Marguerite Duras

Marguerite Duras Marguerite Duras Bisogna riconoscere che per i francesi oggi è particolarmente difficile scrivere dei romanzi. Il romanzo esige un linguaggio che può non essere semplice ma che deve sempre, anche se complicato o indiretto, tenere sveglia l'immaginazione « visiva » del lettore. E la prosa francese, dopo la continua tensione avanguardistica del periodo tra le due guerre, è arrivata a un punto per cui le riesce assai meglio far riflettere che « far vedere ». Ma non mancano ogni tanto le eccezioni di scrittori (e anche di scrittori autentici, non unicamente di artigiani) che ritrovano la capacità di far vedere. Eccezioni come quella dcU'Etranger di Camus, n come quella di Dcs Foréts, come quella di Qucneau... E se i premi per i romanzi, negli ultimi tempi, non hanno saputo segnalarci che delle nere flatulenze tipo Les jeux sanvages, c'è pur sempre qualche nome nuovo che la critica può aggiungere alla lista dei buoni narratori. Quest'anno quello di Marguerite Duras. La Duras è arrivata in Francia a diciott'anni, poco prima del '39 e della guerra, venendo dall'Indocina. Voglio dire: è una francese che ha mangiato riso invece di pane rutta la sua infanzia, e che ha preso nel volto, specie intorno agli occhi, l'espressione scolpita della gente di quelle parti. Ma niente ha preso nel modo di scrivere e di concepire la vita che possa permetterci di spiegare con l'atlante in mano la novità del suo apporto alla letteratura francese. La stessa trama del suo romanzo (Un barrage contre le Pacifique, editore Gallimard) non riguarda che occasionalmente l'Indocina. Lo sterile paesaggio che vi appare qua e là, attraverso il « fogliame » dei rapporti tra i personaggi, avrebbe potuto essere benissimo un paesaggio brettone, o delle lande bordolesi, o delle pietraie provenzali. Gli indigeni che vi si muovono nello sfondo, senza nemmeno far coro, senza mai venire in primo piano, avrebbero potuto essere benissimo dcll'Auvcrgne o della Camarguc. I tre protagonisti (madre, figlio e figlia) che vivono da coloni falliti in Indocina, avreb bero potuto trovarsi benissimo in condizioni analoghe su un terreno troppo sfruttato e ormai esau sto, ormai ridotto a pietra o a sabbia, d'una qualunque provincia europea. L'inganno degli agenti coloniali, che hanno venduto loro il diritto di coltivare un pezzo di terra esposto al flagello delle maree, avrebbe potuto essere un inganno di non meno avidi speculatori metropolitani Nessuno degli elementi su cui si fonda la situazione trattata nel libro è specifico dell'Indocina, e chi ha parlato della Duras come di una nuova Pearl Buck, o co< me di una polemista dell'anticolonialismo, ha forzato la mano in un senso che diminuisce la sua importanza invece di ingrandirla. Poiché Un barrage contre le Pactfiqite (diciamo in italiano. Una diga contro il Pacifico) va molto più in là di una miseria e di un'ingiustizia. Tocca un aspetto della condizione umana che varia di pochissimo, e solo superficialmente, in rapporto alle circostanze. Di quanto varia l'avarizia da ricco a povero, e da un ambiente a un altro ambiente? Di quanto la soperchieria o la vanagloria? Di quanto l'impostura? E di quanto, al contrario, la generosità o lo spirito di comprensione? Prendiamo la formidabile vecchia ch'c al centro di questo libro. I suoi conflitti di volontà con i figli, il suo bisogno di tiranneggiarli, la sua sete di potere in generale, e il modo dissimulato in cui può amare il prossimo, quello ostentato in cui può disprczzarlo, o l'accanimento ossessivo che mette nel suo grande sogno di vincere la natura tentando ogni anno di alzare una barriera contro la marea distruttrice del Pacifico, non traggono origine dalla sua miseria particolare di maestrina finita in colonia. Noi possiamo immaginarla ricca sfondata, col tesoro degli Atridi sotto il letto, e continuare a vederla esattamente come qui la vediamo. Lo stesso i suoi due figli Joseph e Suzanne. Possiamo immaginarli circondati di benessere, appagati in tutte le loro aspirazioni accessorie, e continuare a vederli esattamente come qui li vediamo: ansiosi di rompere col mondo materno e insieme timorosi di provocarne il crollo; stufi a morte della madre, della casa, della diga eternamente in costruzione, e insieme affascinati dalla realtà ch'esse rappresentano; avidi di città, di cinematografi, di alberghi, di sale da ballo, e insieme pronti a infischiarsene come se ne avessero già conosciuto il fon do di noia. Quello che accade \\ essenziale nel libro e un duello di alterne fortune fra loro tre: ora tra la madre e uno dei figli; ora tra la madre e tutti e due i figli ora tra fratello e sorella. E' una lotta a oltranza, come una lotta di supremazia, che si ripete sempre più incalzante e impunente da un episodio all'altro fin quando la madre non muore, vinta a causa della propria debolezza fisica di vecchia donna. Ed è una lotta in cui il genere delle occa sioni che l'alimentano non ha la minima importanza. E' di per se stessa che conta. Lo vediamo inequivocabilmen te nell'episodio magistrale dell'a nello. Suzanne ha avuto in dono un anello di grande valore da un mmqgrtSq ammiratore che detesta, e che anche suo fratello detesta, che anche sua madre detesta. Essa mostra l'anello al fratello e alla madre. Quest'ultima lo fa sparire come una gazza può far sparire qualcosa che luccica. E per tutta giustificazione del proprio gesto picchia selvaggiamente, e a più riprese, la figlia che pur non ha tentato di privarla della preda. Suzanne ha in odio quel regalo, e può lasciarlo a lei per ricavarne il denaro necessario a intraprendere, un'ennesima volta, la costruzione della diga. Perchè dunque la madre la picchia? La scena si svolge in modo che il lettore la sente giustificata, in ogni suo particolare, da tutti i possibili punti di vista psicologici. Non c'è un solo movimento di essa che non coincida a meraviglia con le nostre nozioni e supposizioni d'un ordine naturale delle cose. Ma poi ci appare, nel suo insieme, d'una bellezza fulgidamente gratuita. Come in certi antichi pittori, o in Cczanne, dove i particolari, uno per uno, risultano di un'indiscutibile pertinenza realistica, e l'insieme costituisce, raggiungendo il vertice dell'arte, un miracolo di astrazione. Questo si verifica, nella Duras, se non per l'intero libro, per la maggior parte (il 75 % circa) dei suoi episodi; esclusi quelli, cioè, in cui sono narrate, con. una bravura di ordinaria amministrazione letteraria, le esperienze cittadine dei due giovani. La Duras si pone, possiamo dire, sul piano del romanzo naturalista tradizionale, e assoggetta ogni battuta e ogni mossa dei suoi personaggi alla logica d'una situazione naturale; ma lo fa secondo una nuova relazione di tempo che cambia completamente la portata del suo lavoro. La relazione di tem po, nel naturalismo, è quella più 0 meno semplice da causa ad ef fetto per cui la causa scompare sempre, presto o tardi, nell'effetto che produce. Invece nella Duras (diciamo nella Duras al suo meglio) non accade niente che si elimini accadendo. Ogni cosa accaduta mantiene ferma la sua presenza, e il tempo diventa un'accumulazione infinita come il tempo intransitivo che, nell'arte classica, permetteva i contrasti insolubili della tragedia. Così 1 personaggi, la madre, i due figli e chiunque abbia da fare con loro, dall'abbietto Mon sieur Jo allo scanzonato Jean Agosti, si trovano elevati a quella potenza ennesima della persona umana che gli antichi tragici rappresentavano sotto spoglie regali perchè apparisse subito, sia al bene che al male, nella sua importanza di «maestà» illlllllllillilllllllllllllllililllliliiltllililliiiiiiiiii da rispettare; e il loro piccolo dramma di coloni poveri, per quanto condotto coerentemente con tutti i propri dati naturali, si trasforma in una di quelle lotte gigantesche tra « pari » che davano modo, nell'antica tragedia, di vedere fino a qual punto di grandezza presserò giungere le capacità positive e le negative dell'uomo. Molti critici francesi hanno parlato di « assurdità nella miseria » per giustificare naturalisticamente lo scarto che si viene ad avere tra il « minimo » della situazione e il « massimo » della realizzazione. Ma il significato contingente delle cose narrate è una pelle di serpe che esse lasciano lungo la strada; e non c'è nessun motivo di volerlo conservare, in una forma o in un'altra, all'opera. Occuparsi della quale non è solo indicare il più bel romanzo francese degli ultimi sei anni. E' anche, precisamente, mostrare che l'estetica del naturalismo, sulla cui base si continuano a giudicare i romanzi, ha ricevu to una nuova e sonora smentita. Elio Vittorini ■ ■■lllItllllIIKI ■lllIllllIIIIIIIIIIIIIMlllllfItlltll Tamara Lees apparirà cosi in un nuovo film di Germi. .] i m il i in 1111 m 1111 [ i ; il 1111m il i il 1 m 11 m 1111111111111 Ad una sfilata di moda a Londra è stato presentato questo impermeabile di velluto color geranio, con guarnizioni di cuoio nero; ha avuto gran successo. gllIItllllllItllllllllllIIIIIItlllllItlllllllllIlllMlllllIlll

Luoghi citati: Francia, Indocina, Londra