officine e delle aziende agricole. Del resto, il nostro reclutamento si sta facendo ogni anno più vasto e più vario. Nel '45, avevamo dieci operai e contadini e novanta intellettuali; oggi, la proporzione è eguale. Noi realizziamo rapidamente l'armonizzazione delle tendenze ataviche. Dopo tre anni di scuola, è impossibile discernere nella produzione di un alunno la sua origine sociale. La nostra ambizione artistica è di conquistale un felice equilibrio tra le due scuole rivali: quella dell'espressione e quella del colore o dilla forma... » Mentre parlava, il direttore della Scuola liberava con infinite precauzioni dalle bende una statuetta di argilla. Alla fine ci apparve un'opera di una struggente semplicità umana: la disperazione di una madre coreana recante nelle braccia il suo bambino morto... Senza dubbio, la rivoluzione culturale polacca non ha prodotto sincra che pochissime opere di simile qualità; ma essa conta al suo attivo il restauro del trittico della cattedrale di Cracovia, gravemente danneggiato dai tedeschi: un lavoro che richiese agli artisti che lo eseguirono un ritorno alia fede del me^dioevo. Tutto ciò va ricordato per attenuare il malessere che il singolare orientamento impresso in Polonia all'insegnamento culturale può suscitare nell'animo d: un occidentale. Va ricordato egualmente che la Polonia, che, al momento della liberazione deplorava due milioni di analfabeti, è riuscita a eliminare questa sua tara rendendo obbligatoria la istruzione sino all'età di cinquantanni. Lasciando il lavoro consueto per recarsi a scuola, gli operai e i contadini hanno acquistato coscienza della loro dignità di uomini. E una delle impressioni più forti e più commoventi che attendono qui lo straniero è quella che esso prova nel vedere le scuole serali e le biblioteche frequentate da folle assetate d'imparare e di conoscere. Charles Favrel (Copyright de «Le Monde « e. per l'Italia, <le u La Stampa »). V1

Persone citate: Adam Mickiewicz, Cracovia Varsavia, Delacroix, Hegel, Joan Kott, Junker

Luoghi citati: Cracovia, Danzica, Italia, Polonia, Wroclaw