Potrà formarsi un governo di coalizione? di Enzo Forcella

Potrà formarsi un governo di coalizione? L'ASSEMBLEA DELLA SICILIA Potrà formarsi un governo di coalizione? o i lae n navi n a ni uè a ai o: è à oi à dnti ti o oeidi ite n à » sda io 8 0. e ò el no Ma iana e na el uore re C., oati ni r a mo nta gli ede ta, ssi na i orne alhe e i cidiati elinlaine va (Dal nostro inviato speciale) Palermo, 2 giugno. La giornata che precede le elezioni, cosi silenziosa e satura di attesa, è favorevole alle meditazioni. I maggiori espo- rrdgtnenti politici, calati in Sicilia ! vper dar mano ai colleghi mino-1 cri, se ne sono quasi tutti tor- \ tnati « in continente » con l'a& reo delle 14,80. I candidati sono rimasti soli, alle prese con le loro speranze ed i loro esami di coscienza, come gli antichi cavalieri nella veglia d'armi che precedeva l'investitura. Il quadro — dicevamo ieri sera — differisce profondamente a seconda che si prendano come base di confronto i risultati del '47 o quelli del '48. Riepiloghiamo: il 20 aprile del '47 i due milioni e seicentomila circa elettori siciliani mandarono alla « Sala d'Eròole », sede del parlamentino regionale, 20 democristiani, 29 socialcomunisti, 17 liberalqualunquisti, 9 monarchici, 8 separatisti, 4 socialdemocratici e S repubblicani: 90 in tutto. Ma il 18 aprile fu, anche qui, come una mareggiata. Se si fosse dovuta adeguare la composizione dell'Assemblea ai nuovi risultati ne sarebbe risultato rivoluzionato tutto lo schieramento. Lia D.C. aveva quasi raddoppiato i voti, i socialcomunisti quasi dimezzati. I liberalqualunquisti ne perdevano più di 100 mila, altrettanti gli indipendentisti. Gli unici che riuscivano a « tenere » erano i monarchici ed i due gruppi repubblicano e socialdemocratico. Allora: per stabilire un confronto conta il quadro del 18 aprile? Nemmeno. Questi elettori cosi inquieti in tre anni hanno già trovato il modo di rimettere in discussione le loro simpatie. Quando non lo hanno fatto essi vi han pensato molti dei loro eletti. Uno degli esponenti democristiani, tlgrqbgpDfvdgssnancccouqnnsnaper esempio, quel D'Antonio |che ha fatto tanto parlare dit sè all'epoca della proposta abolizione dei prefetti, ha abbandonato il vecchio partito e ora capeggia una lista nella quale si sono concentrati i liberali, una parte dei separatisti ed altri non meglio identificati « autonomisti ». Bino Napoli, già eletto nella lista del Blocco del popolo, è diventato il leader dei socialdemocratici e si è portato dietro altri tre consiglieri, sì che i socialcomunisti da 29 che erano sono rimasti in 25. Tanti altri hanno fatto evoluzioni anche più complicate. Bisognerebbe stargli dietro uno per uno, a voler essere scrupolosi, giacchè sono proprio questi spostamenti di uomini a dare le chiavi di certe situazioni locali in un paese dove, al di là di tutte le liste i partiti e i programmi, è proprio agli uomini, con la maiuscola, che cjli elettori guardano prima di chiudersi nella cabina. Per ciò gli osservatori si mostrano tanto cauti e invece d'azzardare previsioni in nome proprio preferiscono lasciar parlare ali interessati. I democristiani dicono che sarà difficile ripetere il successo del '48. Sperano invece di migliorare le posizioni del '47 e conquistare altri sei o sette seggi, quel tanto che basterà per trovarsi in posizione di prestigio nelle trattative con gli altri gruppi quando si dovrà formare il nuovo * governo ». Il blocco è sicuro di mantenere le vecchie posizioni e magari di guadagnar qualcosa, e così dicono anche i monarchici se il loro ottimismo pare a molti eccessivo. Il M.S.I.... oh, i are ri-..,. ^otoo,^«. —, ìi-\neofascisti a dargli ascolto sta 'rebbero per conquistare addi rittura tutta la Sicilia. Con loro davvero non v'è da fidarsi delle autoprevisioni. Ieri il presidente della Regione, Restivo, conversando tra amici profetizzava ai mio ! vi venuti otto o dieci seggi, 1 corrispondenti a 200 ìnila va \ ti circa. E' un « buon peso », i o o , tanto più che corrisponde al le perdite previste dai vecchi gruppi qualunquista e separatista. Poi ci sono gli altri, quelli che hanno fatto meno baccano durante la campagna ma che, al postutto, decideranno della partita. Dipenderà da loro infatti se la D.C. potrà ripetere la vecchia formula di governo o se si dovrà invece aprire un periodo di difficoltà che frinirebbe magari nella ripetizione delle elezioni. Se i repubblicani e i socialdemocratici manterranno i loro voti, se la nuova lista tiberale-separatista-autonomista salverà una diecina almeno dei seggi conquistati nel '47 dalle córrenti che vi confluiscono: bene, in questo caso si continuerà a procedere sulla strada del governo di coalizione battuta sino ad oggiMa se ciò non avverrà la unica via aperta resterebbe quella di una alleanza con i neofascisti ed è una ipotesi da non credere, qui meno che altrove. Proprio nel caso di questa campagna, infatti, la DC ha mostrato di voler assumere quella posizione di centro, nettamente differenziata a destra e a sin'.stra, che a Roma è spesso ancora materia di discussione delle correnti che si agitano all'interno del partito. La tendenza prevalente, se mai, è un'altra. Non verso una coalizione anticomunista indifferenziata ma, invece, verso un partito caratterizzato fortemente in senso cristiano, depositario di una missione di rinnovamento cattolico, capa- o |ce di realizzare nel paese una it a e a o a o i e e a n i i i e e r à l r à ». easì e l i pSGnzlPcescazcndGcsnmpabmsbqssla i vera « civttas dei ». Bisognava sentire, ieri sera, nel comizio di chiusura della DC, il discorso con cui il giovane deputato Medi illustrò questa posizione. Erano i concetti e le parole, per fare dei riferimenti meglio conosciuti, di La Pira, di Dossetti. « Noi giovani — diceva — abbiamo una forza di gloria e di apostolato che forse i nostri fratelli più anziani, tanto più degni per altri rispetti, non possono più avere. Vogliamo lo Stato cristiano, la famiglia, la politica, l'arte, il danaro, le case, l'industria, la morale tutto di Cristo. Piemontesi e lombardi ancora non lo possono fare ma voi sì ed è ve-\ nuto il tempo... ». A questo punto gli ascoltatori, non molti ma assai entusiasti, accesero le torce e formarono corteo cantando: « Alta nei cieli splende una bandiera... E' questo il grido: Cristo vincerà ». Altre fiaccole scendevano da via Ruggero VII ove il Cucco aveva infiammato gli animi con un mito ben meno nobile e puro. Nelle vie adiacenti si agitavano ancora altre fiaccole reduci, queste, dal comizio di Nenni. Ben presto fu impossibile distinguere tra gli agitatori di torce le rispettive correnti di appartenenza ma, intanto, fu un incontro significativo. Prima di tutto esso non provocò alcun incidente e questo fu un bell'esempio di civismo. In secondo luogo mise accanto, senza attenuarne ì'inoonciliabile distanza, i tre « miti » che hanno maggiormente infiammato questa accesissima campagna siciliana. Enzo Forcella

Persone citate: D'antonio, Dossetti, La Pira, Nenni, Restivo

Luoghi citati: Napoli, Palermo, Roma, Sicilia