L'America la tregua pronta a trattare sul 38° parallelo di Gino Tomajuoli

L'America la tregua pronta a trattare sul 38° parallelo L'America la tregua pronta a trattare sul 38° parallelo Il comandante dell*Vili armata dichiara che l'inseguimento dei rossi è finito - Acheson afferma che il piano di armistizio è preparato - Appello di Trygve Lie per la cessazione delle ostilità - Cosa risponderanno Mosca e Pechino? 1111111111 ri 1111111M1 1111111111 II 1111M M II II 1 (Dal nostro corrispondente) Washington, 2 giugno. Due dichiarazioni, una fatta in Corea dal comandante dell'Ottava Armata gen. Van Fleet, e l'altra da Acheson davanti alla commissione di inchiesta, permettono di pensare che le possibilità di.tregua stanno aumentando. ■ Van Fleet ha dichiarato che da oggi la Ottava Armata, sistemata poco a nord del 38" parallelo, « ha cessato l'inseguimento dei comunisti ma continuerà a resistere alla ingiustificata aggressione contro la Corea del Sud e se sarà necessario e conveniente, continuerà a controbatterò le minacce avversarie anche sui territorio della Corea del Nord ». Il generale non ha detto « perchè » le truppe non proseguono l'inseguimento ma la interpretazione più attendibile è che arrestandole sulle posizioni raggiunte si intende dare ai cinesi la possibilità di accettare o di riconsiderare l'accettazione delle proposte di tregua avanzate attraverso la commissione dei buoni uffici dell'U.N.O. Le dichiarazioni di Acheson sono ancora più specifiche. Egli ha detto che sino a questo momento i comandanti comunisti cinesi non hanno fatto alcuna proposta di tregua o di armistizio; che il generale Van Fleet non è autorizzato a negoziare alcun armistizio senza la preventiva au¬ 111111 II 11111111 ] 11M11M1111111111111M11MIM11 ( Mtorizzazione del Comando supremo; che il 38u parallelo non ha alcun valore dal punto di vista militare; che il possibile blocco delle coste cinesi è sempre compreso nei piani governativi; che però nè la Gran Bretagna nè la Francia sono disposte in questo momento a applicare alla Cina lo stesso grado di sanzioni economiche desiderato dagli Stati Uniti; che egli spera tuttavia di raggiungere una più stretta intesa con gli inglesi per tenere i comunisti cinesi fuori delle N. U. Tutto sommato, disse, egli ritiene che la via per una soluzione diplomatica della guerra coreana potrà aprirsi quando la continua distruzione delle armate comuniste cinesi convincerà i rossi che non è possibile cacciare le forze dell'U.N.O. fuori della Corea. Ma non gli risulta che finora nè l'U.N.O. nè il ministro degli Esteri inglese abbiano fatto passi per avviare un nuovo tentativo di negoziare un armistìzio colla Cina. La stessa dichiarazione di Van Fleet, ha sostenuto Acheson rispondendo alle domande dei senatori inquirenti, ha soprattutto un valore ed un significato militare. Acheson ha però anche detto che i capi dello Stato maggiore hanno preparato il testo delle condizioni per la cessazione del fuoco. A sua volta il segretario ge¬ 1M11111111 < IM11M ! 1111111M M ! ri IM M11M111 nerale dell'UNO Trygve Lie ha detto: - < Credo che sia venuto il momento di fare un nuovo sforzo per porre termine alia guerra in Corea. Così come stanno oggi le cose, le Forze dell'UNO hanno reagito alla aggressione e respinto gli aggressori al di là del 38° parallelo. Se si potesse concludere un armistizio approssimativamente sulla linea del parallelo, lo scopo capitale delle Nazioni Unite sarebbe raggiunto, purché, naturalmente, l'armistizio potesse essere seguito dal ritorno della pace e della sicurezza nella zona». L'appello di Lie ha uno speciale significato se è messo in relazione al fatto che Jacob Malik, l'abile, cortese ed eloquente rUt presentante sovietico all'UNO, è insediato sul seggio di presidente del Consiglio di Sicurezza. E' vero che Malik ha smentito categoricamente, giorni fa, che la Russia abbia proposto o intenda proporre un armistizio, ma sia negli ambienti dell'UNO che in quelli politici di Washington si continua a pensare che la coincidenza della sua presidenza, l'appello di Lie, la dichiarazione di Van Fleet e quelle di Acheson possono offrire ai russi una ottima piattaforma per avanzare in sede del Consiglio di Sicurezza una concreta proposta di armistizio. Finora però nessuno sa qua- li siano le intenzioni di Malik, del suo Governo e di quello di Pechino. Anche ammettendo che la Russia condivida l'interesse degli Stati Uniti e dell'UNO per una rapida conclusione di una tregua e di un accordo di pacificazione, quali sono le intenzioni cinesi? Si osserva al Dipartimento di Stato che bisognerebbe prima sapere quali sono in realtà i rapporti fra Mosca e Pechino. Acheson ha dichiarato oggi ai senatori inquirenti di non credere che la Cina comunista sìa un satellite privo di iniziativa e di politica propria; la politica cinese degli Stati Uniti anzi è fondata sul presupposto che la Cina sia un Paese assolutamente sovrano anche nei riguardi di Mosca, e che anzi, prima o poi, fra i due poli del Continente asiatico si manifesteranno inevitabili divergenze che per il momento però non sono da attendersi. Partendo da questo presupposto oggi gli Stati Uniti pur non riconoscendo la legittimità del Governo comunista dì Pechino sono pronti a trattare un eventuale armistizio coi comunisti cinesi; ma solo, ha ammonito Acheson, per quanto riguarda la Corea. Gli altri problemi sollevati davanti all'Assemblea generale dell'UNO, non dovranno nè potranno essere discussi in sede di armistizio coreano. E' possibile credere che questa politica sia accettata come base di negoziato diplomatico dai comunisti cinesi? si chiede Walter Lippmann. L'ovvia risposta è che non è possibile. Quella cinese, scrive il giornalista è una rivoluzione paragonabile, per l'Asia, a quella francese e russa per 1 Europa: è vano e sciocco pensare che Mao accetti di discutere con chi appoggia Ciang ed anzi lo incoraggia a rovesciare il regime comunista. « Preferisco supporre, scrive Lippmann, che Mao accetti di continuare a combatterci in Corea, dove la Russia è a portata di mano e dove importanti interessi sovietici sono coinvolti, piuttosto che render disponibili le nostre forze e dover poi affrontare la lotta nella Cina del sud e del centro, ove la Russia non è direttamente coinvolta o capace di intervenire con tanta potenza ». La tregua quindi non può essere limitata alla sola Corea ma deve estendersi a tutta la Cina, a Formosa, inclusa l'ammissione della Cina all'UNO. La chiave della situazione è quindi Formosa non la Corea ^ perchè sinché noi continueremo a riconoscere Ciang, a sussidiarlo e armarlo, la guerra civile cinese continua e può ad ogni momento degenerare in un conflitto cino-americano ». Nulla indica però che la tesi di Lippmann sìa condivisa in questo momento dal Dipartimento di Stato, ed è appena necessario avvertire che l'opinione pubblica americana è lontanissima da queste idee. Resta quindi, come ha detto oggi Acheson, un'altra sola possibilità: che cioè i cinesi, stanchi di dover subire perdite colossali senza alcuna speranza di sconfiggere le forze dell'UNO, accettino una tregua puramente militare ed esclusivamente dettata dalla necessità di risparmiare le proprie forze. Nei prossimi giorni si saprà se il Cremlino e Mao sono accessibili a questo argomento. Gino Tomajuoli